Gioco del lunedì: prendo la P

Elettrosenso https://inchiostroneroweb.com propone nel suo gioco del lunedì di scrivere un post dove tutte parole iniziano con la P

“Perché persone pèrdono prima per peccato, poi per pigrizia?” pensa Piero. Prima poche parole prendono percorsi praticabili, poi piste precarie. “Prudenza” pondera prudente. Pensieri pornografici prendono parvenze premeditate per poi prospettare parole propizie: Pasqua predica preghiere.

Piero prende posto per pregare.

Lo potete trovare anche su https://wp.me/p7eKBD-28A

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Lo chalet sul lago

Questo piccolo pezzo l’avevo preparato per stare al gioco della costruzione di un romanzo a più voci. Non è stato accettato perché c’era già un pezzo sullo stesso argomento. Anziché lasciarlo lì, visto che avevo fatto la fatica di scriverlo ve lo propongo.

Puzzone e il sottomura

Il gestore dello chalet sul lago

Sento suonare furiosamente alla porta.

Chi sarà mai quell’imbecille? Vaffa…”. Alzo le chiappe dalla poltrona dove ci sto divinamente. Metto il libro che sto leggendo sul tavolino di fronte.

Mi domando che fretta c’è a suonare in questo modo. Indugio ancora guardando fuori dalla finestra. La vista mi calma un po’ e l’umore migliora. Vedo il bosco che sta cambiando colore. “È l’autunno”. Starei ore a contemplarlo ma qualcuno sta rompendo. Infatti…

Il campanello squilla di nuovo.

Sono Sandro, il gestore dello chalet L’aquila solitaria dove se capita qualcuno per sbaglio vuol dire che ha smarrito la strada.

Il lago è uno sputo d’acqua e le rive sono quasi a strapiombo. “A chi verrebbe in mente di passare una giornata lì? Solo un mentecatto!” L’unico posto pianeggiante è questo e mio nonno ha costruito con le sue mani questo chalet. Mio padre non ne ha voluto sapere niente e così è toccato a me gestirlo.

Può sembrare strano ma meno clienti vedo e meglio sto. Sono un orso da questo punto di vista. Mi piace il silenzio che il bosco fa pervenire alle mie orecchie. Adoro il profumo dei funghi in questa stagione. Insomma avete capito sono un solitario. Quando ho preso la gestione, mia moglie ha fatto fagotto e se ne è andata. Non so dove, né mi interessa saperlo. Non smetteva mai di lagnarsi, di frignare, perché lei voleva fare sempre bisboccia e io mi scocciavo. “Beh! Adesso nessuno glielo impedisce”. Rido, anzi sorrido a questo pensiero, mentre mi avvio verso la porta.

Il campanello squilla ancora in maniera sconcia.

«Arrivo! E la smetta di suonare» urlo tirandomi su le braghe che come al solito sono scese. Non è bello mostrarsi a un possibile cliente mostrando parte delle mutande. Non è che siano sporche ma non è lo stesso un bel vedere.

Tiro il catenaccio che blocca la porta di abete con un frastuono che mi perfora le tempie. “Dovrò oliarlo, perché tutte le volte produce un suono sinistro e acuto”.

Metto il naso fuori per vedere chi è lo scocciatore. Faccio un “ah!” di sorpresa. Un omone grande e grosso infila la punta della scarpa tra lo stipite e il battente per impedirmi di chiudere la porta.

«Che vuole?» Il mio tono è sgarbato quasi infastidito vedendo un possibile cliente.

«Mi manda la barista».

Mi scappa un «fanculo». Devo dirle di smettere di mandarmi dei clienti.

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Cosa pensa Puzzone…

Ulteriore assaggio del nuovo romanzo con Puzzone. Cambia casa e cambia città e questo… ma leggete cosa ne pensa Puzzone.

Puzzone a ottobre vide il capobranco sparire per molti giorni, capendo che qualcosa era cambiato e pure in peggio, perché i fine settimana non erano più quelli di prima. I viaggi in una città che non assomigliava per nulla a Treviso lo misero in confusione. Percepì di essere relegato a un ruolo di comparsa. Il colpo di grazia arrivò con gli scatoloni, che venivano riempiti, mentre la casa si andava svuotando. Una mattina nebbiosa un gruppo di persone mai viste cominciarono a portare via scatoloni e quello che stava nelle stanze. Lo confinarono nel terrazzo, finché il capobranco non lo caricò sull’Audi per scaricarlo un paio d’ore più tardi davanti a un cancello.

Mentre Puzzone si guardava intorno smarrito, un furioso concerto di latrati gli diede il benvenuto. Non era una bella accoglienza quell’abbaiare sguaiato ma Puzzone diede una scrollata stiracchiandosi e infilò il cancello. Il prato era malmesso, nel senso che l’erba era alta senza un alberello sotto il quale schiacciare un pisolino o da usare per fare la pipì. Tuttavia era ampio per muoversi e correre. Di certo era meglio del vecchio terrazzo. Mentre stava esplorando il nuovo posto vide gli stessi figuri che qualche ora prima avevano portato via scatoloni e arredi. Adesso stavano compiendo l’operazione inversa. Avrebbe voluto esplorare la casa ma il capobranco era stato irremovibile vietando l’ingresso. Si rassegnò a selezionare i vari odori nel prato.

Il primo era quello inconfondibile dei topi, diverso da quello percepito nelle corse lungo i canali di Treviso, meno pungente ma ugualmente caratteristico. Si dedicò a cercare le loro tane senza successo. Poi quello acre e maleodorante dei felini. “Maledetti puzzoni” pensò Puzzone ricordando di averne visti al suo arrivo. Non ci aveva fatto caso, impegnato a capire dove fosse arrivato ma non gli erano parsi felici della sua presenza. “Se disponibili a fare amicizia, sarò ben lieto ma se mi fanno la guerra peggio per loro” si disse, mentre si rotolava nell’erba bagnata dalla nebbia.

Puzzone si sentì trascurato, perché a parte la ciotola con le crocchette e l’acqua fresca non lo degnavano di uno sguardo. Sembrò di essere diventato trasparente. Il capobranco e la sua compagna parevano essere stato colti da una frenesia strana. Li sentiva urlare e facevano un frastuono incredibile. Dopo una settimana allucinante Puzzone li vide più tranquilli, mentre la situazione si andava normalizzando. Alla fine poté entrare in casa aspirando il buon profumo di vernice fresca. Un paio di giorni dopo arrivò un uomo con uno strano attrezzo che produceva un rumore fastidioso. Trasformò il prato incolto in un soffice tappetto verde dal profumo buonissimo. Fece dei buchi dove infilò degli alberi talmente gracili che facevano pena. In un angolo fu posizionato una struttura in legno per ospitarlo. Una sistemazione confortevole, pensò soddisfatto.

Sistemata la parte logistica Puzzone doveva insegnare a quei zotici di vicini chi era e farsi rispettare. Dapprima fece capire ai topolini, anche graziosi nelle loro dimensioni, che era prudente girare al largo dal suo giardino. Chi non l’avrebbe compreso terminava la sua vita terrena. Quella folta colonia di felini, abituati a sonnecchiare nel suo regno venne convinta che era meglio cercarsi un altro posto per fare il pisolino. Qualcuno provò a fare il gradasso, convinto che fosse come gli altri stupidi cani, ma batté rapidamente in ritirata se voleva evitare guai peggiori. Altri, più intelligenti, superata la diffidenza iniziale, strinsero amicizia con Puzzone, ottenendo il permesso di entrare nel suo regno. Puzzone pose un’unica condizione di non disturbare merli, cince, pettirossi e altri piccoli volatili, che potevano banchettare nel prato a loro piacimento.

Dopo un mese trovò confortevole la sistemazione, anche se restava tutto il giorno da solo. Il capobranco e la compagna sparivano presto e tornavano tardi. Tuttavia non si annoiò, perché c’era sempre un imprevisto a movimentare la giornata come quella mattina, quando uno sconosciuto scavalcato il cancello si avvicinò alla porta di casa. Batté in ritirata con i jeans strappati e una natica che sanguinava. Nessuno gli aveva insegnato come trattare gli intrusi non graditi ma qualche goccia di sangue di un avo remoto aveva risvegliato le ataviche conoscenze. Se il capobranco o la compagna facevano entrare gli estranei, lui non mostrava la sua forte dentatura ma tutti gli altri dovevano girare al largo.

L’altra novità piacevole era la passeggiata serale in un posto pieno di verde e senza il rischio di finire in acqua. Insieme a lui correvano altri cani. Alcuni pazzi furiosi, perché tentavano di aggredirlo senza molto successo. Con altri era sufficiente una bella annusata e giocare a rimpiattino. Tuttavia quello che aveva suscitato la sua curiosità era il numero di persone, giovani e meno giovani, che camminavano, correvano e sudavano.

Insomma Treviso dopo un po’ rappresentò un ricordo sfumato.

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Piccola anticipazione

Vi regalo una piccola anticipazione che vede Walter e Puzzone alle prese di un caso piuttosto intricato. Questo è il terzo episodio con questi due personaggi dopo Un giallo Puzzone

copertina Kindle

uscito 1 settembre del 2019 e quello scritto a quattro mani con Elena Andreotti di nonsolocampagna, dove Walter e Puzzone sono affiancati da Debora Nardi e Lina.

Un caso per tre – Andreotti Marcolongo

uscito qualche mese prima, 4 febbraio 2019.

Questa terza avventura era da tempo in attesa di essere pubblicata ma non mi decidevo mai di farlo.

Adesso lo sto revisionando eliminando refusi sfuggiti e sistemando alcuni dettagli.

Prologo

La nuova Ferrara – 24 maggio 2019

Trovata morta una donna nel sottomura della città.

Una donna dell’apparente età di trent’anni è stata trovata morta nel tratto del sottomura che va da Via della Fornace a Via Frutteti all’altezza della rotonda di Via Turci. Si trovava in quel boschetto cresciuto rigoglioso senza intervento umano che costeggia il fossato di circonvallazione. Se non fosse stato per il fiuto di un meticcio curioso nessuno dei numerosi frequentatori della zona avrebbe mai visto il corpo occultato dalla folta vegetazione.

La vittima era sprovvista di documenti d’identità e dalle prime risultanze non sembra che siano state denunciate scomparse di persone, almeno negli ultimi giorni. Indossava un vestito leggero di cotone, inadatto alla stagione. Da un primo esame non risultano tracce di violenza ma è presto per capire la dinamica della morte.

Il signor Bruno, da poco residente in città, è solito al termine della giornata lavorativa portare il proprio cane a correre nel tratto tra la Prospettiva e San Giovanni, mentre lui cammina di buon passo.

Ieri sera, poco prima delle sei, il suo cane si è diretto verso questo bosco cittadino e abbaiando ha richiamato l’attenzione del padrone, facendogli scoprire il cadavere. Ha chiamato polizia e 118 per informarli del ritrovamento.

Sembra che il signor Bruno e il suo cane non sia la prima volta che si imbattano in un cadavere o siano coinvolti in casi polizieschi. Infatti è da verificare un riscontro trovato sulla sua partecipazione alla soluzione di un caso intricato di droga a Treviso. Potrebbe essere un’omonimia perché non si conosce di quale città è originario.

Il signor Bruno avrebbe dichiarato agli inquirenti che Puzzone, un nome curioso per un cane, sia dotato di un fiuto straordinario e di una grande destrezza nella caccia ai topi, che in quella zona non mancano. Qualcuno ha fatto presente al signor Bruno che in quell’area sono di dimensioni notevoli. Però lui alzando le spalle pare che abbia affermato in modo categorico: «Non contano le dimensioni. Puzzone con un solo colpo li uccide». Veramente curiosa è questa caratteristica per un cane.

Forse impegnato a rincorrere questi temibili intrusi si è imbattuto nel corpo della donna, permettendone il ritrovamento.

Al momento le notizie sono frammentarie e tutte da verificare.

 

Tutti i miei libri li trovate qui nella mia pagina di autore

 

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