È da poco pubblicato la puntata n.ro 35 su Caffè Letterario.
La strega Ampfel non si sente tranquilla. La conoscenza del sapere è un’arma potentissima che, se usata con intelligenza, può disintegrarli.
«Cosa facciamo?»
Il drago Michele resta in silenzio. Ha capito che quella coppia non è facilmente eliminabile e rappresenta un pericolo ma non ha un’idea sul come neutralizzarli.
Il draghetto Matteo gonfia il petto, dimenticando la pessima figura alle Prigioni del Tempo Perduto. «Noi siamo più abili di loro e numericamente superiori. Possono due umani distruggerci? Io credo no!»
Il drago Michele a stento trattiene uno sbuffo di fuoco per aver perso la pazienza per le parole del draghetto Matteo. «Come pensi di eliminarli?» Lo stuzzica con ironia.
«Scendiamo dalle montagne innevate e invadiamo la Terra di Mezzo. Questa sarà tutta nostra in una giornata. Possono due persone competere con mille?»
La strega Ampfel geme sia per il dolore sia per le mancanze d’idee di chi le sta di fronte. Trova inappropriata la tesi del draghetto Matteo, pronto a gonfiare il petto e menare le mani senza poco cervello. Il drago Michele è più equilibrato ma visto che è rimasto in silenzio, vuol dire che la situazione è seria. «Draghetto Matteo hai già sperimentato cosa sono capaci di fare. Ti hanno neutralizzato in un batter di ciglia e quello è niente. Ci sono erbe, che loro conoscono e sanno dove trovare, che ti riduce a un innocuo somarello. No, la tua proposta è da scartare».
Il draghetto Matteo dapprima sbianca e ansima per la figuraccia, poi diventa rosso per la vergogna. Il drago Michele sogghigna soddisfatto. «Si potrebbe fissare un armistizio per prendere tempo. Un messaggio che potrebbe suonare così. ‘Noi chiediamo scusa per il rapimento delle fanciulle. Questo resterà un episodio isolato. Noi resteremo tra le montagne innevate per sempre e non supereremo il torrente Ginestro’. Un modo per cercare le contromisure giuste contro la conoscenza del sapere senza l’assillo del tempo».
La strega Ampfel sorride storta, perché questo era anche il suo pensiero. «Una proposta equilibrata che mi trova d’accordo. Affideremo a Belfagor di recapitare il messaggio».
***
Sotto la doccia Markus stuzzica la compagna che lo rimprovera. «Perdiamo tempo. Krimhilde ci aspetta».
Si avviano al salone d’onore con i capelli ancora umidi. Lungo il tragitto concordano sommariamente cosa dire in perfetta sincronia.
Arrivati al limitare della soglia, Markus rimane fermo, mentre Baldegunde fa il suo ingresso.
La regina rimane sorpresa dall’atteggiamento dell’uomo e con un cenno imperioso della mano gli fa cenno di entrare e sedersi accanto alla capitana di fronte al trono.
«Ammetto che tre giorni fa quando siete scomparsi mi sono molto alterata, perché vi siete allontanati senza il mio permesso. Però ieri col ritorno delle fanciulle rapite ho mutato il mio pensiero».
Markus rimane impassibile in attesa di ascoltare il resto del suo discorso. Baldegunde sorride in modo contenuto per la soddisfazione di aver udito quelle parole.
Sollecitata dalla regina, la capitana spiega gli avvenimenti delle due giornate. Markus si era raccomandato di dare maggior peso a quello che ha fatto lei e minimizzare il suo apporto. Lei non era per nulla d’accordo ma ha accettato. Inoltre deve tacere sull’uso delle erbe delle megere per non irritare Krimhilde che ne ha vietato l’uso.
Agnete interrompe la narrazione della capitana tra lo stupore del consesso molto più ligio al protocollo nelle udienze regali.
«Se non fosse stato per Markus, saremo ancora prigioniere e Adelinde non sarebbe tra noi».
Un ‘oh!’ di sorpresa sale dalle persone presenti.
Krimhilde appoggia il mento sul palmo della mano disposto a coppa. Giudica l’interruzione impertinente ma è curiosa di conoscere il resto. Quell’uomo che conosce come un abile ebanista l’ha attratta. Discreto, devoto alla compagna, dallo sguardo franco. Sollecita Agnete a parlare. «Vi ascolto. Spiegatevi meglio».
La ragazza descrive come le ha liberate e come le abbia messo in salvo, affrontando da solo la strega e il drago che era con lei.
«È vero?»
«Sì, mia regina». Una risposta asciutta senza ulteriori dettagli. Poi aggiunge. «Era più importante l’incolumità delle cinque ragazze della mia vita. Baldegunde era in grado di riportarle a valle sane e salve».
Adesso la regina vuole conoscere qualcosa di più su Adelinde. Agnete con dovizia di particolari illustra il salvataggio nel Ginestro e i momenti successivi.
Markus si schernisce, minimizza ed enfatizza il ruolo della compagna. «Senza di lei e le sue conoscenze delle erbe officiali dubito che oggi avremo potuto stare di fronte a voi».
Krimhilde sorride. Una bella coppia affiatata, piena di risorse, di cui ci si può fidare e chiedere la loro opinione sul come fare nel futuro contro la strega Ampfel e i nerd di montagna.
Baldegunde afferma sincera che non ha ancora realizzato di essere tornata al Castello con le fanciulle rapite. Come neutralizzare la strega non l’ha ancora pensato.
«E voi, Markus, cosa dite?»
«Sono d’accordo con Baldegunde. È troppo presto per formulare un piano. Dobbiamo capire nei prossimi giorni come agire a mente lucida».
«Ma veramente…» inizia Aglaja con tono di chi si vuole vendicare di un torto ma le gomitate sui fianchi di Agnete e Reinhilde le tolgono il fiato e le parole.
«Se osi aprire la bocca, ti strappo la lingua» sibila velenosa Agnete che ha intuito cosa voleva denunciare Aglaja. Di rincalzo Reinhilde aggiunge che deve stare zitta anche dopo se vuole arrivare illibata al matrimonio.
Il tempo sembra sospeso nell’attesa che la regina parli, quando la ciambellana richiama l’attenzione di Krimhilde. «Un uccellaccio nero ha deposto questo messaggio sul davanzale di Grummhilde».
La regina lo legge e aggrotta la fronte perché non riesce a capire il suo senso. Si alza e lo consegna a Baldegunde che lo scorre con Markus.
Il silenzio cala nella sala, mentre Krimhilde aspetta paziente il loro pensiero.
Baldegunde scambia uno sguardo d’intesa con Markus che annuisce. «Sembra che la strega Ampfel voglia proporre una sorta di armistizio. Però dubitiamo che questa sia la sua vera intenzione. Pensiamo che serva a lei e al drago Michele per organizzare un attacco, prendendo tempo e facendoci abbassare la guardia».
«E se li attacchiamo ora?»
La capitana scuote la testa spiegando che sarebbe stata una disfatta, perché le montagne innevate sono difficili da conquistare.
«Cosa suggerite?»
Baldegunde prende il coraggio a due mani e lancia una proposta assai rischiosa. «Se ci concedete il permesso di studiare la conoscenza del sapere delle megere possiamo rendere innocua la strega Ampfel».
Il gelo cala nella sala e tutti gli occhi sono puntati su Krimhilde di cui è noto il pensiero: nessuno dovrà avere l’accesso alle vecchie pratiche di stregoneria.
La regina si irrigidisce, si rabbuia in viso e non risponde subito. Poi scandisce le parole. «Entro due giorni conoscerete la mia risposta».
Si alza e se ne va senza salutare nessuno. L’udienza si è conclusa.