Compagnia per l’estate – Il disegno

Oggi è l’ultimo giorno d’estate e termina qui l’appuntamento del martedì ma visto che sono sadico vi terrò compagnia  – si fa per dire – per tutto l’autunno. Intanto godetevi questo.

Un caso per tre

Ecco il disegno da cui ricavare la storia di questo martedì:

Luigi non capiva perché si fosse lasciato convincere da Clara di presenziare al vernissage della Galleria Due Punti Esclamativi. Si inaugurava la mostra di un artista dal nome curioso, che lui non aveva voluto imparare.

L’arte moderna non gli piaceva. A fatica ammetteva che i quadri del passato fossero dei capolavori. Figuriamoci quelli moderni che non comprendeva, ammesso che ci fosse stato qualcosa da immaginare nell’osservazione di quadri, sculture e disegni. Per lui erano sgorbi colorati che qualcuno spacciava per arte come il disegno, nemmeno a colori, che stava osservando.

«Sono capace anch’io di fare questo» borbottò Luigi, attirando gli sguardi di rimprovero di chi stava alle sue spalle.

Loro parevano in estasi nell’ammirare questo disegno al contrario di Luigi.

Clara lo tirò per una manica per allontanarlo da quel gruppo di persone che continuavano a seguirlo con gli occhi come per dire ‘ma che ci fai qui incompetente’.

Lui diede una scrollata di spalle, ignorando quei rimbrotti silenziosi che scivolavano via senza lasciare traccia.

«Gigi» sussurrò Clara dopo averlo trascinato in un angolo lontano da tutti. «Non farmi fare una figura di merda. Tu non sai…».

Luigi la guardò di traverso. “Figura di merda? Almeno fosse d’artista!” pensò, interrompendola. «Quella sarebbe un’opera d’arte?»

Alzò le spalle per mostrare tutta la sua indifferenza e sbuffò indispettito, alzando un poco la voce. «Fatico a riconoscere che Botticelli abbia dipinto dei capolavori. Figuriamoci se credo a quel fallito che ha disegnato un albero spoglio e un puntino rosso».

Clara arrossì a quelle parole. L’ignoranza del compagno sull’argomento era abissale, pentendosi di aver insistito che l’accompagnasse.

«Quel disegno a pastello vale un milione di euro!» esclamò Clara, abbassando le braccia lungo il corpo in segno di resa. «È una prova d’autore di Piccadali, il più grande artista moderno. Le sue opere sono contese a pacchi di euro da gallerie e collezionisti!»

Lei aveva provato in tutte le maniere a trascinarlo per musei e gallerie d’arte ma adesso intuiva che era irrecuperabile.

Luigi esplose in una risata, attirando di nuovo gli sguardi malevoli dei presenti. Scuoté il capo in segno di sconcerto. “La gente è scema” pensò, avviandosi verso l’uscita. “Molte persone muoiono di fame e qualcuno spreca milioni per qualcosa che non suscita nessuna emozione”.

Arrivato all’ingresso fece un cenno di saluto a Clara.

«Ci vediamo a casa».

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Nuovo capitolo di Krimhilde e le fanciulle scomparse

Su Caffè letterario è stata da poco pubblicata la nuova parte di Krimhilde e le fanciulle scomparse, che ripropongo anche qui.

Le linee parallele si incrociano

Sembra che le ferite non vogliano rimarginare e il dolore non tende a scemare. L’apprendista strega Rotapfel massaggia la strega Ampfel distesa sul divano turchese con l’olio di maleleuca. Con un cenno imperioso della mano l’allontana. Deve leggere la missiva di Grummhilde.

Sbianca, stringe le labbra, corruga la fronte, dimentica per un attimo il dolore delle ferite. Il viso fa una smorfia e gli occhi si accendono di una luminosità che mette i brividi. Quello che sta leggendo è peggio di quanto pensava.

Il drago Michele sta defilato. Non capisce tutte quelle mimiche senza proferire una parola. Da quando le ha consegnato quel rotolino di papiro è stata muta ma l’espressione della faccia parla con chiarezza. Il contenuto non è di suo gradimento. Prova a pensare cosa può contenere di tanto sgradevole ma non arriva a nessuna conclusione.

Poi di colpo si desta. Chiede una striscia di papiro verde e una penna di pavone. Scrive come una furia dimenticando dolori e ferite.

Il drago Michele sa che dovrà tornare nel posto dell’ultimo appuntamento ma ormai è sera inoltrata e rischia di perdersi se parte subito.

«Prendi il cavallo e raggiungi senza perder tempo il posto di stamattina. Non aspettare la risposta».

Il drago Michele deglutisce. Tutta questa fretta gli appare come una pazzia. «È buio e scendere a valle, è molto rischioso. Posso partire domani mattina quando il cielo schiarisce e la strada è visibile».

La strega Ampfel sembra irremovibile nella sua decisione ma poi conviene che è meglio viaggiare con la luce. «Non ci sarà risposta. Quindi consegnato il messaggio fai ritorno subito qui».

Congedato il drago Michele, rilegge il documento. ‘Tutti libri del sapere delle streghe sono conservati in una biblioteca segreta non accessibile a tutti. Si racconta che alcune vecchie ne conoscano i segreti che sono tramandati da madre in figlia. Chi siano non lo so perché gli informatori non sono attendibili. Solo un’indagine personale può stabilire l’autenticità delle informazioni

Quello che la inquieta maggiormente è il passo successivo.

Ho verificato che un certo Markus, falegname e compagno di Baldegunde capitana delle dragonesse a cavallo, ha consultato alcuni volumi e delle mappe di recente. Quali non si sa, perché è rimasto solo nella sala. Questo è avvenuto durante un normale intervento legato alla sua professione di falegname

Si gratta la ferita che riprende a sanguinare e la fa urlare per il dolore. “Dunque è lui il nemico più pericoloso”. Contrae i muscoli del viso, mentre l’apprendista strega accorre subito per lenire la sofferenza.

La scaccia come se fosse un insetto molesto, adesso vuol ragionare sulle prossime mosse. “Quel uomo ha studiato bene quei testi visto i risultati. Però è andato a colpo sicuro. Qualcuna lo ha indirizzato a concentrarsi su qualche testo in particolare”. Non ha nessun dubbio alzando gli occhi verso la parete di fianco ricoperta da migliaia di testi. “Troppi per selezionare quelli che trattano delle erbe usate contro di noi”.

Confida su Grummhilde che dovrebbe convincere la regina Krimhilde a distruggere questo antico sapere e punire quel Markus che ha infranto le regole.

Poi le sorge un altro dubbio. “Come può un falegname avere la cultura per interpretare quelle letture per iniziate senza sbagliare dosi e scelte. Deve aver avuto l’imbeccata giusta. Ma da chi?” Ritiene inutile pensarci e si fa preparare il letto. La giornata è stata lunga e spossante e la stanchezza sta avendo il sopravvento.

***

Bathilde ritiene di essere stata fortunata incontrando Baldegunde perché non dovrà fare rapporto a Brumfilde che detesta. “È viscida come un serpente”.

Immersa in questi pensieri si sente tirare per una manica da Marchilde. «C’è qualcuno sul sentiero. Dalla sagoma mi sembra quello di ieri».

Smontata da cavallo si muove silenziosa come un gatto e controlla chi è sul sentiero.

«Hai ragione sembra un drago come quello di ieri. Leghiamo i cavalli più all’interno del bosco e seguiamo l’intruso».

Lo vedono arrivare al ciliegio senza ciliege e appendere qualcosa a un ramo. Sono stupite perché anziché fermarsi riprende la strada verso il Ginestro.

Devono rintracciare con urgenza la capitana perché prelevi quel documento. “Dove?”

Nel frattempo il drago Michele ritorna su i suoi passi. Ode delle voci femminili. Si getta nella macchia per nascondersi. Sa che non deve essere visto da nessuno. Sgrana gli occhi, trattiene un sbuffo di sorpresa per non scoprirsi. “Le cinque fanciulle sono libere e si stanno dirigendo verso il Castello. A guidarle è la capitana delle dragonesse a cavallo”. Ricorda bene quel viso conosciuto qualche giorno prima.

Le sorprese non sono finite: ad accompagnarle c’è anche un uomo che non ha mai visto. “Che sia quella quarta misteriosa persona presente nella Caverna del Pozzo Maledetto?”

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Tautogramma in G

Eletta Senso ogni lunedì prepara una sfida linguistica. Oggi ha proposto un tautogramma in G.

Ecco cosa sono riuscito a mettere insieme.

Giuseppe gironzola per il giardino tra i gigli gialli e gioca con Gilberto, un gattone grigio. Getta un globo e il gatto lo ghermisce. Un gabbiano gracchia girando sul giardino. Gilberto guarda in su gelido. Giuseppe ghigna gaio e giace con garbo.

Le gemme del gelso germogliano gentili.

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11 Scrivi una storia

Come esercitazione di Scrivere Creativo è dato questo incipit:

Giovedì Laura mi amerà. Prima di pranzo andremo al mare, staremo sulla spiaggia, da soli. A cena, davanti al tramonto, mi inginocchierò e …

Un giallo Puzzone

Giovedì Laura mi amerà. Prima di pranzo andremo al mare, staremo sulla spiaggia, da soli. A cena, davanti al tramonto, mi inginocchierò e …”. L’ispirazione si seccò a Marcello.

Fissò il foglio bianco con solo quelle due righe. Depose l’hastil d’oro e rimase con l’occhio bloccato sui quei puntini di sospensione.

Marcello odiava il computer e scriveva le sue storie con la penna stilografica, suscitando i risolini ironici degli amici. Però lui si ostinava a usarla mentre tastiera e mouse restavano inoperosi. “A cosa serve la videoscrittura se poi non mando nulla a una casa editrice?” Si grattò con vigore la guancia pelosa come per esorcizzare il blocco dello scrittore. Alle sue spalle sulla libreria stava la fila ordinata di quaderni ad anelli di vari colori. Rosso per i romanzi, blu per i racconti e giallo per le poesie. Il rosso era predominante, gli altri facevano da corona.

Accartocciò il foglio che finì con lancio perfetto nel cestino, già pieno fino all’orlo. Ne prese uno vergine dalla pila sulla scrivania e ricominciò a scrivere con la sua bella grafia rotonda.

Giovedì Laura mi amerà. Prima di pranzo andremo al mare, staremo sulla spiaggia, da soli. A cena, davanti al tramonto, mi inginocchierò e …”

Ma nulla. La mente si ostinava a chiudersi su se stessa. Non ne voleva sapere di proseguire. L’incipit l’aveva colpito ma tutto si era arenato a lì. “Lo lascio sedimentare?” Intrecciò le mani dietro la nuca e strinse gli occhi. Gli sembrò una buona idea. Messo il cappuccio alla penna che depose con delicatezza sul foglio appena scarabocchiato, andò alla finestra. “Sedimenta, sedimenta” e immaginò che la pila di fogli riempiti con i suoi pensieri si sarebbe animata in una danza degna di quella dei moscerini. Davanti ai suoi occhi si parò uno spettacolo verde: era la campagna che nonostante la lunga siccità era un verde che tendeva al giallo chiaro.

«Ma Laura chi è?»

Marcello si specchiò nel vetro chiedendosi se lui aveva una Laura.

«No. Nessuna Laura in vista. Quindi giovedì gnocchi e per di più da solo. Niente in ginocchio da te» commentò Marcello, che si girò di scatto, tornando alla sua postazione.

“… le dirò. -Mi dispiace ma io non ti amo.”

 

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10-scrivi una storia

Tra gli esercizi di scrittura creativa ho trovato questo. Se c’è qualche ardimentoso che si vuol cimentare lo aggiungo in coda. Ancora due martedì poi si passa all’autunno e le foglie cadono.

Inventarsi una storia tra le 10 e le 200 parole avendo a disposizione:

– Un disoccupato apatico

– Un fumettista sordo

– Un cuscino particolarmente soffice

e

– La foto seguente

Sofia amava esibirsi nelle feste paesane. Pochi spiccioli, qualche applauso ma molti fischi. Non aveva una voce eccelsa ma il canto era la sua passione.

Afferrava il microfono come se fosse il suo amante. Lo strattonava, si avvinghiava flessuosa. Insomma un corpo unico.

Anche quest’anno il parroco l’aveva invitata per San Lorenzo, alla chiusura della sagra di Bagonzi. Solito repertorio che ripeteva monotono. Qualche coppia ballava nella pista ma la maggioranza sfidava le zanzare restando seduta ai margini senza ascoltare quella lagna.

Carlo stava a bordo pista annoiato, perché i compagni di merenda avevano disertato il bar. Finito in mobilità tra un mese sarebbe stato disoccupato. Sembrava che questo fosse un dettaglio irrilevante. Si alzava alle dieci per andare al bar, passava il pomeriggio a giocare a carte con tre scansafatiche.

Ogni sagra che si rispetti ha il suo vignettista ma Ugo era particolare. Sordo come una campana disegnava senza ascoltare i suggerimenti del committente, seduto in posa su un cuscino che sembrava un’anguilla. Era talmente morbido che scivolava per terra a ogni movimento di chi ci stava sopra.

A mezzanotte il botto mise fine alle canzoni di Sofia dando inizio allo spettacolo pirotecnico.

La sagra era finita.

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Lipogramma in n

Per il gioco del lunedì Eletta Senso propone la scrittura di un lipogramma in n come Nuvole ma la enne deve sparire, quindi le nuvole diventano le uvole 😀

Davvero quei fiocchi grigi… pioggia o temporale? È meglio quella fresca pioggerella che toglie la calura dall’aria piuttosto che quel temporale sgarbato che produce guasti.

Guardo verso l’alto e le vedo passare veloci: forme bizzarre.

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Nuova parte di Krimhilde e le fanciulle scomparse.

L’avvincente romanzo Krimhilde e le fanciulle scomparse si arricchisce di una nuova parte su Caffè Letterario.

copertina

La stessa la potete leggere qui.

Il drago Michele rimpiange di non aver preso con se la sacca dei viveri. La sete gli secca la gola e lo stomaco brontola. “Speriamo che faccia presto a ritornare”. Ha le gambe informicolate per la postura e le mani intorpidite. Vorrebbe alzarsi e camminare ma gli ordini sono ordini e vanno rispettati.

Non passa molto tempo quando le due dragonesse vedono una figura conosciuta avvicinarsi all’albero dove il drago ha appeso qualcosa.

Bathilde trasalisce, perché è una delle cortigiane più ascoltate della regina Krimhilde. “Una traditrice!” Rimane in silenzio senza muovere un muscolo, mentre la compagna vorrebbe intervenire.

La donna si allontana a passo svelto come se avesse fretta di sparire.

Bathilde rimpiange che Baldegunde sia scomparsa da due giorni. Dovrà fare rapporto alla sua vice, di cui non riesce a sopportare la spocchia. “Chissà come reagirà conoscendo il nome di chi sta tradendo la nostra Regina. Mi aspetto che non crederà una parole di quello che le dirò e non farà nulla”.

Il sole sta tramontando sulla pianura del Concerto, quando la vedono tornare. Come guidata da un filo invisibile va verso il roveto dove il drago è acquattato. Non riesce a vedere cosa consegna, né udire cosa si dicono. Poi lei si dirige verso il Castello di Mezzo, mentre lui riprende la strada del Ginestro.

«Cosa facciamo?» Chiede Marchilde che vorrebbe mettersi sulle tracce del drago.

«Seguiamo discretamente Grumhilde» la gela Bathilde. «È tempo sprecato seguire il drago. Sappiamo dove è diretto».

In silenzio seguono Grumhilde senza farsi notare. Sono due ombre che seguono un corpo.

Osservato che la traditrice rientra nel Castello, ritornano sui loro passi per pattugliare il tratto di Ginestro a loro assegnato.

Marchilde sgrana gli occhi per il comportamento di Bathilde. Lei sarebbe corsa senza indugio a fare rapporto a Brumfilde, a prendere istruzioni sulle prossime mosse da compiere. Però il sergente sembra snobbare tutto questo. Vorrebbe esprimere ad alta voce il suo pensiero ma preferisce tacere, seguendola in silenzio.

Si addentrano nel bosco mentre l’oscurità comincia ad allungare le ombre.

«Ci accampiamo in prossimità del guado dei Passi Perduti, facendo i turni di guardia fino al mattino».

Il posto lo conoscono perché il punto di riferimento del loro pattugliamento. «Hai sentito?» Mormora Marchilde indicando con la mano la direzione.

«Sì. Andiamo a controllare chi sono. Mi sembrano voci femminili».

In una piccola radura vedono sei donne e un uomo raccolti attorno a un fuoco. Però la sorpresa maggiore è riconoscere tra loro la capitana delle dragonesse a cavallo, il loro comandante.

Senza fare rumore si avvicinano. Solo Markus avverte la loro presenza e dà l’allarme. Non hanno strumenti per difendersi, né potrebbero averne perché solo le dragonesse a cavallo sono autorizzate a portare le armi.

Baldegunde allertata dal compagno si erge in tutta la sua stazza a difesa delle ragazze che continuano a ridere e scherzare. Non si sono accorte di nulla. Però lei riconosce chi sta alla guida del piccolo gruppo: è Bathilde, una delle più fedeli dragonesse. Le va incontro aiutandola a smontare da cavallo.

«Mi compiaccio con te, Bathilde perché stai eseguendo i miei ordini».

La dragonessa vorrebbe inginocchiarsi per rendere omaggio alla sua capitana.

Baldegunde l’abbraccia con calore sotto lo sguardo incredulo di Marchilde rimasta sul cavallo.

«Stavamo giusto per mangiare qualcosa. Tuberi di dente di leone e di patata selvatica, messi a cuocere sotto la cenere. Poi qualche erba da mangiare cruda. Roba povera».

Bathilde accetta a condizione che loro condividano parte delle scorte.

«Pensavamo di accamparci non molto distante dal guado dei Passi Perduti ma forse è meglio che restiamo con voi per proteggervi» suggerisce Bathilde al termine del modesto pasto. Non trova il momento giusto per esternare quello che ha visto.

Baldegunde intuisce che deve raccontare qualcosa di delicato e importante. Fatte coricare le ragazze e affidata a Marchilde la loro protezione, si allontana dal fuoco con Markus, invitando la sergente a seguirli.

«Ma…» borbotta ritenendo il compagno della capitana un elemento estraneo alle sue dichiarazioni.

«Markus… è il mio compagno da una vita e di lui mi fido ciecamente. Senza il suo aiuto le cinque ragazze rapite sarebbero ancora prigioniere. Quindi puoi parlare senza reticenze» spiega Baldegunde alla perplessa dragonessa.

Bathilde comincia un po’ titubante e man mano che il resoconto si snoda acquista sicurezza. Markus ascolta in silenzio senza mai intervenire, lasciando questo compito alla capitana.

Baldegunde si sarebbe morsa la lingua, quando si lascia sfuggire un apprezzamento non proprio lusinghiero su Grumhilde. Ha perso le staffe quando doveva mantenere la calma.

Baldegunde avrebbe voluto esonerare Markus dal suo turno di guardia ma lui afferma di sentirsi bene e rispetterà la turnazione.

Al sorgere del sole La capitana col compagno e le ragazze si avviano verso il Castello di Mezzo, mentre le due dragonesse riprendono il pattugliamento dell’area assegnata.

 

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Compagnia per l’estate – 9 – Scrivi la tua storia

Ieri è ripreso il gioco linguistico di Eletta Senso. Oggi continuo a tenervi compagnia con queste mini creazione.

L’incipit da cui partire è

“Alle 16 e 30 arriverà Giovanni. Ha bisogno che prepari la sala? A mio parere sarà un intervento difficile …”.

Partendo da questa breve frase si deve costruire un mini racconto usando meno di 300 parole.

L’ultima avventura di Puzzone

Ecco il risultato

«Alle 16 e 30 arriverà Giovanni. Ha bisogno che prepari la sala? A mio parere sarà un intervento difficile …».

Sandro scuote la testa. Ci deve riflettere. “Ho ancora diverse ore per decidere” e se ne va senza rispondere.

Arnaldo non è convinto della decisione del suo superiore ma abbozza un sorriso di circostanza. Sa che poi dovrà correre come un forsennato per essere pronto alle sedici e trenta. Ricapitola cosa serve ma abbandona subito l’impresa perché tenere a mente tutti i dettagli è troppo per le sue capacità.

Si siede. Prende un blocco di carta riciclata e un lapis copiativo a cui fa una bella punta. Si gratta la testa perché non sa da dove iniziare.

Anna, la sua fida assistente, lo osserva perché appare chiaro che Arnaldo è in difficoltà. “Per cosa?” Eppure oggi non ci sono criticità come ieri, quando hanno dovuto preparare la sala B per un’urgenza. Sorride ma il giorno prima non ne ha avuto il tempo. Si avvicina con passo felpato. «Problemi?»

Arnaldo sobbalza. Non l’aveva sentita arrivare e straccia il foglio dal blocco. «No!» Ma poi ci ripensa. «Sì!»

Anna lo accarezza sul collo. «Posso rendermi utile?»

«Sì e no. Non riesco a fare la lista di quello che serve».

Lei aggrotta la fronte. Non capisce di quale lista si tratta. Guarda il cestino: è pieno di carta riciclata appallottolata.

«Oggi arriva Giovanni alle sedici e trenta e…».

«…E non sai come fare».

Arnaldo annuisce con un movimento della testa dall’alto verso il basso.

Anna scoppia a ridere e poi ridiventa seria. «Giovanni? Un bravo cucciolone».

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Si riparte alla grande

Sul blog di Eletta Senso è tornato il gioco linguistico del lunedì.
I tre cunicoli – carteaceo
l tema è settembre con un tautogramma e un acrostico. Ecco cosa ho partorito Settembre Tautogramma Salve! Siamo a settembre senza storie. Sole, sole senza soste. Si stima che siamo in un secolo soleggiato. Le scuole stanno sciogliendo le serrature per gli studenti tra silenzi e strepiti. Si stappa lo spumante per lo starter di settembre. Acrostico Stimano Eterni Trasporti. Temporali, Emergenze, Malinconie, Brutture Riflettono Elementi  
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Compagnia per l’estate – 8 – disegna la tua storia

Per tenervi compagnia questo martedì ho scovato un disegno approssimativo e attorno a questo ho costruito un mini racconto.

Ecco il racconto.

Era la festa della Vulandra al Parco Urbano di Ferrara. Tutti sul prato a naso in su per vedere quelle forme variopinte che il vento porta in alto.

Simone passando di fianco all’area in macchina con suo padre le vide volare nel cielo che si muovevano sinuose e affascinanti. Rimase a bocca aperta. Non aveva mai visto un aquilone, ne ignorava l’esistenza.

Simone era un bambino sveglio di otto anni che aveva sempre vissuto in città. Il suo mondo era chiuso tra quattro mura: quelle del suo appartamento. La televisione, i videogiochi, il computer erano i suoi compagni nelle ore di relax. La corte del condominio era off limits per i bambini, sempre occupato dalle auto dei condomini. Gli unici spazi verdi che conosceva erano i parchi cittadini e la minuscola area nel cortile della sua scuola. Alla domenica i genitori lo portavano dai nonni in campagna ma questa non era più quella di una volta col pollaio e le stalle. Adesso era tutto pulito e ordinato. Il piccolo orto dietro la casa, il giuggiolo e il melograno nel giardino di fronte e il prato su cui correre senza pericoli. Però gli animali di un tempo, il pollo, il maiale, la mucca, non si vedevano più. Li aveva osservati sul libro scolastico. Troppo poco per soddisfare la sua curiosità.

L’auto di suo padre era ferma al semaforo, che dava il via libera a una folla festante di bambini e adulti diretti nel Parco Urbano. Simone sembrava paralizzato dalla sorpresa di vedere nel cielo azzurro sostenuto da un vento gagliardo tanti oggetti colorati.

«Papà» disse girando il collo per osservarli, mentre la macchina ripartiva col verde. «Perché non ci andiamo anche noi domani? Siamo in festa».

Lorenzo sorrise. Ricordi di quando era bambino e preparava l’aquilone con stecche di bambù, carta colorata, colla di farina prodotta in casa e un rocchetto di spago. Aveva la forma di un rombo con una lunga coda colorata. Poi via di corsa nel prato delle sottomura cittadine per farlo innalzare nel cielo. “Altri tempi” sospirò il padre. “La fantasia non mancava per crearci i giochi”.

«Ma certo, Simone» e gli scompigliò i capelli mentre l’auto correva verso il centro città. «Domani, se non piove, ci andiamo».

A fine aprile era ormai un appuntamento fisso per Ferrara il festival della Vulandra dove si potevano ammirare piccoli capolavori d’ingegneria aerea accoppiata alla fantasia dei progettisti. Però Simone non ci era mai stato né Lorenzo gli aveva proposto di andarci.

Era un’occasione ghiotta per entrambi. Un pomeriggio all’aria aperta sui prati del Parco Urbano a due passi dal centro storico. Lorenzo aveva accompagnato nel settembre precedente il figlio ad ammirare la festa delle mongolfiere ma quello della Vulandra non era un appuntamento ancora provato.

Era il giorno di San Giorgio, il patrono della città, quando padre e figlio sulle loro biciclette raggiunsero il Parco Urbano, brulicante di bambini e di molti adulti, che erano tornati indietro nel tempo. Il cielo era colorato da mille forme, guidate dalle mani esperte dei loro proprietari. Un tripudio di gioia e spensieratezza.

In un angolo del prato un uomo circondato da bambini ma non solo spiegava come costruire un aquilone. Simone ascoltava senza dire una parola, senza perderne nemmeno una sillaba dell’istruttore. Doveva immagazzinarle tutte, perché voleva costruirsi un aquilone.

«Papà, ne facciamo uno anche noi?» chiese Simone, mentre andavano a recuperare le loro biciclette.

«Certamente» affermò Lorenzo, tenendolo per mano. «Sabato passiamo dal negozio di hobbystica in Corso Giovecca a comprare quanto serve».

Il padre era tornato bambino, mentre il figlio si riappropriava dei divertimenti di un tempo.

 

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