Nuova puntata di Krimhilde

È da poco pubblicato la puntata n.ro 35 su Caffè Letterario.

Un caso per tre

La strega Ampfel non si sente tranquilla. La conoscenza del sapere è un’arma potentissima che, se usata con intelligenza, può disintegrarli.

«Cosa facciamo?»

Il drago Michele resta in silenzio. Ha capito che quella coppia non è facilmente eliminabile e rappresenta un pericolo ma non ha un’idea sul come neutralizzarli.

Il draghetto Matteo gonfia il petto, dimenticando la pessima figura alle Prigioni del Tempo Perduto. «Noi siamo più abili di loro e numericamente superiori. Possono due umani distruggerci? Io credo no!»

Il drago Michele a stento trattiene uno sbuffo di fuoco per aver perso la pazienza per le parole del draghetto Matteo. «Come pensi di eliminarli?» Lo stuzzica con ironia.

«Scendiamo dalle montagne innevate e invadiamo la Terra di Mezzo. Questa sarà tutta nostra in una giornata. Possono due persone competere con mille?»

La strega Ampfel geme sia per il dolore sia per le mancanze d’idee di chi le sta di fronte. Trova inappropriata la tesi del draghetto Matteo, pronto a gonfiare il petto e menare le mani senza poco cervello. Il drago Michele è più equilibrato ma visto che è rimasto in silenzio, vuol dire che la situazione è seria. «Draghetto Matteo hai già sperimentato cosa sono capaci di fare. Ti hanno neutralizzato in un batter di ciglia e quello è niente. Ci sono erbe, che loro conoscono e sanno dove trovare, che ti riduce a un innocuo somarello. No, la tua proposta è da scartare».

Il draghetto Matteo dapprima sbianca e ansima per la figuraccia, poi diventa rosso per la vergogna. Il drago Michele sogghigna soddisfatto. «Si potrebbe fissare un armistizio per prendere tempo. Un messaggio che potrebbe suonare così. ‘Noi chiediamo scusa per il rapimento delle fanciulle. Questo resterà un episodio isolato. Noi resteremo tra le montagne innevate per sempre e non supereremo il torrente Ginestro’. Un modo per cercare le contromisure giuste contro la conoscenza del sapere senza l’assillo del tempo».

La strega Ampfel sorride storta, perché questo era anche il suo pensiero. «Una proposta equilibrata che mi trova d’accordo. Affideremo a Belfagor di recapitare il messaggio».

***

Sotto la doccia Markus stuzzica la compagna che lo rimprovera. «Perdiamo tempo. Krimhilde ci aspetta».

Si avviano al salone d’onore con i capelli ancora umidi. Lungo il tragitto concordano sommariamente cosa dire in perfetta sincronia.

Arrivati al limitare della soglia, Markus rimane fermo, mentre Baldegunde fa il suo ingresso.

La regina rimane sorpresa dall’atteggiamento dell’uomo e con un cenno imperioso della mano gli fa cenno di entrare e sedersi accanto alla capitana di fronte al trono.

«Ammetto che tre giorni fa quando siete scomparsi mi sono molto alterata, perché vi siete allontanati senza il mio permesso. Però ieri col ritorno delle fanciulle rapite ho mutato il mio pensiero».

Markus rimane impassibile in attesa di ascoltare il resto del suo discorso. Baldegunde sorride in modo contenuto per la soddisfazione di aver udito quelle parole.

Sollecitata dalla regina, la capitana spiega gli avvenimenti delle due giornate. Markus si era raccomandato di dare maggior peso a quello che ha fatto lei e minimizzare il suo apporto. Lei non era per nulla d’accordo ma ha accettato. Inoltre deve tacere sull’uso delle erbe delle megere per non irritare Krimhilde che ne ha vietato l’uso.

Agnete interrompe la narrazione della capitana tra lo stupore del consesso molto più ligio al protocollo nelle udienze regali.

«Se non fosse stato per Markus, saremo ancora prigioniere e Adelinde non sarebbe tra noi».

Un ‘oh!’ di sorpresa sale dalle persone presenti.

Krimhilde appoggia il mento sul palmo della mano disposto a coppa. Giudica l’interruzione impertinente ma è curiosa di conoscere il resto. Quell’uomo che conosce come un abile ebanista l’ha attratta. Discreto, devoto alla compagna, dallo sguardo franco. Sollecita Agnete a parlare. «Vi ascolto. Spiegatevi meglio».

La ragazza descrive come le ha liberate e come le abbia messo in salvo, affrontando da solo la strega e il drago che era con lei.

«È vero?»

«Sì, mia regina». Una risposta asciutta senza ulteriori dettagli. Poi aggiunge. «Era più importante l’incolumità delle cinque ragazze della mia vita. Baldegunde era in grado di riportarle a valle sane e salve».

Adesso la regina vuole conoscere qualcosa di più su Adelinde. Agnete con dovizia di particolari illustra il salvataggio nel Ginestro e i momenti successivi.

Markus si schernisce, minimizza ed enfatizza il ruolo della compagna. «Senza di lei e le sue conoscenze delle erbe officiali dubito che oggi avremo potuto stare di fronte a voi».

Krimhilde sorride. Una bella coppia affiatata, piena di risorse, di cui ci si può fidare e chiedere la loro opinione sul come fare nel futuro contro la strega Ampfel e i nerd di montagna.

Baldegunde afferma sincera che non ha ancora realizzato di essere tornata al Castello con le fanciulle rapite. Come neutralizzare la strega non l’ha ancora pensato.

«E voi, Markus, cosa dite?»

«Sono d’accordo con Baldegunde. È troppo presto per formulare un piano. Dobbiamo capire nei prossimi giorni come agire a mente lucida».

«Ma veramente…» inizia Aglaja con tono di chi si vuole vendicare di un torto ma le gomitate sui fianchi di Agnete e Reinhilde le tolgono il fiato e le parole.

«Se osi aprire la bocca, ti strappo la lingua» sibila velenosa Agnete che ha intuito cosa voleva denunciare Aglaja. Di rincalzo Reinhilde aggiunge che deve stare zitta anche dopo se vuole arrivare illibata al matrimonio.

Il tempo sembra sospeso nell’attesa che la regina parli, quando la ciambellana richiama l’attenzione di Krimhilde. «Un uccellaccio nero ha deposto questo messaggio sul davanzale di Grummhilde».

La regina lo legge e aggrotta la fronte perché non riesce a capire il suo senso. Si alza e lo consegna a Baldegunde che lo scorre con Markus.

Il silenzio cala nella sala, mentre Krimhilde aspetta paziente il loro pensiero.

Baldegunde scambia uno sguardo d’intesa con Markus che annuisce. «Sembra che la strega Ampfel voglia proporre una sorta di armistizio. Però dubitiamo che questa sia la sua vera intenzione. Pensiamo che serva a lei e al drago Michele per organizzare un attacco, prendendo tempo e facendoci abbassare la guardia».

«E se li attacchiamo ora?»

La capitana scuote la testa spiegando che sarebbe stata una disfatta, perché le montagne innevate sono difficili da conquistare.

«Cosa suggerite?»

Baldegunde prende il coraggio a due mani e lancia una proposta assai rischiosa. «Se ci concedete il permesso di studiare la conoscenza del sapere delle megere possiamo rendere innocua la strega Ampfel».

Il gelo cala nella sala e tutti gli occhi sono puntati su Krimhilde di cui è noto il pensiero: nessuno dovrà avere l’accesso alle vecchie pratiche di stregoneria.

La regina si irrigidisce, si rabbuia in viso e non risponde subito. Poi scandisce le parole. «Entro due giorni conoscerete la mia risposta».

Si alza e se ne va senza salutare nessuno. L’udienza si è conclusa.

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Nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse

Su Caffè Letterario è stata da poco pubblicata la trentatreesima punta di Krimhilde e le fanciulle scomparse. La potete leggere anche qui.

«La Regina arriva subito» annuncia con tono pomposo la ciambellana.

Brumfilde si torce le mani. Non vorrebbe essere lì. “È stata un’imprudenza portarla al cospetto della Regina. Non possiamo aspettarci altro che guai”. Lei avrebbe agito in modo diverso. “Ma come?”

Grummhilde è sui carboni ardenti. È conscia che il suo ruolo di consigliera terminerà tra poco. “Come ha fatto quella strega della capitana a beccarmi?” Prova a riflettere ma non trova nessuna spiegazione. Da due giorni era sparita. Nessuno sapeva dove fosse. Eppure è arrivata al momento giusto per coglierla con le mani nel sacco. Ha deciso di negare tutto, di accusare la capitana di aver creato delle prove artefatte. “Forse riesco a convincere Krimhilde”.

Baldegunde ha un sorriso soddisfatto sulle labbra. Ha riportato a casa le cinque fanciulle rapite. Ha colto sul fatto la traditrice che sta tramando con la strega Ampfel. “Qualsiasi inadempienza dei miei doveri passerà sotto silenzio”.

La regina Krimhilde sposta lo sguardo sulle tre persone che sono nella sala delle udienze. Sbuffa nel vedere Brumfilde. Non ha mai capito per quale strana combinazione è arrivata al grado di tenente delle dragonesse a cavallo. “Ha paura della sua ombra. Non riesce a gestire il comando e imporre l’autorità del suo grado”. Distoglie la vista da questo personaggio insignificante. Si concentra invece su Baldegunde e Grummhilde e non comprende il motivo per cui la capitana tiene salda per un braccio la sua consigliera.

Ha fiducia in lei e ascolta sempre la sua opinione su qualsiasi questione. Sa che è un’abile oratrice e ha la parlantina sciolta. Però qualcosa le suggerisce che si tratta di una questione seria, perché ha imparato ad apprezzare Baldegunde, misurata nel pensiero e nelle azioni, adorata dalle dragonesse per il suo tratto umano nella gestione della disciplina.

Con un gesto della mano allontana Brumfilde perché la sua presenza la infastidisce. Rimaste solo loro tre aspetta che le venga spiegato il motivo della richiesta di udienza.

Baldegunde prende l’iniziativa di parlare visto il silenzio calato nella sala.

«Prima di spiegare le motivazioni della mia richiesta, le comunico che le cinque fanciulle sparite sono in salvo e tra poco faranno il loro ingresso nel Castello».

Ha appena finito di pronunciare queste parole che dall’apertura sul cortile d’onore entra un’esplosione di gioia e un vociare confuso ma allegro. La regina non ha la necessità di affacciarsi alla finestra perché ha già compreso il senso di quella euforia incontrollata.

Grummhilde sente franare la terra sotto i piedi. Adesso molti tasselli hanno trovato il giusto incastro. Baldegunde era assente perché impegnata nel liberare la fanciulle rapite. “Come diavolo ha fatto?” La prima missiva della strega Ampfel acquista una nuova luce. “La capitana ha usato le conoscenze delle vecchie megere per superare le difese dei nerd di montagna”. Anche quella domanda curiosa su Markus va letta in modo differente. “Anche lui ha contribuito alla riuscita dell’operazione, avendo accesso alla biblioteca segreta”. Adesso deve cambiare strategia perché negare non è più sostenibile. “No. Ci proverò!”

«Regina» attacca Grummhilde con tono pacato. «Non ho capito perché la capitana delle dragonesse mi abbia bloccata mentre rientravo dalla passeggiata mattutina».

Queste parole sembrano aprire una breccia nella mente della regina ma con prontezza Baldegunde spiega perché è lì.

«Regina, non mi sarei mai permessa di bloccare la vostra consigliera se non avessi visto un fatto assai grave».

Krimhilde ascolta con interesse le informazioni fornite dalla capitana: dall’incontro col drago Michele all’arrivo di Grummhilde.

«Il drago Michele ha appeso una pergamena con un nastro rosso al ciliegio senza ciliegie nella piana di Rum. Questo è stato raccolto da Grummhilde e nascosto sotto la tunica rossa».

La regina si muove per verificare l’asserzione di Baldegunde che la previene consegnando la pergamena.

«Se il senso di onnipotenza le ha fatto dimenticare la prudenza, nel suo appartamento dovrebbe trovarsi anche il primo messaggio» spiega con voce chiara Baldegunde.

«Questa pergamena è un falso!»

La capitana scuote la testa. È inutile aprire un contraddittorio. Ci sarà tempo per smentirla. «Andiamo nel suo appartamento e verifichiamo quello che ho detto». Sa che è un azzardo ma deve rischiare.

Grummhilde sbianca, farfuglia qualcosa. Sa di aver perso la partita.

Nelle sue stanze trovano sul tavolo il primo messaggio e alcune bozze della risposta. Inoltre in una voliera ci sono un falchetto reale dal piumaggio dorato e un corvo a macchie rosse. Sono volatili banditi dalle terre di Mezzo, perché ricordano le vecchie megere.

Krimhilde imporpora le guance e gonfia le gote. «Mi hai deluso Grummhilde. Ti facevo una leale consigliera, invece scopro che sei una perfida serpe». Poi si rivolge a Baldegunde. «Conducetela nelle segrete profonde e buttate le chiavi. Che muoia di sete e di fame».

Senza degnarla di uno sguardo, torna nelle sue stanze, nonostante Grummhilde implori pietà.

Baldegunde avrebbe preferito un pubblico processo, perché è convinta che la consigliera abbia una rete di informatrici, che vuole smantellare.

Dopo averla accompagnata nelle segrete profonde, torna a perquisire i suoi appartamenti. Per prima cosa libera i due uccelli che di certo voleranno dalla strega Ampfel. Poi scova in un’intercapedine dei fogli cuciti a mano dove trova nomi e cifre. Deve organizzare subito una retata prima che si sparga la voce dell’arresto di Grummhilde.

Ci sarà tempo per godersi la soddisfazione di aver riportato al Castello le cinque fanciulle.

 

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Krimhilde e le fanciulle scomparse

Su Caffè Letterario è stata da poco pubblicata la puntata numero 32. La potete leggere anche qui.

Bathilde non ci mette molto a rintracciare Baldegunde e metterla al corrente degli ultimi avvenimenti.

«Blocchiamo la traditrice». La capitana non vuole pronunciare il suo nome.

Markus scuote il capo. Non gli sembra la mossa giusta. «Ricordati che la sua parola è molto influente presso la regina. Ti conviene seguirla col messaggio nelle sue mani, bloccarla e portarla al cospetto di Krimhilde. Sarà lei a decidere della sua sorte».

Se segue il suggerimento del compagno deve lasciare il gruppo senza guida. Baldegunde pensa alle ragazze che sono sotto la sua responsabilità. Il compagno intuisce i suoi dubbi. «Bathilde e l’altra dragonessa ci scorteranno fino al Castello, mentre tu gestisci la traditrice. Siamo in buone mani».

Le rughe si distendono, perché le pare una buona soluzione. Si avvia veloce verso il ciliegio senza ciliege, mentre Markus e le ragazze aspettano le dragonesse per avviarsi a destinazione.

Grummhilde non si accorge della presenza di Baldegunde. Raccoglie il messaggio che nasconde sotto l’ampia tunica rossa e si avvia tranquilla verso il Castello.

Baldegunde la segue come un ombra cinquanta passi indietro senza perderla mai di vista. Arrivati nella piana prospiciente il Bitfrost, accelera il passo e l’affianca all’imbocco del ponte.

«Buongiorno Grummhilde. Siamo mattinieri» puntualizza Baldegunde, prendendola sottobraccio.

Grummhilde sbianca. Non si aspetta che qualcuno la stesse seguendo. Per un riflesso condizionato con la mano libera cerca il messaggio per gettarlo. È troppo compromettente per conservarlo.

«Non affannarti. Questo lo prendo io» e con mossa rapida recupera la pergamena, mostrandola chiaramente alle guardie del Bitfrost. «Mi accompagni dalla regina, perché devo fare rapporto».

Un ghigno di soddisfazione compare sul viso di Baldegunde. Ha sempre dubitato sulla lealtà di Grummhilde ma adesso l’ha in pugno. Tutta la scena è stata vista dal posto di guardia e questo impedirà qualsiasi menzogna da parte della donna.

La donna vorrebbe divincolarsi per fuggire ma la presa ferrea della capitana non lo permette. Superato il Bitfrost tra l’incredulità delle dragonesse di guardia, si avvia verso il cortile d’onore, dove ha la certezza di trovare la sua vice.

«Accompagnaci dalla regina» apostrofa con ruvidezza Brumfilde prima che lei abbia il tempo di dire qualcosa.

La vice capitana allarga la bocca come per proferire qualcosa che non esce. Spalanca gli occhi per la sorpresa. Stenta a riconoscere la sua capitana. Non l’ha mai sentita pronunciare le parole con quel tono duro che taglia le gambe a qualsiasi risposta. Poi nota il vigore che sta mettendo nel trattenere Grummhilde che tenta di liberarsi dalla presa. Questo la stupisce perché è la consigliera più ascoltata da Krimhilde. Potente e cattiva tutti la evitano e non osano mettersi di traverso.

Biascica qualcosa e fa strada verso la sala delle udienze.

***

Il drago Michele ha già visto a sufficienza ed è inutile soffermarsi per osservare dove vanno. L’approdo è il Castello di Mezzo. L’intera operazione ‘Falco rapace’ è ormai naufragata con la liberazione delle cinque fanciulle. Quella coppia è stata più abile di loro nel neutralizzare le loro mosse. “Non rimane altro che rientrare tra le montagne innevate e decidere come procedere con la strega Ampfel”. Non c’è molto da scegliere, anzi c’è una sola strada da imboccare: difendersi dai probabili attacchi della regina Krimhilde.

Recuperato Lucifero sui prati prospicienti il torrente Ginestro, ritorna sui suoi passi per raggiungere l’abitazione della strega.

L’apprendista strega Rotapfel lo informa che la strega Ampfel si è appena coricata stremata e di certo non la sveglia per la seconda volta.

«Perché?» Il drago Michele non indaga ulteriormente e lascia cadere la domanda, ritirandosi nella propria abitazione.

È pomeriggio inoltrato, quando la strega Ampfel riemerge dal sonno popolato da incubi. Questi hanno avuto una sola presenza costante: quella coppia che ha compreso essere molto pericolosa. Tuttavia è turbata dal quel volto senza faccia, compagno della capitana. Sa che è dotato di un’arma dalla quale non può difendersi: la conoscenza del sapere. È una risorsa che può distruggere lei e tutta la comunità dei nerd di montagna. Per il momento è riuscito a far fallire il suo piano di dominio.

Le ferite pulsano come un animale che lotta per difendersi. Sembrano dotate di vita propria come se quel volto senza faccia fosse penetrato nella sua carne. Le tisane e gli unguenti alleviano in modo temporaneo le sofferenza ma svaniti gli effetti tornano a dolere più di prima.

Con passo stanco e l’occhio appannato dal dolore e dallo stress siede sulla poltrona nera, la preferita per le meditazioni, quella che le concilia idee con la realtà. Però sembra che non sortisca alcun effetto positivo. Si lamenta, mentre l’apprendista strega Rotapfel la massaggia con l’olio di maleleuca che non fa il miracolo.

Il drago Michele osserva con la fronte aggrottata quel viso sofferente. Non sarebbe il momento giusto per darle altre preoccupazioni ma deve farlo.

«So già tutto» gracchia.

Le parole del drago Michele rimangono a mezz’aria, sospese nel vuoto senza raggiungere la destinazione. Con gli occhi sgranati e la bocca semi aperta piomba sulla poltrona viola e tace. “Come può sapere tutto?”

La strega Ampfel abbassa le palpebre e aspetta una risposta che tarda a venire. «Allora? Sei diventato muto?»

Il drago Michele si raddrizza, si sistema comodo. “Non c’è più con la testa”. Due colpetti di tosse, avendo la precauzione di non emettere uno sbuffo di fuoco.

«Ho consegnato il messaggio come mi avete ordinato e poi ho preso la strada di casa».

La strega Ampfel sbuffa, anche se sa che questi erano gli ordini. «Non si sa se Grummhilde l’abbia raccolto».

Detto questo reclina la testa come se volesse addormentarsi.

 

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Nuovo capitolo di Krimhilde e le fanciulle scomparse

Su Caffè letterario è stata da poco pubblicata la nuova parte di Krimhilde e le fanciulle scomparse, che ripropongo anche qui.

Le linee parallele si incrociano

Sembra che le ferite non vogliano rimarginare e il dolore non tende a scemare. L’apprendista strega Rotapfel massaggia la strega Ampfel distesa sul divano turchese con l’olio di maleleuca. Con un cenno imperioso della mano l’allontana. Deve leggere la missiva di Grummhilde.

Sbianca, stringe le labbra, corruga la fronte, dimentica per un attimo il dolore delle ferite. Il viso fa una smorfia e gli occhi si accendono di una luminosità che mette i brividi. Quello che sta leggendo è peggio di quanto pensava.

Il drago Michele sta defilato. Non capisce tutte quelle mimiche senza proferire una parola. Da quando le ha consegnato quel rotolino di papiro è stata muta ma l’espressione della faccia parla con chiarezza. Il contenuto non è di suo gradimento. Prova a pensare cosa può contenere di tanto sgradevole ma non arriva a nessuna conclusione.

Poi di colpo si desta. Chiede una striscia di papiro verde e una penna di pavone. Scrive come una furia dimenticando dolori e ferite.

Il drago Michele sa che dovrà tornare nel posto dell’ultimo appuntamento ma ormai è sera inoltrata e rischia di perdersi se parte subito.

«Prendi il cavallo e raggiungi senza perder tempo il posto di stamattina. Non aspettare la risposta».

Il drago Michele deglutisce. Tutta questa fretta gli appare come una pazzia. «È buio e scendere a valle, è molto rischioso. Posso partire domani mattina quando il cielo schiarisce e la strada è visibile».

La strega Ampfel sembra irremovibile nella sua decisione ma poi conviene che è meglio viaggiare con la luce. «Non ci sarà risposta. Quindi consegnato il messaggio fai ritorno subito qui».

Congedato il drago Michele, rilegge il documento. ‘Tutti libri del sapere delle streghe sono conservati in una biblioteca segreta non accessibile a tutti. Si racconta che alcune vecchie ne conoscano i segreti che sono tramandati da madre in figlia. Chi siano non lo so perché gli informatori non sono attendibili. Solo un’indagine personale può stabilire l’autenticità delle informazioni

Quello che la inquieta maggiormente è il passo successivo.

Ho verificato che un certo Markus, falegname e compagno di Baldegunde capitana delle dragonesse a cavallo, ha consultato alcuni volumi e delle mappe di recente. Quali non si sa, perché è rimasto solo nella sala. Questo è avvenuto durante un normale intervento legato alla sua professione di falegname

Si gratta la ferita che riprende a sanguinare e la fa urlare per il dolore. “Dunque è lui il nemico più pericoloso”. Contrae i muscoli del viso, mentre l’apprendista strega accorre subito per lenire la sofferenza.

La scaccia come se fosse un insetto molesto, adesso vuol ragionare sulle prossime mosse. “Quel uomo ha studiato bene quei testi visto i risultati. Però è andato a colpo sicuro. Qualcuna lo ha indirizzato a concentrarsi su qualche testo in particolare”. Non ha nessun dubbio alzando gli occhi verso la parete di fianco ricoperta da migliaia di testi. “Troppi per selezionare quelli che trattano delle erbe usate contro di noi”.

Confida su Grummhilde che dovrebbe convincere la regina Krimhilde a distruggere questo antico sapere e punire quel Markus che ha infranto le regole.

Poi le sorge un altro dubbio. “Come può un falegname avere la cultura per interpretare quelle letture per iniziate senza sbagliare dosi e scelte. Deve aver avuto l’imbeccata giusta. Ma da chi?” Ritiene inutile pensarci e si fa preparare il letto. La giornata è stata lunga e spossante e la stanchezza sta avendo il sopravvento.

***

Bathilde ritiene di essere stata fortunata incontrando Baldegunde perché non dovrà fare rapporto a Brumfilde che detesta. “È viscida come un serpente”.

Immersa in questi pensieri si sente tirare per una manica da Marchilde. «C’è qualcuno sul sentiero. Dalla sagoma mi sembra quello di ieri».

Smontata da cavallo si muove silenziosa come un gatto e controlla chi è sul sentiero.

«Hai ragione sembra un drago come quello di ieri. Leghiamo i cavalli più all’interno del bosco e seguiamo l’intruso».

Lo vedono arrivare al ciliegio senza ciliege e appendere qualcosa a un ramo. Sono stupite perché anziché fermarsi riprende la strada verso il Ginestro.

Devono rintracciare con urgenza la capitana perché prelevi quel documento. “Dove?”

Nel frattempo il drago Michele ritorna su i suoi passi. Ode delle voci femminili. Si getta nella macchia per nascondersi. Sa che non deve essere visto da nessuno. Sgrana gli occhi, trattiene un sbuffo di sorpresa per non scoprirsi. “Le cinque fanciulle sono libere e si stanno dirigendo verso il Castello. A guidarle è la capitana delle dragonesse a cavallo”. Ricorda bene quel viso conosciuto qualche giorno prima.

Le sorprese non sono finite: ad accompagnarle c’è anche un uomo che non ha mai visto. “Che sia quella quarta misteriosa persona presente nella Caverna del Pozzo Maledetto?”

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Nuova puntata di Krimhilde

Su Caffè Letterario è stata appena pubblicata la puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse, che potete leggere anche qui.

copertina Amanda e il bosco degli elfi

La strega Ampfel torna alla sua abitazione in preda al terrore e al dolore delle ferite che si sono riaperte.

L’apprendista strega Rotapfel la soccorre con l’olio di maleleuca che strofina con energia per darle sollievo.

Urla, piange, si dispera. Ha dimenticato le fanciulle, pensa solo a combattere il veleno che è tornato attivo.

Il draghetto Matteo è tornato poco dopo ma è consapevole di essere stato beffato da un nemico misterioso e invisibile. Sa di aver peccato di presunzione. Non osa affrontare il giudizio della Strega Ampfel, né la sua ira. Solo quando il cielo si colora trova il coraggio di presentarsi davanti a lei.

«Non sono riuscito a individuare il nemico. Ho lottato…».

La strega Ampfel sbotta. «Non raccontare frottole. Non hai lottato con nessuno e sei tornato poco dopo di me».

Il draghetto Matteo abbassa gli occhi. Ha sperato di farla franca ma deve imparare ancora molto. Spiega che appena entrato qualcuno ha infilato nella sua bocca un fascio di erbe. «Non potevo sputare fuoco e sono rimasto immobilizzato per diversi minuti. La persona che era dentro ha avuto tutto il tempo per andarsene indisturbata».

La strega Ampfel capisce di essere stata sconfitta e ritiene inutile tenere il drago Michele a guardia del sentiero perduto. “Hanno più risorse di noi e sono in grado di beffare anche lui”. È più utile che contatti Grumhilde, perché questi due umani possiedono degli strumenti che ignorava che esistessero ancora e possono colpire lei e i draghi con successo. Capisce che qualche trattato è sfuggito al rogo delle streghe e loro l’hanno recuperato.

Ordina al draghetto Matteo d’inviare un messaggero al drago Michele, perché ritorni subito, e poi che lui sparisca dalla sua vista.

Al suo rientro la strega Ampfel gli fornisce le istruzioni per l’incontro con Grumhilde.

Arrivato al torrente Ginestro, là dove scorre tra due pareti rocciose e fa un piccolo salto, deve lasciare Lucifero libero di pascolare sui prati circostanti. Lo ritroverà quando farà ritorno alle montagne innevate.

«Qui vedrai il bosco ceduo e…».

«Il bosco ceduo? E come lo riconosco? Mica hanno il cartello col nome». La interrompe con un pizzico di scetticismo ironico.

La strega Ampfel non raccoglie la battuta e spiega che il bosco ceduo si riconosce a prima vista. «Ci sono solo cedri del Mondo Buono, mandorli, noccioli del Ciclo e carpini carpiati. Sono solo lì. Non puoi sbagliarti».

Il drago Michele annuisce come se avesse capito. In realtà non ha capito nulla ma prima di partire guarderà qualche figura di questi alberi.

«Ci sono due sentieri, volgendo le spalle al torrente. Uno alla tua sinistra. L’altro a destra. Devi prendere quello».

Si raccomanda di non farsi notare, anzi di evitare qualsiasi incontro. «Quando esci dal bosco ceduo trovi un ciliegio senza ciliegie. Conta il terzo ramo partendo dal basso alla tua destra. Lì appenderai un nastro rosso con questa missiva». E la strega Ampfel gli consegna un sottile nastro con legato un rotolino di papiro verde.

Il drago Michele ha memorizzato tutto ma gli rimane un dubbio. «Una volta eseguiti gli ordini, che faccio? Torno indietro o aspetto qualcosa?»

«Grumhilde ti consegnerà qualcosa. Aspettala».

Il drago Michele annuisce di nuovo ma tutto gli sembra criptico. «Quando? E come mi riconoscerà?»

La strega Ampfel sbuffa all’ennesima domanda. «Non ti preoccupare. Sarà lei che ti troverà».

Tornato nel proprio alloggiamento e data una ripassata alla botanica si avvia col fedele Lucifero verso il Ginestro. Il sole è quasi allo zenit, quando raggiunge il ciliegio senza ciliegie, facendo attenzione a qualsiasi rumore per non farsi scoprire. Poi si nasconde dentro un cespuglio da cui può tenere d’occhio l’albero.

Ignora che mentre camminava è stato individuato da una pattuglia di dragonesse a cavallo.

Baldegunde dopo l’ultimo rapimento ha predisposto un pattugliamento discreto del torrente Ginestro. Ogni gruppo, composto da due dragonesse, deve controllare un tratto del torrente. Quello da cui è transitato il drago Michele è affidato a Bathilde e Marchilde che lo seguono senza far alcun rumore.

L’addestramento ossessivo di Baldegunde viene messo in pratica. Marchilde vorrebbe informare la vice di Baldegunde, Brumfilde ma la compagna la blocca.

«Ma… Baldegunde è sparita da due giorni. Nessuno sa dove sia. Non possiamo far riferimento a lei» balbetta incerta Marchilde.

«Baldegunde ha lasciato degli ordini precisi. Seguire il sospetto senza farsi intercettare segnando tutti i posti e le attività svolte. Solo in caso di effettive azioni pericolose chiedere rinforzi».

«Ma Brumfilde ha cambiato gli ordini di servizio» replica rinfrancata Marchilde.

«Io sono fedele a Baldegunde e rispetto i suoi ordini. Essendo più alto in grado queste sono le mie decisioni».

Queste ultime parole chiudono tutte le discussioni, mentre in paziente attesa osservano il drago Michele cosa sta facendo.

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Nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse.

Su Caffè Letterario è stata pubblicata la ventisettesima parte di Krimhilde e le fanciulle scomparse. Di seguito la potete leggere anche qui.

L’ultima avventura di Puzzone

Baldegunde esegue l’ordine del suo compagno senza chiederne le motivazioni. Radunate le cinque fanciulle spiega in succinto cosa devono fare. «Siete invisibili ma voi potete vedere gli altri. Restate dietro di me senza fiatare, qualunque cosa vediate».

In silenzio scendono a valle. Fa freddo e i vestiti sono inadeguati al clima ma muovendosi non rischiano di rimanere congelate.

Sentono il rumore frenetico degli zoccoli di un cavallo e si riparano in un anfratto nell’attesa che il cavaliere sparisca.

Procedono con cautela perché il buio della notte debolmente illuminato dalla luna, che sta calando dietro il crinale, non permette passi falsi.

Aglaja ha sbuffato per tutto il tragitto, ha freddo e vorrebbe riparare nell’edificio che appare alla sua destra.

«Non ci provare» sibila Baldegunde con un tono minaccioso. «Si prosegue verso il fondovalle».

Aglaja rimane interdetta sgranando gli occhi. È sicura di non aver pronunciato nessuna parola, né aver accennato col corpo a fermarsi. “Come può aver intuito il mio pensiero?”

«Non lambiccarti il cervello. Cammina e basta». Questa volta le parole di Baldegunde sono arrivate dirette nella mente.

Che sia una strega?” E accenna a fermarsi.

«Cammina senza pensare. La strada è ancora lunga. Sono la vostra capitana, ricordatelo» sussurra in modo che sia chiaro anche alle altre come devono comportarsi.

Un attimo di sbigottimento s’insinua nelle ragazze che non comprendono il motivo di questo avvertimento minaccioso.

Baldegunde non è sicura che le tisane abbiamo sufficiente potere per renderle invisibili una volta arrivata alla casamatta. “Sarebbe un bel guaio, perché ignoro cosa troverò lì. Senza questa protezione potrebbe essere un azzardo tentare di uscire senza essere viste”.

Il cielo schiarisce quando avvistano il manufatto che all’esterno appare incustodito. Però il mignolo sinistro l’avverte che c’è un pericolo nascosto al suo interno. Di che tipo non riesce a individuarlo ma lo percepisce con nettezza.

Aspetteremo Markus in quell’anfratto e poi decideremo la strategia giusta per raggiungere il bosco di Mezzo”.

Markus coglie il momento propizio per uscire dalla Prigione del Tempo Perduto. La Strega è fuggita, il drago è stato immobilizzato in modo temporaneo e non può emettere fuoco per qualche minuto. Ringrazia Mechthilde, schermandosi per non farsi intercettare. Ricorda che, quando si era appartato con lei, gli aveva spiegato che la tristrisavola col suo stesso nome aveva scritto un trattato delle erbe officiali per combattere streghe, draghi e altre creature del diavolo prima di finire sul rogo. «Il testo si trova nella biblioteca segreta» aveva concluso prima di salutarsi e dopo avergli elencato quali erbe gli sarebbero state più utili.

Deve raggiungere Baldegunde e le ragazze che l’aspettano. L’obiettivo è raggiunto e non gliene importa nulla della sorte della strega e del drago. Con ampie falcate sicure affronta la discesa. Deve sbrigarsi, perché la tisana che lo rende invisibile non dura in eterno.

Arrivato in prossimità della casamatta, rallenta e si fa guardingo. La calma irreale gli fa pensare a un agguato. Non vede Baldegunde, né le fanciulle e immagina che qualcosa sia andato storto.

Chiaro e forte risuona nella sua mente. «Siamo qui». Si guarda intorno e sorride. “Per forza non le vedo! Sono invisibili!” Segue la direzione del suono delle parole e le trova nascoste tremanti nell’anfratto.

«Ti abbiamo aspettato. Il mignolo sinistro si piega a indicare un pericolo. Quale sia non lo so».

Markus annuisce. Non ha mai sottovalutato le sue premonizioni. Riflette su come procedere. Per uscire dal sentiero perduto bisogna attraversare l’edificio che blocca la via. Al suo interno deve per forza accendere la lanterna cieca per garantire un transito sicuro. In questo modo si rivelerebbe la loro posizione a eventuali persone al loro interno visto che la compagna segnala un pericolo.

«Cosa facciamo? Le ragazze sono infreddolite e cominciano a scalpitare».

«Devo capire chi c’è e dove si trova. Entro e verifico».

Markus si addentra abituando gli occhi al buio. Si ferma. Ha udito un nitrito. I nerd di montagna non possiedono cavalli. Gli unici oltre alla strega sono i draghi. Non gli pare possibile che lei abbia fatto scendere dalla montagna un drago per montare la guardia allo sbocco del sentiero. Avrebbe utilizzato la manovalanza. “Dunque c’era un secondo drago con loro ed è stato spedito a presidiare l’uscita”. Questo è un vantaggio: sa dove si trova e all’interno non ci sono brutte sorprese.

Ritornato sui suoi passi confabula con Baldegunde. «Dai alle ragazze un paio di fiori variopinti e spiega come usarli. Dobbiamo parlarci con la mente e non con la bocca. Il silenzio è la nostra arma vincente».

La capitana annuisce e comprende che da questo momento sarà suo compito gestirle.

Il cielo si fa rosato quando iniziano il passaggio attraverso la casamatta. Markus apre la fila con la sua lanterna cieca. Le ragazze afferrano una corda legata ai suoi fianchi per non perdersi nel buio. Baldegunde chiude il gruppo.

Aglaja è la più vivace e intraprendente e prova colloquiare telepaticamente. La capitana la redarguisce con bonarietà mettendola a tacere.

Quando il buio lascia il posto al chiarore diffuso proveniente da finestre e porte, Markus spegne la lanterna cieca e comanda al gruppo per il tramite di Baldegunde di restare lì in silenzio. Esplorerà la parte prospiciente la casamatta. Non hanno molto tempo a disposizione, forse qualche minuto prima di tornare visibili.

Fuori non vede nessuno. Rimane interdetto e si gratta la guancia irsuta. “Il nitrito l’ho sentito con chiarezza. Devo rischiare esplorando il passaggio verso il torrente Ginestro”.

Si muove con cautela ignorando se sia visibile oppure no. La via è libera. “Se abbiamo fortuna, possiamo farcela” e ritorna prendere il gruppo.

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Nuova puntata di Krimhilde

Su Caffè Letterario ho appena pubblicato la parte ventisei di Krimhilde e le fanciulle scomparse. La puntata la potete leggere anche qui.

«Sei sicuro che questa sia la mossa giusta? Non si vede nulla».

Markus annuisce e le consiglia si stargli vicino.

«Lo sai che temo il buio».

«Lo so. Ma non devi temere nulla».

Lui detta il passo e Baldegunde sta aggrappata al suo braccio. “Non mi riconosco più” riflette la capitana. “Temo anche la mia ombra”.

«Hai già un piano per riportare a valle le cinque ragazze?» chiede interrompendo il silenzio che durava da diverso tempo.

«No». Una breve risata rompe il silenzio della notte senza luna e senza stelle. «Quando siamo là escogiteremo qualcosa».

Sono in marcia da tempo e dal crinale alla loro destra compare il disco luminoso della luna che illumina debolmente il loro cammino.

«Ecco là l’ingresso» dice con tono gioioso Baldegunde. «Adesso arriva la parte più difficile».

Si muovono silenziosi per non spaventare le ragazze ma Aglaja ha il sono leggero.

«C’è qualcuno all’ingresso. Sento i loro passi».

Vuol richiamare l’attenzione di Reinhilde, l’unica che può sbirciare chi entra.

Agnete si sveglia e chiedi chi sta arrivando.

«Non lo so. Sento solo dei passi». Un brivido percorre le sue spalle e ammette di aver paura.

«Ragazze». Una voce conosciuta risuona nella caverna. «Sono Baldegunde. Siamo venuti a liberarvi».

È tutto un gridare caotico misto a parole di sorpresa.

«Calma, calma. Non siete ancora in salvo». Afferma con un filo di voce la capitana. «Non fate troppo chiasso».

Markus accende la lanterna cieca ed esamina le serrature. Emette un grugnito di disappunto, perché non sarà facile aprirle. Non ha gli attrezzi giusti ma solo un piccolo fascio di erbe corrosive. “Troppo tempo e non ne abbiamo a sufficienza”. Si guarda intorno illuminando le pareti. C’è un piccolo gancio appeso a un chiodo. Lo afferra e comincia a lavorare sulla cella più vicina all’ingresso. Dopo un po’ Reinhilde è libera.

«Bevi questa tisana e resta in silenzio qualsiasi cosa accada o vedi». Sono le istruzione che le dà Baldegunde.

Poi una dopo l’altra le libera. Ha appena liberato l’ultima, Aglaja, quando Markus sente vibrare la verga ammazzastrega. Capisce che si sta avvicinando un pericolo.

«Baldegunde prendi la tisana e tieni le ragazze appena fuori dalla Prigione, pronte a scendere a valle».

«E tu?» È seriamente preoccupata.

«Resto qui ad attendere la strega Ampfel. La verga la terrà inchiodata qui mentre voi scendete».

Baldegunde non è convinta di abbandonare il suo compagno nella lotta con la strega, che di certo sarà spalleggiata dal drago Michele.

«Ho letto quello che pensi. Ci vediamo a valle. Ora vai senza perdere tempo».

***

La strega Ampfel accompagnata dal drago Michele e dal draghetto Matteo si dirige verso la casa delle anime immortali.

Come ha raccontato la megera Swanhilde trova nella stanza degli ospiti un mucchietto di cenere grigia ormai fredda. La camera sembra in perfetto ordine come se nessuno si fosse fermato. Il letto rifatto, il bagno lindo, gli armadi con i vestiti ben allineati dentro.

«Non è possibile. Nessuna traccia. Pare che prima di andarsene abbiamo rassettato tutto».

La strega Ampfel è furibonda, dimenticando pure i dolori che ferite e veleno le provocano.

Il drago e il draghetto dopo l’attenta perlustrazione confermano che la casa risulta disabitata e non ci sono tracce del passaggio di qualcuno.

La strega Ampfel sta valutando se dirigersi tutti insieme verso la Prigione del Tempo perduto oppure dividersi in due gruppi. Uno che punta a valle e l’altro a monte. Deve prendere una decisione in fretta senza perdere tempo che sembra prezioso.

«Drago Michele scendi a valle senza indugiare e presidia la casamatta all’imbocco del sentiero perduto. Aspetta lì nostre notizie». Poi rivolgendosi al draghetto Matteo gli fa segno di seguirla.

Il drago Michele storce il naso ma non ribatte e si avvia verso valle. Non gli piace che il suo posto accanto alla strega Ampfel sia preso da quell’intrigante di Matteo. Sa che è ambizioso e vuol scalare le gerarchie dei draghi e prendere il suo posto come numero uno.

Una cavalcata frenetica li porta in prossimità della Prigione del Tempo Perduta. Hanno rischiato più volte di finire nel burrone o di azzoppare i cavalli ma nessun pericolo li ha fermati.

La strega Ampfel si ferma, avverte pericolo. Le piaghe si riaprono in modo doloroso, il veleno riprende vigore.

«Che c’è?» Chiede il draghetto Matteo con aria strafottente, arrestando la sua corsa accanto alla strega che pare paralizzata. Non sentendo risposte sprona il cavallo verso l’ingresso. Con un balzo scende ed entra. Fa uno sbuffo di fuoco per illuminarlo e osserva che le celle sono aperte.

«Dunque c’è o c’è stato qualcuno qui dentro». Apre la bocca ma avverte in gola qualcosa che brucia. Dalle narici prova a incendiare quello che lo circonda ma esce uno sbuffo di vapore. Riprova ma l’esito non cambia. Impaurito retrocede verso lo sbocco ma i piedi sembrano inchiodati a terra. Capisce che una grande magia l’ha colpito senza che lui possa difendersi.

La strega Ampfel non aspetta che il pericolo si materializzi e girato Mefistofele scende a precipizio verso la sua dimora.

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Compagnia per l’estate – 6 – il sorriso

Su newwhitebear è stato pubblicato il sesto esercizio di scrivere creativo.

Ecco le regole.

Dovrete creare un racconto, lungo 1000 parole,

“Se alle tre del mattino ti svegli e per la dolcezza del sogno ti viene da sorridere… non farlo” è la voce suadente di Aldo, che l’ammonisce.

Giada si sveglia di botto e si guarda intorno. Buio e silenzio ma di Aldo, il suo compagno neppure l’ombra. Il suo posto nel grande letto matrimoniale è freddo. È sparito da tre giorni senza lasciare tracce. Si mette dritta e scruta la radiosveglia. Sono le tre, mugugna infastidita. Il sogno merita non un sorriso ma un milione di sorrisi e non posso farli. Sembra incredibile ma da tre giorni non si può sorridere, nemmeno un accenno. Donaldo Briscola, il presidente di Sufferland, stanco di vedere visi sorridenti, ha deciso che è abolito per decreto. Chi è trovato a sorridere prenderà dieci nerbate sulla schiena. Per i recidivi l’aumento sarà in proporzione al numero di mancanze.

Giada ha pensato alla solita battuta del presidente arancione su twitter, perché, quando cinguetta, non si capisce una mazza. Questa volte è stato chiaro: dieci nerbate sulla schiena nuda sulla pubblica piazza. Il primo giorno hanno beccato una ragazza dalla pelle scura, che ha il sorriso incollato sulle labbra, rammenta Giada, mentre sveglia fa il viso mesto di circostanza. “Non si sa mai” ammette mogia con l’occhio spento e la bocca storta. Ha visto la scena sul televisore. Roba da mettersi a piangere, altro che ridere. Le immagini andavano in loop su tutti i canali TV. L’avevano agguantata, denudata dalla cintura in su e giù nerbate con perfido sadismo. Avevano il loro daffare nel usare il nerbo di bue ma il sorriso restava beffardo mentre gli occhi erano pieni di lacrime.

Aldo è rientrato furibondo. Da lui ha saputo che è intervenuto il capo della polizia per spiegare a quegli energumeni che l’avrebbero potuto anche ucciderla ma il sorriso sarebbe rimasto in eterno. Madre natura l’aveva generata sempre sorridente. Al termine del racconto ha fatto un sacco di telefonate tutto arrabbiato ed è sparito. Aldo è una testa calda e per questo Giada è in apprensione per lui.

Il pensiero di non poter più sorridere l’angoscia. “Ma in privato?” Qui casca l’asino. Non è chiaro se sarà possibile ma un codicillo scritto con carattere quattro, da leggere con lente d’ingrandimento, parrebbe vietarlo. O meglio è istituito la Gran croce della spia, da assegnare a chi fa più soffiate documentate da immagini. Dunque nemmeno tra le mura di casa si può stare tranquilli. Poi c’è il rischio di una webcam azionata da qualche software spia, non più malevole ma benevole nella nuova accezione del termine. La Sicurezza Nazionale li inietta in tutti i computer. Lo faceva prima in modo illegale ma subdolo. Lo fa adesso alla luce del sole. Sono vietati per legge l’uso di antivirus o sistemi operativi refrattari a questi software. Giada tiene il PC spento. Non usa più lo smartphone ma un vecchio telefono non connesso che fa solo telefonate e manda o riceve SMS. Niente più Whatsapp, né i social, né consultare le mail. Niente più navigazione.

Però ritorna a pensare ad Aldo e si domanda dove sia finito. “È sempre stato una testa calda” ammette sconsolata. “Ma tre giorni fa ha superato il limite di guardia. Lui con altri esagitati ha manifestato davanti alla Casa Arancione con striscioni e megafoni”. La ragazza teme che sia stato messo in prigione. Forse non durante la contestazione, perché la polizia a cavallo ha caricato i manifestanti che si sono dispersi nel parco e nelle vie adiacenti. “Non ha chiamato, né mi ha mandato un messaggio. Dissolto nel nulla”. Giada fa il viso triste. Di dormire non ci pensa più. Eppure le è apparso nel sogno.

Aldo per sfuggire alla cattura si è nascosto insieme a due amici dentro un ufficio di onoranze funebri.

“Qui non ci vengono a pescare” ha sostenuto, nascondendosi dentro una bara.

“Ma non possiamo restare in eterno tra urne cinerarie e casse da morto” contesta Giacomo, che preferisce un’atmosfera più gaia.

“Cosa dici, Aldo?” interviene Giovanni col viso da funerale.

Aldo si grata la testa pelata, guarda i due amici con cui ha condiviso tante risate ma resta muto.

“Le pompe funebri sono aperte ventiquattro ore per trecento sessanta cinque giorni l’anno” borbotta Aldo. “E poi non fanno ridere”.

Si mette a dormire in una cassa foderata di raso viola con un cuscino di velluto rosso.

Donaldo è furioso. Si muove secondo un’ellisse nel suo studio presidenziale. Il suo consigliere Bannone, il Rasputin della situazione, non osa avvicinarsi. Ci ha provato e porta i segni della sua dentiera sul braccio. Per fortuna aveva una giacca pesante, che ha impedito che affondasse i denti nella carne.

Il presidente si domanda dove ha sbagliato. ‘Tre giorni fa tutti erano felici e sorridenti” borbotta incavolato come una biscia. “Adesso sembrano spot pubblicitari della mestizia al cubo. Manco uno sorride! Solo quella minorata del primo giorno”. Poi sono arrivati i contestatori, pensa con il viso paonazzo dalla rabbia, con megafoni e striscioni. Devo cacciare il capo della polizia. Un inetto.

Si ferma davanti al computer e twitta “Da questo momento Rossello, il comandante della polizia di Surfunia, non è più il capo”.

Ha appena battuto ‘Invia’ che sente del tramestio alle sue spalle. Diventa tutto buio, come se un cappuccio nero fosse stato calato sulla sua testa.

Giada apre il televisore, sperando di trovare qualcosa di soporifero. Strabuzza gli occhi. Legge ‘Edizione straordinaria” sullo schermo e vede il suo Aldo che trascina per i cappelli arancioni un omone che assomiglia in modo incredibile a Donaldo Briscola. L’annunciatore comincia a recitare la sua litania.

“Tre giovani audaci, Aldo, Giovanni e Giacomo, hanno catturato il gemello pazzo del nostro presidente, che sfruttando la completa somiglianza ne aveva preso il posto. Ronaldo Briscola era internato nella clinica psichiatrica ‘Dottor Stranamore’ ma era riuscito a fuggire con la complicità di un funzionario disonesto. Il vero Donaldo Briscola era finito imbavagliato in un cassa da morto delle onoranze funebri ‘Visi tristi’. Qui si erano rifugiati i tre ragazzi e l’avevano liberato. Tra bare e urne hanno messo a punto il piano per catturare il gemello pazzo. Una risata ci seppellirà” aveva concluso l’annunciatore ridendo a crepapelle.

in cui i sorrisi vengono vietati/cancellati/esiliati/dimenticati/scegliete voi.

Dovrete:

  1. Inventare il motivo per il quale non sarà possibile sorridere;
  2. Creare due personaggi principali;
  3. Un “antagonista”;
  4. Un colpo di scena finale.
  5. Iniziare il racconto con “Se alle tre del mattino ti svegli e per la dolcezza del sogno ti viene da sorridere… non farlo.”

ecco il mio racconto

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continua la saga di Krimhilde e le fanciulle scomparse

Su Caffè Letterario è stata pubblicata la venticinquesima puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse. La puntata la potete leggere anche qui.

L’ultima avventura di Puzzone

Markus non ha fatto i conti con la voce femminile di cui ignora il nome. Non appena si corica accanto a Baldegunde per prendere sonno, sente sibilare nella mente. «Alzati e unisciti con me. Diventerai immortale».

Lui senza rispondere si gira su un fianco e ascolta il lento ronfare della compagna che si è addormentata come un sasso. Anche lui vorrebbe prendere sonno, perché la giornata è stata lunga e complicata. Però quella voce lo tedia e lo incita ad abbandonare Baldegunde.

Markus comprende che è una trappola senza capire lo scopo di tutta questa insistenza. “Dunque non sono quelle che dicono di essere”. Sa che questo pensiero sarà letto dalla voce femminile. Sorride e dubita che sia veramente una femmina.

«Te ne pentirai» urla inviperita e aggiunge con voce stridula. «Conoscerai la nostra rabbia e rimarrete nostri prigionieri».

«Tutto questo è da vedere» replica calmo Markus puntando su alcune erbe che ha nei suo zaino. Queste hanno il potere di trasformarli in altri umani e rendersi irriconoscibili.

Si alza, osserva la compagna che ha i lineamenti distesi di chi dorme beato. La sfiora con la mano prima di afferrare lo zaino che contiene preziose erbe e la verga ammazzastrega.

La estrae e avverte in tutto il braccio la vibrazione che emette. “Dunque siamo finiti in un covo di streghe. Ora è chiaro il disegno”.

La verga inizia lentamente a muoversi a destra e sinistra, poi rotea fendendo l’aria con decisione. Markus non è più in grado di controllare la frenesia dei fendenti perché la verga pare animata di vita propria.

Dapprima ascolta dei gemiti, poi delle invocazioni di aiuto per far cessare il supplizio.

«Mostrati e chiedi perdono per quello che hai tentato di fare» sussurra Markus pronto a usare il tiglio tignoso per imprigionare questa presunta anima immortale.

«Trattieni questo strumento. Faccio ammenda di aver tentato di intrappolarvi per impedire di proseguire oltre».

Come d’incanto compare una fanciulla dai capelli arruffati e volto e corpo piagati da brutte ferite nere. Trema e balbetta.

Markus la osserva con disprezzo mentre richiama a sé la verga che vibra minacciosamente, pronta a riprendere il lavoro interrotto. «Chi siete veramente».

«Siamo le megere scampate al rogo della regina Eberhilde che ha sterminato tutte le mie compagne. Prendiamo ordini dalla strega Ampfel e siamo state poste a guardia di questo sentiero occulto. Il nostro compito è catturare tutti i viandanti che lo percorrono. Nessuno deve raggiungere la Prigione del Tempo Perduto».

Detto questo la fanciulla diventa grinza e ingrigisce fino a diventare un mucchietto di cenere.

«Abbiamo corso un grosso rischio». È la voce assonnata di Baldegunde che ritta sul letto ha ascoltato le parole della megera e osservata la sua fine. «Dobbiamo eliminare subito anche le altre».

Markus scuote il capo. «Sono certo che sono già fuggite per raggiungere la strega Ampfel. Il posto non è più sicuro. Vestiti in fretta mentre preparo qualche tisana. Tra cinque minuti dobbiamo essere in marcia anche se fuori è buio».

Diventati invisibili e confuso il loro odore di umani con quello del leopardo delle nevi si mettono in cammino verso la Prigione del Tempo Perduto.

***

«Signora sono affranta ma la devo disturbare».

L’apprendista strega Rotapfel è ritta dinnanzi al baldacchino dove riposa la strega Ampfel e si contorce le mani. Svegliarla quando si è appena assopita è sempre un rischio ma vista l’urgenza non ha alternative.

La strega Ampfel grugnisce. È a letto da un paio di ore ma solo da pochi minuti ha preso sonno. Le ferite dolgono e il veleno non è ancora debellato. Si gira su un fianco e poi sull’altro, infine si mette ritta con gli occhi socchiusi.

«Cosa c’è di tanto urgente da svegliarmi nel cuore della notte?»

L’apprendista strega si schiarisce la voce con due colpetti di tosse. «Nel salotto grigio ci sono le megere, le anime immortali messe a guardia del sentiero perduto…».

«E allora?» Il tono si alza di più di un’ottava e gli occhi si stringono nervosamente. «Perché hanno abbandonato il loro compito?»

L’apprendista strega abbassa lo sguardo. Sa che sta per scatenare l’inferno. «Dicono che sono fuggite perché un uomo e una donna hanno incenerito Krienhilde, il loro capo con un oggetto sconosciuto ma potente».

La strega Ampfel sembra svegliarsi di botto e la mente prende a vorticare vertiginosamente. «Loro in tredici messe in fuga da due persone umane! Non posso crederci». Però qualcosa si insinua nella sua testa. “Krienhilde è una megera potente e navigata. Mi sembra strano che abbia permesso a un umano di renderla in cenere. A meno che…”. Adesso deve ascoltare la megera anziana Swanhilde.

La megera anziana racconta che Krienhilde ha tentato d’irretire l’uomo come ha sempre fatto in passato con successo. Però questa volta le ha andata male. «Con esattezza non so cosa sia successo. Noi eravamo in un’altra stanza. Abbiamo sentito delle grida di dolore e invocare aiuto. Quando siamo accorse, l’abbiamo trovata in un mucchietto di cenere grigia».

La strega Ampfel stringe gli occhi per il dolore delle ferite e per concentrarsi su quello che ha udito.

«Mi avete parlato di due umani che vi hanno costretto alla fuga».

La megera Swanhilde abbassa lo sguardo per non incrociare quello della strega Ampfel. In effetti non sono accorse subito ma dopo un po’ di tempo perché hanno avuto paura. La strega legge questo pensiero che scatena la sua collera. Alza il tono della voce perché la vorrebbe incenerire.

«Non siete lì per scaldare la panca ma per impedire che degli intrusi possano salire al Picco dell’Impiccato».

Poi la congeda con un gesto imperioso della mano. «Siete sollevate dal vostro compito. Rimanete nel salotto nero finché non sono di ritorno». E comanda all’apprendista strega di convocare con la massima urgenza sia il drago Michele sia il draghetto Matteo.

«Tra meno di un minuto siano qui!» Tuona infuriata, mentre si prepara per uscire.

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Una prof mancante – una storia da Venusia

È una giornata tra Natale e Capodanno. Una come tante nel periodo delle vacanze invernali. Si mangia, s’ingrassa e si sonnecchia. Niente di che a rompere la monotonia di quei giorni nell’attesa dell’Epifania che le feste si porta via. Anche a Venusia non succede mai nulla in questi giorni sonnacchiosi.

«Ingegner Lamonaca Claretta?»

Clara sobbalza ascoltando queste parole, aprendo la comunicazione. Allarga la bocca e spalanca gli occhi, increspando la fronte. Non riesce rispondere né con un sì, né con un no: è interdetta. Nessuno la chiama Claretta. Tutti la conoscono come Clara. Odia quel nome ma sa chi glielo ha messo: sua madre che stravedeva per una grande attrice del muto, Claretta Pitocca. Però è quel “ingegnere” che non si aspetta. In effetti le mancano due esami non piccoli: ‘Scienza delle costruzioni’ e ‘Fisica tecnica’. Due prove che sembrano per lei la scalata all’Everest. Poi alla fine la sospirata tesi e finalmente può fregiarsi del titolo di ingegnere.

«Sì» risponde timidamente, quasi timorosa di apparire vanitosa e di usurpare quella qualifica che non le spetta ancora.

«Buongiorno signorina. Qui la segreteria dell’Istituto Tecnico Industriale Ilario Tersiano…». Una breve pausa interrompe la presentazione, perché ascolta un respiro affannoso dall’altra parte del telefono.

«Mi dica». Clara riprende il controllo della respirazione e delle pulsazioni del suo cuore. La voce esce più franca. Si sistema comoda sulla poltrona di raso giallo e aspetta che l’interlocutore chiarisca il senso della telefonata.

«Ci sarebbe un posto per l’insegnamento di ‘Impianti elettrici’ e ‘Planimetria tecnica’. Assunzione come supplente con incarico a tempo indeterminato e trentasei ore settimanali».

Clara trattiene il respiro, conta fino a dieci prima di rispondere. Sarebbe la manna piovuta dal cielo accettare l’offerta ma preferisce essere sincera.

«Però non sono ancora ingegnere. Mi mancano due esami e la tesi. Se tutto va bene, finisco con la sessione estiva di luglio».

Una breve risata subito repressa precede le parole. «Lo sappiamo. Però il suo profilo è apparso nei primi posti della graduatoria».

Clara deglutisce vistosamente come se avesse ingoiato un rospo intero. Non capisce come possa essere finita in graduatoria visto che non è mai stata sua intenzione di insegnare a scuola.

L’interlocutore dà un colpetto di tosse, tamburella con le dita sul tavolo, si agita sulla poltrona di pelle nera che scricchiola.

«Se le interessa, chieda di Giovanni Piscopo all’ingresso tra due ore. Altrimenti…».

Non riesce finire il discorso, perché Clara risponde di sì. «Tra due ore sarò lì».

«Conosce il posto?»

«Sì» e conferma muovendo il capo e facendo ondeggiare la sua folta capigliatura rossa che sembra un cespuglio di rose fiorite.

Un freddo ‘buongiorno’ chiude la comunicazione.

Clara balza in piedi per prepararsi a raggiungere Ludi. È euforica perché questa offerta capita proprio nel momento giusto. Ha perso un anno perché si era trovata un lavoretto da venditrice porta a porta. Pareva di poco conto come impegno temporale, invece ha assorbito tutte le sue energie e le ore del giorno. Di fatto non aveva avuto tempo per preparare esami o frequentare le lezioni. Così l’anno precedente era andato perso. Però le motivazioni era più che valide. Sua madre era in difficoltà economiche e non poteva garantirle il pagamento delle tasse universitarie. “Questo posto mi dà qualche sicurezza economica in più e mi lascia il tempo libero per preparare gli ultimi esami e la tesi». Questo pensiero l’accompagna, mentre infila i jeans e la camicetta azzurra. Per stare comoda calza delle ballerine verdi. Poi di corsa a prendere la bicicletta. Non può perdere un minuto se vuol arrivare a Ludi per tempo. Pedala di gran lena come in trance quando si sente afferrare per un braccio e strattonare a terra. Un volo sulla strada in ciottoli di fiume. Non ha il tempo per comprendere perché è successo e per quale motivo qualcuno la strattonata.

Addio corriera! Addio posto da prof” recita guardando il disastro della caduta. I jeans strappati mostrano i segni dell’acciottolato sulle gambe. Sangue e brandelli di pelle staccati dalle ginocchia.

È a terra dolorante, quando…

«Claretta ancora un incubo? Hai gridato e smaniato».

Altre storie di Venusia le trovate qui.

 

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