Bologna, 22 febbraio, 2015, ore nove
Luca e Vanessa sono svegli dalle cinque e mezza. Non è che abbiano dormito un granché. Prima c’è stata quella telefonata inquietante, poi uno squillo del campanello e infine la visita che ha messo fine alla notte. Hanno letto delle altre pagine del manoscritto del settecento. Nuove informazioni, nuovi dubbi si affacciano nella loro testa.
“Un caffè?” dice Luca, che si stiracchia vistosamente e sbadiglia senza ritegno.
“Potresti metterti una mano davanti alla bocca, affinché non possa valutare la tua dentatura” fa Vanessa in tono di rimprovero.
Il ragazzo alza le spalle e si avvia in cucina. Questa è la seconda notte che dorme poco e male. Per l’educazione ci penserà un’altra volta. La ragazza lo segue, coprendosi per bene. Il riscaldamento è spento e la casa gela. ‘Dovrò riaccenderlo, se non voglio buscarmi un malanno’ si dice, mentre traffica con la caldaia. L’amico pare non sentire le punture di freddo. Cammina a piedi scalzi e indossa solo boxer e maglietta con le maniche corte. Lei lo ammira, perché sa di essere alquanto freddolosa. Questa volta è lui ad armeggiare con la moka. Si muove come se fosse a casa sua. Apre gli sportelli, cerca le tazze e lo zucchero di canna. Sbuffa, perché non lo trova.
“Allora il nostro monaco guerriero è in Francia per una missione che non appare chiara. Tu pensi che andrà direttamente a Poitiers oppure farà una deviazione?” le chiede Luca, mentre chiude il gas e versa il caffè.
“Uhm, uhm” mugola Vanessa, che tenta di bere senza scottarsi il palato.
Il ragazzo ride per la mancata risposta. Sorseggia il suo e rimanda a dopo la discussione. ‘Non risponderebbe. É troppo impegnata per ascoltarmi’ riflette. Tuttavia si sbaglia, perché un istante dopo depone la tazzina.
“Non credo” dice la ragazza, che preferisce che il bollore si raffreddi. “Penso che la missiva contenga delle istruzioni precise sul cammino da intraprendere. Perché il messaggio era ancora chiuso col sigillo. Che senso avrebbe avuto tenerlo nascosto, se fosse stato un semplice ordine di arrivare a Poitiers?”
“Anch’io mi sono fatto la medesima convinzione. Se non contenesse delle direttive particolari, Pietro non sarebbe rimasto stupito” ammette il ragazzo, che beve con calma a piccoli sorsi il suo caffè.
Luca depone la tazzina e ha un lampo negli occhi. “Cosa ne pensi se partiamo per Parigi e ripercorriamo la strada che il templare seguirà partendo da Sens?”
“Quando?” chiede Vanessa con gli occhi che brillano.
“Anche subito. Prepari i bagagli e passi dal bancomat. Poi un salto a Ferrara per raccogliere qualcosa per me. Si parte senza indugi per la Francia. Possiamo essere a Lione per la sera. Domani possiamo metterci sulle tracce di Pietro da Bologna” afferma deciso il ragazzo.
“Ci sto!” esulta la ragazza.
Luca osserva l’orologio della cucina. Segna le sei. Fa un rapido calcolo. ‘Se si sbriga, alle otto siamo di partenza per la Francia’ si dice, finendo caffè.
“Vado. Mi faccio una doccia e riempio il trolley” fa Vanessa, deponendo la tazzina nel lavello. “Tu nel mentre rigoverni la cucina, lavi le tazzine e la moka. Poi rifai il letto”.
Il ragazzo sbuffa e mentalmente la manda a quel paese. “Mi raccomando non mettere nel trolley l’intera casa” afferma sarcastico, mentre sistema le stoviglie usate nei pensili.
“Spiritoso” urla, mostrandogli la lingua.
La speranza di partire per la Francia alle otto svanisce rapidamente: alle nove sono in partenza per Ferrara. Fanno una rapida sosta per recuperare qualche indumento da mettere in una borsa, una pen-drive, lo scanner portatile e la key per il collegamento a Internet. Di corsa all’ingresso dell’autostrada A13 di Ferrara Sud. Naturalmente sono oltre le dieci.
“Dobbiamo volare e sperare di non trovare troppo traffico” dice Luca, che fa il primo turno di guida.
“Perché?” domanda Vanessa, mentre smanetta inutilmente con la radio. “Che vecchio catorcio! Roba da museo delle cere”.
“É quello che passa il convento. Non sono un possidente come te” replica il ragazzo ironicamente. “Perché dobbiamo volare? Sono all’incirca settecento chilometri. Tenendo la media dei novanta, servono più o meno otto ore senza fermate per pisciare o far rifornimento”.
La ragazza legge l’orologio digitale della macchina e fa un rapido calcolo.
“Otto ore senza fermarsi? Sei un negriero! Questa bagnarola non ha nemmeno i servizi a bordo. Quindi, se non vuoi vederti allagato l’interno, ti fermerai, quando te lo ordino” afferma secca Vanessa.
“Agli ordini, subcomandante Van!” esclama con grande ironia Luca.
“Fai pure lo spiritoso ma chi comando sono io” dice con tono duro la ragazza.
“Ma certamente! Il subcomandante sei tu! Io eseguo gli ordini” afferma con sarcasmo il ragazzo, portando la mano alla fronte. “Però dobbiamo volare lo stesso”.
Arrivati a Piacenza fanno una breve sosta per mangiare qualcosa con cambio di guidatore e per una visita ai servizi. Il viaggio prosegue tranquillo sulla A21 fino a Torino dove i due ragazzi si immettono sulla A32 per raggiungere il traforo del Frejus. Fa buio presto. La giornata in febbraio è ancora corta. Complice un cielo nuvoloso sembra che la sera sia arrivata in anticipo. Fanno una nuova sosta nell’area di servizio poco prima dell’imbocco del traforo. Un caffè, un rapido giro ai servizi, un nuovo rifornimento e poi via per l’ultimo balzo verso Lione.
“Quanto manca per arrivare a destinazione?” chiede Vanessa, che si massaggia i glutei, prima di salire nell’auto.
“Poco più di duecento chilometri. Circa tre ore di viaggio” risponde Luca, mentre imbocca il traforo.
“Ma conosci la strada? Questo straccio di macchina manco il navigatore ha!” dice indispettita la ragazza.
“Il navigatore? Non serve! É tutto qui!” esclama il ragazzo battendo con la mano la fronte.
“Non farmi ridire! Ci scommetto che ti perderai cento volte” replica Vanessa ridendo.
“Cosa metti in palio?” le domanda Luca.
“Quello che vuoi” dice la ragazza, facendo spallucce.
“Sicura?”
“Come è vero che sono accanto a te”.
“Bene” fa Luca, che aggrotta la fronte. “Se non mi perdo, prendiamo una matrimoniale. Viceversa due stanze singole. Qua la mano”.
“Ma smettila di fare il buffone. Tanto vinco io per manifesta inferiorità dell’avversario. Comunque tu paghi tutti i conti, visto che l’idea di venire in Francia è tua” dice Vanessa sicura, mentre stringe quella del ragazzo.
“Ma tu non hai opposto obiezioni, mi pare. Anzi eri più entusiasta di me. Quindi collabori” fa il ragazzo per nulla intimidito dalle affermazioni della ragazza.
Luca fischietta allegro. É sicuro di arrivare a Lione senza una sbavatura di percorso. Ha memorizzato il tragitto e poi non si è mai perso.
I due ragazzi restano per un po’ in silenzio, prima che Vanessa non lo rompa. “Ma hai già prenotato l’albergo?” fa, riscuotendosi dal quieto mutismo in cui era caduta.
“No. E chi ha avuto tempo? E poi non conosco il francese” replica Luca.
“Siamo messi bene! Il mio francese elementare sarà di scarso aiuto” dice Vanessa, ridendo.
“Che problema c’è? Quando siamo a Lione, chiediamo informazioni oppure sfruttiamo la tecnologia” afferma sicuro il ragazzo. “Non mi pare un gran problema”.
“Dove pensi di alloggiare? In centro o fuori?” prosegue la ragazza con le sue domande.
“Se si trova qualcosa, nel centro. Almeno possiamo fare un giretto dopo il viaggio”.
“Perché hai voglia di camminare a piedi?” domanda Vanessa, spalancando gli occhi verdi. “Io vorrei dormire e basta”.
“A letto senza cena?” fa Luca ironico.
“Beh! No. Qualcosina si mangia” ammette la ragazza.
Il ragazzo guida con attenzione, finché all’ennesimo casello paga il pedaggio.
“Eccoci arrivati a Lyon, l’antica Lugdunum. Come vedi non mi sono perso. Stasera paghi dazio” fa Luca con un sorriso smagliante.
“Ma non siamo ancora arrivati a destinazione” dice un po’ acida Vanessa, che non vuole ammettere di aver perso.
“Certamente! Accosto e cerco l’albergo” afferma il ragazzo, trovando una rientranza. Prende il computer e cerca hotel a Lione. Sul sito Lyon-France trova la lista degli alberghi. Una rapida scorsa all’elenco e poi sceglie Hotel Bayard-Bellecour. «Idéalement situé en plein centre de Lyon, sur la place Bellecour, l’hôtel vous propose ses chambres familiales et ses chambres doubles en catégorie Charme, Deluxe Patio, Authentic Deluxe ou son unique chambre Prestige Deluxe.»
“Questo mi gusta!” esclama convinto, dopo aver visionato il sito di presentazione. “Questi cugini d’oltralpe parlano solo francese”.
“Fammi vedere” dice Vanessa, strappandogli il computer. “Ma no! Parlano anche in inglese. Dammi il tuo telefono che li chiamo”.
“Perché tu non ce l’hai?” chiede indispettito Luca.
“Sì, ma chiamo a nome tuo”. Ride la ragazza, mentre digita il numero. “Bonsoir. Hotel Bayard-Bellecour?”
“Oui”
“Je désire une chambre deluxe Bellecour pour une nuit”
“Il est le dernier libre. Quand pensez-vous arriver?”
“Nous sommes … Dove cavolo siamo?” chiede innervosita Vanessa.
“Boh! Pagato il pedaggio al casello, abbiamo preso la prima uscita. Indicava aéroport Lyon-Bron” risponde Luca.
La ragazza fornisce le indicazioni nel suo francese scolastico. Ascolta e finge di aver capito tutto. Infine saluta.
Il ragazzo ride sommessamente, perché capisce che Vanessa non ha compreso quasi niente delle spiegazioni per raggiungere Place Bellecour.
“La navigatrice cosa ordina” la sfotte Luca.
“Solito spiritoso! Oro ti voglio vedere raggiungere l’hotel” replica picata.
“Presto fatto” dice il ragazzo, che esamina con cura la mappa di Lione. “Si parte. Tra mezz’ora siamo a destinazione”.
“Vediamo” fa Vanessa laconica. Finora non ha sbagliato nulla, si dice.