Il Mazzo di fiori – parte ventesima

Ludmilla ha il viso in fiamme. E’ irritata, furiosa con se stessa per essere caduta nei tranelli di Ricardo. Si gira. Osserva la persona che viene introdotta nell’ufficio. E’ una figura fragile, vestita di scuro, che tiene stretto una borsa come se fosse tutta la sua ricchezza. Non vede nel viso nessuna ombra di tristezza o di dolore. Si stupisce.

“Perché?” si domanda. “E’ morta la figlia. Eppure nessun segno sul suo volto, come se fosse sollevata per l’accadimento”.

Ricorda la telefonata di lunedì, perché è sicura che era lei a rispondere. Aveva percepito una freddezza quasi crudele nella risposta e a negare di conoscere Teresa. Eppure era sua figlia. Nota come incede con gelida fierezza, mentre si avvicina alla scrivania. Trova spiazzante il comportamento. La segue con gli occhi, mentre si accomoda di fianco.

Non riesce a definire l’età. Sembra vecchia dal comportamento ma ha una figura giovanile. Si sente in confusione. Cerca di mantenere la calma. “Potrebbe avere all’incirca cinquant’anni, visto che Teresa ne aveva trenta. Ma è talmente anonima che anche gli anni lo sono” riflette, osservando il viso e le mani, le uniche parti del corpo che sono in evidenza.

“Buon giorno signora Lopiccolo. Fatto buon viaggio?” domanda cortese Ricardo.

“Sì” è l’unica risposta.

“Desidera qualcosa?”

“No”.

Ludmilla rimane a bocca aperta, perché le sembra che risponda a monosillabi ‘sì, no’, come se non conoscesse altri vocaboli.

“E’ pronta a venire con me e il dottor Lopapa, il magistrato che segue il caso, per identificare il cadavere? Oppure…”

“Sì!” afferma la donna chiudendo il discorso del commissario.

“Ci fai compagnia oppure ci aspetti qui?” domanda Ricardo, rivolgendosi alla ragazza.

“Vengo con voi” risponde prontamente.

Il commissario batte la mano sulla fronte come se si fosse dimenticato qualcosa.

“Che sbadato! Mi dovrete scusare ma mi sono dimenticato di fare le presentazioni. Signora Lopiccolo questa è Ludmilla Presente” dice indicando col gesto della mano la ragazza accanto alla quale è seduta.

La donna si gira e l’osserva in silenzio senza cambiare espressione del viso.

“La signorina Presente era la collega con la quale sua figlia divideva l’ufficio” precisa, nonostante Maria abbia lo sguardo assente.

Ludmilla borbotta qualcosa di vagamente assomigliante a un ‘piacere’, mentre Maria nemmeno quello.

Ricardo comprende che difficilmente riuscirà a farla parlare. Afferra il telefono e chiama Lopapa.

“Carmelo? Sono Paolo…Ricardo” esordisce. Ascolta in silenzio prima di riprendere a parlare. “E’ arrivata or ora la signora Lopiccolo. Tempo di prendere la macchina e siamo lì da te”.

Ancora silenzi seguono le sue ultime parole.

“D’accordo. Viene con noi anche la signorina Presente. A tra poco”.

Si alza e invita le due donne a seguirlo.

Lopapa è seduto nel suo ufficio e sta riordinando le carte con cura meticolosa. Legge il rapporto dei vigili, che è arrivato da poco sulla sua scrivania.

‘…nessun segno di frenata sull’asfalto. L’impatto è avvenuto a metà tra l’angolo di via Coramari e l’arco d’ingresso al parco Pareschi. La Smart ha deviato dalla sua traiettoria bruscamente. Ha sormontato il marciapiede e ha finito la sua corsa contro il muro di cinta del parco Pareschi. Inspiegabili i motivi della deviazione. Forse ha avuto un mancamento. In allegato ci sono fotografie e la pianta in scala del luogo dell’incidente…

Osserva con cura gli allegati. Non gli dicono nulla di nuovo. Sa il motivo di quello che a prima vista ai vigili è apparso strano. La ragazza al volante è morta istantaneamente per un colpo di fucile. Lo sbandamento inspiegabile è da imputare al suo accasciarsi sul volante.

Il commissario ha fatto un censimento delle telecamere in corso Giovecca. Apparentemente le ultime sono all’altezza della sede centrale della Cassa di Risparmio. Forse ce ne una anche qualche decina di metri più avanti. Si ripromette di contattare il comando dei carabinieri, perché appartiene a loro.

Impreca e sbotta con una parolaccia, perché non possono essere di grande aiuto nel ricostruire l’accaduto. “Quando servono, non ci sono mai!”

Le altre carte sono vecchie. Aspetta il responso del perito balistico, del medico legale. Suona il telefono. Sbuffa infastidito.

“Lopapa”.

Ascolta chi lo chiama.

“Ciao, Paolo. Novità? Stavo riordinando le carte. Non riesco a fare un passo avanti. Quando credo di aver capito la dinamica dell’incidente, appare qualcosa che scombussola le certezze. Scusa lo sfogo ma mi sembra di girare a vuoto. Dimmi tutto”.

Rimane in ascolto di quello che Ricardo gli dice.

“D’accordo. Allora ti aspetto qui. Al ritorno vorrei fare due chiacchiere con la signora Lopiccolo. C’è qualcosa che non quadra”.

Con la penna disegna dei cerchi e dei triangoli, mentre ascolta il commissario.

“Non sono molto contento ma va bene lo stesso. A tra poco. Ciao”.

Chiude la conversazione e prova a ricapitolare gli avvenimenti. Su un foglio di carta scrive dei nomi.

Felix con un punto di domanda accanto. Pure di fianco a Alex mette un interrogativo. Presente ‘potrebbe essere un mandante’.

Maria Lopiccolo ‘altro possibile mandante’

Killer ‘chi potrebbe essere?”

Ben Tarek ‘da approfondire’

Mister X ‘ da individuare’

Fa del foglio una pallottola di carta che butta nel cestino.

“Troppi interrogativi. Chi avrebbe avuto interesse a uccidere la Lopiccolo? Bella domanda. Conoscendo la risposta, potrei mettere le mani sull’assassino ed eventuali mandanti”.

Si prepara per uscire e si avvia verso l’ingresso.

Felice impreca per la sua dabbenaggine. Ha rischiato di palesarsi e di finire sotto inchiesta.

“Teresa, quella piccola puttanella, per poco non mi inguaiava con le sue continue richieste di soldi. Minacciava di dire tutto a mia moglie. Affermava che ero il padre del bambino che aveva in grembo. Un’autentica troia! Per fortuna che ora non c’è più”.

Ricorda come la ragazza l’aveva agganciato al bar e come si fosse dimostrata sfrontata.

“Sono uno stronzo patentato! Ci sono cascato come un tordo! Dovevo fare più attenzione! Una, che ti rimorchia al bar e che ti propone di passare la notte da lei, doveva farti scattare qualche campanello d’allarme. Invece, io no! Una, due, tre notti di passione in una casa che ora scopro non era la sua abitazione. Questo mi dà molto da pensare. Perché spacciare per casa sua qualcosa che non era sua?”

Scuote il capo e non riesce a darsi pace. Il suo timore adesso è che possano apparire dei video compromettenti. Sa che non potrebbe fare nulla. Ha lasciato troppe tracce per smentire un suo coinvolgimento nella faccenda.

Sarebbe per lui un disastro. Rischierebbe il posto nell’azienda della moglie, che chiederebbe subito la separazione.

“E’ lei, la megera, che ha i soldi. Se mi lascia, devo andare a dormire sotto i ponti e mangiare alla mensa della Caritas! Addio vestiti eleganti, macchine di lusso e vacanze da nababbo! Però quella ragazzotta dai capelli ricci ci sapeva fare! Altro che quel manichino freddo di mia moglie!”.

Felice riflette amaramente, mentre passeggia nervosamente intorno al castello Estense. Adesso la sua preoccupazione è la collega, quella bionda cavallona che lavorava con Teresa. Gliela aveva indicato l’amante ai primi di settembre. “Quella è …” gli aveva detto, mentre erano al bar a prendere un aperitivo. Il nome era insolito ma l’aveva scordato quasi subito. Il viso, invece, no, quello non poteva dimenticarlo. Un ovale incorniciato da stupendi capelli del colore del grano maturo. “No, l’ho vista molte volte. Quegli occhi chiari, credo azzurri, mi hanno colpito” riflette, mentre attraversa il Castello per l’ennesima volta. La figura non era il massimo per lui. A lui piacevano le donne in carne, dalle curve generose, mentre quella pareva più ossa che altro, a parte il fondoschiena sodo e bello da vedere. Anche le gambe ben tornite e slanciate l’avevano attratto. Però era Teresa la donna che è entrata prepotentemente nella sua vita e ha maledetto quel giorno di marzo, quando l’ha conosciuta.

“Se per caso la troietta si è confidata con lei, sarei fottuto. Sono molto sospette queste lunghe permanenze in questura. Cosa avranno da chiederle?” si domanda, mentre si siede su una panchina dei giardini accanto al Castello.

“Fermarla non posso. Mi tradirei. Se però…”.

Un pensiero gli balena nella testa.

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Il mazzo di fiori – parte dicianovesima

Maria, la madre di Teresa, è sul treno che la sta portando al nord. In silenzio, seduta composta, sembra assente, come se il triste destino della figlia non la riguardi. Non ha bagaglio, salvo una borsa capiente, che stringe con forza al petto. Non sa dove dormirà stanotte, perché arriverà nelle prime ore del pomeriggio, troppo tardi per prendere il treno del ritorno. Viaggiare di notte non l’è mai piaciuto. Quindi il rientro a Lecce si farà alla luce del sole. Il dubbio di non conoscere dove passare la notte non l’impressiona, né è in cima alle sue meditazioni. E’ concentrata su altri aspetti della vicenda.

Immersa nei suoi pensieri, riflette su Teresa e pensa che la figlia doveva tornare con lei a San Cataldo, quando tre anni prima aveva deciso di rientrare nella città di origine.

Quiδδa caruseδδa aggiu mmeretatu!1” riflette amaramente. “Quandu lu ciucciu nun bole qu bia macari ca fischi2”.

Ricorda bene che la figlia aveva opposto un netto rifiuto. “No, a Lecce non ci torno, se non da morta!” aveva esclamato dopo l’ennesimo litigio. E quella frase le è rimasta impressa nella mente. “Vabbene, tie portu a ccasa, figghia mia! Criettu!3” dice silenziosamente, mentre con lo sguardo assente osserva la campagna emiliana.

Il marito era scomparso sei anni prima, volatilizzato nelle ombre nebbiose della bassa ferrarese. Teresa si era laureata nel frattempo ed era alla ricerca di un lavoro. I risparmi si stavano assottigliando pericolosamente. A lei Ferrara non era mai piaciuta. Troppo fredda d’inverno, troppo afosa e umida d’estate. E poi la fatica a comprendere una parlata poco familiare aveva contribuito e acuito la sua cattiva predisposizione verso la città.

Sisina, nvece àggiu tittu none e nnone à bèssere4” ricorda con amarezza il rifiuto della figlia a scendere a Lecce. “Comu penzu de campare, figghia mia?5” “Mi trovo un lavoro, mamma. Come tutti”. “A ccasa ài stare!6”.

Scuote il capo, perché sa che è come lei. Se ha un’idea, un progetto, non gliela toglie nessuno dalla testa e ci prova, finché non raggiunge l’obiettivo. “Su’ capitetrozza comu mmie7”. Non si stupisce della morte violenta di Teresa. Glielo aveva detto più di una volta che sarebbe finita male ma lei testardamente non l’aveva mai ascoltata. “Sapìa comu sarìa finitu mmale8.

Il treno rallenta per entrare in stazione a Ferrara e Maria si prepara a scendere. Apre la mano sinistra per leggere il biglietto che tiene stretto da molte ore. ‘Nell’atrio troverà un poliziotto in borghese con un cartello sul quale c’è il suo nome‘. Lo conosce a memoria, l’ha scritto lei ma vuole leggerlo di nuovo.

Scende titubante e si dirige verso l’atrio. Vede il cartello. Si avvicina e dice: “Sì’, Maria”. Docilmente lo segue fino all’auto di servizio.

Ludmilla fa il suo ingresso in questura e non deve dire nulla. Un poliziotto l’accompagna da Ricardo senza fiatare.

“Ciao” le dice, non appena fa capolino nella stanza.

La fa accomodare su una poltrona davanti alla scrivania.

“Hai mangiato qualcosa?” le chiede premuroso.

“No” risponde asciutta la ragazza.

“Bene… o meglio male!” replica ridendo il commissario. “Faccio portare panini e tramezzini… Hai preferenze?”

“No”.

“Al prosciutto crudo, insalata e maionese possono andare?”

“Sì”.

Ricardo sorride e capisce che la ragazza gli tiene il broncio con giusta ragione ma è il suo mestiere e non può avere indulgenze.

“Da bere?” le chiede con gentilezza.

“Acqua minerale fredda e naturale” gli risponde freddamente.

“Bene” e prende l’interfono per fare le ordinazioni.

Cala il silenzio, che il commissario interrompe.

“La Lopiccolo aveva una relazione?”

“No, che io sappia” replica gelidamente Ludmilla, cercando di nascondere la verità.

“Eppure…” insiste il poliziotto.

“Perché?” domanda la ragazza.

“E’ strano che una bella ragazza non avesse nemmeno un corteggiatore” dice, osservandola negli occhi. “E tu?”

Ludmilla sobbalza per cambio repentino di soggetto. Arrossisce prima di ritrovare la parola per rispondere.

“Io?” afferma, facendo una smorfia. “Io? Nessuno”.

“E il misterioso mazzo di fiori?” la incalza Ricardo.

“Non saprei. Se c’è, è talmente segreto che non lo conosco” esclama ridendo, gettando all’indietro i lunghi capelli biondi.

“Nemmeno un’idea?”

“Neppure l’ombra!”

“Non me la conti giusta sulla Lopiccolo!” afferma Ricardo, tornando all’argomento originario.

“Perché?” chiede la ragazza, tradendo un filo di affanno.

“Affermi di ignorare che la Lopiccolo aveva una relazione. Eppure non sei convincente”.

“Dico la verità!”

Qualcuno bussa alla porta, traendola dall’impaccio di continuare a negare. “Avanti” urla Ricardo. Un poliziotto porta un vassoio con panini, tramezzini, acqua e birra. “Grazie” gli dice il commissario congedandolo con il gesto della mano.

“Giri sempre in bicicletta?” le chiede Ricardo.

“Sempre” risponde con la bocca piena la ragazza.

“Ma non vai al Lido, mai?”

“Oh! No!”

“E come?”

“Col pullman. Si ferma poco distante da casa”.

“Ma dove abiti?” si informa il commissario. Sa perfettamente dove ha l’appartamento ma finge di ignorarlo.

“Una traversa di via Pomposa” replica Ludmilla.

“Perché non hai accettato il passaggio della Lopiccolo con la Smart?” chiede a tradimento Ricardo.

“Preferisco il pullman” risponde la ragazza, ignara del tranello.

“Eppure l’altro giorno hai affermato che la Lopiccolo non aveva la patente, né una macchina?”

Ludmilla si morde il labbro inferiore. Ha abbassato la guardia e lui ha colpito. Ormai non può affermare che non era a conoscenza che Teresa guidasse a avesse una macchina. “Non sarei credibile. Però tu sei un fetente!” dice a se stessa, sostenendo lo sguardo del commissario.

“Non hai risposto” la incalza il commissario.

“Cosa dovrei dire? Anche se affermo il contrario, lei non mi crede” replica furibonda.

Ricardo nota immediatamente il cambio di tono e l’uso del ‘lei‘ al posto del tu.

“Se mi dici la verità, ti credo” dice sornione il commissario.

“La verità è che ignoravo che Teresa possedesse una macchina” afferma con decisione Ludmilla, fermamente decisa a uscire dall’impasse nel quale si era cacciata.

“Conosci qualcuno che si chiama Alex o Felix? Che ne so, colleghi o amici?” dice Ricardo cambiando volutamente di nuovo argomento.

“E chi sarebbero?” replica la ragazza con un’altra domanda.

“Se te lo chiedo, vuol dire che non li conosco” afferma il commissario, fingendo di ignorare dove ha trovato questi nomi.

“E perché dovrei saperlo io?” dice Ludmilla, scansando il nuovo tranello.

“Lavorava in ufficio con te. Avresti potuto ascoltare una sua conversazione” continua subdolamente.

“In ufficio parlavamo solo di lavoro. Mai di questioni private”.

“Beh! Non ci sono solo i telefoni… esistono anche i diari, le agende, i post-it, le mail…”.

“Non è mio costume leggere i diari o le agende private degli altri…”.

“Ah! Dunque sapevi che teneva un diario…” Ricardo si ferma per un attimo prima di riprendere a parlare e porle una domanda subdola. “Tu hai un diario personale?”

“Sì, ma lo tengo in un cassetto di casa” risponde senza riflettere bene sulla risposta.

“Quindi, eri a conoscenza che la Lopiccolo teneva un diario?”

“Sì ma…”

“D’accordo. Non l’hai letto ma sapevi che lo teneva in ufficio” insiste il commissario, vedendo la ragazza sempre più impacciata.

“No. Non ne ero a conoscenza fino all’altro giorno, quando l’avete preso” dice con tono convincente.

“Va bene. Ma sei sicura di non aver mai sentito questi due nomi: Alex e Felix?”

“No”.

“Tra le tue conoscenze non c’è nessuno con questi nomi?”

“No ma potrebbero essere nomi di fantasia…”.

“Come fai a saperlo?”

Ludmilla si morde il labbro inferiore, facendo uscire una goccia di sangue.

“Non lo so. Una semplice idea o intuizione. Nulla di più” prova a rimediare la ragazza.

“Eppure l’hai detto con un tono persuasivo. Come se quei nomi tu li avessi già letti!”

“No, no!” afferma cercando di essere creduta. “Mai sentiti prima!”

“E va bene…”

Sta per aggiungere qualcosa, quando bussano alla porta.

“Aventi” urla spazientito Ricardo, furioso per aver interrotto l’interrogatorio della ragazza.

“Dottore, è arrivata Maria Lopiccolo. Che facciamo?” chiede il poliziotto che si affaccia sulla stanza.

“Falla passare” risponde irritato.

1Trad. Quella ragazza ha meritato

2Trad. Quando l’asino non vuole sentire, è inutile chiamarlo. – detto salentino

3Trad. Sì, ti porto a casa, figlia mia! Morta finalmente e malamente!

4Trad. Teresa, invece ha detto no e deve essere no

5Trad. Come pensi di vivere, figlia mia?

6Trad. A casa devi stare!

7Trad. E’ una testarda come me!

8Trad. Sapevo che sarebbe male

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Il mazzo di fiori – parte diciottesima

Ludmilla si chiede cosa vuole Ricardo, mentre risponde alla chiamata.
“Buondì” esclama la ragazza leggermente agitata.
“Ciao, sono Paolo…” dice il commissario, aggiungendo dopo una breve pausa “…Ricardo”.
“Ciao”.
“Hai tempo per una chiacchierata sulla Lopiccolo?” domanda cauto.
“Sì, nella pausa pranzo. Ma per caso non è come l’ultima volta, quando sono stata da voi per tutta la giornata?” precisa Ludmilla.
“No, no. Due parole informali” dice, mentendo Ricardo.
“Ho già capito tutto, che dovrò prendermi il pomeriggio di ferie!” replica sconsolata. “La tua è una domanda inutile. O vengo con le buone o mi costringi con le cattive maniere…”.
“Ma no!”
“Quanto sei bugiardo! Sarò da te alla mezza”.
“Grazie. A più tardi”.
Ludmilla chiama Sara per informarla che non rientrerà dopo la pausa pranzo.
“Cosa segno?” chiede.
“Mezza giornata di permesso non retribuito”.
“Come mai?”
“Viene il tecnico del telefono per aggiustarmi la linea telefonica” dice, inventando la prima scusa plausibile che le viene in mente.
“D’accordo”.
A Ludmilla non va di dire la verità, perché è consapevole che Sara la andrà a riferire a Chiumento.
“Meno informazioni ha quel viscido, meglio è” pensa, cercando la concentrazione sul lavoro che sta svolgendo.
Per qualche strana intuizione è convinta che uno dei due amanti di Teresa possa essere proprio lui.
Prova a scacciare questo pensiero dalla mente senza successo.
Felice si sente inquieto. Qualcosa lo sta solleticando senza comprendere che cosa possa essere. Legge il nuovo articolo sul caso di Teresa Lopiccolo e si domanda il motivo del comunicato della procura.
“Avrebbero potuto tranquillamente fregarsene delle indiscrezioni, delle ipotesi ma sono usciti con quel comunicato scarno, che lascia trasparire che sono in possesso di altre informazioni importanti” riflette nel tentativo di capire quali sono.
Scuote il capo . Finisce di bere il caffè. Osserva sempre l’ingresso di R&S dal tavolino d’angolo vicino alla vetrina. Il caffè gli ha lasciato un retrogusto amaro. Nuovi pensieri lo avvolgono, quando nota una persona che appoggiato a un fittone d’angolo finge di leggere un giornale. Un nuovo campanello d’allarme scatta nella sua testa.
“Chi è quella persona che pare aspettare qualcuno?” si chiede silenziosamente, mentre piega con cura il giornale.
“Devo essere prudente” si rassicura con un sorriso.
Il procuratore Lopapa ha sul suo tavolo dei nuovi referti. L’autopsia conferma che Lopiccolo è morta istantaneamente e non per effetto dell’impatto della Smart col muro.
“Dunque era già morta, quando ha perso il controllo dell’auto. Ora si deve capire da dove è stato sparato il colpo. Un fucile di precisione mi dicono i periti balistici. Tra qualche giorno mi diranno anche il tipo”.
Prende una piantina dettagliata del Corso per individuare approssimativamente dove si sarebbe appostato il killer. Apre Google street view e si posiziona davanti all’ingresso del parco Pareschi. Muove l’omino da un lato all’altro. Cambia visuale, immagina lo scenario.
“Di fronte o quasi c’è il civico 167. Una casa privata mi pare. Però penso di escluderlo visto il punto d’impatto della Smart. L’edificio precedente, proseguendo verso il Castello, è La Casa della Patria Pico Cavalieri, che ora è vuota. Potrebbe essere un possibile luogo dell’agguato. Di fronte all’archivio di stato, c’è il civico 161… Anche questo potrebbe essere potenzialmente una possibile locazione per il nostro killer ma è un’abitazione privata. Quindi… Ma è inutile ragionare su questo. Devo aspettare che i periti balistici mi diano angolazioni del colpo e poi il consulente mi dica quali finestre siano compatibili”.
Chiude Google e cartina e si concentra sul movente ma ha un sussulto.
“E se la Lopiccolo fosse stata il bersaglio sbagliato. La Presente ha detto di avere infilato bruscamente via Coramari per ritornare verso San Romano. E quindi il killer potrebbe aver sparato, colpendo l’altra che la seguiva. Ma no, non può essere. Troppo preciso il colpo per essere un errore”.
Si rilassa, appoggiandosi allo schienale della poltrona di pelle nera, e riflette.
“E’ un rebus tutto. Teresa Lopiccolo segue la collega di ufficio. Perché? Prima domanda insoluta. La Presente riceve un mazzo di fiori inaspettato senza conoscere l’identità della persona. Chi è? La Smart dell’incidente non doveva essere lì. Chi ha preso le chiavi? La Lopiccolo è incinta. Il padre è sconosciuto. Chi sarà? Tra gli appunti della Lopiccolo ci sono due nome: Alex e Felix. Nomi inventati o personaggi reali?”
Lopapa smette di scrivere la lista dei dubbi e prepara una richiesta alla polizia municipale per avere un dettagliato rapporto sui rilievi eseguiti.
E’ mezzogiorno e trenta e Ludmilla si affaccia sulla strada con la bicicletta pronta per essere inforcata. Felice rimane a osservare cosa fa e dove va, senza distogliere lo sguardo dall’uomo che pare montare la guardia all’edificio. Con grande sorpresa non lo vede muovere un muscolo, come se non lo interessasse dove andrà Ludmilla.
“Mi aspettavo che seguisse con lo sguardo la ragazza. Invece pare assorto in altri pensieri. E’ possibile che mi sia sbagliato?”
Mentre fa queste riflessioni, perde di vista Ludmilla. Non ha visto che direzione ha preso. Si alza. Paga il caffè, mostrando irritazione e nervosismo. Si precipita fuori. Non riesce a scorgerla, mentre l’uomo appostato muove le labbra come se comunicasse con qualcuno.
Felice è incerto ma alla fine decide di avviarsi verso piazza della Repubblica.
“E’ inutile dannarsi e correre in qua e in là, finendo col tradirsi. Devo mostrare indifferenza e allontanarmi come uno dei tanti impiegati che raggiungono un bar per mangiare un tramezzino” si dice, fingendo indifferenza.
Ludmilla in pochi minuti raggiunge la questura, seguita dagli occhi attenti di una ragazza, che la segue come un’ombra.

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Grazie, Art

Nemmeno 24 ore sono passate da quando Mara Carlesi mi ha nominato nel suo blog, che un’altra nomination è arrivata. Questa volta è stata Art, che ringrazio pubblicamente.
Come nelle nomine precedenti cito il suo blog “Art inside me” e rispondo alle sue domande. Poi tutto si esaurisce qui.
Come più volte ho detto in queste occasioni, le nomine danno piacere e soddisfazione ma proseguendo darei respiro a queste catene di sant’Antonio e sarei ingiusto nei confronti di chi mi segue, mi legge e commenta.
Ecco dunque le risposte ai quesiti posti da Art
1 Una cosa buffa che vi è capitata tra le mani la ricordate? No, ma forse era la cosa buffa assente.
2 quale insetto vi piacerebbe essere? Nessuno. Mi baste essere me stesso e faccio una gran fatica a esserlo.
3 In quale contesto vi siete sentiti/e di “troppo”? Se percepisco di essere di troppo, me ne vado. In chiesa a dispetto dei Santi non ci sto.
4 Siete accomodanti o capricciosi? Né l’uno, né l’altro. Come sono? Tenace e puntiglioso.
5 Siete da viaggio organizzato con cura o zaino in spalla e via all’avventura? Diciamo un mix. Mi piace l’avventura ma all’interno di un viaggio che ho organizzato io. Quelli preconfezionati non mi piacciono e neppure sfidare la fortuna.
6 Un personaggio storico in cui vi rivedete nei pensieri e nelle azioni : sareste chi? Leopardi
7 Una pietanza a cui non rinuncereste mai quale sarebbe? Non esiste, tolte cipolla e aglio, mi piace tutto.
8 Siete da pugni o da carezze? Quando serve uso le carezze o i pugni ma in fondo sono un gran romantico.
9 Se vinceste un gratta-e-vinci da 1000euro cosa vi comprereste immediatamente? (ancor prima di averli incassati) Niente! Perché? Non mi va di sprecare soldi sul gratta e “perdi”. Non sono fortunato e quindi non sfido la fortuna. E poi con 1000€ cosa si può acquistare di così gratificante da correre a comprarla?
10 Tutto in borsa/borsello o nelle tasche? Solo chiavi, portamonete,  portafoglio. Già queste pesano alquanto

E ringrazio nuovamente Art.

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Grazie Mara Carlesi

Mara Carlesi ha avuto la bontà di nominarmi per Liebster Award e la ringrazio di cuore. Come ho fatto in occasione di altre nomine mi assoggetterò con molto piacere alle domande che il gioco richiede senza nominare altri dopo di me.
Il suo blog, paveseggiando.wordpress.com, è veramente interessante e ricco di notizie letterarie e ve lo consiglio di frequentarlo. Anche il testo più noioso diventa stimolante e costringe il lettore a riflettere. Veramente brava e competente. Complimenti.
Cosa impone la nomination? Dire sette cose su di me.
Dunque ecco cosa penso.
1) amo leggere. Sono un lettore compulsivo e onnivoro.
2) mi piace scrivere. Il giudizio lo lascio agli altri.
3) amo difenedere tenacemente le mie idee ma sono capace di cambiarle.
4) amo gli animali
5) rispetto sempre le opinioni altrui
6) mi affido all’intuito ma riesco a essere anche razionale.
7) parlare di me mi riesce difficile, perché pensa, pensa e non mi esce nessuna idea.
Grazie ancora Mara.
 

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Il mazzo di fiori – parte diciasettesima

La Nuova Ferrara del 25 settembre 2013

I misteri sull’incidente di venerdì scorso cominciano a diventare più chiari.

Dal nostro inviato

Qualche velo si sta alzando sul misterioso incidente di venerdì scorso, nel quale una giovane donna è rimasta uccisa. Incidente inspiegabile per la dinamica. Incidente che ha suscitato forti perplessità fin dall’inizio. La mancata identificazione della donna, l’assenza di documenti atti a darle un nome e cognome ha reso ogni aspetto, anche quello più normale, un mistero nel mistero. Lo stupore del proprietario della Smart, che ha dichiarato di non aver prestato la macchina e di non conoscere la donna, aveva lasciato perplesso più di un lettore. Insomma un giallo in piena regola

Già nell’articolo del ieri abbiamo accennato a una donna, che avrebbe riconosciuto il cadavere, senza avere avuto la conferma dell’informazione. Concludevamo che stavamo brancolando nel buio.

La serata di ieri ha portato qualche nuovo tassello per ricomporre un puzzle e avvicinarci alla verità. Nel pomeriggio era circolata una voce che la donna avesse finalmente un nome e cognome. Verso sera gli inquirenti hanno diramato un comunicato, dove fornivano alcune informazioni che confermavano le voci di lunedì 23. Dunque la vittima del mortale incidente ha un’identità finalmente. Si chiama Teresa Lopiccolo di anni 30, originaria di Lecce, impiegata in una società di Ferrara. Abita in città, in via degli Angeli, 46. Laureata, lavora come impiegata in una grossa assicurazione.

Trapelano nuove indiscrezioni sulle cause che hanno provocato l’incidente. Sembrerebbe che sia stata colpita da un proiettile. La stessa fonte cita notizie filtrate dall’Istituto di Medicina Legale. Se fosse vera anche questa novità, ci si domanda da dove è stato sparato il colpo e perché nessuno ha udito lo sparo. Che sia un revival del famoso caso di Marta Russo, che venne colpita alla testa da un proiettile, mentre camminava nei viali della Sapienza a Roma il 9 maggio 1997 e morta cinque giorni dopo? Il misterioso sparatore voleva colpire Teresa Lopiccolo deliberatamente oppure è stato solo un incidente non voluto? Risolto un dubbio ne sorgono altri tre. Si moltiplicano come i famosi pani e pesci di evangelica memoria.

Ma torniamo in tema. Abbiamo intervistato i vicini della donna. Tutti assicurano che era una persona discreta e silenziosa. Usciva alla mattina per tornare verso le 18 o 19. Pochissime le persone che frequentavano il suo appartamento e non c’è stato mai motivo di lamentele. Chi era questa donna? Al momento non abbiamo informazioni più dettagliate di quelle riportate sopra. Tutto questo rende nebbioso sia il movente sia un ipotetico identikit dell’assassino.

Ludmilla ha letto le carte di Teresa più di una volta e non riesce a comprendere come Teresa sia riuscita a nascondere con abilità relazioni e aspetti personali, senza che lei ne avesse la minima percezione.

E’ seduta alla sua scrivania ma la mente vaga altrove. Scrivania, PC della collega sono stati sequestrati e portati via. L’armadio è sigillato. Si aspetta da un momento all’altro di traslocare ma la questione non le interessa.

“Un ufficio vale l’altro” dice a se stessa per esorcizzare il fantasma di Teresa.

“Mi domando come sia stata abile a nascondere la relazione… anzi due relazioni. Ma chi sono Alex e Felix? Chi sarà il padre del bambino?” riflette osservando il vuoto della scrivania.

Si alza, prova a ragionare.

“Le carte parlano chiaro. Le analisi dicono senza equivoci che Teresa era incinta. Anzi era in due mesi. Come non ho potuto accorgermi di questo? Lei portava sempre pantaloni attillati e camicette strette che mettevano in mostra le forme del corpo. Mi sono sempre chiesta come facesse a resistere così inguainata e fasciata. I bottoni parevano esplodere ad ogni sussulto delle tette e il culo trasbordare dai pantaloni”.

Una breve risata interrompe il ragionamento.

“Sì, Teresa non si poteva dire che fosse un fuscello! Due pomi da quinta taglia coppa C” Una nuova risata le sorge spontanea, perché lei col seno appena abbozzato potrebbe farne a meno. “Fianchi robusti e addome di certo non piatto. Non era un ass da bugà1! Con quel culo e quelle tette!”

Quante volte ha provato invidia con tutto quel ben di Dio di cui era dotata Teresa. Lei longilinea, col fisico più da adolescente che da trentenne, non attira gli sguardi degli uomini come invece riusciva a Teresa. Alza le spalle come per scacciare quei pensieri fastidiosi che la distolgono dal ragionamento sulla collega di ufficio.

“Sì, sono stata cieca a non cogliere che Teresa aveva una vita sessuale molto più interessante della mia, che in pratica non esiste. Ero come prigioniera della mia torre eburnea, che mi ero costruita per difendermi dai maschi. E pure i commenti galanti, le avance sessuali mi lusingano, anche se poi le relego nello scantinato della mia mente”.

Qualche flirt, qualche bacio rubato, qualche carezza veloce c’era stata ma sono stati episodi marginali e mai travolgenti.

“Non sono più vergine da quando avevo diciotto anni. Qualche rapporto più occasionale che cercato e voluto. Niente di eccitante. Eppure mi piacerebbe avere un compagno ma…”. Un sospiro interrompe questi pensieri.

Torna a concentrarsi sulle carte di Teresa e vorrebbe dare un volto a Alex e Felix.

“Due nomi di fantasia oppure questi due uomini, che godevano quasi in contemporanea delle attenzioni di Teresa, sono due nomi reali? Devo rileggere con più cura le carte. Ora sono uomini privi di volto”.

Poi come un flash gli appare il mazzo di fiori, comparso misteriosamente sulla sua scrivania,

“Quale nesso c’è tra queste rose e la morte di Teresa?” si domanda inquieta.

Il commissario Ricardo è nel suo ufficio a riordinare carte, appunti e pensieri. Ripensa a ieri sera e alla lunga discussione con Lopapa.

Il procuratore non intendeva far uscire la notizia che la vittima era stata identificata ma le argomentazioni erano deboli e poco convincenti.

“Perché non dire apertamente che la vittima è stata riconosciuta e ha un nome” aveva risposto alle obiezioni di Lopapa.

“Vorrei lavorare al riparo di informazioni utili per l’assassino” aveva replicato.

“Cosa cambia?” aveva insistito il commissario. “Diciamo solo che la vittima ha nome e cognome. Gli mettiamo un po’ di apprensione, perché, scavando nel passato di Teresa Lopiccolo, possiamo trovare un nesso con lui. Forse questo gli potrebbe costare un passo falso e scoprirsi, mentre al momento si ritiene al sicuro, lontano dall’essere identificato”.

“Potrebbe essere una logica deduzione la tua ma mi sembra che l’assassino sia freddo e razionale, poco incline a lasciarsi cogliere dal panico. Potrebbe distruggere o alterare il collegamento di lui con la ragazza”.

“Valutiamo gli elementi in nostro possesso” disse Ricardo nel tentativo di far prevalere la sua tesi. “Sappiamo con certezza due aspetti: il nome e la gravidanza della donna. Sicuramente poco. Non conosciamo: chi le ha fornito la Smart, il motivo per il quale seguiva la Presente, il nesso col mazzo di fiori, il nome del padre del bimbo che portava in grembo, chi sono Alex e Felix, se era in relazione con entrambi o solo uno dei due. Sette incognite contro due. Più ombre che luci”.

Una fragorosa risata accompagnò la disamina di Ricardo da parte di Lopapa. Troppi dubbi e poche certezze.

“Ridi, ridi” esclamò infastidito il commissario. “Però vediamo se divulgare la notizia del riconoscimento del cadavere può essere utile…”.

“Ascolto” disse Lopapa, appoggiando la testa sui palmi della mano.

“Se diramiamo un comunicato stampa col nome della vittima, togliamo pressione alle nostre indagini. L’assassino può dedurre che gli inquirenti hanno altre notizie che non sono state divulgate. Quali? Non lo sa ma potrebbe solo formulare ipotesi. Quindi potrebbe uscire allo scoperto nel tentativo di cancellare qualche traccia che possa condurlo a lui. In questo momento non possediamo nulla che possa associarlo a Alex o a Felix o a una terza persona che non è comparsa ancora sulla scena. Non dobbiamo dimenticare che c’è un misterioso mazzo di fiori, del quale non sappiamo nulla e quali punti di contatto abbia con la vicenda della Lopiccolo. Far trapelare col contagocce le notizie, gli potrebbe mettere un po’ di pepe nel culo”.

Lopapa l’aveva guardato assorto senza replicare nulla. La logica gli era apparsa buona e l’idea di fornire poche informazioni per volta lo aveva stuzzicato.

“Mi hai convinto” aveva detto alla fine. “Prepariamo un comunicato stampa stringato e lo mandiamo alle redazioni dei giornali”.

Ricardo ricorda la soddisfazione provata, quando il procuratore aveva pronunciato quella frase e avevano confezionato quello scarno flash. Poche righe e stringate informazioni.

In data 24 settembre è stata identificata la vittima dell’incidente mortale di venerdì 20 in Corso della Giovecca. Si tratta di Teresa Lopiccolo di anni 30, residente in città in Via degli Angeli, 46. La donna è originaria di Lecce. I familiari sono stati avvertiti. Le indagini proseguono nel massimo riserbo per individuare le cause”.

Ricardo rilegge le carte. Un referto certifica che la ragazza era incinta di due mesi, informazione verificata in sede di autopsia. Due lettere distinte o meglio due annotazioni sull’agenda, come se fossero il brogliaccio di due missive, indirizzate a due uomini; Alex e Felix. “Nomi di fantasia o reali?” si era chiesto il commissario. Tre numeri di telefono. Uno corrisponde alla madre, che è rimasta fredda alla notizia della morte della figlia. “Perché?” aveva annotato Ricardo accanto al nome della donna. Gli altri due parevano nominativi innocui ma sono da verificare con maggior dettaglio. Dall’esame della sim della ragazza morta non comparivano nessuno dei tre. Nuovo punto di domanda di fianco ai numeri.

“Devo convocare la Presente per interrogarla su questi numeri e sui due nomi” si dice, afferrando il telefono per chiamare Ludmilla.

1Ass da bugà voce dialettale che indica una persona piatta, senza forme. Un corpo liscio come un asse da bucato.
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Il mazzo di fiori – parte sedicesima

Ricardo, accompagnato da Ludmilla, si trasferisce nel ufficio, dove lavorava Teresa.

“Qual’è la scrivania della Lopiccolo?” domanda con tono imperioso il commissario.

“E’ quella lì” risponde la ragazza, indicando con l’indice il posto di lavoro.

“E’ stata toccata?” chiede sedendosi sulla poltrona della sfortunata ragazza, mentre fa attenzione a non toccare nulla.

“Io, no di certo. Se l’hanno fatto altre persone, non lo so con franchezza”.

Il commissario, indossati un paio di guanti in lattice chiaro, apre un cassetto, poi un altro e alla fine trova quello chiuso. Armeggia un po’, poi desiste.

“Hai le chiavi? O sai dove le ha messe?” domanda, alzando il capo verso un punto remoto, come se fosse alla ricerca della chiave.

“No” replica senza tentennamenti.

“Non sai dove teneva le chiavi?”

“No. Non ho mai notato che armeggiasse attorno ai cassetti della scrivania”.

Ricardo si piega e nota che sulla base del PC stanno un mazzo di chiavi. Le afferra e domanda sorridente: “Sono queste?”

“Potrebbero essere ma ti conviene provarle. Basta inserirle una volta nella serratura. Se una gira, è quella giusta” risponde sarcastica Ludmilla, come per prendere in giro il commissario.

Lui ride alla battuta, mentre tenta di aprire il cassetto. Una, più piccola e corta delle altre, gira senza sforzo. Afferra la maniglia, la tira verso l’esterno. All’interno nota un’agenda di pelle e qualche penna.

“Non tiene molto la collega!” esclama stupito Ricardo.

“Perché?” domanda, fingendo di non conoscere il contenuto.

“Solo un’agenda”.

“Cosa ti aspettavi?”

“Non lo so ma qualcosa di più sostanzioso. La Lopiccolo ha anche un armadio personale?”

“Sì, è quello dietro le tue spalle” replica asciutta.

“Sarà chiuso a chiave. Immagino” dice il commissario, mentre si gira per osservare la serratura.

“Hai le chiavi. Basta provare”.

“Non sei molto collaborativa, oggi” afferma Ricardo, volgendole le spalle.

Al primo tentativo trova quella giusta e spalanca l’armadio. Anche questo è quasi vuoto. Su una scaffalatura in basso nota una moleskine e una busta in formato A4 più altri oggetti meno interessanti. Torna a guardare Ludmilla.

“Hai una busta di plastica?” le domanda.

“Ho solo queste tasche per documenti. Quelle che si vedono nei telefilm non ne possiedo” risponde la ragazza mentre gliene porge un paio.

“Le prendo con me” dice asciutto il commissario. “Hai scoperto qualcosa relativamente al mazzo di fiori?”

“No, anzi me ne ero scordata. Quello che è capitato a Teresa mi ha sconvolto” conclude la ragazza.

Ricardo si alza e porge la mano a Ludmilla.

“Può darsi che abbia ancora bisogno di te. Per il momento ti saluto” le dice uscendo dall’ufficio.

Sulla scrivania di Lopapa ci sono i risultati dell’autopsia. Prende i fogli e li rilegge.

…la morte è avvenuta istantaneamente per effetto di un proiettile che l’ha colpita nella zona templare sinistra, due centimetri sopra il bulbo oculare. Il proiettile è fuoriuscito nella guancia destra più in basso del foro di entrata di circa 4 centimetri e mezzo. L’impatto della Smart col muro di cinta del parco Pareschi ha avuto il solo effetto di martoriare il corpo della vittima che in realtà era già deceduta…”.

Lopapa scorre il referto e sobbalza.

“Porca puttana! Questo sì è un colpo di scena!” esclama, rileggendo il passo che l’ha fatto imprecare.

Legge con attenzione le righe incriminate.

“Ecco il movente dell’uccisione! Devo chiedere un supplemento di indagine al dottor Rocchi. Mi deve tracciare il DNA del reperto C”.

Afferra il telefono e comunica la sua richiesta al medico legale.

“Non posso farlo direttamente, perché ci mancano le attrezzature. Mando un frammento al RIS di Parma, sperando che rispondano in tempi celeri” afferma il medico.

“Non si preoccupi. Sarò io a pungolare una risposta chiude la telefonata Lopapa.

“Questa è una novità che potrebbe spiegare molte cose, che apparivano incongruenti. La Presente è più defilata come posizione, alla luce delle ultime informazioni. Non esce completamente dal perimetro delle indagini” riflette il procuratore che afferra un blocco di carta, sul quale comincia aa annotare nomi, domande, moventi, azioni.

Cerchia il nome di Teresa e lo collega a quello di Ludmilla con una freccia, scrivendo un’annotazione ‘perché segue la collega?”. Poi con una linea lega Ludmilla al mazzo di fiori con l’indicazione ‘chi è l’ammiratore/ammiratrice, che ha mandato un mazzo di fiori?‘.

Poi collega Teresa con la Smart e questa con Tarek Ben Hamman e annota altre domande. Il foglio si riempe di linee, frecce, domande. Diventa un guazzabuglio dove a stento si riesce a seguire un filo logico.

Lopapa vorrebbe stracciarlo e riscriverlo in maniera più leggibile ma si rende conto che sono più le domande che i dati certi. Rinuncia al proposito. Prende un altro foglio dove mette la lista dei nomi da interrogare. In cima c’è Ludmilla Presente, a seguire Tarek Ben Hamman, i vicini di casa e i colleghi di lavoro.

E’ quasi mezzogiorno quando Ricardo gli telefona.

“Ciao. Ho finito nel posto di lavoro della Lopiccolo. Ho raccolto un po’ di materiale e lo sto portando in questura per analizzarlo. Poi pensavo di darlo in pasto a quelli della scientifica, qualora ci potessero essere delle impronte” lo informa il commissario.

“No. Portalo nel mio ufficio. Lo esaminiamo insieme e poi decidiamo il da farsi. Ci sono novità grosse invece” risponde Lopapa.

“Quali?” domanda curioso Ricardo.

“La Lopiccolo…” comincia il procuratore ma si interrompe subito. “Scusami, Ricardo. Il discorso è lungo e mi attendono in tribunale. Ci vediamo alle 14 nel mio ufficio”.

Il commissario impreca sottovoce, perché Lopapa gli ha lasciato una grossa curiosità insoddisfatta. Deve attendere un paio d’ore prima di conoscere gli ultimi sviluppi.

“Ha scovato un nesso tra la Lopiccolo e il mazzo di fiori? Oppure ha scoperto come abbia ottenuto le chiavi della Smart? Oppure… Merda! E’ inutile immaginare cosa avesse da raccontarmi Lopapa!” esclama mentre entra nel cortile della Procura.

Felice è seduto all’esterno del bar di fronte al Castello. Fuma una sigaretta, mentre si bagna le labbra con la schiuma di una birra rossa. Ha aperto davanti a sé il giornale, dove si parla del caso di Teresa Lopiccolo. Sorride compiaciuto.

“Stanno brancolando nel buio” riflette, mentre schiaccia il mozzicone.

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Il mazzo di fiori – parte quindicesima

“Ieri, lei era dalla polizia. Almeno questo è quello che ci ha comunicato” comincia con tono duro e poco amichevole Chiumento, guardandola fisso negli occhi. “E’ vero oppure no?”

“Sì, Dottor Chiumento” risponde la ragazza reggendo lo sguardo dell’uomo in segno di sfida.

“Dunque è lei la donna, che è andata all’obitorio per identificare un cadavere, come riportano i giornali?”

“Potrebbe darsi”.

“Come potrebbe darsi?” replica stupito Chiumento.

“Certamente!” risponde con tono calmo Ludmilla. “Non posso darle una risposta certa, perché non so cosa abbiano scritto i giornalisti”.

L’uomo si agita e comincia a spazientirsi. Pensava di metterla nell’angolo, invece regge con sicurezza i suoi sguardi e replica senza paura.

“Ecco. Legga” le ordina l’uomo, porgendole il giornale.

La ragazza con calma lo prende e comincia a leggere l’articolo, mentre Chiumento si muove nervosamente sulla poltrona. Sono inequivocabili i segni di nervosismo, mentre lei tranquilla e serena continua imperturbabile la lettura. Squilla il telefono ma lui non risponde. Bussano con discrezione e decisione alla porta.

“Uffa! Benedetta ragazza! Le avevo detto che non volevo essere disturbato!” esclama a voce alta. “Avanti!”

Questa si apre di quel tanto per consentire alla testa castano di Sara di passare.

“Dottor Chiumento, il commissario Ricardo desidera parlare con lei”.

Sbianca e deglutisce in fretta prima di rispondere.

“Fallo entrare”. E rivolgendosi a Ludmilla, dice: “Aspetti di là, da Sara”.

“Come vuole lei, dottore” risponde, mentre si alza dalla sedia.

“La signorina Presente rimane” afferma imperioso il poliziotto, entrato nella stanza.

La ragazza si siede nuovamente, mentre il capo del personale mastica amaro, perché non comprende le motivazioni del diktat del commissario.

“Buongiorno. Commissario Ricardo, della questura di Ferrara”. Mostra il tesserino di riconoscimento, senza allungare la mano verso quella protesa di Chiumento. Si siede di fianco a Ludmilla, senza guardarla.

Chiumento non si sente tranquillo e si domanda il motivo per il quale la ragazza deve assistere al colloquio. Sente colare nel colletto della camicia un rivolo di sudore. Si muove sulla poltrona, cercando una posizione meno scomoda.

“Desidero farle alcune domande” afferma con tono di comando il commissario.

“Mi chieda pure” risponde cercando di modulare la voce per nascondere l’agitazione per la presenza del poliziotto.

“Questa” dice Ricardo, allungandogli un foglio pieno di timbri. “E’ l’autorizzazione a perquisire gli uffici e mettere sotto sequestro eventuale materiale legato alle indagini. E’ firmato dal procuratore aggiunto, il dottor Carmelo Lopapa della Procura di Ferrara”.

Chiumento non si stupisce, perché intuisce a cosa si riferiscono le indagini. Prende il documento, lo osserva con calma e lo appoggia sulla scrivania.

“Bene” afferma Ricardo. “La signorina Teresa Lopiccolo lavora alle vostre dipendenze?”

“Sì” risponde asciutto.

“Ha una sua fotografia?”

“Sì, quella al momento dell’assunzione. Mi tolga la curiosità. Perché tutte queste domande?”

“Vogliamo dare un’identità a un cadavere” replica Ricardo.

“E perché avete puntato sulla signorina Lopiccolo?” domanda Chiumento.

“Sospettiamo che la persona da identificare sia lei. A meno che non ci compaia di fronte”.

Chiumento stringe le labbra come per impedire l’uscita delle parole. Sa perfettamente che non è possibile. Riflette senza trovare una risposta intonata alla domanda. Ha anche la certezza che Ludmilla abbia già identificato la donna morta. Ritiene inutili queste schermaglie dialettiche.

“Non può comparire” rivela l’uomo. “Perché da lunedì mattina è assente dal lavoro. Non sappiamo il motivo, né dove sia finita”.

Chiumento spinge un pulsante per chiamare Sara.

“Signorina” si rivolge alla ragazza che è appena entrata nell’ufficio. “Potrebbe prendere dall’archivio la fotografia della signorina Teresa Lopiccolo e l’intera documentazione?”

“Sarà fatto, dottor Chiumento”.

La ragazza sparisce velocemente, chiudendosi la porta alle spalle.

“Nell’attesa le chiedo: ha parenti a Ferrara?” domanda Ricardo.

“Non credo ma le sarò più preciso, quando guardo la documentazione. Non ricordo tutte le posizioni dei dipendenti” risponde Chiumento.

“Bugiardo!” si indigna silenziosamente Ludmilla. “Teresa la conoscevi bene. Altro che balle! Ma devo tacere, perché non posso rivelare la fonte delle mie certezze!”

“Nessuno le chiede di conoscere a memoria la storia dei vostri dipendenti. Aspetterò con fiducia. Credo però che ricorderà, anche senza l’aiuto dei documenti, se la signorina Lopiccolo ha subito dei richiami per aver infranto le regole aziendali”.

“Su questo punto posso essere preciso. Richiami ai dipendenti per infrazioni alle norme non ci sono stati, né Teresa… la signorina Lopiccolo ne ha mai ricevuto qualcuno”.

“Con chi lavorava in ufficio?” domanda Ricardo, pur conoscendone la risposta.

“Caro Commissario, non mi dica di non conoscere la risposta, visto che ha imposto la presenza della signorina Presente” replica piccato Chiumento.

“Non lo sapevo” replica il commissario abbozzando un sorriso. “Dunque la signorina Presente o signora…?”

“Sono single” dice Ludmilla, facendo sentire la propria voce. “Cosa vuol sapere, commissario?”

Chiumento assume una posa interessata e guarda ora l’uno ora l’altra.

“La signorina Lopiccolo non le ha mai fatto confidenze personali?” chiede Ricardo.

“No. Era molto riservata. Mi accorgo ora che Teresa era una perfetta sconosciuta”.

“Teneva diari o altro del genere?”

“Può darsi ma in ufficio non l’ho mai vista scrivere qualcosa che non fosse attinente al ruolo che ricopriva”:

“Cosa faceva?”

“Aveva un portafoglio di clienti, dei quali seguiva investimenti e rendimenti”.

“Allora aveva contatti con l’esterno?”

“No, no!” esclamò Ludmilla. “Sono i nostri agenti che lavorano all’esterno. Noi gestiamo il portafoglio come backoffice. Segnaliamo agli agenti se qualche investimento sta andando male, prepariamo le lettere per la clientela sia quelle regolamentate, che quelle estemporanee. In pratica osserviamo in tempo reale l’investimento e il suo andamento. Se scende sotto un livello prefissato, facciamo partire un sms di warning. Non abbiamo molto tempo da dedicare né a confidenze né a scrivere diari”.

“E’ stata chiarissima, signorina Presente”.

Ricardo stava per rivolgere una domanda a Chiumento, quando sente bussare. Era Sara che arrivava con tutta la documentazione di Teresa.

“Grazie, Sara. Appoggi tutto sulla mia scrivania” dice il capo del personale, facendo segno che può uscire dalla stanza.

Chiumento apre il faldone e prende una fotografia, che porge al commissario.

“Ecco. Questa è Teresa… la signorina Lopiccolo”.

Ricardo l’osserva e annuisce.

“E’ proprio lei”.

Prima che il capo del personale possa replicare, Ricardo gli pone una domanda.

“Tarack Ben Hamman…. Le dice nulla questo nome?”

“No” risponde prontamente Chiumento.

“Era originaria…” chiede il commissario, lasciando interrotta la frase.

Il capo del personale controlla, legge qualche documento e infine estrae un foglio un po’ ingiallito, che porge al commissario.

“San Cataldo…” comincia a leggere Ricardo. “Frazione di Lecce. Dunque era pugliese la ragazza. Ha dei recapiti?”

Chiumento consulta ancora il faldone e scuote il capo. “Solo quello di Ferrara”.

“Avrei finito. Il faldone lo prendo con me”.

“Non è possibile” esclama il capo del personale.

“Sì, è possibile. Legga quel documento che le ho dato. Sono autorizzato a prelevare qualsiasi atto utile alle indagini”.

“E se va perso…” domanda impaurito Chiumento.

“Chiami… quella signorina. Stenderà l’elenco del contenuto del faldone che firmeremo io e lei”.

Un uomo, seduto al tavolino interno del Caffè prospiciente R&S, legge con attenzione i giornali locali, che accennano alla misteriosa bionda, vista in compagnia del commissario e del procuratore. Non muove un muscolo della faccia, mentre con un occhio tiene sotto osservazione l’ingresso. Non sorride, non muta espressione, sembra assorto nella lettura. In realtà quegli articoli li conosce a memoria. Li ha letto qualche ora prima, mentre prendeva il primo caffè della giornata. Sa chi è la bionda. E’ tranquillo. Nessuno sarà in grado di associarlo alla ragazza morta.

Paga la consumazione. Si alza ed esce. Sa perfettamente come muoversi e dove colpire.

“Ogni cosa a tempo debito”.

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Il mazzo di fiori – parte quattordicesima

La Nuova Ferrara del 24 settembre 2013

Trapelano indiscrezioni sul misterioso incidente di venerdì 20.

Dal nostro inviato

Sembrano in arrivo delle novità sul misterioso incidente di Corso Giovecca. Alcune fonti hanno riferito di aver visto una ragazza in compagnia del procuratore Lopapa e del commissario Ricardo, che si stanno occupando del caso. Quale sia l’identità della donna non è dato di sapere ma una persona l’ha vista arrivare in bicicletta in questura nella giornata di ieri per poi uscire col commissario e raggiungere la procura.

Il nostro informatore giura che dopo non molto tempo il terzetto ha fatto tappa all’istituto di medicina legale di Fossato di Mortara, probabilmente per identificare la morta. Non si sa se questo abbia dato esito positivo. Il riserbo degli inquirenti è strettissimo e da loro non filtra nessuna indiscrezione.

Chi sia questa donna non siamo riusciti a saperlo né dove lavora o vive. L’informatore ha dato un sommario identikit. Alta, dai capelli biondi lunghi fino alle spalle. Si muove in bicicletta, una Bianchi azzurra gran turismo e nulla più.

Abbiamo interpellato telefonicamente sia Ricardo sia Lopapa ma non siamo riusciti a ottenere informazioni. Si sono limitati entrambi, come se ci fosse un tacito accordo, a dire che le indagini si muovono con cautela perché non si conosce il nome della donna morta, né in quale modo sia deceduta, né un possibile movente. ‘Tutte le ipotesi sono valide’ hanno aggiunto entrambi.

Tutti questi misteri non hanno senso logico. O gli inquirenti hanno qualche carta da giocare oppure brancolano nel buio più totale. In entrambi i casi noi cronisti non sappiamo cosa raccontare ai nostri lettori.

Speriamo domani di avere notizie più sostanziose.

“Merda!” esclama Ricardo dopo aver letto l’articolo. “Se individuano Ludmilla, il nostro piano subisce una battuta d’arresto e dobbiamo cambiare strategia. La ragazza è sveglia e sa destreggiarsi bene ma i cronisti della nera sono dei mastini”.

Il commissario ripiega con cura il giornale e telefona a Lopapa.

“Salve. Hai letto la cronaca di Ferrara?”

“No. Cosa dice?”

“La Nuova Ferrara ha descritto a sufficienza la ragazza in maniera che potrebbe essere individuata, visto che lavora in centro”.

“No. E’ un rischio che dobbiamo correre. Non è pensabile nascondere i nostri passi. Certo che accostare la visita di una ragazza al caso in oggetto ci vuole fantasia. Sono dell’avviso che sia stata una soffiata di una talpa. Una mezza idea ce l’avrei…”.

“Ho capito. L’addetto che ha mostrato il cadavere”.

“Bravo. Proprio lui! Poi i nostri imbratta carte hanno fatto tutti i collegamenti. Però avrei preferito che ci fossero un paio di giorni di silenzio. Ora ci dobbiamo muovere. Anche il killer sa che qualcosa bolle in pentola. Ludmilla sta correndo dei rischi come mandante o come persona informata”.

“Cosa pensi di fare?” gli chiede Ricardo.

“Mettiamo sotto sorveglianza discreta la ragazza” risponde Lopapa.

Il procuratore dà un’occhiata distratta al monitor, dove scorrono le varie news.

“Porca puttana!” esclama arrabbiato.

Ricontrolla l’informazione. Non ci sono dubbi. Apre il tweet di Estense.com e ha la conferma.

Identificata la giovane donna morta venerdì scorso in un misterioso incidente in Corso Giovecca. Si tratta di Teresa Lopiccolo, che abita in Via degli Angeli al 46. Ieri sera la polizia ha messo i sigilli alla sua abitazione. Una vicina di casa, interpellata dalla nostra redazione, ha affermato che la ragazza non è più rientrata in casa dopo essere uscita il mattino di venerdì 20. Teresa Lopiccolo ha circa 30 e lavora in centro a Ferrara in una grossa società assicuratrice.

Il procuratore riflette sulle prossime mosse.

Ludmilla ha passato una notte agitata tra sogni e incubi. La sveglia decreta la loro fine.

“Devo sbrigarmi e rimettere in ordine tutto quello che ho preso. E’ dinamite e rischio di saltare per aria” dice alzandosi prima del solito.

Prende al volo il caffè e dopo un sommario trucco pedala con vigore verso l’ufficio. Sono le otto quando si presenta all’ingresso, facendosi riconoscere dai guardiani. Sale velocemente le scale e col fiatone apre l’ufficio.

“Merda” esclama in silenzio. Ci sono ancora le donne delle pulizie.

“Ci mettiamo un attimo” dice una delle due, mentre con vigore pulisce la scrivania.

“Fatte con calma” risponde la ragazza, che a stento reprime l’ansia.

Si siede al suo posto. Tiene la borsa sulle ginocchia. Sbircia se le chiavi sono al loro posto. Finalmente escono ma ha perso un quarto d’ora buono. Gli uffici cominciano ad animarsi e i rischi di essere sorpresa aumentano. Infila i guanti di lattice trasparente. Prende la chiave e apre il cassetto chiuso, riponendovi agenda, moleskine e busta. E’ in un lago di sudore, che puzza di aglio per l’agitazione.

“Porca miseria! Dalla fretta stamattina non ho messo né profumo né deodorante. E ora ne pago le conseguenze!”

Estrae dalla borsa un flacone di ‘Arrogance‘, che spruzza generosamente sulla camicetta. I grossi aloni di sudore si notano sotto le ascelle e l’abbondante spruzzata peggiora la situazione. Il nervosismo non si placa e avverte che la giornata sarà dura senza capire da dove nasce questa sensazione. Respira a fondo nel tentativo di calmarsi. Quello che ha letto ieri sera continua a ronzare nella testa. La scuote, muovendo i capelli biondi che le coprono e scoprono il viso. Mentre sta facendo questi movimenti, entra un collega con La nuova Ferrara in mano.

“Leggi” le dice mettendo il giornale aperto dinnanzi a lei. “La descrizione calza a pennello con te”.

“Quale descrizione?” gli chiede cercando di dissimulare l’ansia.

“Quella della donna che ha identificato la morta di venerdì”.

“E perché dovrei essere io?” domanda cautamente Ludmilla.

“Leggi ‘Alta, dai capelli biondi lunghi fino alle spalle. Si muove in bicicletta, una Bianchi azzurra gran turismo‘. Sembra la tua fotocopia” conclude, ripiegando il giornale.

“Ma ci sono solo io a Ferrara che gira su una Bianchi azzurra gran turismo? Quel colore è uno standard!” replica ridendo ma tremando dentro per l’agitazione.

“Sarà come dici ma alta e bionda coi capelli lunghi fino alle spalle sembrano le tue caratteristiche fisiche. Non sei tu?”

“NO!” risponde seccamente.

Uscito il collega, percepisce che sarà una processione e che tutti le chiederanno se è lei la misteriosa donna vista in compagnia del procuratore che segue il caso.

E’ immersa nei suoi pensieri, quando lo squillo del telefono la fa sobbalzare.

“Pronto” risponde stancamente.

“Teresa Lopiccolo è morta!” dice una voce concitata che identifica per Sara.

“Ma scherzi?”

“No, no! Un tweet di Estense.com ha diffuso la notizia”.

“Ma è ufficiale?” domanda con una punta di inquietudine Ludmilla.

“No, no. Ma la polizia ha messo i sigilli al suo appartamento!” la informa Sara.

“Sono senza parole!”

“A chi lo vai a dire! Ma ieri la polizia non ti ha detto nulla?”

“No. Volevano solo che identificassi il telefono. E nient’altro”.

“Ti lascio. Corro dal dottor Chiumento per comunicargli la notizia”.

Ludmilla riflette. La sua posizione è precaria, perché è difficilmente sostenibile la versione concordata con Ricardo e Lopapa.

“Inoltre l’identikit della misteriosa donna che è andata all’obitorio” ammette la ragazza con una punta di sconforto “è troppo somigliante a me per sostenere il contrario. Già Piergiorgio l’ha detto, seppure tra le righe. Sicuramente Sara e Chiumento, quando leggono l’articolo, non avranno nessun dubbio. Sanno che ero in questura e sono rimasta là per molte ore. Devo telefonare immediatamente a Ricardo per concordare una linea d’azione”.

Squilla nuovamente il telefono.

“Sono Chiumento. Potrebbe venire con celere urgenza nel mio ufficio?” le dice con voce fredda e distaccata.

“Certamente. Tra un minuto sono da lei”.

Chiama Ricardo prima di andare dal capo del personale e gli spiega gli ultimi avvenimenti.

“Se ti chiedono se hai identificato la donna. Rispondi che non puoi parlare perché legata al segreto istruttorio. Tempo una mezz’ora e siamo lì” sono le istruzioni del commissario.

A Ludmilla tremano le gambe al pensiero di parlare con Chiumento. Si fa forza e si reca nel suo ufficio.

“Si accomodi” le dice l’uomo. “Dica a Sara che nessuno ci deve disturbare e poi chiuda la porta”.

La ragazza esegue gli ordini, anche se sente crescere l’ansia dentro di sé.

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Il mazzo di fiori – parte tredicesima

“Entri” dice Chiumento a Ludmilla, accompagnando le parole con un ampio gesto della mano.

“Buonasera, dottore” risponde la ragazza, accomodandosi sulla poltroncina dinnanzi alla scrivania.

“Ha fatto tardi” afferma osservando l’orologio da polso. “Cosa voleva la polizia da trattenerla l’intera giornata?”

“Nulla o quasi” risponde cercando di mostrarsi naturale.

“Nulla? E come mai è rimasta là?”

“Il commissario mi doveva chiedere qualcosa sul telefono di Teresa… Teresa Lopiccolo ma l’ha fatto a spizzichi e bocconi”.

“E lei non poteva andarsene rimandando ad altro giorno le spiegazioni?”

“Sì, avrei potuto farlo ma avrei buttato via altro tempo” ribatte Ludmilla. “Quindi visto che la giornata ormai era persa, ho preferito rimanere”.

“Ma cosa volevano sapere del telefono?”

“Ho chiamato il numero di Teresa e ha risposto il commissario Ricardo. Voleva che lo identificassi”.

“Era il suo?”

“Sì. Ammaccato ma era quello di Teresa. Posso andare o mi deve chiedere ancora qualcosa?”

Chiumento avrebbe voluto porle altre domande ma preferisce congedarla. Ci sarà tempo nei prossimi giorni per approfondire certi dettagli.

“Può andare, signorina Presente. Ma le devo segnare una giornata di permesso non retribuito. Buona sera”.

Ludmilla fa una faccia come per dire ‘sei un pidocchio’ ma si limita a un ‘Buona sera’, quando esce dall’ufficio.

Mentre pedala per rientrare a casa, si domanda se sia stato corretto sottrarre agenda, busta e moleskine di Teresa. Ormai l’ha fatto. La curiosità di sapere qualcosa di più su Teresa è stata troppo forte per ragionare con calma sul gesto.

Arrivata a casa, lancia un’occhiata distratta alle luci del modem. Le sembrano tutte uguale come al mattino. Stasera ha qualcosa di più importante da fare: consultare le carte di Teresa.

Comincia con l’agenda. Molte pagine vuote, pochi indirizzi o riferimenti esterni. Prende nota di numeri di telefono e qualche altra informazione. Lo chiude. “Domani mattina lo rimetto al suo posto” dice, accantonandolo.

Prende la busta formato A4, che pare contenere fogli, buste e qualche fotografia. Li estrae con cautela e attenzione e li dispone con cura sul tavolo. Una busta formato lettera attira la sua attenzione. Sembra un referto medico dalla stampigliatura esterna. La apre e legge il contenuto. Sobbalza. Controlla nuovamente perché non ci crede.

“Non è possibile!” esclama incredula. “Non posso crederci!”

Prende il foglio e lo fotocopia con la sua stampante officejet. Poi lo ripone nella busta. Passa a un gruppo di documenti uniti con punti metallici. Li legge. Sono interessanti. Decide di fotocopiare anche questi. Con pazienza toglie il punto che li univa. Poi dovrà rimetterlo esattamente nello stesso punto. A questi dedicherà del tempo non subito, più tardi, per l’esame del contenuto. Controlla la busta e vede che c’è una fotografia e un foglio scritto a mano. Li estrae e rimane di stucco.

“Teresa mi riserva mille sorprese!” dice con le guance arrossate per l’agitazione. “Questo potrebbe spiegare molte cose!”

Si chiede se la collega non sia stata imprudente nel conservare questi documenti in ufficio nell’armadio.

“Devo dirlo a Ricardo? A Lopapa no! E’ un personaggio infido. Ti sembra amico ma ti colpisce alle spalle con delle pugnalate traditrici”.

E’ incerta ma poi rinuncia. Ci penserà con calma. Quello, che ha letto e osservato, sembra una bomba termonucleare pronta a esplodere. Forse il mistero della morte di Teresa sta proprio in queste carte.

“E’ meglio che lo scoprano da soli. Potrebbero chiedermi perché li ho presi. E non saprei come rispondere”.

Prende la moleskine e emette un ‘Oh!’ di sorpresa.

“Ecco il vero diario di Teresa!” sbotta, cominciando a leggere.

Prende appunti, scatta qualche fotografia delle pagine più interessanti con telefonino, si appassiona. Non smette di commentare ad alta voce.

“Cazzo! Ho saltato la cena!” dice, osservando l’ora dell’orologio di cucina. “E’ troppo tardi. Meglio andare a letto. Domani mattina devo essere presto in ufficio per rimettere tutto al suo posto. Speriamo che Lopapa non sia arrivato prima per mettere i sigilli alla scrivania e all’armadio. Domani prima di riporre il tutto, devo cancellare le mie impronte”.

Indossa un paio di guanti di lattice e con cura certosina passa sopra ogni foglio un panno, come ha visto tante volte in TV.

Finito il lavoro di cancellazione, si spoglia ma non ha sonno. Quello che ha letto è troppo sconvolgente e intrigante, perché lei possa addormentarsi. Continua a mormorare parole e girarsi nelle lenzuola.

“Non posso crederci! Se non avessi letto coi miei occhi, direi che sia tutta una bufala, perché Teresa non è capace di questo!”.

A stento si addormenta ma il riposo è agitato.

Uscita Ludmilla dall’ufficio, Lopapa concerta le prossime mosse con Ricardo.

“La ragazza è da escludere che abbia qualcosa a che fare con l’uccisione di Teresa Lopiccolo a meno che non sia la mandante”.

“Tu ritieni che possa esserlo?” domanda il commissario con aria interrogativa.”Se lo fosse, sarebbe un’attrice superlativa. Recita troppo bene e con troppa naturalezza per mentire e depistarci. Ma se…”.

“Questa ipotesi non la scarterei” lo interrompe il procuratore. “Per il momento la teniamo in sospeso. Per prima cosa metterei i sigilli all’appartamento della Lopiccolo. Ti firmo le carte prima di uscire. Poi domani mattina vai a fare quattro chiacchiere con l’ufficio del personale della R&S per conoscere orari e movimenti della Lopiccolo e della Presente venerdì scorso. Sempre domani dobbiamo conoscere dove si trovano i genitori della ragazza per chiedere un riconoscimento ufficiale…”.

“Non è sufficiente Ludmilla?” chiede Ricardo.

“Sì ma è preferibile che lo facciano i familiari. Poi comunichiamo loro la morte presunta della figlia. Per domani ti firmo una richiesta di perquisizione della scrivania della Lopiccolo e della Presente e del loro ufficio”.

“Dunque non ti fidi di Ludmilla?”

“No. In questa fase, in assenza di elementi certi, rimane tra gli indagati o almeno di persona informata dei fatti”.

Lopapa guarda Ricardo con sospetto.

“Non mi dire che la ragazza ha fatto colpo?”

“No, no” si affretta a smentire l’ipotesi del procuratore. “Però qualcosa mi suggerisce che lei sia estranea al tutto. Al massimo è un tramite o un movente per l’assassino”.

Lopapa scoppia a ridire e scuote la testa.

“Non mi raccontare che la ragazza non ti piace. La difendi come se fosse la tua donna! Comunque conto sulla tua discrezione e sul tuo senso di appartenere alla polizia. Forse hai ragione nell’escludere un suo coinvolgimento diretto ma stiamo brancolando nel buio. E poi qualcosa mi dice che mazzo di fiori e morte della Lopiccolo hanno un nesso che li lega. Cosa non lo so ma stranamente alla sera è successo quello che sappiamo. Casuale oppure no?”

Ricardo lo guarda ammirato. Ha saputo cogliere nella sua voce quella sfumatura che aveva cercato di nascondere.

“Non nego che la ragazza sia appetibile e in qualche modo mi abbia colpito. Però devo dire che le mie intuizioni nascono in altro modo…”.

“Come?” lo interrompe il procuratore.

“E’ diffidente e sveglia nello stesso tempo. Dubito che si sarebbe gettata in pasto a noi se avesse avuto qualcosa da nascondere”.

“Caro Ricardo! Ecco il punto dove sbagli. Un’assassina per depistare le indagini agirebbe proprio come lei! Facendosi notare, agendo a viso scoperto, senza nascondersi o occultare prove”.

“Sarà come dici ma il sesto senso mi porta a conclusioni diametralmente opposte. Chi ha sparato, non sappiamo ancora come e dove, avrebbe corso pericoli non indifferenti, se non fosse riuscito nel suo intento. Lei ha lasciato troppe tracce per essere materialmente l’assassino. Quindi sarebbe la mandante e sarebbe in pericolo! La ragazza rappresenterebbe l’unico punto di contatto col killer, che pare molto prudente e pericoloso”.

“Il tuo ragionamento è valido ma il puzzle è troppo lacunoso per scartare qualche tessera col rischio di lasciarlo incompleto” conclude Lopapa.

Firma la carta per il sequestro dell’appartamento della Lopiccolo e lascia andare il commissario.

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