Capitolo 13
Capitolo 12
Capitolo 11
Capitolo 10
Il bosco era umido per le piogge dei giorni precedenti, quasi inzuppato d’acqua tanto che faticano a camminare.
Dopo pochi passi Elisa disse che lei ritornava indietro “Troppa umidità! Troppo fango” e riprese la strada della baita.
Pietro illuminato di sbieco dai raggi del sole si fermò, gettò lo sguardo verso di lei e invertì la strada per raggiungerla.
Ancora una volta una sensazione strana lo pervadeva senza che lui riuscisse a comprenderne i motivi. Gli sembrava che qualche entità lo osservasse, ne scrutasse i movimenti, ne seguisse le mosse.
Si fermò, osservò alla sua destra e alla sua sinistra senza scorgere nulla se non qualche felce che dondolava al vento. Un richiamo di un uccello lacerò il silenzio dell’aria, lo stesso che aveva udito seduto sul fuoristrada, mentre scrutava Elisa nella ricerca infruttuosa.
Però non era questo grido che gli provocava angoscia, era qualcosa d’altro non meglio definito.
Riprese a camminare, mentre sentiva alle sue spalle i passi leggeri di Marco. Con la coda dell’occhio ebbe l’impressione che qualcosa di fulvo lo seguisse nascondendosi alla vista.
Fece un’altra sosta, mentre il compagno lo raggiungeva. La sensazione di essere tallonato continuava a rimanere appiccicata alla schiena.
“Hai paura?” gli chiese Marco.
“No. Semplicemente osservavo il bosco. E’ bello e sano. Il sole gioca tra gli alberi” mentì Pietro cercando di dissimulare l’irrequietezza interiore.
In silenzio percorsero gli ultimi passi prima di sbucare nella radura, dove Elisa li stava aspettando.
E’ una donna bellissima, affascinante. Dove l’avrò conosciuta? Se davvero ho avuto la fortuna di incontrarla. Devo farmi forza per affrontare la domanda scomoda, ma non posso cullarmi ancora a lungo nell’incertezza.
Erano questi i pensieri di Pietro, mentre l’osservava la figura della donna avvolta nei raggi del sole.
“Siamo tornati anche noi. C’era troppa umidità e fango. Sarà per un’altra volta”.
Elisa aveva riflettuto e adesso si sentiva pronta a esporre l’idea che da qualche ora frullava nella testa senza che avesse il coraggio di uscire.
Pietro era veramente l’uomo che cercava, che aveva tentato inutilmente di dimenticare. Percepiva che la passione cresceva veloce come la marea sulla spiaggia. Aveva aspettato a lungo che lui la notasse, ma adesso era lei che doveva prendere l’iniziativa. Lui sembrava refrattario al suo fascino oppure era solo un modo per invischiarla per bene nella tela che aveva tessuto con molta perizia e abilità.
“Marco” esordì cauta “Se io e Pietro decidessimo di restare per qualche giorno qui, avresti delle obiezioni?”.
Marco la scrutò con attenzione per nulla sorpreso “No. Come pensi di organizzarti?”
Pietro sussultò perché qualcuno prendeva delle decisioni a nome suo senza interpellarlo. Lui non poteva subire passivamente che lei, la bella sconosciuta, decidesse che si dovevano trattenere lì per qualche giorno. Aveva degli impegni e delle scadenze inderogabili, quindi lui avrebbe opposto un rifiuto anche se lo solleticava l’idea di trascorrere qualche giorno in questo luogo solitario e carico di suspense con lei.
Lui in determinate circostanze era un maniaco della programmazione che poi abbandonava seguendo l’ordine dell’istinto ovvero per non c’era nulla di più esaltante che l’improvvisazione totale.
Questa era appunto una di quelle circostanze che amava maggiormente.
C’erano mille problemi logistici da sistemare: doveva concordare le giornate di ferie con l’azienda, doveva prendere del vestiario adeguato per una zona di montagna, doveva procurarsi delle scorte di cibo, doveva verificare che il generatore funzionasse. Insomma aveva tanti tasselli da incastrare e non riusciva a metterne insieme due.
“Non ho la più pallida idea” disse candida Elisa, attirandosi lo sguardo cupo di Pietro.
“No, non è possibile” cominciò col tono un po’ iroso “Lunedì ho un impegno professionale irrinunciabile”.
“Dunque questa richiesta rimane congelata” aggiunse sorridente Marco “Quando volete… Avete il mio numero” e si diresse verso la baita.
Elisa rossa in viso per la collera o l’imbarazzo gli girò le spalle dirigendosi verso l’abete oggetto delle sue attenzioni.
Pietro aveva capito di avere sprecato un’opportunità, ma quello che aveva detto non poteva essere ritirato.
Lui era incerto di come recuperare la situazione, ma per ogni motivazione trovava delle controindicazioni. E rimase fermo osservando con cura ogni mossa della donna.
Poi decise e cingendole le spalle disse: “Stasera sei mia ospite a cena. Va bene il ristorante al Borgo?”
Lei girandosi con le guance bagnate da lacrime amare replicò “Qui sarebbe stato magico!”.
E abbracciati rientrarono nella baita.
Capitolo 9
Pietro si stava riponendo la domanda del giorno precedente: “Chi è Elisa?”. Lui continuava a non capire chi potesse essere, poiché aveva passato in rassegna tutte le conoscenze femminili, che si potevano contare sulle dita di una mano, senza trovare una corrispettiva figura che si adattasse a lei.
Devo chiederle dove mi ha conosciuto o continuare a fingere di sapere chi è? Eppure viso e nome non mi dicono nulla. Proprio nulla. Una ragazza così attraente non la posso dimenticare con molta facilità! Nonostante tutto rimane una sconosciuta. Una magnifica sconosciuta! Non conosco nulla di lei. Non so dove abiti. A Belluno? A Longarone? A.., ma dove? Sento l’angoscia crescere, ma la devo dominare.
Elisa si stringeva a lui come a cercare protezione, mentre si avviavano a seguire Marco.
Quest’uomo che emana un calore incredibile mi attrae. Vorrei essere solo con lui, fra le sue braccia, ma non posso. Riesco a percepire solo il calore che il suo corpo emana senza assaporare il profumo della sua pelle. Quando potrò essere sua?
Erano queste le riflessioni di Elisa mentre sbirciava nella porta socchiusa.
“Cos’è?” chiese osservando degli strani macchinari fermi e impolverati.
“E’ il generatore di corrente. Per accendere le lampade alla sera” rispose pacato Marco “Qui non arriva la corrente elettrica. O usi le lampade a petrolio o accendi queste macchine. Ci sono anche pannelli fotovoltaici, non riescono a garantire la produzione di energia per tutto. La luce a volte è insufficiente”.
“E come funzionano?” disse di nuovo Elisa incuriosita.
“Con il gasolio. Un motore diesel aziona il generatore” replicò incuriosito “Come mai sei interessata a questo? Pensi già di trasferirti qui?”.
“No. Sono una donna!” replicò sorridente e si strinse ancora di più a Pietro, che era rimasto in silenzio e indifferente alla funzione delle macchine, alle domande curiose della donna, a tutto quello che in quel momento si svolgeva intorno a lui.
“Di qui si scende in una cantina fresca. Ma accanto al forno, all’esterno, c’è anche un’altra dispensa dove si possono conservare altre scorte. Meglio che in frigorifero. In quella porta c’è anche l’unico servizio della baita. Uno scaldabagno a legna riscalda l’acqua prelevata da una cisterna che raccoglie acqua piovana e quella di un torrentello vicino. Per l’acqua da bere o cucinare c’è un piccolo impianto per la potabilizzazione. Non manca nulla o quasi… Diciamo che mancano gli abitanti”. E fece un largo sorriso.
Marco si accorse che questi particolari li stavano interessando poco, quindi si affrettò a salire verso la camera da letto posta nel sottotetto.
Elisa e Pietro lo seguirono in silenzio, perché avrebbero voluto essere soli, ma non era possibile.
La camera era ampia e prendeva luce da un lucernaio che si apriva sul tetto e una piccola finestra sull’ingresso. Un letto matrimoniale era posto nel centro, nel punto più altro della stanza. Una stufa di maiolica azzurra,addossata alla testata, provvedeva al riscaldamento dell’ambiente. Un armadio basso occupava la parete di fronte, mentre il pavimento di legno era ricoperto da un tappeto di lana.
Il letto era sistemato con cura, come se qualcuno l’avesse rigovernato di recente, la stufa era pulita e pronta all’uso con accanto un cesto di ciocchi di legna asciutta.
“Oh!” esclamò Elisa “Che bella e calda camera! Ma ci vive qualcuno?”
Marco sorrise di nuovo e non rispose, mentre osservava ora l’uno ora l’altra. Adesso era sicuro di avere acceso i loro interessi. E ne rimase soddisfatto. L’obiettivo era raggiunto.
Ridiscesero le scale che portavano al pianoterra nell’ampia stanza che rappresentava il cuore pulsante della baita.
“Che ve ne pare? Mi sembra veramente accogliente questo posto” disse sornione mentre si sedevano attorno al tavolo.
“Fuori c’è ancora un altro piccolo edificio. Un forno a legna, una dispensa e una legnaia. Una tettoia serve come riparo per il fuoristrada”.
Pietro era rimasto sempre in silenzio, quasi assente, ma vigile e attento ad ogni particolare.
“Quindi oltre al periodo estivo, volendo si può vivere anche d’inverno?” domandò con voce neutra.
Marco sorrise accennando con la testa ad una risposta positiva. Aggiunse che non esistevano i servizi tipici di città, ma la luce era assicurata dal generatore e dai pannelli, il riscaldamento dal camino e dalla stufa, l’acqua era potabilizzata da un piccolo impianto. “Una vita spartana, ma sufficientemente confortevole” concluse.
Pietro tornò in silenzio a ripensare all’assurdità del momento: un bosco enorme da comprare, una baita ben attrezzata, una donna affascinante e misteriosa ma del tutto sconosciuta, una sensazione di benessere accompagnata da emozioni piene di mistero e in parte di ansie e angosce.
La vicinanza di Elisa era l’appagamento fisico, la baita era il timore psicologico e l’aria cupa di un temibile segreto. Erano due emozioni contrastanti che lottavano tra loro ciascuna per avere la supremazia sulla sua mente.
La donna osservava i lineamenti di Pietro, ne scrutava gli occhi per penetrare nell’intimo senza riuscire a percepire se il sentimento che stava crescendo in lei era comune oppure no. Però lei sentiva dei turbamenti che aveva già provato nel passato senza che diventassero delle realtà concrete. Quell’umido tra le gambe era la prova della disponibilità sessuale, ma solo in questo posto. Era incerta se assumere l’iniziativa, ma qualcosa doveva fare per non lasciare esplodere a vuoto la propria carica sessuale come una bolla di sapone.
Marco adesso era in silenzio e aspettava che loro avanzassero proposte, mentre osservava il viso di Pietro che sembrava imperscrutabile e quello di Elisa che ardeva per la passione.
“Andiamo a passeggiare nel bosco?” chiese rompendo quella calma carica di tensione.