“Sì. E’ Teresa” risponde singhiozzando Ludmilla.
“Sai chi poteva avere interesse a ucciderla?” chiede Lopapa, che si è seduto accanto a lei nei sedili posteriori.
“No. Non saprei Era una brava ragazza. Sempre disponibile e gentile. Proprio non capisco chi abbia potuto compiere quel gesto” replica con gli occhi pieni di lacrime.
“Non ha mai parlato della sua vita privato in ufficio?” insiste il procuratore.
“Era molto riservata. Credo che, salvo le prime settimane, non abbia mai accennato a se stessa o qualcosa relativo a sé. No, no! Sembrerà strano ma mi accorgo che dopo oltre due anni di vita in comune in ufficio non so nulla di Teresa. Una perfetta sconosciuta”.
Scuote il capo come per scacciare i cattivi pensieri.
“Teneva un diario? Mai ascoltato qualche telefonata ambigua?” chiede Ricardo.
“No. Può apparire singolare ma in ufficio si parlava solo di lavoro. Al massimo si faceva un po’ di gossip su qualche collega ma mai nulla di noi”.
“Venerdì scorso” interviene ancora Ricardo, “ti è apparsa strana o diversa dal solito?”
“Direi proprio di no! E’ stata una giornata un po’ movimentata…”.
“Perché?” domanda Lopapa.
“Non per Teresa che ha seguito la questione con occhio distaccato e un po’ divertito…”.
“Quale questione?” la incalza Ricardo, mentre parcheggia all’interno della Procura.
“Non credo che abbia a che fare con la morte di Teresa…”.
“Tu racconta. Alle conclusioni pensiamo noi” afferma perentorio il procuratore.
“Dovete sapere che venerdì mattina ho trovato un mazzo enorme di rose bianche e rosse sul mio tavolo con un biglietto anonimo che diceva ‘Può un gesto bastare più di mille parole?‘. Teresa ha affermato di non conoscere il mittente né chi aveva portato i fiori. E le ho creduto, perché pare siano arrivati per un fattorino la sera precedente. Quindi abbiamo scherzato sull’ignoto ammiratore. Ma tutto è finito lì”.
In silenzio ritornano nell’ufficio di Lopapa. Ricardo cerca un collegamento tra la morte di Teresa e il misterioso mazzo di fiori senza apprezzabili risultati. Si chiede: “Se anche Teresa fosse stata l’autrice del biglietto e l’ignota ammiratrice di Ludmilla, come quest’ultima avrebbe trovato il modo di spararle? No, non è plausibile. Deve essere stato qualcuno che seguiva la ragazza in macchina”.
Chiumento, ritornato in ufficio, chiama Sara.
“Ha notizie di Ludmilla?” le domanda,
“Nessuna, dottore” risponde inquieta la ragazza, che non comprende le domande ansiose del capo. “Posso cercarla sul suo cellulare, se vuole”.
“Sì, mi fa un favore. Doveva rimanere assente per poco tempo ma è sparita da mezza giornata” replica asciutto l’uomo congedandola.
Sara, rientrata nel suo ufficio, cerca il numero di Ludmilla e la chiama.
“Ciao, sono Sara”.
“Ciao” risponde con tono stanco la ragazza.
“Dove sei? Non sappiamo nulla di te”.
“Sono…” comincia prima di interrompersi per interrogare con gli occhi i due uomini.
Ricardo le sussurra: “Siamo in questura. Non accennare alla morte e chiedi l’indirizzo. Dì che rientrerai domani mattina”.
Ludmilla annuisce per conferma.
“Sono ancora in questura dal commissario Ricardo, che in questo momento è impegnato in un altro caso. Non abbiamo finito la chiacchierata e difficilmente rientrerò in ufficio. Ci vediamo domani mattina”.
“Ma doveva essere un semplice colloquio…” afferma stupita la collega.
“Sì. Hai ragione ma il commissario dopo poche battute ha avuto un impegno improvviso e mi ha piantato in asso nel suo ufficio. Ha detto che si assentava per qualche minuto ma sto ancora aspettando che ritorni. Dimmi. Hai avuto notizie di Teresa?”
La spiegazione fumosa e poco convincente non attira la curiosità di Sara con sollievo di Ludmilla, che non si sente porre quesiti imbarazzanti.
“No. Il commesso ha riferito che Teresa non è rientrata venerdì sera e…”.
“Ci credo bene” si dice per nulla stupita, prima di porre la domanda successiva. “Dunque è assente da casa da venerdì oppure ho capito male?”
“Sì. Hai compreso benissimo”.
“Hai per caso il suo indirizzo. Pensavo di passare da lei mentre ritorno” chiede con nonchalance Ludmilla, mentre Lopapa trattiene a stento una risata.
“Hai qualcosa da scrivere?”
“Sì. Detta”.
“Via degli Angeli, 46. Sai dov’è?”
“Sì. Corre all’interno delle mura partendo da piazzale san Giovanni. Ciao e grazie Sara. Avverti tu il dottor Chiumento che oggi non sarò in ufficio?”
“Ci penso io” risponde chiudendo la conversazione.
“Splendida interpretazione!” esclama Ricardo, abbracciandola.
“Sei stata abile nel avere le informazioni senza lasciar trapelare i reali motivi. Meno persone sono a conoscenza dell’identificazione della donna, più possibilità abbiamo di trovare degli indizi” la ringrazia Lopapa.
Si siedono attorno al tavolo con un blocco di carta bianca.
Ludmilla osserva Lopapa che sta di fronte a lei. “E’ un bel uomo, senza ombra di dubbio” pensa, mentre si sistema i capelli. “Un viso regolare che raramente sorride. Ma quando lo fa, lo stomaco mi si contrae. Non incute timore, né soggezione ma una cauta fiducia”.
Il procuratore tossisce per richiamare l’attenzione della ragazza e del commissario, che appare svagato.
“Allora cominciamo col mettere in fila gli avvenimenti” dice con tono serio.
Sul foglio scrive ‘venerdì 20 ore’ e si rivolge a Ludmilla: “A che ora entrate in ufficio?”
“Tra le otto e un quarto e le otto e mezza. Perché lo domanda?”.
Lopapa non risponde e appunta l’orario di ingresso.
“Venerdì 20 sei entrata alle otto e…” chiede prima di interrompersi per ascoltare la risposta.
“Come al solito” replica la ragazza.
“Ma il solito a che ora corrisponde?” insiste il procuratore.
Ricardo sogghigna divertito. “Un interrogatorio coi fiocchi”.
“Tra le otto e un quarto e le otto e mezza” replica infastidita, perché non comprende il senso della domanda.
“E Teresa c’era già oppure è arrivata dopo?”
“C’era già. Lei arriva sempre qualche minuto prima di me” dice, sgranando gli occhi. “Non comprendo il senso di queste richieste”.
“Non preoccuparti. Tu rispondi con chiarezza ed esattezza. Le domande le faccio io” afferma con un tono perentorio da smorzare qualsiasi tentativo di Ludmilla di avere dei chiarimenti.
Ricardo rimane in silenzio, mentre sfiora con una gamba quella della ragazza, che quasi non se ne accorge. E’ troppo attenta e concentrata a chiedersi le motivazioni delle insistenze del procuratore sui quei dettagli.
“Dunque” riprende Lopapa “quel venerdì Teresa era già in ufficio”.
“Sì” risponde laconica la ragazza.
“E tu hai trovato sulla tua scrivania un mazzo di fiori e un biglietto misterioso. Immagino che l’avrai conservato” dice in maniera formale il procuratore.
“Sì” replica Ludmilla, rinunciando a chiedere spiegazioni.
“E non sai chi l’ignoto ammiratore?”
“No, Non l’ho scoperto”
“E Teresa cosa ha detto?”
“Di preciso non ricordo ma ha affermato di averli già trovati sulla scrivania”.
“E come hai potuto stabilire che sono stati inviati la sera precedente?” incalza Lopapa.
“Ho indagato…”.
“Il nostro segugio cosa ha scoperto?” domanda divertito il procuratore.
“Nulla. Unica certezza è che un fattorino ha portato i fiori direttamente sulla mia scrivania”.
“Allora il fattorino ti conosceva e sapeva a quale scrivania ti sedevi”.
“No. E’ stato accompagnato, perché pensavano che fossi ancora in ufficio”.
Ludmilla guarda con occhio torvo Lopapa prima di sbottare con una protesta.
“Uffa! Pare che il sospettato sia io!”
Il procuratore la osserva con lo sguardo gelido, privo di qualsiasi intonazione positiva e stringe le labbra, mentre Ricardo le afferra una mano, come per rassicurarla. Il messaggio è chiaro ‘accetta le provocazioni e non reagire’.
“Le domande le faccio io” dice con freddezza. “Devo farmi un quadro della situazione preciso”.
Dopo un attimo di pausa riprende a parlare. Ludmilla adesso lo trova indisponente e infido e ha mutato opinione su Lopapa. “Se prima mi dava sensazioni positive, ora mi dà nausea e voltastomaco” si dice prima di concentrarsi su quello che l’uomo sta chiedendo.
“Durante la giornata non ha notato nulla di strano?”
“No. Anche perché ero concentrata nel capire chi mi avesse fatto omaggio del mazzo di fiori”.
“D’accordo” sussurrò infastidito il procuratore. “Chi è uscita per prima venerdì sera?”
“Come quasi sempre Teresa”.
“Con molto anticipo?”
“No. Direi qualche minuto dopo ma non ne ho la certezza. Può controllare gli orari di uscita dal nostro personale” replica fredda e indispettita Ludmilla.
“Tu cosa hai fatto?”
“Ho preso la bicicletta e mi sono avviata verso casa ma poi sono tornata sui miei passi”.
“Perché?” domanda curioso Lopapa.
“Volevo comprare un vaso adeguato al mazzo?”.
“Dove?”
“In San Romano. Nel negozio che sta quasi in fondo. Sull’angolo di Carlo Mayr”.
“Che strada hai fatto per andare a casa?”
“La solita” replica laconica la ragazza.
“Puoi dirmi qual’è la solita?”
“Largo Castello e Corso Giovecca”.
“E non hai notato nulla di strano dietro di te?”
“Ma chi ci pensava? Ero tutta presa dal mazzo di fiori e dal fatto che non possedevo nessun vaso!” esclama contrariata Ludmilla, mentre Ricardo le stringe la mano per calmarla.
“Dunque non hai visto che c’è stato un incidente?”
“No! Nel modo più assoluto! Ho infilato Via Coramari, la strada che fiancheggia il parco, per tornare indietro. E non ho notato nulla!”
“Ricordi l’ora?”
“Assolutamente no! Come le ho detto i miei pensieri erano concentrati sul mazzo di fiori, sul biglietto e sul vaso da acquistare. E poi non possiedo orologio”.
“Non guardi mai l’ora?” domanda stupito Lopapa.
“Certamente! La leggo dal telefono! Però venerdì sera ero troppo impegnata”.
“Ma Teresa com’era? Teneva diari o taccuini?”
“No!” rispose d’istinto la ragazza. “Ordinata e non aveva diari. Era molto riservata come le ho detto”.
Il procuratore guarda i fogli, pieni di annotazioni, prima di congedare la ragazza.
“Ricardo, puoi trattenerti altri dieci minuti? Tu puoi andare. Non dire nulla di quello che ci siamo detti. Massimo riserbo”.
“Grazie” esclama sollevata Ludmilla, alzandosi per uscire.
“Aspetta. Chiamo un usciere per accompagnarti all’uscita.
Recuperata la bicicletta, la ragazza si dirige verso l’ufficio. “Non dovrebbe esserci più nessuno, visto l’orario” riflette, mentre varca l’ingresso.
“Signorina Presente” sente la solita voce gracchiante. “Il dottor Chiumento l’aspetta nel suo ufficio”.
“Grazie. Passerò da lui senz’altro. Prima devo recuperare qualcosa in ufficio”.
Ludmilla afferra l’agenda di Teresa, che infila nella borsa. Poi apre l’armadio alla ricerca di qualcosa. Trova una busta e una moleskine, che prende con sé, prima di richiuderlo.
“Cosa vorrà, Chiumento?” si domanda inquieta.
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