E la festa continua…

La giornata si è conclusa serenamente per Ellie dopo molta tensione per l’arrivo degli ospiti. Non è abituata ad avere persone in casa, a gestire conversazioni e battute. Ha vissuto troppo da solitaria senza mai uscire dal guscio. L’occasione è arrivata, quando non se l’aspettava e l’ha colta al volo in maniera spontanea. Molte paure e qualche incertezza ingiustificata hanno costellato l’approccio delle giornate precedenti. Alla fine il gran giorno è arrivato e con esso sono svaniti tutti i timori come bolle di sapone.
Adesso percepisce soddisfazione. Tutto è filato liscio: l’accoglienza, il pranzo di metà giornata, il pomeriggio di passeggio e la serata di conversazioni. Il bilancio è positivo oltre le sue aspettative. Adesso si gode il relax dopo le preoccupazioni e la certezza che sarà in grado di fronteggiare tutti gli avvenimenti nei giorni che seguiranno.
Tenendo in mano il diario di Angie, fa un piccolo bilancio della giornata. Rileva che Matt è stato per lei un’autentica sorpresa. Brillante, loquace ma misurato nelle parole e nei giudizi. mai una sbavatura nelle conversazioni, nelle battute. Dotato di un temperamento carismatico ha sempre guidato le loro chiacchiere senza mai dare l’impressione di prevaricare nessuno.
“Sì, questo vuol dire essere un leader! Guidare senza mai dare l’impressione di essere il motore trainante. Devi lasciare l’impressione che siano gli altri a condurre il gioco e le danze, mentre in realtà sei tu che decidi gli argomenti, come svolgere la conversazione e così via. Lui è proprio così! L’ho compreso fin dall’inizio e l’ho lasciato fare. Ero affascinata dalla sua abilità”.
E immediatamente corre a raffrontarlo col fratello. Un confronto impietoso per il grande divario tra i due.
“E’ tutto l’opposto di Matt Dashiell, musone e introverso, spesso assente e svagato. Mi chiedo perché a tutti i costi non vuole storpiature del nome: o Dashiell o niente. Però è il suo ostinato mutismo e quell’aria vagamente sbadata a innervosirmi. Non sono riuscita a comprenderne le motivazioni né a capire molti lati del sua personalità”.
E si sofferma ancora una volta su questo personaggio enigmatico che sembra suscitare in lei curiosità e fastidio. E tenta l’ennesima analisi su questa figura.
“Già dal primo impatto ho sentito che era una persona scottante, non adatta alla mia personalità. Però non riesco a percepire perché continui ad analizzare i suoi comportamenti. E’ fatica sprecata” dice scuotendo il capo, come se volesse allontanare fastidiosi insetti.
“Da Annie nulla di nuovo. E’ solamente maturata e più consapevole dei propri limiti e pregi. Il matrimonio e la vicinanza di Matt si sono rivelati vincenti per il momento. E’ meno irrequieta di quando eravamo alla High School. Allora era sempre in vena di pazzie, passava da un flirt all’altro come bere un bicchiere d’acqua fresca. Oggi l’ho vista più posata e riflessiva, lasciando intravvedere solo qualche sprazzo di voglia di trasgressione immediatamente sommerso dal comportamento sobrio e maturo. Piccole briciole rispetto ai tempi della scuola. Ma ora basta riflettere sulla giornata odierna! Leggiamo qualche pagina di Angie, prima di dormire. Domani è un’altra giornata piena che si preannuncia impegnativa. Un po’ di relax con la lettura della bisnonna e poi un bel sonno profondo. Vediamo.. Mi sembra che stava descrivendo la serata di Halloween. Sì, sì.. ecco ho trovato la pagina”.
E ricomincia a leggere, ma dopo qualche riga il diario si affloscia sul letto e lei si addormenta. La stanchezza ha vinto. E nuove visioni oniriche popolano la mente.
 
Angie sentiva crescere dentro di sé una forte attrazione verso Dan, che apparentemente sembrava ricambiare. Almeno questa era la sensazione percepita.
Si domandava con una punta di inquietudine se questi sentimenti fossero semplicemente il frutto della sua immaginazione dopo anni di ansiosa ricerca di un uomo, oppure la voglia di sentirsi stretta fra le braccia maschili oppure erano sensazioni concrete e genuine che provava. Insomma il dubbio era se la fantasia stava correndo al galoppo senza freni con la perdita della cognizione della realtà oppure no.
Era rimasta sveglia dopo un’altra notte d’amore, che le apparve molto più dolce delle sere precedenti, mentre lui addormentatosi immediatamente russava ritmicamente. Questo rumore non l’infastidiva minimamente, anzi provava delle emozioni che mai aveva percepito prima. Tutto era una novità per lei. Era uno scoprire un mondo sommerso che osservava da un oblò che in qualche modo deformava la realtà. Queste distorsioni non le provocavano angosce o paure irrazionali ma piacere e soddisfazione.
“Sono stata una stupida a rinunciare fino a oggi a questi fiori della passione. Ho perso anni che non torneranno. Però devo ammettere che forse ne valeva la pena aspettare. Ora mi sento appagata come se avessi toccato con la punta del dito il cielo che sta sopra di me”.
Continuava a riflettere, a pensare alla fortuna che aveva avuto quella sera della festa di Mabon. Senza quel grossolano ubriaco che aveva tentato di stuprarla non avrebbe mai conosciuto Dan e adesso lui non sarebbe qui accanto a lei.
La serata era trascorsa in allegria allietata dal crepitare discreto della legna, dalla tavola imbandita con molta grazia. Avevano sentire il rintocco del batocchio sul portone verso mezzanotte e ridendo un po’ agitati erano andati a vedere chi bussava.
“Trick or treat?” era stata le parole udite nella nebbia fitta e oscura della notte per niente rischiarata dal lume posto sull’ingresso. Sembravano uscite dal nulla come un qualcosa di irreale. I contorni erano avvolti nel buio opaco e suonavano come provenienti dall’oltre tomba. Tutto in perfetta sintonia con la notte degli spiriti vaganti.
Loro avevano riso e avevano allungato un piatto coi dolcetti di Halloween, che erano spariti in un baleno inghiottiti dall’oscurità.
“Grazie!” e poi udirono lo scalpiccio di passi che si allontanavano.
“Visto?” disse Angie soddisfatta e trionfante “Abbiamo avuto visite. Era solo un po’ frettoloso” e richiuse la porta alle spalle.
Lui rise e annuì per confermare che aveva avuto ragione qualche ora prima a canzonarlo bonariamente. La sua provocazione era stata smentita. Forse lei sapeva in anticipo della visita notturna e in qualche modo aveva voluto burlarsi affettuosamente di lui. Però avrebbe potuto essere anche un azzardo andato a buon fine. Qualunque fosse stata la verità, lui doveva ammettere con se stesso che aveva fatto un’affermazione veritiera.
Mentre rifletteva, ritornarono nella sala per sedersi su due poltrone di vimini per completare la serata.
Avevano parlato a lungo mentre sorseggiavano accanto al camino uno cherry come dessert.
“Di cosa?” si domandò muta “Oh! sto perdendo colpi! Sto invecchiando, perché non ricordo!”.
Un brivido raggelò il suo entusiasmo, mentre si sforzava a rammentare qualche brandello di conversazione.
Era concentrata su questo, quando lui girandosi l’abbracciò.
“Già sveglia?”
“Sì” mormorò come timorosa di svegliarlo completamente.
“Non riesci a dormire?”
“No. Mi dispiace avere interrotto il tuo sonno. Non preoccuparti per me. La tua vicinanza e il tuo calore tra pochissimo concilieranno il sonno. Dormi” disse mentendo con se stessa.
Il sonno avrebbe tardato a venire o forse non sarebbe giunto per niente. Di questo era consapevole, ma voleva fingere il contrario.
“Qualche pensiero? Sono io l’elemento di disturbo che ti provoca insonnia?” le chiese sussurrando lentamente le parole.
“No, semplicemente stavo riassaporando la giornata appena trascorsa. Ho la bocca dolce. Un gusto talmente gradevole che ho il timore si perderlo se mi addormento prima di averlo gustato pienamente” e appoggiò le labbra su quelle di Dan.
Lui la strinse e sentì nuovamente la passione salire su quel corpo nudo.

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Una giornata fantastica

Siccome avevo preso un
altro brutto voto, mio padre mi disse:

    – Va bene, allora oggi verrai con me a lavorare. Così
vedrai come si fatica!

    Mio padre faceva il giardiniere, e andava in giro per i
giardini altrui. Andava a potar piante, rastrellare foglie e tagliare erba col
suo potente tagliaerba.

    Quel giorno doveva occuparsi niente meno del giardino
dei terribili Lorchitruci.

    I Lorchitruci erano la famiglia più ricca e potente
della collina. A me facevano paura due cose di loro: il nome, perché mi veniva
da pensare a degli orchi molto truci; e il giardino, appunto, perché era chiuso
da una muraglia gigantesca dietro la quale chissà che cosa mai si
nascondeva." (incipit di Paola Mastrocola su ilmiolibro.it)

 

Però ero curiosa di sapere cosa si nascondeva dietro quel
muro. Mio padre c’era già stato, ma era sempre stato molto parco nel descrivere
le abitudini delle persone alle quali accudiva i giardini.

Dunque oggi marinavo la scuola col consenso di mio padre, ma
questo non mi piaceva e non i faceva gustare la giornata di libertà.

– Lavorare? – non ci pensavo nemmeno, perché ero sicura che
non mi avrebbe fatto fare nulla.

La sveglia era stata alle sei anziché alle sette come al
solito, ma mi piaceva vedere sorgere il sole con il cielo rosato là in fondo e
cupo sopra la mia testa. Questa mattina alcuni fiocchetti rosati solcavano il
cielo come graziose navicelle, mentre di buon passo lo seguivo lungo il ripido
sentiero che conduceva al giardino più impenetrabile della collina.

L’ululato sguaiato di due cani ci accolse da dietro l’enorme
cancellata di ferro, che chiudeva la vista della villa. Un brivido di freddo mi
percorse la schiena, ma mi dissi: – Non puoi avere paura! Sono solo due cani. –

Però un po’ di tremarella agitava le mie gambe, che avrebbero
voluto correre giù lungo quel sentiero percorso con tanta baldanza.

Ero sempre stata una bambina vivace, impertinente e con poca
voglia di applicarmi a scuola, ma la maestra, un donnone dalla circonferenza
smisurata, diceva ai miei genitori attoniti ed amareggiati:

– E’ intelligente e dalla mente sveglia. Sarebbe la prima
della classe, ma spesso la vedo con gli occhi sognare spazi aperti e campi
ricoperti di margherite ed elicriso.- Ed a casa erano rimproveri a non finire.
Mi piaceva sognare ad occhi aperti e poi amavo fiori ed uccelli, perché era
stato mio padre a trasmettermi quest’amore.

Dunque ero dinnanzi alla cancellata di ferro luccicante ed
imponente al fianco di mio padre e tremavo come una foglia agitata dal vento di
scirocco che seccava la gola d’estate, mentre lui era imperturbabile e sereno
come se il latrato furioso dei cani fosse musica celestiale. Mi domandavo come
faceva a rimanere così calmo senza tradire la minima emozione.

– Elisa – disse leggendomi il pensiero – tu hai paura e ne avrai
ancora di più quando vedrai Billo e Billa, due cagnacci neri e più alti di te.
Se stai calma e serena, non ti faranno nulla, ma se tremi aprono le fauci e zac
sparisci. –

Questo mi fece tremare ancora di più e i denti sembravano
impazziti dal freddo, impedendomi di fare uscire le parole, mentre la
cancellata si muoveva cigolando silenziosamente mossa da una mano misteriosa, e
vidi i loro musi spuntare dalla fessura.

Smisi di tremare perché ero diventata di marmo e loro non
abbaiavano più. Mi feci coraggio raccogliendo tutte le forze che non erano
fuggite giù per la collina e seguì mio padre all’interno.

Tutto era smisurato dagli alberi ai fiori compresi cani e
servitore che ci avevano aperto ed accolto gelidamente.

– Oh! – era tutto quello che ero riuscita a dire mentre
cautamente mi appiccicai alle gambe di mio padre. I due cani sembravano
soddisfatti, ma erano in attesa di balzarmi addosso se solo avessi accennato ad
aver paura.

Mio padre con fare sicuro si avvicinò ad una casetta
minuscola rispetto alla villa che si stagliava imponente al termine di un
ripido sentiero e cominciò ad estrarre gli attrezzi per lavorare il giardino.

Mi domandavo come avrebbe potuto manovrare quella zappa che
era alta tre volte la mia statura, che era di molto superiore alla media dei
miei coetanei di dieci anni.

La prese con disinvoltura e cominciò a zappare un angolo
dell’aiuola centrale dove fiorivano delle splendide rose vellutate di rosso,
grandi come una teste di bue.

Io a bocca aperta dallo stupore lo vedevo dare colpi
vigorosi e precisi di zappa come se l’attrezzo fosse normale.

– Elisa – mi rimproverò mio padre – non stare lì impalata
come una stoppia. Dati da fare, perché al tramonto dobbiamo avere sistemato il
giardino se vogliamo tornare a casa sani e salvi. Prendi dalla casetta degli
attrezzi il sarchio e comincia a sarchiare per togliere le erbacce intorno ai
rosai. Però fa attenzione alle spine, che sono pericolose.-

Alla paura era subentrato lo stupore e la sorpresa, perché
impugnando il lungo manico riuscivo a manovrare l’attrezzo con agilità e
precisione.

Lavorai, sudai e sbuffai tutto il giorno senza posa sempre
guardata a vista dai due cagnacci, che si erano accordati su come spartire il
mio corpo. Billo avrebbe preso la parte superiore, Billa quella inferiore. Non
potevo e non dovevo scompormi, perché erano subito lì pronti a saltarmi
addosso. Non sentivo la fame e la sete, perché la tremarella li avevano
scacciati, come la fame aveva allontanato il lupo dal bosco. Il sole stava
tramontando dietro quell’orrenda casa tutti merli e torrioni appuntiti e
dovevamo sbrigarci.

Finalmente dall’enorme uscio uscì Gianantonio Lorchitruci,
alto come un palazzo a tre piani, che guardò il lavoro che avevamo fatto e
disse soddisfatto ed amareggiato: – Anche stavolta dovrò rinunciare alla cena
serale. Prendi questi due zecchini d’oro e arrivederci al prossimo mese. –

Non vedevo l’ora di lasciarmi alle spalle quell’orrenda
cancellata e correre a perdifiato lungo la discesa verso casa.

 

Mi svegliai col cuore in gola e col fiato corto come se
avessi corso per mille miglia.

-Papà – dissi con un filo di voce – da oggi metto la testa a
posto e non prenderò mai più un brutto voto a scuola. È centomila volte meglio
andare a scuola con profitto che lavorare con te dai Lorchitruci. –

Mio padre sorrise accarezzandomi i capelli biondi e
spettinati.

 

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Bilanci

Sono passati quaranta giorni dall’apertura del mio spazio ed è tempo di bilanci.
Vorrei fare una premessa che è doverosa per comprendere ciò che voglio esprimere.
Io ho sempre pensato (né ho cambiato idea) che chat, forum, newsgroup, ecc. sono luoghi dove la gente parla del nulla (non se abbiano a male se qualcuno dei miei contatti frequenta questi siti), dove non sempre gli interlocutori sono sinceri, beh insomma spazi da non frequentare. Forse questo mio pensiero era più frutto di sensazioni che di dati reali, perché con cura ho sempre evitato di visitarli.
Non ero attratto dagli instant messenger (forse non hanno inventato il telefono per comunicare con un proprio consimile?), perché secondo me mancava il contatto fisico.
Inoltre non capivo le motivazioni che spingevano le persone a pubblicare foto, post ed altro sui siti tipo Windows spaces.
Però un giorno di gennaio 2007 mi sono imbattuto durante una ricerca nel URL di una ragazza che puntava su Windows Spaces. Senza motivi apparenti e logici, ma seguendo il mio istinto, come faccio spesso, ho deciso di accedere a quel sito, che però aveva delle restrizioni all’accesso.
La curiosità, che non è soltanto femmina, ma anche maschio, mi ha convinto ad esplorare questo mondo a me sconosciuto per trovare quelle risposte sul perché la gente fornisce il proprio profilo, dati personali, foto, ecc.
Non voglio annoiare nessuno sui contenuti e sulle mie reazioni, che sicuramente non interessano, durante questa esplorazione.
Ho deciso quindi di aprire uno spazio personale e pubblicare foto e blog, per vedere se qualcuno li avrebbe visti, letti e commentati.
Non ho seguito un filo logico, ma ho dato ampio spazio al mio istinto creativo, scegliendo gli argomenti più disparati.
Giuro, che non avrei mai creduto che qualcuno si soffermasse a commentare i miei pezzi o che in qualche modo li trovasse gradevoli o interessanti.
Invece ho trovato diversi contatti, con cui ho scambiato opinioni, impressioni utili ed interessanti. A loro vanno i miei complimenti, perché hanno dimostrato maturità (indipendentemente dall’età anagrafica) e tantissimo buonsenso.
A questo punto ritengo necessario riflettere sul da farsi.
Esistono tre opzioni:
1- salutare tutti con un ultimo memo e chiudere il mio spazio;
2- proseguire  esattamente come  adesso seguendo l’ispirazione del momento senza soffermarmi troppo sugli argomenti;
3- razionalizzare gli interventi, diluendoli nel tempo e nella forma.
La tentazione di attuare l’opzione 1 è fortissima, perché sarebbe un’uscita di scena onorevole e gratificante (per me), ma altrettanto forte è il desiderio di proseguire il confronto e lo scambio di opinioni, che permettono di indagare nel proprio interno su sensazioni ed emozioni, trovando risposte alle incertezze che ci assalgono.
Questo sarà la meditazione che affronterò nei prossimi giorni.
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Cent’anni vissuti pericolosamente

Spunti ed
appunti tratti dal supplemento Repubblica – Domenica 18 febbraio 2007 di Laura
Lorenzi

rif. http://www.repubblica.it/domenica/index.html?ref=hpsbsx

Il reggiseno ha
cent’anni e non li dimostra, anzi è più vivo che mai.

Nel bellissimo
articolo di Laura Lorenzi è ripercorsa la storia di questi indumento intimo
tanto femminile quanto ispiratore delle fantasie erotiche maschili.

E’ sicuramente
un oggetto di cult  e di seduzione
femminile, quando in modo civettuolo s’intravede dalla scollatura.

Analogamente le
femministe più incallite lo odiano, memorabile fu molti anni fa quando finì nel
rogo di tutti i feticci femminili.

La tecnologia
ha trasformato questo indumento in qualcosa di fantascientifico, come quello
antiaggrssione, che dà l’allarme via radio, ed altre diavolerie ancora, che
Laura Lorenzi in chiusura di articolo elenca.

Al di là di
queste deformazioni il reggiseno eccita ancora l’immaginario maschile,
scatenando fantasie erotiche che riportano indietro nel tempo.

Uno dei momenti
più belli è quando con dolcezza e tanta tenerezza  l’uomo slaccia alla sua donna da dietro il reggiseno e lo
sfila lentamente.

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Riflessioni 4

Sottotitolo:
Gesù è Eros (Papa Ratzinger)

Papa Ratzinger ha detto nel messaggio quaresimale che “Gesù è anche
Eros”.
Molti si sono stupiti, altri hanno affermato che il Papa è sceso in
terra.

Senza entrare nel merito della questione, che è pane per studiosi,
teologi, ecc,, è da ricordare che nella mitologia antica Eros è il dio
dell’Amore, ambasciatore del desiderio sessuale nella coppia primordiale OCEANO
– TETI, (acqua e terra), da cui si sono originati tutte le divinità greche.

Successivamente nella mitologia classica Eros è il figlio di Afrodite e
Aries (in quella romana si chiama  Cupido)
ed è rappresentato da un fanciullino grazioso armato di arco e frecce.

Etimologicamente Eros nel greco è “AMORE”. Questa iconografia che associa
Eros come il pronube dell’amore in senso classico, rimane fino al 1895, quando
Breuer padre della psicoanalisi moderna usa il termine “eros” per descrivere
l’eccitazione sessuale (“Studi sull’isteria”). Freud completa la trasformazione
del senso della parola "eros" associandola al sesso. Questa interpretazione della
parola eros ha creato dei termini che nell’immaginario collettivo sono associati al
sesso come erotismo, zone erogene, erotico, ecc.

Da qui di possono fare alcune riflessioni.
Dice Sant’Agostino “Se non ami, non sei niente”.  E’ un bellissimo pensiero, perché solo
attraverso l’amore (Eros) tu sei.
Infine Platone nel Simposio e nel Fedro afferma “l’aspetto corporeo è il
solo il punto di partenza, è piccola cosa, perché se ami il corpo di un altro,
ami sempre il bello che c’è in quel corpo”. In sostanza Platone suggerisce di
amare la bellezza dell’anima che c’è in altra persona. Da qui nasce l’aspetto
contemplativo dell’amore.

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Riflessioni 3

Ad un livello più profondo capisci che vi è tanto amore anche nelle cose
più semplici della vita quotidiana e non hai bisogno di andare altrove per
cercare il vero affetto.

Molta gente passa la vita senza riconoscere l’affetto che incontra ogni
giorno: se tu scopri questo nel quotidiano, è il momento per dimostrare agli altri quanto li ami.

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Bacioterapia

Sottotitolo: Un motivo in più per festeggiare il Santo degli innamorati

Appunti e spunti tratti dall’articolo di Annamaria Messa su SALUTE, allegato a Repubblica del 8/2/2007
http://www.repubblica.it/supplementi/salute/index.htm?ref=hpsbsx

Tra poco meno di una settimana si festeggerà il Santo degli innamorati.
Media e spot si preparano all’evento, sul Web post e blog si sprecheranno: un’autentica orgia consumistica (NOTA: ma gli innamorati devono aspettare il 14 Febbraio per celebrare il loro amore?).
Anche l’inserto di Repubblica (a modo suo) ne parla, riportando pareri ed affermazioni di medici e ricercatori che certificano che l’amore fa bene oltre che allo spirito anche al fisico.
Tra le varie curiosità riporta anche i segnali che il nostro corpo (consciamente od inconsciamente) trasmette all’esterno.
In modo conciso afferma che
1. accavallare spesso le gambe si richiama l’attenzione: in senso positivo si desidera un complimento, in senso negativo “lasciami stare”;
2. passare la lingua sulle labbra, mordicchiarle, mettere un gloss: forza, aspetto un bacio!
3. scoprire il collo, passando spesso le mani sui capelli: è un evidente desiderio sessuale.
Vale la pena domandarsi: sarà vero o sono le solite affermazioni pseudo-scientifiche?
Però attente ragazze: se fate spesso questi gesti, potreste attirarvi delle attenzioni sbagliate.
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Abbracciami forte

L’orso bianco è il signore dei ghiacci , intorno a lui solo silenzio e l’infinito bianco.

 

Da “Abbracciami forte” di Candice Read – Sperling & Kupfer Editori

 

“Una vita senza amore è come un Natale senza neve” – Detto popolare lappone

“E se porto la mia infanzia con me non potrò mai invecchiare dentro” – Sergio Bambaren

“Dedicato a tutti i grandi che sono stati bambini, ma non se lo ricordano più” – Antoine de Saint-Exupery

“L’amore è un bellissimo fiore, ma bisogna saperlo cogliere sull’orlo di un precipizio” – Stendhal

“Il rumore di un bacio non è forte come quello di un cannone ma la sua eco dura molto più a lungo” – Oliver Wendell Holmes

“La misura dell’amore è amare senza misura” – Sant’Agostino

 

Queste sono solo alcune citazione di questo bel libricino, che tutti dovremmo comprare e leggere.

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Perché rimandiano gli impegni?

Oscar Wilde
"La puntualità ruba il tempo"
 
Benjamin Franklin
"Non rimandare a domani quello che potresti fare oggi"
 
Sono due modi di vedere il rispetto degli impegni.
E’ un’abitudine oppure una scelta inconscia?
Secondo uno studioso canadese siamo "distratti" da molte sollecitazioni esterne (e-mail, sms, mms, tv, videogiochi) e tendiamo ad essere sempre più ritardari.
Ha persino fissato una formula per determinare se una azione è prioriaria o meno, ovvero se tenderemmo a rimandare.
Questa recita così
Priorità=(Aspettativa che l’azione abbia buon esito x Importanza che attribuiamo al risultato dell’azione) / (Immediatezza della scadenza x Attesa per la ricompensa)
dove
– l’immediatezza della scadenza rappresenta l’intervallo tra il momento attuale e il momento di agire, più questo intervallo è grande, maggiore è la propensione al ritardo;
– l’attesa per la ricompensa rappresenta l’aspettativa che l’azione ci ripaghi subito: più questa è alta, più rapidi prenderemmo la decisione di agire.
 
Sarà vero?
Voi come siete?
Ritardari?
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