Krimhilde e le fanciulle scomparse – Nuova puntata

Su Caffè Letterario è stata pubblicata la nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse, che potete leggere anche qui.

Un caso per tre

Il drago Michele non ha compreso il motivo della raccolta di tutti quei fiori. “Sarebbero stati sufficiente raccoglierne uno per tipo. Bah!” Borbotta cavalcando Lucifero che per contro ha gradito molto la sosta nel prato vicino al ruscello Ginestro. Acqua fresca ed erba tenera e saporita come mai aveva mangiato prima di quel momento. ‘Peccato che sia durato poco’ riflette mentre a malincuore riprende la strada verso quelle vette innevate e inospitali.

La strega Ampfel stringe i denti per le ferite dolorose sul volto e sul collo ma sorride a denti stretti. “Poteva andare peggio e ci avrei rimesso la vita. Quella mitica diceria che c’è una verga ammazzastreghe è tutt’altro che infondata! Se non avessi avuto il mantello invisibile non so come sarebbe finita”. Affiorano nella sua mente quei racconti, che ha sempre giudicato fantasie, sui poteri di questa verga. È in grado di incenerire una strega ma anche di iniettare un veleno per una morte dolorosa. Le ha sperimentate entrambe. Le vistose bruciature del mantello invisibile mostra che senza di quello sarebbe stata ridotta a un mucchietto di cenere. Deve correre il più veloce possibile, perché Il veleno che le ha iniettato deve essere eliminato prima che vada in circolo e già ne sente l’influsso.

Non le interessa se il drago Michele resta indietro, lei sprona Mefistofele perché ogni minuto perso è una stilla in più nel corpo.

Non ha compreso quale tra le canne era l’elemento pericoloso ma le sensazioni di pericolo percepite le ha memorizzate tutte per evitarlo.

Mentre riflette su questo e rievoca le sensazioni provate, ha un lampo. Gli stimoli di pericolo percepiti hanno un qualcosa di familiare, già avvertiti in precedenza. “Quando?” ed ecco che si vede nella Caverna del Pozzo Maledetto e quel brivido si materializza. “Dunque i miei sensi non mi hanno ingannata allora. C’era qualcuno all’interno con quella verga pronto a minacciarmi”.

Però i conti non tornano. Erano in tre e la donna è da escludere, perché teneva solo i fiori magici. “C’era una quarta persona invisibile e non riconoscibile con noi. Aveva quella verga pronto a colpirmi se fosse stato necessario”.

Le sorprese e le scoperte inquietanti sembrano funghi nati dopo la pioggia. Deve riflettere per capire quali altre minacce possono essere usate contro di lei ma adesso è urgente eliminare il veleno che avanza nel suo corpo e sprona Mefistofele per farla volare. Poi avrà tutto il tempo per capire la dinamica degli eventi di quella mattina.

Markus con Baldegunde attaccata al suo braccio come una sanguisuga procede con calma. Vuol evitare passi falsi e creare situazioni di pericolo. L’oscurità fitta appena mitigata dalla lanterna cieca non permette di riconoscere in anticipo gli eventuali ostacoli che l’edificio fatiscente propone a ogni passo.

Trovare un segnale che indichi l’accesso al sentiero segreto è come riconoscere una goccia del mare dalle altre. Però Markus non demorde. Sente la compagna che borbotta qualcosa come “usciamo. Mi sento soffocare”. Si deve sbrigare prima che abbia una crisi di nervi. Buio pesto e pessimi odori danno una sensazione di claustrofobia difficile da domare.

Ancora dieci passi e poi si torna indietro se non si trova nulla. Comincia a contare ‘uno, due, tre,…’ quando si sente attratto verso una stanza a sinistra. Che lo sia lo comprende solo quando varca una stretta porta o meglio un’apertura tondeggiante dove va a sbattere la testa.

«Ci siamo!»

Baldegunde che a fatica attraversa questo oblò spalanca gli occhi non capendo l’affermazione del compagno. Non vede nulla, solo un’oscurità nera come la pece che non permette di distinguere nulla. «Dove?»

«Ci siamo». Ripete con tono allegro di chi ha trovato un tesoro. «Questo è l’ingresso cercato!»

Baldegunde scuote la testa, perché non afferra il concetto d’ingresso visto che non riesce a distinguere la punta del proprio naso. «Sicuro?»

«Sì! Certissimo. Il pollice della mano destra si è mosso!»

Baldegunde scoppia in una fragorosa risata amplificata dalle pareti della stanza. “Quella è di legno. Di certo è rigida come il marmo”.

«Vieni tra un attimo siamo fuori» e la strattona verso sinistra. Alza la lanterna cieca per fare luce e trovare il pertugio che conduce fuori.

Come promesso rivedono la luce del sole o meglio le ombre che le vette circostanti proiettano nella vallata stretta che appare come l’oasi per un viandante smarrito nel deserto.

Baldegunde sbatte le palpebre per adattarsi alla luce incerta della giornata. «Ma è tardissimo! Tra poco cala la sera e sarà buio!»

Markus scuote la testa e spiega che è solo pomeriggio inoltrato.

Si interrogano se è il caso di proseguire oppure tornare indietro. Baldegunde con senso pratico spiega che le scorte di cibo sono esaurite e non hanno l’equipaggiamento adatto alle temperature della notte.

«Se le carte non mentono, tra poco dovremo trovare un riparo e forse anche cibo per calmare la fame».

Baldegunde non replica trovando fantasioso il pensiero del compagno. “Carte di mille anni fa come possono essere valide oggi? Il riparo potrebbe esserci ma il cibo proprio no”.

Il freddo comincia a mordere la pelle mentre percorrono in silenzio il sentiero incassato tra due alte pareti senza una possibile via di fuga. Come per incanto dopo una stretta curva a gomito appare un piccolo pianoro illuminato di rosso dal tramonto. Si fermano incantati dalla visione e per la vista di una piccola costruzione di legno e pietre irregolari addossata alla parete. Lo stupore è ancor maggiore osservando la capanna che appare costruita di recente e mai abitata.

Baldegunde non dice nulla ma gli occhi trasmettono un chiaro messaggio di ammirazione: brillano e sono spalancati per lo stupore. Aveva dubitato delle affermazioni di Markus ma adesso si deve ricredere. “Dopo mille anni appare come se fosse terminata ieri. Quale magia sta dietro tutto questo?”

Markus ride di gusto leggendo il pensiero nella mente della compagna. «Hai ragione. Questa capanna è magica come i fiori che hai trovato. Rimane sempre linda e pulita come se il tempo si fosse fermato».

Baldegunde annuisce. Finora il compagno non ha sbagliato nulla e di sicuro oltre al riparo troveranno cibo per rifocillarsi.

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Non perdete la nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse.

Su Caffè Letterario è stata da poco pubblicata la puntata 17 dell’affascinante racconto Krimhilde e le fanciulle scomparse.

Per chi fosse pigro la ripropongo anche qui.

Gertrude Jekill – rose inglesi rampicanti

Il gallo sprecone annuncia che il sole sorgerà tra poco e i dormiglioni non sono graditi. Con tre vigorosi chicchrichi sveglia Markus che si mette ritto. Non ha bisogno di leggere l’ora perché la conosce già. Un lieve tocco alla compagna che sta dormendo con la bocca semi aperta. Il suo leggero russare sembra una deliziosa melodia.

«Balde» sussurra con tono dolce, «è tempo di alzarsi».

Baldegunde si muove infastidita. Il sogno che sta facendo si è disciolto e ignora come andrà a finire con la strega Ampfel.

«Ma è ancora buio!» Borbotta mangiandosi le parole come se la lingua si fosse inceppata.

«Lo so» bisbiglia abbracciandola. «La strada è lunga e non sappiamo quanto ci vuole per arrivare al punto d’inizio. Dobbiamo procedere a piedi».

In silenzio si preparano. Non hanno bisogno di parlarsi: i loro movimenti sono sincronizzati. Uno zaino di pelle di camoscio di pianura, vestiti comodi e in grado di proteggerli dal freddo, scarponcini di pelle di daino urlatore. Per il mangiare e le bevande passeranno dalla mensa. Non ci sarà molto perché il personale non ha preso ancora servizio ma solo avanzi della sera precedente.

Afferrati i fiori magici, prendono la tisana per rendersi invisibili. Per nascondere il loro afrore di umani ci penseranno quando sono vicini a punto critico presidiato dai nerd di montagna.

Baldegunde sa che con una cavalcatura sarebbe stato rapido raggiungere il posto indicato dalle carte, che Markus ha riposto nello zaino. Però non sarebbe stato possibile eludere le guardiane del Bitfrost, il ponte arcobaleno che consente l’uscita dal Castello.

È ancora buio e nel cielo sereno le ultime stelle li accompagnano silenti nella marcia di avvicinamento.

Sono in cammino da qualche ora e il sole è già comparso tra sbuffi di nuvole rosate che diventano sempre più chiare. La giornata sembra promettere di essere calda anche se finora la brezza fresca dell’alba mette brividi nei due viandanti. Baldegunde avverte qualcosa di strano nell’aria. Il sesto senso la mette in allerta. Quel formicolio al mignolo della destra le suggerisce prudenza.

«Markus» sussurra al compagno. «Avverto che c’è qualcosa di pericoloso nello spazio intorno a noi. Forse una minaccia ma non chiedermi cosa. Non saprei risponderti. Cerchiamo un riparo e aspettiamo».

Markus non percepisce nulla ma conosce la compagna e le sue proverbiali doti di presentire i pericoli. Annuisce e la segue in un vicino canneto ai margini del sentiero. La visuale è ampia sia a destra sia sinistra senza essere individuati da chi passa perché la vegetazione li nasconde.

«Però è prudente nascondere la nostra natura umana. Questo sciroppo che ho preparato ci trasforma in stambecchi della neve. Quelli che stanno nei boschi delle montagne innevate».

Non passa molto tempo quando sentono lo scalpiccio furioso di cavalli. “Ecco quello che l’ha messa sull’avviso” pensa allungando il collo per conoscere quali cavalieri sono in arrivo. Strabuzza gli occhi. Sono due. Uno è il drago Michele, che riconosce per gli sbuffi di fuoco che emette dalla bocca a ogni respiro. Sorride per la precauzione presa. Tuttavia è l’altro che lo lascia perplesso. Osserva un cavallo che corre senza cavaliere.

Subito il pensiero corre alla strega Ampfel, la degna compagna di merenda del drago Michele, che avrà operato una delle sue innumerevoli magie.

Marcus si sente tirare nella manica destra. Sa chi è e cosa vuol ipotizzare nell’osservazione del cavallo che galoppa senza cavaliere. Annuisce con la testa e con l’indice sinistro sulla bocca le intima di tacere. Non è il momento adatto per parlare. Hanno dimenticato che possono colloquiare col pensiero ma forse no. Sanno che i due cavalieri possono frugare nelle loro menti e leggere dentro.

Se per un certo verso si rallegra che siano lontani dalle montagne innevate, da un altro punto di vista si chiede dove stiano correndo con tanta furia. La strada li può condurre verso molte direzioni. Escludendo il Castello che per il momento è imprendibile, il posto più probabile è il torrente Ginestro. “Ma dove?”

Baldegunde interroga con gli occhi il compagno che scrolla le spalle, perché ignora dove siano diretti.

Il rumore degli zoccoli al galoppo si fa sempre più lontano fino a diventare un suono ovattato.

Markus e Baldegunde escono dal loro nascondiglio e riprendono il cammino. Hanno una missione da portare a termine: le fanciulle rapite. Con la strega Ampfel e il drago Michele ci sarà il tempo per chiudere i conti.

Il sole alto nel cielo indica che è mezzogiorno, quando arrivano in prossimità del presidio dei nerd di montagna. Dunque la previsione supposta era corretta.

Sanno che potrebbero aggirarsi tra i guardiani senza essere scoperti ma preferiscono muoversi lontani da loro per intuire dove si potrebbe aprire il passaggio segreto. D’altra parte la mappa mostrava un edificio che non era la casermetta dei nerd di montagna.

Markus si concentra su alcune rocce alla sua sinistra. Lì vicino sta una costruzione bassa occupata dai guardiani. “Ma cosa cercare?” Nessun segno indica che ci possa essere un’apertura occulta. Scuote il capo scoraggiato. È come cercare un ago nel pagliaio. Sente un’onda di parole nella mente. Se ne era dimenticato che i fiori magici permettono di comunicare senza parlare. Adesso lo possono fare senza il pericolo di essere intercettati.

«Markus, qui perdiamo tempo. Il punto d’ingresso va cercato altrove».

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eccoci… è pronta la 14-esima parte

Su Caffè Letterario è stata pubblicata da poco la nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse.

L’ultima avventura di Puzzone

Per chi fosse pigro la riporto anche qui. Buona lettura.

 

La strega Ampfel ha una strega per capello e la capigliatura è piuttosto folta. Quindi… Se la prende con il drago Michele che non è riuscito a portare a termine il progetto pianificato con cura. “Eppure conosceva i dettagli. Doveva intimidirla e io fare l’esorcismo zumba cadum per trasformarla in guscio vuoto. Mi sono fidata di un inetto”.

Il nerd di montagna trattiene il fiato perché l’ira che cova dentro incenerirebbe l’intero mondo se per caso aprisse la bocca.

In silenzio tornano ai monti innevati ognuno chiuso nei suoi pensieri.

Il drago Michele riflette che è stato preso in giro da una donna e questo gli ruga assai. Immagina gli sberleffi degli altri draghi. In particolare di Drago Mario, quello che odia con tutte le sue forze. Ricorda nitide le parole della strega Ampfel. «Devi spaventare la donna. Al resto penso io». Però è andata in modo diverso rispetto a quello concordato. “Mi ha preso per i fondelli… Eppure secondo la strega Ampfel era una facile preda. Sarà…”. Scuote il capo con vigore mentre calcia stizzoso un sasso che trova sul suo cammino.

La strega Ampfel è furiosa e al tempo stesso perplessa e preoccupata. Ha trovato strana l’atmosfera nella Caverna del Pozzo Maledetto. Spirava un’aura non amichevole. Percepiva pericoli che non vedeva. Però il comportamento della capitana delle dragonesse a cavallo è stato atipico, a tratti imprevedibile con quel alternare finte paure a mosse audaci. A mente fredda adesso gli appare come se sapesse in anticipo le loro mosse. “È come se ci leggesse i pensieri per aggiustare il comportamento da tenere”. Ricorda di averla frugata nella mente diverse volte senza risultati pratici: solo vuoto e basta. Però c’era anche qualcosa nell’aria che la minacciava da vicino. “Cosa?” Non è riuscita a comprenderlo. “C’eravamo solo noi tre ma l’avvertimento era palese. Una quarta persona? Non poteva essere invisibile e sfuggire alle mie ricerche”. Tuttavia il tarlo lavora perché la capitana era troppo sicura di sé nell’affrontarli. “Il compagno?” Scuote la testa mentre imbocca il sentiero presidiato dai nerd di montagna che si spostano di lato per farli passare. “Lui non si è mai visto né prima né dopo. Nessun odore umano ma solo di selvatici. Eppure…”.

Lei prende la via di destra che la conduce alla sua abitazione immersa nella neve. Ad accoglierla c’è l’apprendista strega Rotapfel che prende il mantello e gli stivali di cuoio ballerino.

«Non ho fame» brontola la strega Ampfel gettandosi sul divano rosso.

Se stamattina avrei mangiato un intero bue, adesso lo stomaco ha chiuso bottega e non vuole nulla. Quella donna mi ha tolto l’appetito”. Incrocia le braccia, abbracciandosi, e tenta di distendere la fronte aggrottata per il pensiero fisso della minaccia.

«Non mi sembra che quell’uomo conosca magie o pozioni da rendersi invisibili. Le mie spie al Castello dicono che sia un abile falegname e basta. Poi è sufficiente vederlo con quella mano di legno per capirlo. Eppure…». Borbotta a mezza voce chiudendo l’occhio sinistro. “E se avesse avuto delle imbeccate? Ma da chi? I miei informatori negano la presenza di persone in grado di produrre magie o preparare pozioni…”. La parola pozione le risveglia qualcosa nella mente. Esistono pozioni in grado di trasformare una persona e renderla irriconoscibile o invisibile. “Se fosse vero…” riflette sull’ultima ipotesi, “vuol dire che esistono delle persone che conoscono i segreti dei fiori e delle piante. E sono sfuggiti alle mie spie”.

Adesso è troppo stanca per attivarsi e chiude gli occhi. Sogna o meglio ha degli incubi. La capitana la imprigiona nelle segrete del Castello in una cella senza finestre. Il compagno senza viso passa indenne attraverso i loro controlli e riporta al Castello le ragazze prigioniere. Si sveglia in un lago di sudore. Sa d’aver visto il futuro e questo le mette terrore e ansia.

«Rotapfel!» Urla in preda al panico. «Preparami un bagno caldissimo!»

Mentre la strega Ampfel è terrorizzata dal suo futuro, il drago Michele rimugina su tutti gli eventi. Sono molte le stonature che trova. “Quando ho incontrato la capitana, lei conosceva molto di me. Sgrunt!” e un fiotto di aria incandescente esce dalla bocca e dal naso.

Un broccato rosso va in cenere. «Devo fare attenzione» mormora osservando il piccolo disastro combinato. “Dovrò ricomprarne un altro uguale se lo trovo e questo era pregiatissimo. Un bel fiotto di schei di montagna mi è costata la mia ira”.

Si siede sulla poltrona di pelle conciata nell’angolo sinistro della stanza per calmare l’agitazione interna. “Altrimenti brucio tutto”. Prova a riflettere sull’incontro della mattina. “Anomalo” è la risposta. “La capitana delle dragonesse a cavallo ha finto molto ed è stata sincera molto meno”. Sorride perché la speranza che avesse collaborato di sua spontanea volontà non è stata tra le opzioni disponibili. Però ricorda che a pelle il suo comportamento l’ha indispettito più di una volta. Un lampo. «Quella mano sinistra sempre dentro la salopette non mi ha fatto scattare nessun avvertimento ma ora appare sospetto. Che tenesse un amuleto? O cosa?»

Scuote la testa ma trattiene il fiato per non provocare altri danni. La sua casa è piena di bruciature e il mucchietto di cenere rossa glielo ricorda. Arriva alla conclusione che, se è arrivata tranquilla, vuol dire che non li temeva. È stata troppo sicura di sé per lasciarsi intimorire e di certo ha tenuto dentro la salopette un qualcosa che le ha dato facoltà superiori alle loro. “Ne devo parlare con la strega Ampfel ma ora non è il momento propizio”.

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