« Venite con me
È la festa di Ognissanti
Faremo tremare tutti quanti.
Gli scherzi, stavolta, son giustificati
le risa e i lazzi perfino aumentati. »
(Ray Bradbury, L'albero di Halloween, XX secolo)
Ellie e Matt sono impegnati nel preparare la cena di Halloween, mentre Annie e Dashiell si occupano delle decorazioni e della tavola.
“Esco” dice all’improvviso Dashiell affacciandosi sulla porta.
“Dove vai?” chiede Ellie sorpresa dall’annuncio mentre sta preparando Walnut Dip with Garlic (una vellutata di noci con aglio).
“Sorpresa! Aspetta il mio ritorno” replica serafico, indossando un giubbotto imbottito e foderato di pelliccia.
Lei rimane perplessa perché, facendo mente locale, non le pare che manchi nulla in casa.
“Le zucche intagliate ci sono. Le ho approntate io. Il dolce lo sta finendo Matt. Sono già pronti dolcini e antipasti. La vellutata è quasi finita, mentre per il secondo ci sono tutti gli ingredienti. La lista è stata spuntata più volte e non manca nulla. Gli addobbi ci sono tutti comprese le candele. Cosa non c’è da spingere Dashiell a uscire?” scuote la testa dopo aver elencato mentalmente tutto il necessario per la serata.
Si gira verso Matt, che terminata la preparazione della torta, si sta riposando, mentre controlla la cottura nel forno.
“E’ strano tuo fratello. O sta muto come un pesce o è loquace come un pappagallo. Non sono ancora riuscita a prendergli le misure. Sembrano tutte sbagliate! Secondo te cosa è andato a comprare? Ho provato a pensarci, ma non ho trovata nessuna risposta valida”.
Lui alza le spalle e allarga le braccia sorridendo.
“Non saprei! A volte è talmente misterioso da ingannarsi da solo tanto che alla fine non riesce a capirsi! Durante questa vacanza ho scoperto dei lati dei quali non ero al corrente. Eppure credevo di conoscerlo bene. Diciamo che sono rimasto sorpreso anch’io. Pazientiamo e vediamo con che cosa tornerà. E’ talmente imprevedibile che anche l’improvvisata mi affascina ogni volta che la fa. La stranezza è che si muove per Princess Anne come se avesse abitato sempre qua. Se qualcuno mi lascia a tre isolati da qua, entrerei nel panico perché non saprei dove andare”.
Ellie che aveva interrotto la preparazione della vellutata riprende in silenzio avvolta nei suoi pensieri. Ritiene inutile pensarci troppo e si concentra sulla preparazione del piatto.
Annie si unisce a loro, adesso che ha terminato la sistemazione della tavola, e comincia a chiacchierare con Matt.
“E’ stata una vacanza veramente piacevole”. E rivolgendosi all’amica soggiunge: “Sei una padrona di casa perfetta! Ciascuno di noi si è sentito perfettamente a proprio agio. Sei riuscita perfino a trasformare un orso in un essere umano!”
Ellie arrossisce senza rispondere. Gli apprezzamenti le fanno piacere ma non desidera dire le solite parole di circostanza. E poi sarebbe come ammettere che si interessa a lui.
“Sarà anche vero, ma è più prudente muoversi con cautela”.
E’ immersa nei suoi pensieri, quando sente del trambusto all’ingresso. Interrompe nuovamente la preparazione del primo e va a vedere cosa sta succedendo.
“Oh!” esclama stupita, “Ma è bellissima!”.
“Cosa?” urla Annie dalla cucina.
“Venite! Dashiell è tornato!”.
Annie e Matt accorrono all’ingresso, attirati dalle grida di Ellie e osservano Dashiell che con grande fatica sta piazzando proprio sull’ingresso un enorme vaso di coccio con dentro una splendida pianta di Limequat.
“Sei in gran forma, fratellino!” esplode sbalordito, “Ma hai fatto una fatica del diavolo a trasportare questo vaso! Potevi chiamare aiuto”.
Dashiell sbuffa e ansa, guardandolo di sbieco per nulla socievole.
“Anziché commentare per prendermi per i fondelli e stare impalato a guardare mentre lavoro, alza il culo e vieni a darmi una mano!”.
Ellie si fa avanti, ma lui vigorosamente accenna di no col capo. Lei sarebbe solo di intralcio e di nessuna utilità.
“Ehi, dico a te che si ricorda del fratellino solo per sfotterlo! Aiutami a sistemarlo per stasera. Poi domani Ellie ci dirà dove piazzarlo! Accidenti! Pesa come un macigno!”.
“Come pensi di usarlo?” chiede premurosa Annie.
“Ci appendiamo qualche dolcetto e lo lasciamo all’aperto. Però adesso dobbiamo trovare la posizione giusta”.
La serata promette bene. Tutti aiutano a sistemare la pianta e ad appendere dolcetti e qualche moneta sui rami in un’atmosfera calma e rilassata.
La cena è un gran successo per Ellie, che riceve molti complimenti, e si svolge in un clima di grande cordialità e distensione. Lei che aveva molti timori adesso è rinfrancata e gongola non troppo vistosamente.
Verso mezzanotte sentono del trambusto fuori della porta e comprendono che qualche ragazzino ha raccolto le monetine e fatto incetta di dolcetti. Tutti sorridono e pensano a quando avevano la loro età. Sciamavano da un portone all’altro col solito “Dolcetti o scherzetti” sempre sulla bocca. E non sempre erano accolti in allegria.
“Bei tempi!” sussurra Annie.
“Non siamo poi così decrepiti! Volendo lo possiamo fare ancora” rimbecca Dashiell.
“Però è passato il nostro tempo! Ora sono loro che si divertono questa sera” ribatte Annie con malinconia, mentre si trasferiscono nel salotto a bere un bicchierino di cherry come suggello alla cena.
“Alla tavola ci pensiamo domani” dice Ellie accortamente “Ora concludiamo in allegria questa piacevole serata”.
Dashiell, seduto accanto a lei, le prenda una mano, mentre con l’altra sorseggia lo cherry.
“Che ne dici di leggerci qualche pagina del diario della trisavola?” le chiede all’improvviso.
Lei trasale visibilmente alla richiesta. Non se l’aspettava mostrando un accenno di irritazione alla domanda.
“Angie è la mia bisnonna..” lo corregge la ragazza.
“Non fa differenza. Trisavola o bisnonna è comunque una persona del passato. A me è sufficiente ascoltare quello che ha scritto” replica serafico e calmo.
Lei non demorde nel negarsi, mentre lui è come un martello pneumatico che continua a fare «Pum! Pum!».
“Hai detto che allora la società era libertina nella sostanza, ma puritana e impeccabile nelle apparenze. E le persone non erano disposte a coming out finché non scoppiava lo scandalo. Ora mi sembra che ci sia un clima diverso…”.
“In verità non ho detto questo. Angie non si nascondeva, né aveva nascosto che Dan dormiva con lei. Ho affermato che la gente allora riteneva sconveniente e non vedeva di buon occhio che si desse pubblico scandalo senza salvare le apparenze. Più o meno quello che sta avvenendo la società nella quale viviamo”.
“Uffa! ma quanto sei puntigliosa e pignola! Alla fine abbiamo espresso il medesimo concetto con parole differenti. Se a lei stava bene andare a letto con Dan, non ci trovo nulla di disdicevole .. Allora ci leggi qualcosa? Sono curioso di conoscerla meglio questa eroina ante litteram che viveva in una società bigotta e ipocrita”.
Ellie non ha nessuna intenzione di leggere delle pagine del diario di Angie e di avviare una nuova discussione su quello che ha scritto. Le sembra di mancare di rispetto alla bisnonna, di mettere in piazza i pensieri e le azioni.
“Il mondo non è cambiato da allora a oggi: c’erano molti stravizi come ora, ma le trasgressioni delle persone vengono sempre nascoste sotto il tappeto come se non siano mai esistite. Le persone sono disposte a tutto, pur di mettere a tacere gli scandali, almeno fino a quando non scoppiano tra le mani. Sono pronti a mistificare senza pietà sbandierando etica e valori morali e si scagliano contro quelli che non riescono a nascondere l propri vizi, veri o presunti. Se pensiamo alla sessualità di Rock Hudson, che fino alla morte è stato un idolo per le casalinghe americane, l’immagine dell’uomo da amare. Eppure era un gay sotto copertura, quando tutti sapevano bene di quale pasta era fatta l’uomo! Cosa è cambiato ora di quel finto bigottismo? Non mi pare molto, Anche se talvolta sembra di andare di moda l'eccesso opposto: dall'ipocrisia si è passati alla pioggia di confessioni, rivelazioni, auto gossip. Però la sostanza cambia poco”.
Dashiell sbuffa e insiste finché Ellie non cede e prende il diario di Angie.
“Solo poche righe” precisa la ragazza “Non credo che a Annie e Matt interessi molto la sua storia. Fatico a comprendere i motivi di tanta attenzione da parte tua..”.
“La gita a Holland Island ha stimolato la mia curiosità, quando hai affermato che quei ruderi erano stati di proprietà della tua famiglia. Poi quando…”.
“E va bene. Mi hai convinta. Poche pagine e poi chiudiamo l’argomento. Siete qui per divertirvi e non per annoiarvi con i pensieri della mia bisnonna”.
Dashiell, tenendole sempre la mano, annuisce come conferma, ma prima vuole aggiungere ancora qualcosa.
“Lascia giudicare a noi se la tua trisavola… perdonami, bisnonna… scrive cose noiose oppure no”.
Annie e Matt, seduti di fronte, sorridono al gustoso siparietto di Ellie e Dashiell.
“Sono sicura…” bisbiglia Annie “sono sicura che ha fatto breccia nel cuore di tuo fratello la mia amica. Serviva proprio questa vacanza per metterlo al tappeto”.
Il marito replica solo con la mimica del viso che esprime quanto sia d’accordo con le sue affermazioni.
E tutti aspettano che Ellie cominci a leggere.
Tra lazzi e scherzetti
Le schermaglie, che c’erano state durante la navigazione, sembrano sopite nella serata al ristorante Beach Bay’s, trascorsa in un clima disteso e allegro. Le chiacchiere indugiano sul passato tra ricordi di scuola e aneddoti di vita, mentre le battute nervose del pomeriggio sono dimenticate.
Le giornate volano mentre arriva la vigilia di Halloween in un clima grigio di pioggia. In casa però regna il sole e la distensione.
Ellie e Matt si mettono ai fornelli, mentre Annie e Dashiell osservano divertiti. C’è un’atmosfera dal sapore goliardico tra lazzi e scherzetti. Tutti sono rilassati discorrendo piacevolmente di argomenti frivoli, degni della vigilia.
“Invece di stare lì impalato come uno stoccafisso allungami quella zucca!” grida Ellie a Dashiell.
“Io sono l’ospite. Che padrona di casa sei, se lo costringi a lavorare per te?” replica tra il serio e il faceto l’uomo.
“Devi guadagnarti la cena!”.
“Esistono anche i ristoranti, dove stai seduto e vieni servito e riverito!”.
“Questa me la devo segnare! Ah! Ah! Crede di essere riverito, il signorino! Ah!”.
Matt interrompe la preparazione della torta Jack O’Lantern per ascoltare il battibecco tra i due litiganti.
“Stento a riconoscere mio fratello” sussurra in un orecchio a Annie.
“Pensavo di conoscerlo a fondo, ma in questa vacanza ha mostrato lati che mi erano sconosciuti. Introverso, musone, di poche parole e per contro …lo trovo litigioso, ciarliero, pronto alla battuta, … Una bella differenza …”.
“Evidentemente la bella e battagliera rossa ha colpito e affondato il nostro irriducibile single” replica sorridente “Tu sei sicuramente informato meglio di me sul fratellino. Se dici questo…chissà quanto ancora dobbiamo scoprire di lui nei prossimi giorni! Sinceramente ero un po’ perplessa quando gli hai proposto di unirsi a noi. In realtà dentro di me non volevo crederci che tu trasformassi una vacanza per noi due in una col terzo incomodo, ma ora mi devo ricredere positivamente. Senza la sua presenza sarebbe stata una vacanza moscia e noiosa. Invece è diventata divertente e allegra …”.
Ellie rossa in viso come la chioma si gira per osservare l’amica e il marito, intenti a parlarsi sottovoce. Ha percepito solo qualche frase smozzicata senza capirne il senso.
“Battiamo la fiacca! Di questo passo per mezzanotte non c’è pronto nulla!” borbotta con voce stridula la ragazza, visibilmente infastidita dalle loro parole.
“Beh! Non abbiamo fretta! E poi mancano ancora otto ore alla mezzanotte!” replica sorridente Matt nel tentativo di disinnescare la tensione che si sta creando.
“Non ti scaldare più di tanto! Ci stiamo divertendo tantissimo, Ellie! Non mi sono mai trovato a mio agio come in questi giorni! Poi, male che vada, una telefonata a Pizza Hulk e arrivano quattro enormi pizze Halloween!” aggiunge ironicamente Dashiell.
“Ma dove hai letto che vendono la pizza Halloween? Non sapevo che conoscessi così bene Princess Anne! Quando l’hai frequentata?” chiede stupita Annie.
“Ci siamo passati dinnanzi quattro volte. E fuori, sul marciapiede, era appeso un enorme cartello con tanto di numero di telefono che ho memorizzato. Sembrava una pizza spaventosa dalla foto! Degna della serata”.
Lei rimane a bocca aperta dallo stupore e non riesce a trovare le parole giuste per replicare.
“E’ vero che non osservo nulla quando sono in giro. Però il cognato non lo facevo così osservatore! Altro punto a suo vantaggio. E’ proprio certo che gli aspetti delle persone sono come la cipolla. La sfogli e non vedi mai il cuore” riflette Annie rimanendo in silenzio.
“Dovrai perdonarmi, fratello, ma non ricordo di aver osservato nessun cartello con la foto di una pizza spaventosa. Penso che l’avrei notato. E questo quando sarebbe avvenuto?”.
Dashiell lo guarda ironicamente prima di rispondere. E’ ben conscio che Matt sia uno scarso osservatore, perché, quando guida, ha sempre la necessità che qualcuno gli dia le indicazioni giuste altrimenti chissà dove finisce.
“La prima volta l’altro ieri, quando siamo andati a Wenona. La seconda volta ieri mentre passeggiavano per Main Street”.
“Wenona? Non ricordo di essere andato in quella località”.
“Guidavi tu mentre Ellie di dava le imbeccate giuste per arrivarci. Ti ricordi il porto dove è ormeggiato Rebecca?”.
Matt osserva il fratello sgranando gli occhi. Non rammenta che lo skipjack di Ellie si chiama Rebecca, né tanto meno che la località dell’ormeggio sia Wenona. Sono due nomi che non gli dicono niente come se non li avesse mai uditi.
“Matt, lo sappiamo tutti che quando guidi o cammini non osservi nulla perché sei concentrato nella guida. Non è una novità” lo rassicura Annie, stringendogli la mano.
“Matt!” lo canzona Dashiell “Non crucciarti. Non è colpa tua se non guardi dove stai andando e non memorizzi nomi e insegne. Non ti ricordi come da piccolo ti infuriavi quando si faceva quel gioco dove si dovevano indovinare le posizioni delle foto? Non ne azzeccavi una che una! E vincevo sempre io!”.
Il fratello non vuole dargli la soddisfazione, ammettendo che da piccolo non riusciva a vincerlo. Lo sa perfettamente che non memorizza nulla. Questo è una limitazione che ogni tanto affiora e qualche volta con effetti dirompenti.
“Nessun cruccio fa parte mia. Semplicemente non ricordavo il nome della località” ribatte calmo.
“Però ora diamoci da fare. Ellie ha ragione che di questo passo a mezzanotte possiamo andare a letto senza aver mangiato nulla”.
Tutti e quattro decidono di collaborare senza polemiche.
Martedì 6 dicembre si avvicinava sempre più, mentre pareva che non volesse smettere la nevicata che era copiosa da diversi giorni. Holland Island era letteralmente ricoperta da uno strato di neve di almeno di cinquanta centimetri che in alcuni punti per effetto del vento diventava una muraglia. Nonostante il lavoro incessante di cento spalatori, ingaggiati a Deal Island, era molto difficoltoso muoversi sia a piedi sia col calesse, perché le strade si erano trasformate in pericolose piste di ghiaccio. Enormi cumuli di neve grigiastra e sporca si ammassavano ai lati delle strade. Con l’aiuto di diversi volenterosi tra enormi difficoltà erano tenuti sgombri gli accessi alle abitazioni. I collegamenti con la terraferma erano a singhiozzo, tanto che i rifornimenti alimentari diventavano sempre più proibitivi. Ormai anche le scorte di legna e carbone erano ridotte al lumicino. Qualcuno faceva osservare se avesse continuato a nevicare tra un paio di giorni sarebbero rimasti sicuramente al freddo e avrebbero dovuti contingentare anche le vivande.
Angie osservava con molta apprensione questo continuo cadere di neve dall’unica finestra, che rimaneva aperta giorno e notte, chiusa solo dagli scuretti interni. Era seriamente preoccupata, perché reputava che recarsi all’approdo con un baule pieno di vestiti e due enormi borse non sarebbe stata una passeggiata.
“Mi domando se troverò un volenteroso che trasporterà il mio bagaglio fino al postale. Ma a cosa serve preoccuparsi di questo, quando mi domando se sarà in grado di svolgere il suo servizio? Pericolose lastre di ghiaccio attraversano Chesapeake Bay, così da rendere pericolosa la navigazione. Le strade sono praticamente impraticabili. Non credo che la situazione a Deal Island sia migliore di qui. Al ritardo ci mancava solo una nevicata coi fiocchi e controfiocchi. Riuscirò a raggiungere il mio Dan?”
Erano questi i pensieri o meglio le preoccupazioni di Angie che vedeva sempre più problematica la partenza. Meg erano diversi giorni che non si faceva vedere, ma era comprensibile l’assenza.
“Chi osa avventurarsi sulle strade di Holland Island senza una specifica e inderogabile urgenza? Però devo lasciarle delle incombenze per i quaranta giorni di assenza. Tenere riscaldata la casa, fare le pulizie settimanali, procurare la legna da ardere e il giorno del mio rientro provvedere al rifornimento delle provviste alimentari” rifletteva scrutando ora il cielo ora il giardino non più riconoscibile.
“Come faccio?” si domandava sconsolata, “Come posso lasciarle le istruzioni da seguire durante la mia assenza?”.
Un altro giorno stava passando lentamente senza che il tempo accennasse a migliorare. Si allontanò dalla finestra scendendo in cucina, pensando se era opportuno iniziare i preparativi dei bagagli.
La nevicata
La tensione è scemata, mentre le due coppie chiacchierano tra loro. Le scintille tra Ellie e Dashiell si sono spente senza però diventare fredde del tutto. Sotto la cenere qualche brace cova pronta a riprendere veemenza non appena un alito di vento la riaccende.
Lo skipjack scivola silenzioso sulla via del ritorno sotto la guida attenta e precisa del Capitano Krantz.
“E’ molto confortevole questa imbarcazione” esordisce Dashiell che pare interessato all’argomento.
“Dicevi che l’hai comprata un anno fa a prezzo di occasione…”.
“No, no! Molto prima! L’ho vista tre o quattro anni fa. Sembrava una balena spiaggiata, corrosa dal vento e dalla salsedine. Ho pensato subito di acquistarla ma ero frenata dal fatto che ero una perfetta sprovveduta in merito! Di imbarcazioni non ne capivo un accidente e mi sarebbe seccato gettare dei dollari dalla finestra. Per fortuna o per un curioso caso del destino il capitano Krantz era seduto a pochi metri di distanza da me, intento a fumare la pipa. Osservando il mio viso contrariato, ha capito il dilemma che mi stava dilaniando. «Signorina – mi ha detto avvicinandosi – lo acquisti senza remore! Farà l’affare della vita una volta che tornerà a veleggiare nel Chesapeake Bay. Lo vede malmesso, ma il fasciame è integro e sano. Il restauro non sarà molto costoso. E’ un’imbarcazione eccezionale. Gliela posso garantire!» e così col suo aiuto l’ho comperata e sistemata. Devo convenire che senza quell’imbeccata provvidenziale non avrei mai avuto il coraggio di farlo. Non sono pentita, anzi ho la certezza di essere felicissima dell’acquisto. Lui si è offerto di guidarla quando io avevo voglia di fare un giro. E così è stato. Mi domando come farò quando il Capitano non sarà più in grado di governarla…”.
“Non ti preoccupare! Ci penserò io!” replica Dashiell tutto serio.
Annie e Matt si guardano sorpresi: stentano a riconoscerlo. Ai loro occhi appare trasformato. Un’autentica metamorfosi.
“Non sapevo che tu fossi in grado di manovrare una barca” esclama il fratello sorpreso.
“Infatti, non lo sono. Però si può sempre imparare!” replica divertito.
La cognata lo osserva sbalordita: per lei è un’altra persona, una vera rivoluzione copernicana per come l’ha conosciuto fino a quel momento.
“E’ da quando hai deciso di prendere lezioni di vela?” chiede con garbata ironia Annie.
Dashiell guarda sorpreso il fratello poi la cognata prima di sorridere.
“E’ sempre stata una passione che ho coltivato in segreto. Ma oggi ho deciso che la prossima primavera voglio apprendere i segreti della navigazione a vela. Questa imbarcazione è una vera meraviglia. Così se Ellie …” e fa una pausa osservandone le reazioni.
Lei sta per rispondere, quando il Capitano avverte che stanno per entrare in porto.
Dashiell senza attendere la risposta si precipita in coperta per studiare le manovre.
Annie stringendo il braccio di Matt sorride all’amica, che è rimasta senza parole.
“Se questa non è una dichiarazione… poco ci manca!” afferma decisa.
“Dashiell è un buon partito. E poi quando prende una decisione, la persegue fino in fondo. Vero, Matt?” prosegue scrutando ora Ellie ora il marito.
Il Capitano con una manovra perfetta accosta alla banchina, mentre la voce di Dashiell risuona dal boccaporto.
“Ragazzi, la gita è finita!”.
“Complimenti per l’ottima manovra, timoniere!” rimbecca Matt.
La compagnia è allegra, mentre il sole radente le acque illumina debolmente la loro discesa a terra.
“Capitano, grazie ancora per la cortesia di averci accompagnato in questa escursione non prevista” gli dice Ellie col coro di ringraziamenti degli altri.
Sulla via del ritorno la ragazza propone di fermarsi a Dames Quarter, un minuscolo paesino di Deal Island oppure proseguire fino a Princess Anne.
“Veramente… preferisco tornare a casa” dice Dashiell, “e uscire più tardi”.
“Va bene. Visto che da Gino’s ci siamo già stati. Suggerisco Beach Bay’s, dove possiamo mangiare una zuppa di granchi e gamberi veramente deliziosa. Se siamo fortunati possono esserci anche ostriche della baia. Ormai sono diventate una rarità. Non ci sono più pescatori che escono a cercarle. Un vero peccato!” afferma decisa Ellie.
In meno di mezz’ora sono di ritorno, mentre le prime ombre calano sulla casa. Ognuno sale nella propria camera.
Ellie, dopo essersi sommariamente rinfrescata, legge qualche pagina del diario di Angie.
La mattina sembrava essere più silenziosa del solito, mentre pochissima luce filtrava dalle finestre chiuse. Non aveva un’idea dell’ora perché tutti gli orologi erano concentrati al piano terra. Il ticchettio delle pendole le era fastidioso.
Angie era al caldo sotto un bello strato di coperte, ma rimpiangeva l’assenza di Dan, che era in grado di scaldarla meglio. Sospirò e nicchiò a uscire dal dolce tepore del letto, ma doveva farsi forza se voleva riscaldare la stanza. Il fuoco notturno era morto da molto e senza l’intervento umano sarebbe rimasto spento.
Rabbrividendo infilò una pesante vestaglia da camera e cominciò ad armeggiare nella stufa dietro al letto. Al camino si avrebbe pensato più tardi.
Dopo qualche tentativo infruttuoso la legna iniziò a crepitare con lentezza.
“Ci vorrà tempo prima che la stanza si riscaldi un poco. Nel mentre scendo in cucina per prepararmi qualcosa di caldo. La casa è gelida e i vetri sono incrostati di ghiaccio. Brrr..”.
Sul vassoio si notava una cuccuma di caffè nero e un bricco di latte fumante accompagnato da un pezzo di torta e qualche galletta abbrustolita. Questa sarebbe stata la sua colazione. Depose il tutto sul letto e accese il fuoco nel camino. Sentiva brividi di gelo in tutto il corpo. La lunga permanenza fuori dal letto si faceva sentire con insistenza, convincendola a tornare rapidamente sotto le coperte.
“Fa veramente freddo. La casa è gelida. Anche se alimento il fuoco prima di coricarmi, la notte è troppo lunga per conservare un minimo di calore alla mattina. Quest’anno l’inverno sembra aver anticipato la sua discesa” disse tremando. Ne aveva immagazzinato un bel po’ in cucina.
Aperti gli scuretti interni, si sforzò inutilmente di schiudere i vetri. Il ghiaccio li aveva cementati sugli infissi e questo l’aveva preoccupata non poco.
“Fuori l’aria è talmente gelida che non riesco neppure aprire le finestre. Ieri sera nevicava copiosamente, ma ora?” e si rifugiò sotto le lenzuola.
L’aria della stanza cominciava a intiepidire, mentre concludeva la colazione.
“Speriamo di riuscire più tardi a vedere fuori!” rifletteva mentre sorseggiava una tazza di caffè leggermente schiarito col latte.
“Dal silenzio che si percepisce devo dedurre che c’è stata una bella bufera stanotte. Pazienza. Spero solo che fra due settimane il postale riesca a raggiungere Holland Island”.
I vetri erano appannati dalla condensa dell’aria umida interna a contatto col gelo esterno. Le pareva di percepire il sibilo del vento che si incuneava tra le fessure delle imposte, mentre il silenzio era rotto solo dal crepitare del fuoco.
Il calore della stanza aveva consentito l’apertura del vetro dopo i tentativi infruttuosi di prima, ma aveva faticato moltissimo a spalancare l’imposta.
Il vento fece precipitare all’interno un nugolo di fiocchi di neve che si dissolsero in acqua. Ellie come una bambina appoggiò il naso alla finestra per osservare stupita lo spettacolo esterno.
Ogni cosa era ricoperta da un fitto strato di bianco che per effetto del vento tendeva ad accumularsi in determinati punti. Faticava a scorgere l’acqua della baia che era solcata da leggere lastre di ghiaccio. Solo qualche uccello infreddolito si aggirava alla ricerca di qualche briciola lasciando le impronte delle zampe sul manto di neve compatta.
“Oggi dovrò starmene chiusa qua dentro! Non ho nessuna intenzione di togliere la neve dal vialetto di accesso. Per diversi giorni ho delle provviste di cibo. Di sicuro non morirò di fame”.
Dal cielo color latte continuavano a scendere fiocchi che ben presto si accumularono sul davanzale arrivando al bordo del vetro.
Tornata a letto riprese la lettera di Dan e cominciò a riflettere.
“Ho fatto bene a scrivergli? O dovevo aspettare che si facesse vivo lui? Forse ho sbagliato, mettendolo in difficoltà e costringendolo a invitarmi. Però non riuscivo a resistere all’idea di raggiungerlo e stare accanto a lui. Ormai quel che è fatto, è fatto. Ho scritto e mi ha risposto. Il pensiero di trascorrere un mese intero con Dan mi rende impaziente ma devo controllarmi maggiormente. Non devo mostrare troppa fretta, devo governare con più freddezza le mie azioni, ma al cuore non si comanda! E’ via da pochi giorni ma percepisco un gran vuoto nella mia esistenza e vorrei colmarlo al più presto. Dan, conto i minuti che ci separano. Aspettami!”.
Per due giorni e due notti cadde incessante la neve, mentre lo strato nevoso assumeva proporzioni preoccupanti. Un gelido vento spazzava la baia che era percorsa da lastre di ghiaccio sempre più numerose.
Angie se ne stava rinchiusa in casa, osservando dalla finestra della camera da letto, rimasta sempre aperta, lo spettacolo della nevicata.
Doveva decidersi a uscire, ormai le scorte si erano ridotte pericolosamente. Mentre rifletteva sul da farsi le parve di udire delle voci in lontananza. «Miss Fairbanks! Miss Fairbanks!» gridavano alcuni uomini armati di pale e picconi, agitando le mani.
Lei aprì la finestra per ringraziarli, perché l’avrebbero liberata dalla morsa della neve.
Erano passati tre giorni e il sei dicembre le pareva lontano una vita.
La delusione
Angie aspettava con ansia l’arrivo del martedì per poter partire, quando arrivò una lettera di Dan che la gettò nello sconforto.
Deal Island, 18 novembre 1910
Angie, carissima!
Leggo la tua ansia che traspare dalle parole della tua lettera. Ed è anche la mia! La partenza può esserti sembrata frettolosa, ma impegni urgenti e inderogabili mi hanno costretto a lasciarti sola, anche se avrei voluto rimanere ancora.
Purtroppo questi non sono stati ancora sciolti e mi angustiano ancora, assorbendo ogni mia energia. Sono oberato da doveri e responsabilità che non mi concedono tregua. Mi sento prosciugato nel fisico e nella mente, ma devo resistere e portare a termine positivamente questi affari ancora sospesi prima di permettermi un momento di riposo. Di questo avremo modo di parlarne. Ora non posso dire nulla di più.
Ti chiedo perdono perché al momento della partenza ho acceso dentro di te il fuoco dell’impazienza chiedendoti quando saresti venuta a trovarmi. A malincuore ti prego di rimandare la partenza di almeno dieci giorni, senza per questo che sia pentito di quelle parole pronunciate salendo sul postale. Quello era il mio pensiero e lo è tuttora.
Avrei voluto trascorrere con te Thanksgiving day col tacchino, patate dolci e torta di zucca e festeggiare il Black Friday andando a fare shopping a Princess Anne. Però tutto ha congiurato contro di me e i miei buoni propositi.
Se tu sei d’accordo vorrei celebrare le festività natalizie nella nostra casa di Deal Island. Un mese tutto dedicato a noi!
Dunque ti aspetto lunedì 5 o al massimo il giorno dopo, anche se i miei impegni non fossero cessati!
Non vedo l’ora di poterti tenere tra le mie braccia e sciogliere quel ghiaccio che ti sta ricoprendo.
Sarò sul molo ad attendere l’arrivo del postale.
Tuo devotissimo
Dan
La rilesse più volte, mentre gli occhi si riempivano di lacrime. Ancora due settimane di supplizio l’attendevano.
“E’ vero che poi ci sarà stata una lunghissima vacanza che finirà nel 1911. Ma il desiderio di stare accanto a Dan è talmente forte che rinviare di dieci giorni la partenza è come una pugnalata alla schiena. Dunque dovrò portare con me molti indumenti per coprire un mese. Cosa mi conviene fare? Preparare un baule oppure riempire molte borse? Ma ora rispondiamo con la conferma del giorno della partenza”.
Holland Island, 20 novembre 1910
Mio carissimo Dan!
Leggo con dispiacere che sei sommerso da impegni gravosi che impediscono il nostro incontro.
Anche se già pregustavo di essere nella nostra casa di Deal Island tra qualche giorno, dovrò pazientare fino a martedì 6 prima che possa essere stretta a te e riscaldarmi con il tuo affetto.
Pazienza! Poi un lungo periodo ci vedrà uniti. Sarà la prima volta che le feste natalizie non le trascorro nella nostra casa di Holland Island da quando sono nata. Però sarà una gioia immensa festeggiare con te in qualunque posto del mondo.
Dunque martedì 6 sarò sul postale con un bel po’ di bagaglio e spero che la traversata sia tranquilla.
Non vedo l’ora che le giornate passino e che domani arrivi il giorno della partenza.
Un grandissimo abbraccio
Tua
Angie
Asciugò l’inchiostro con calma, indossò una mantella blu pesante e un copricapo di lana per proteggerla dal freddo, prima di avviarsi all’ufficio postale. Non c’era nessuna urgenza questa volta. Aveva davanti a sé ancora molti giorni prima della partenza.
Un cielo grigio coperto da spesse nuvole che promettevano neve faceva da sfondo mentre si recava a spedire la risposta.
Alzò gli occhi come per sfidarlo, mentre una folata di vento gelido si insinuò sul collo, facendola rabbrividire.
“E se nevicasse come lo scorso anno, riuscirò a prendere il postale?” si interrogava dubbiosa mentre si arrotolava nel mantello per impedire che il gelo penetrasse dentro di lei.
Camminò in fretta, salutando con un breve cenno del capo i rari passanti che avevano osato sfidare il freddo.
Uscendo dal Post Office, osservò che il cielo era schiarito diventando bianco mentre minuscoli fiocchi scendevano verso terra.
“Brrr! Se non fosse stato per la lettera a Dan, oggi era la classica giornata da rimanere rintanati in casa accanto al camino. Ora è meglio che mi sbrighi a rientrare prima che la strada si ricopra di neve”.
Alzò il bavero della mantella per coprire parte del viso, lasciando scoperti solo gli occhi. Camminò più svelta che le era possibile, mentre faceva attenzione a non scivolare sul velo di ghiaccio che si stava formando.
“Miss Fairbanks! Si fermi!”.
Era la voce del reverendo White che risuonava stridula nel silenzio, mentre la nevicata infittiva. Finse di non udire quel suono indisponente, perché non aveva la minima intenzione di fermarsi e ascoltare quello che le voleva dire.
“Sa dove abito! Se vuole viene a bussare al mio portone! Ora voglio riparare a casa e scaldarmi col fuoco del camino” rifletté accelerando ulteriormente il passo.
Il richiamo si perdeva tra i sibili del vento come un eco lontano, finché Angie non aprì il portone, chiudendolo rapidamente.
Il mantello era diventato bianco ricoperto da un lieve strato neve, che depositò nell’androne.
“Domani ci penserà Meg a raccogliere l’acqua e a pulire. Ora corriamo nella sala per riattivare il fuoco”.
Deposto mantella e copricapo su una panca, si diresse dapprima verso la camera da letto per accendere la stufa e il camino.
“Stanotte si gelerà! E’ meglio tenere il fuoco allegro per riscaldare la stanza!” si disse mentre infilava una pesante vestaglia da camera.
Prese il libro che stava leggendo e si sistemò su una poltrona accanto a camino, da dove poteva osservare la finestra.
Il ghiaccio aveva orlato il vetro, mentre il vapore lo aveva reso opaco. Però si intravvedevano minuscoli fantasmi bianchi aleggiare oltre l’apertura.
La nevicata stava assumendo il carattere di una tormenta, che in breve aveva ricoperto ogni cosa di un candido manto. Mulinelli di cristalli di ghiaccio si alzavano sospinti dalle raffiche di vento andando ad addensarsi sui tronchi degli alberi, sulla staccionata che divideva il giardino dalla strada, su ogni ostacolo che incontrava nel suo cammino.
“Nevica presto quest’anno! E l’inverno sembra essere arrivato in anticipo. Forse è stato provvidenziale il ritardo nella partenza perché non so se fra tre giorni riuscivo a partire! E’ una magra consolazione la mia. Avrei preferito essere sul postale piuttosto che starmene rinchiusa fra queste quattro mura!”.
Si coprì con una coperta di pecora e aprì il libro.
“Ho letto qualche pagina, ma mi conviene ripartire dall’inizio. Trovo deprimente questo libro della Eliot, Middlemarch. Troppo lento e dal tono vagamente didattico. No, no! Questi inglesi sono veramente senza fantasia. Ma adesso che lo preso, facciamoci forza e leggiamolo”.
Aprì il libro dalla solida copertina in pelle con fregi d’oro dell’edizione inglese di Blackwood e cominciò a leggere, accorgendosi ben presto che la sua mente era altrove a Deal Island.
“E’ inutile. Non riuscirò a leggere nemmeno un rigo. Penso ad altro e poi questa Eliot è una palla!” e richiuse per l’ennesima volta il primo volume i quest’opera monumentale.
E tornò a guardare fuori.
Nel buio della sera vide solo fiocchi di neve che vorticosi si avvitavano nell’aria e sospirò.
La partenza
Angie si aggirava spaesata per la casa adesso che Dan era partito per Deal Island. L’aveva accompagnato al postale, che aspettava il suo carico umano e la sacca della corrispondenza. Era stato un commiato triste. Entrambi avrebbero voluto che non si fosse verificato, ma lui doveva rientrare. Affari urgenti richiedevano la sua presenza altrove.
Un lungo bacio e «Quando mi vieni a trovare? Scrivimi e io sarò al molo ad attenderti» era stato il suggello melanconico della partenza.
Lei aveva gli occhi lucidi e aveva farfugliato qualche parola incomprensibile. Si era compreso solo qualche monosillabo e spezzone di frase «Sì. Verrò presto!», «..sistemo ..» e nulla più. Poi si era allontanata volgendo le spalle al postale, perché non desiderava osservarne il distacco dal molo. Non le piaceva mostrarsi col viso rigato di lacrime.
“Sono stati quindici giorni… i più belli della mia vita! Devo farmi forza senza sprofondare nell’apatia. Quando lo andrò a trovare? Domani? La prossima settimana? Tra un mese? Mai? No, no… è inutile pensarci oggi! Devo lasciar decantare la sbornia e ragionare lucidamente. Dan è forse l’uomo che ho cercato in questi anni?”
Erano queste le domande che Angie seduta sulla poltrona di vimini accanto al fuoco acceso con le poesie di Whitman in mano si poneva. Interrogava se stessa alla ricerca della risposta giusta senza trovarla.
“Perché? Perché devo ragionare lucidamente senza dare ascolto a quello che il mio istinto mi suggerisce? Il mio cuore dice di partire presto, anzi che dovevo partire con lui! Ma forse è stato più prudente fare qualche piccola riflessione. La fretta può essere una cattiva consigliera”.
Lei teneva in mano il libro di Walt Whitman, la sua raccolta di poesie «Leaves of grass», che sfogliava ogni volta che si sentiva triste alla ricerca di un’ispirazione felice. In realtà aveva una discreta biblioteca, in parte accumulata dal padre, in parte incrementata da lei. Le piaceva molto il modo di scrivere di Mark Twain ironico e scanzonato, ma l’autore preferito era Henry James con i due romanzi «The portrait of Lady» e «The wings of the dove», dove si descrivono gli amori di due giovani donne alle prese con gli inganni e le delusioni amorose. Però l’autore che l’aveva sconvolta maggiormente era Nathaniel Hawthorne con «Scarlet letter», un libro ereditato dal padre. L’eroina del romanzo, tragica e umana allo stesso tempo, l’aveva impressionata, perché non riusciva a capacitarsi come fosse stata possibile una situazione simile.
Essere condannata al pubblico ludibrio con l’infamante lettera A cucita sul petto solamente perché ha avuto una relazione fuori dal matrimonio col marito lontano, chissà dove era, è qualcosa di sconvolgente e di immaginabile. Inoltre questo puritanesimo bigotto e ipocrita non mi è mai andato a fagiolo. Ricordo che era inconcepibile fino a qualche anno fa che una donna avesse potuto comprare questo libro. Era il romanzo dello scandalo! Fortunatamente mio padre l’aveva acquistato a Baltimora durante uno dei nostri viaggi. Però leggerlo mi mette i brividi. Divento nervosa… Però è incredibile come Hester abbia sopportato tutte le angherie e le vessazioni delle comari e poi del marito senza rivelare mai il nome dell’amante! Era veramente una donna innamorata e forte! Io al suo posto mi sarei ribellata! Avrei gridato ai quattro venti il nome del padre di mia figlia e avrei affrontato i pettegolezzi della gente. Però… però nel periodo nel quale è stato ambientato il romanzo un’adultera rischiava il patibolo! Una vera vigliaccata.
Erano queste le riflessioni, che faceva ogni volta che toccava quel libro, anche quando semplicemente lo sfiorava.
La sua mente adesso era assorbita dal pensiero di Dan, che era partito da pochi giorni.
“Cosa scrivo? Ora? O tra qualche giorno?” rifletteva ad alta voce, sfogliando stancamente il libro che teneva in mano senza soffermarsi sulle parole.
Si alzava e girava per la stanza sempre col pensiero fisso: il desiderio di stare nuovamente tra le sue braccia. Poi tornava a sedersi sulla poltrona di vimini, incapace di trovare una soluzione al tormento che divorava la mente.
“Basta!” urlò ad alta voce.
“Basta! Scrivo e parto per Deal Island! Mi manchi moltissimo!”
Si alzò decisa e andò nello studio fermamente determinata a scrivere la missiva.
Holland Island, 15 novembre 1910
Mio adorato Dan!
Sono passati pochi giorni, ma sento la tua mancanza! C’è un vuoto dentro di me e dentro questa casa, come se fosse sceso all’improvviso una grossa gelata notturna.
Ogni cosa compreso il mio corpo è ricoperto dal ghiaccio.
I giorni trascorsi insieme sono stati i più emozionanti della mia breve vita. Avevo ascoltato e letto parole su quello che viene chiamato amore, ma credo che tutto questo sia niente rispetto a quello che provo.
Nei quindici giorni non ho mai avvertito la necessità di dichiararlo apertamente: sono stati sufficienti gli atti, il modo di propormi. Con naturalezza e semplicità, ma ora che non ci sei lo devo gridare affinché tu lo possa sentire.
La prossima settimana, martedì 22, prenderò il postale e arriverò a Deal Island alle tredici! Così potrò essere stretta nuovamente tra le tue braccia.
Da questo momento conterò i minuti, come i grani del rosario.
Vorrei che oggi fosse già lunedì!
Un abbraccio fortissimo.
Tua
Angie
Lasciato asciugare l’inchiostro, si precipitò all’ufficio della corrispondenza affinché la lettera finisse nel sacco pronto per imbarcarsi sul postale in partenza da Holland Island.
Angie era riuscita a calmare la propria agitazione che stava crescendo a dismisura, mentre una nuova ansia stava facendo capolino: era quella legata all’attesa per la partenza.
Mentre stava facendo ritorno a casa, avvolta nel pesante mantello, incrociò il reverendo White che accennò a fermarla senza riuscirci.
Lei era talmente avvolta nei suoi pensieri che non vide il pastore, ignorando il tentativo di parlarle. Camminava come se fosse in trance, desiderosa solamente di rientrare nella casa.
Al reverendo bruciava ancora la brusca cacciata di qualche giorno prima e la mancanza di rispetto alla sua autorità, ma di un aspetto era intimamente contento: la partenza dell’uomo che aveva originato lo scandalo.
“Se ne è andato perché io e gli isolani gli abbiamo fatto comprendere che non era ben accetto! Mi auguro che non rimetta più piede a Holland Island! Il suo comportamento è stato altamente lesivo alla onorabilità di Miss Fairbanks e dei suoi concittadini”.
Il pastore ignorava che Dan sarebbe partito comunque, perché alcuni impegni lo richiedevano a Deal Island con notevole urgenza. Però nella sua boria vantava con se stesso di essere stato la causa del precipitoso allontanamento.
“Non importa, se non sono riuscito a parlare con Miss Fairbanks. Lo farò nei prossimi giorni. L’importante è che sia stato rimosso l’origine del loro scandaloso comportamento” e si avviò verso la chiesa.
Angie chiuse il portone alle spalle e si avviò di corsa nella sua stanza. Doveva pensare a cosa desiderava portare con sé. Da un armadio estrasse una pesante borsa di cuoio scuro che poteva contenere un paio di vestiti e qualche altro abito ancora. La gettò sulla poltrona in attesa di riempirla. Poi cominciò a ragionare cosa altro le serviva.
Si sedette sconsolata su una poltrona di raso rosso, perché non sapeva il numero di giorni che sarebbe stata ospite di Dan.
“L’ultimo viaggio che ho fatto è stato il 20 di settembre per la festa di Mabon. Però in quell’occasione dovevo prendere con me solo lo stretto necessario per trascorrere la notte e fare il viaggio di ritorno la mattina successiva. Ora la situazione è molta diversa. Conosco la data di partenza, ma non quella del ritorno! Da Dan rimarrò per pochi giorni oppure per una settimana o oltre? Già mi sono autoinvitata senza nemmeno conoscere se lui ha concluso tutti i suoi impegni oppure no. Fissare in modo arbitrario la durata della mia permanenza mi sembra una forzatura. Non credo che lui possa rispondere ai quesiti rispondendo alla mia missiva, perché manca il tempo per farlo. Dunque…”.
Comprese che era inutile pensare al bagaglio. Avrebbe atteso una improbabile risposta e poi avrebbe preso una decisione legata la momento.
Rinfrancata e con la mente leggermente più tranquilla si avviò verso la cucina per preparare qualcosa da mangiare, perché da domenica aveva piluccato qualcosa senza eseguire un pranzo o una cena degna del nome.
Però il tarlo continuava a lavorare.
Chiacchiere
Di Holland Island è rimasto uno scampolo di terra che viene eroso a ogni tempesta. Con l’alta marea scompare sott’acqua lasciando apparire solo qualche moncherino di arbusto che ricorda che un tempo era un’isola abitata.
Il gracchiare incessante dei gabbiani che litigano tra loro e giocano a rimpiattino con le increspature della baia li accompagna durante il periplo di quello che una volta era un’isola abitata da esseri umani.
Sottocoperta Ellie e i suoi amici osservano muti in silenzio la triste sfilata di una costa che non c’è più. Si ode solo il leggero sciabordio dell’acqua sui fianchi di Rebecca e il secco schiocco della vela che sbatte per un salto di vento. Loro respirano solo.
Poi si vede unicamente acqua, la terra è alle loro spalle come un ricordo lontano.
“Impressionante!” è il commento di Dashiell.
“Avevo letto sul NYT che l’isola non c’era più o forse c’era ancora per poco. Però fa impressione vedere quel lembo di terra che disperatamente sta aggrappata alle acque, tenendo fuori la testa per non annegare”.
Annie non dice nulla. La contagiosa allegria si è smorzata in un malinconico silenzio.
“Cosa si può fare per salvarla?” chiede con un brusio di voce.
“Nulla” risponde laconica Ellie “Nulla. L’uomo con le sue attività e le acque che si riprendono ciò che le è sempre appartenuto l’hanno condannata. Io quando esco con Rebecca ci faccio un mesto pellegrinaggio. Ma ora basta quest’aria da funerale! Stiamo facendo una gita e dobbiamo divertirci!”.
Matt, che è rimasto taciturno, ascoltando le chiacchiere degli altri, si riscuote e chiede nuovamente chi è Angie.
“Angie è la mia bisnonna e ha abitato in quella casa vittoriana che ora è un ammasso informe di ruderi. L’ha costruita suo padre, sul finire dell’ottocento. Almeno questo mi ha raccontato il nonno Pat. Loro l’hanno abitata fino al 1936, quando hanno venduto tutto per trasferirsi a Princess Anne. Ormai la sorte dell’isola era segnata e non valeva la pena di provare a resistere. Da allora una lenta agonia l’ha vista sparire pezzo dopo pezzo a ogni passaggio dell’inverno. Un reverendo prima, una fondazione poi hanno tentato inutilmente di salvarla, ma tutto è stato vano. Hanno prolungato solo l’agonia”.
Ellie si ferma un istante a rifiatare. Parlare dell’isola le costa sempre fatica e oggi avverte sempre di più il peso delle parole.
“Angie ha scritto un diario, che sto leggendo..”
“Interessante..” esclama Dashiell che sembra essersi risvegliato dall’apatia.
Stranamente è più ciarliero del solito e sembra essere attratto da queste chiacchiere che parlano di cose del passato.
“Raccontaci, qualcosa di quello che sta scritto nel diario..” continua incitando a proseguire nel racconto.
L’uomo osserva per la prima volta Ellie con uno sguardo diverso. Questo non sfugge all’occhio attento di Annie, che nota questa piccola metamorfosi nel cognato, sussurrando qualcosa nell’orecchio di Matt. Lui ridacchia come se avesse ascoltato una barzelletta.
Ellie non pare avere percepito il mutamento dell’atmosfera o forse in questo momento è concentrata troppo su Holland Island.
Rebecca scivola veloce sulle acque calme del Chesapeake Bay con la prua rivolta verso il porto.
“Angie..” riprende Ellie dopo una pausa di riflessione “Angie da quello che ho letto è stata una donna speciale..”.
“In che senso?” la interrompe Dashiell.
Ellie lo scruta e si interroga perché l’uomo che le sta di fronte sia così interessato alla bisnonna.
Fino a pochi istanti prima pareva distante, distaccato dai loro interessi, mentre adesso pare curioso di conoscere la storia di Angie.
Di nuovo fanno capolino i pensieri dei giorni scorsi, quando lui era un’anima persa e lei cercava degli aspetti positivi.
Lo osserva con cura, mentre percepisce che Annie e Matt la scrutano e paiono in attesa che lei dica qualcosa.
“In che senso era speciale?” la incalza Dashiell.
Ellie si riscuote e trae un ampio respiro.
“Non l’ho conosciuta, ma ho ascoltato molto su di lei. A volte mi pare che sia di fianco a me a guidare le mie azioni. Sono solo sensazioni. Però..” e nuovamente tace.
“Sembri reticente” replica Dashiell “Come se tu avessi timore di dire qualcosa di sgradevole o di svelare un segreto. O forse sbaglio?”.
Annie sorride, stringendosi a Matt. Vorrebbe dire qualcosa, ma il marito le fa cenno di tacere.
“Lascia che parlino senza che noi interveniamo. Sentiamo cosa dicono” le sussurra in un orecchio.
Ellie raccoglie le idee per controbattere le affermazioni. Sente l’irritazione crescere ma cerca di dominare il malessere.
“Perché mai dovrei parlare della bisnonna? A chi può interessare cosa faceva o diceva?” riflette velocemente.
Di nuovo tenta di ricucire il discorso iniziato ma senza molta convinzione.
“Perché dovrei essere reticente? Non so quanto possa appassionare la narrazione della sua vita a Holland Island. L’ammiro perché è stata coraggiosa. Non so quante donne cento anni fa avrebbe avuto l’ardire di sfidare stereotipi di vita che le volevano solo casa e chiesa..”.
“Perché oggi è cambiato qualcosa?” la blocca nuovamente Dashiell.
“Non credo. L’America è a volte bigotta. Finge di non vedere situazioni scabrose, ma crocifigge chi osa sfidare le regole. Il gossip è feroce e mette in piazza gli aspetti privati delle persone. Se uno è in vista, rischia di bruciarsi. Se due donne si amano, ad esempio, non ci sarebbe nulla di scandaloso o da scandalizzarsi. Però.. però la loro richiesta di trasformare la loro unione in matrimonio fa gridare allo scandalo! Sembra una contraddizione, ma è la realtà”.
“Dunque Angie amava un’altra donna” la interrompe ancora una volta Dashiell.
Ellie lo guarda e sorride, scuotendo il capo.
“No, non hai capito nulla! La bisnonna ha amato un uomo, Dan! E il loro amore è stato molto intenso, da quello che ho letto..”.
“Allora in cosa consiste il coraggio della bisnonna? Un amore etero non mi pare che possa generare scandalo! Forse viveva in un ambiente dove tutti erano omo? Ma che razza di comunità abitava Holland Island? Quello che dici mi rende particolarmente curioso di conoscere questa mitica Angie!”.
Annie li guarda mentre si fronteggiano come se sulla barca ci siano solo loro.
“Matt, mi stupisce tuo fratello! Da quel poco che lo conosco, l’ho sempre visto apatico, indifferente a tutto e a tutti. Ora punzecchia Ellie, la sfida, la provoca. E’ un vero siparietto che sta movimentando questa gita che pareva destinata a morire come il sole sull’orizzonte. Che ne dici?” gli sussurra lievemente, accostandosi a lui.
Un sorriso compare sul viso dell’uomo, mentre si appresta a rispondere.
“In effetti mi sta sorprendendo il fratellino! Ben rare volte l’ho visto così aggressivo. Ed erano solo per difendersi. Ora invece è all’attacco di Ellie! La incalza e non le da tregua. Non riesco a percepire dove voglia arrivare. Che le piaccia la ragazza? Sarebbe meraviglioso! Lui single incallito, che ha sempre snobbato le donne. Devi sapere ..”.
Il dito di Annie si posa sulle labbra del marito per farlo tacere.
“Ascoltiamo come va a finire il duello!”.
E i due contendenti riprendono le ostilità.
“In effetti non ci sarebbe stato niente di strano o stravagante, ma ..Si da il caso che allora una donna sola che ospita un uomo creava molti pettegolezzi..”
“Perché non capita mai che una donna sola conviva con un uomo? Non mi sembra che sia poi quello scandalo che ..”.
“Dashiell, dimentichi che erano cento anni fa! Allora l’America era puritana! Il risveglio femminile doveva avvenire nell’anno successivo. Il 1911. Noi stiamo parlando del 1910, quando la condizione femminile..”
“Non avrei creduto che tu fossi una femminista” replicò ironicamente alzando la voce.
“Perché se l’evento fosse avvenuto un anno dopo, nessuno ci avrebbe fatto caso?”.
Ellie capisce che si sta incartando in una discussione dai contorni incerti. Deve deviare e riportarla nei binari corretti.
Però prima vuole lanciare una stoccata a Dashiell. Si sente combattiva come Angie.
“Dunque ha sempre ragione il nonno! Ha sempre affermato che sono simile come una goccia d’acqua a Angie. Io non gli ho mai creduto, ma ora ..”.
Ellie guarda con gli occhi fiammeggianti d’ira l’uomo che rimane impassibile in attesa della replica pepata. Lui le ha letto nella mente e sa che risponderà all’ultima affermazione. Le piace questa ragazza che apparentemente sembra fragile ma in realtà è forte e decisa.
“E se lo fossi cosa cambierebbe? Mi sembri una persona dalle vedute ristrette! Per te le donne sono un oggetto. Ma io non lo sono affatto!”.
Dashiell sorride e le prende le mani. Ellie rimane sorpresa e non accenna a un movimento di stizza o a un tentativo di distacco. Rimane saldamente stretta a lui, perché le fa piacere sentire quel contatto.
“Certo, non cambierebbe nulla!” afferma pacato e sorridente.
“Comunque non hai ancora spiegato perché..” e tace interrompendo il discorso.
Sullo skipjack verso Holland Island
La vigilia di Halloween è una splendida giornata di ottobre con cielo terso e mare calmo, solo l’aria fa capire che il sole faticherà a scaldarla. Chesapeake Bay è meno grigio del solito con qualche striatura di verde sporco.
Ellie ha proposto ai suoi ospiti una uscita con Rebecca, il suo skipjack, un modo diverso per trascorrere la giornata in attesa della festa.
“Hai una barca tutta tua?” ha chiesto Annie incuriosita.
Dashiell è parso rianimarsi alla notizia come se l’evento fosse di suo gradimento.
Matt è rimasto indifferente come se la gita non lo interessasse per nulla.
Trovata la disponibilità del capitano, sono iniziati i preparativi. Una veloce colazione, la scelta degli indumenti più adatti, la sistemazione di generi alimentari in un cesto da picnic e tante chiacchiere in libertà prima di partire per il porto di Wenona.
Matt guida veloce con le indicazioni precise di Ellie, mentre Dashiell ripiomba nel silenzioso mutismo. Annie è eccitata, perché ha sempre sognato di possedere un’imbarcazione. Aspetta con impazienza vedere la terra che si allontana. Si sente felice e rilassata.
“Questa vacanza sta trascorrendo meglio di quanto ottimisticamente avevo pensato, quando ho accettato l’invito. Ellie è una deliziosa padrona di casa. Ci ha sistemato nella stanza più comoda, ampia quanto un monolocale. Il raffronto con la nostra di Baltimora è impietoso. Senza dubbio ha un’abitazione confortevole, arredata con gusto. Ricambiare l’ospitalità mi mette un po’ nell’imbarazzo. Però ci sarà tempo per rifletterci. Ci ha messo sempre a nostro aggio senza forzare mai la mano nelle proposte di come trascorrere le giornate. Non credevo che fosse così abile ai fornelli. Se non ci fosse Matt, farei fatica ad andare oltre un trancio di pizza surgelata. Detto come va detto: non so cucinare. Quello che mi stupisce è che non lavora, eppure tiene un tenore di vita sopra la media. Non pensavo che i genitori fossero così benestanti. Basta con queste riflessioni, godiamoci l’escursione in barca. Ormai siamo arrivati”.
Questi sono i pensieri di Annie, mentre stanno giungendo al porto.
Sul molo trovano il capitano pronto ad accoglierli. Annie lo osserva, perché le sembra una persona anziana, che però trasmette fiducia e solidità. Sarà lui a guidarli nell’escursione.
“Capitano Krantz! E’ stato molto gentile a mettersi a nostra disposizione anche se la chiamata non era programmata. Questi sono amici di Baltimora venuti a trovarmi. La giornata mi sembra ideale per una uscita. La baia è calma. Non fa troppo freddo. Pensavo di arrivare fino a Holland Island” disse Ellie mentre gli stringeva la mano.
“Si, ha ragione, Miss Ellie. In questo periodo imbattersi in una concatenazione di eventi meteorologici favorevoli per una gita in barca non è facile da trovare. Però oggi ci sono tutti. Possiamo arrivare fino a Holland Island, ma non è più permesso di scendere a terra per disposizione della Guardia Costiera. E’ troppo pericoloso, perché non ci sono più approdi sicuri. Ci dobbiamo limitare a circumnavigarla e osservarla dall’imbarcazione. Se siete pronti, possiamo imbarcarci. Il tragitto non è lungo, ma conviene rientrare nelle prime ore del pomeriggio. In questo periodo oscurità e nebbia possono calare velocemente”.
Un leggero vento di brezza gonfia la vela di Rebecca, mentre, uscendo dal porto, si dirige verso la meta.
Il capitano li ha pregati di scendere sottocoperta al riparo.
“Lì starete più caldi e riparati. Il vento è gelido anche se a terra non vi sembra. I vostri indumenti non sono adeguati ai rigori della stagione. Potete ammirare la navigazione dagli oblò”.
Solo Dashiell rimane in coperta vicino al capitano che governa la barca con perizia. Indossa una cerata gialla che ha acquistato vicino al porto questa mattina. Sembra interessato alle manovre e gli pone molte domande alle quali Krantz risponde con calma e dovizia di particolari. Tra i due si instaura un buon rapporto.
“Mi piacerebbe molto imparare la navigazione a vela, ma il tempo è tiranno. Dovrò decidermi perché il tempo passa e con una scusa o con un’altra rimando sempre” afferma Dashiell con l’aria di chi è sinceramente dispiaciuto.
“Qui nel Chesapeake Bay ci sono diverso scuole di vela. Il vento non manca mai ed è divertente. Il periodo migliore è giugno luglio. Non fa molto caldo. Le brezze sono ideali. In agosto c’è troppa afa e umidità”.
“Lei sarebbe disposto a darmi lezioni? Però non possiedo un’imbarcazione”.
Il capitano scuote il capo. “Sono troppo vecchio. Faccio un’eccezione per Miss Ellie, perché ha Rebecca, che considero come una figlia. Se è interessato seriamente, posso indirizzarla verso istruttori veramente in gamba. Per quanto riguarda la barca non ci sono problemi. Imbarcazioni tipo questa le affittano a settimane. Non sono complicate da governare e hanno una stabilità eccezionale in qualsiasi condizione di tempo. Fino a un paio d’anni fa se ne potevano trovare facilmente e a prezzi di vero saldo. Con poca spesa si rimettevano in sesto. Miss Ellie lo ha fatto e si è ritrovata un gioiello, che ora vale una piccola fortuna. Adesso i costi sono saliti alle stelle e non c’è molta convenienza, salvo che non sia un appassionato di skipjack”.
Hoilland Island appare all’improvviso sulla loro destra. I ruderi della casa vittoriana sembrano un gigante crollato a terra.
Ellie ha parlato con Annie durante tutto il tragitto, mentre Matt è rimasto in silenzio a osservare il volo dei gabbiani e le leggere increspature della baia.
“Ecco!” grida la ragazza indicando con il dito la sagoma dell’isola.
“Ecco! Sulla vostra destra si scorge Holland Island! Quell’ammasso scuro che si erge per pochi metri è la casa vittoriana di Angie”.
Annie la guarda stupita.
“Angie chi è?”
Ellie tutta eccitata risponde che è la sua bisnonna.
“Dunque quei ruderi sono tuoi?” domanda meravigliata l’amica.
“No, no! Erano della bisnonna che ha abbandonato l’isola negli anni trenta, vendendo tutto. Coi soldi ha comprato la casa di Princess Anne. Lì è nato nonno Pat. Te lo ricordi? Quel simpatico vecchietto che amava raccontare storie inverosimili? Ma, sì che l’hai conosciuto!”
Ellie è tutta eccitata nel citare questi ricordi.
Annie scuote la testa, perché non ricorda nonno Pat per nulla. Però è interessata ad ascoltare quello che le sta dicendo l’amica. Anche Matt sembra riscuotersi dall’apatia silenziosa nella quale era piombato fin da quando hanno deciso l’escursione in barca.
“Quindi sai tutto sulla casa e sull’isola” afferma l’uomo rompendo il silenzio.
“Beh! Non è proprio vero. Le mie conoscenze sono limitate ai racconti del nonno e alle pagine del diario di Angie. Pensate che proprio cento anni fa la bisnonna ha ricevuto la proposta di matrimonio. Come è andata a finire non lo so ancora, ma credo che poi hanno convolato a nozze, visto che è nato da loro il nonno! Ah! Ah!” discorso chiuso da una risata argentina.
“Vi sento allegri” urla dalla coperta Dashiell.
“Scendi e potrai unirti alla nostra allegria” replica pronta Ellie.
E vedono sbucare dal boccaporto una sagoma gialla.
“Qual è l’argomento che suscita tanta ilarità?”
Annie si alza e lo prende sottobraccio per accompagnarlo di fronte a loro.
“Ellie stava dicendo che in quella vecchia casa vittoriana che si nota sull’isola..”
“Quale casa? Vedo solo un ammasso informe che non assomiglia per nulla a una abitazione. Di grazia, dove si trova la casa?” chiede sorpreso osservando in lontananza l’isola alla quale si stanno avvicinando.
“Quell’ammasso un tempo era la dimora di Angie..” replica Ellie un po’ infastidita.
“Angie? E chi sarebbe Angie?”
“La mia bisnonna… La storia è un po’ lunga.. Dal suo diario ho appreso che esattamente cento anni fa ha ricevuto una proposta di matrimonio e da loro è nato nonno Pat. Quindi ho dedotto che si sono sposati. Quei ruderi è quanto resta della casa dove è nato e cresciuto il nonno..”
“Perché dici «ho dedotto». Forse non lo sai e lo pensi?..”
“Non ho letto tutto il diario. Ora sono ferma alla festa di Halloween del 1910 che Angie ha festeggiato con Dan..”
“Prima Angie, poi Dan.. Non fai prima a raccontare tutto dall’inizio?” replica Dashiell che si scopre loquace e curioso.
Ellie scuote il capo e sta per iniziare il racconto, quando il capitano urla che siamo in prossimità di Holland Island.
“Non mi avvicino troppo perché i fondali si sono alzati e non voglio correre il rischio di rimanere incagliato. Ci giro intorno come una boa e poi riprendiamo il viaggio di ritorno”.
I quattro occupanti osservano in silenzio lo sfilare lento dell’isola, regno incontrastato di gabbiani e pellicani.
Il racconto può aspettare.
Lo scontro
Tutto sembrava procedere col vento in poppa, mentre la permanenza di Dan a Holland Island stava volgendo al termine.
Le giornate umide e fredde dei primi di novembre non erano invitanti per fare delle passeggiate, ma loro avvolti nei pesanti mantelli non mancavano di camminare lungo la strada che costeggiava l’acqua. Più che teneri amanti sembravano due maturi amici tanto compostamente stavano l’uno accanto all’altra.
Gli isolani non mancavano di commentare con malignità quell’unione amorale tra una donna sola e il suo ospite maschile, che alloggiava nella casa di lei.
La mattina, che precedette la partenza di Dan, avvenne un episodio spiacevole.
Il reverendo White, che curava le anime degli abitanti di Holland Island, infastidito dal tono di aperta sfida che Angie teneva nei confronti della comunità, li fermò mentre facevano il solito giro.
“Miss Fairbanks!” disse con tono solenne e duro il pastore “Si fermi un momento. Le devo parlare”.
Angie l’osservò con occhio poco benevolo e un tantino torvo e si pose con aria irritata di fronte a lui. Un atteggiamento di provocazione che preannunciava temporale.
“Cos’ha da dirmi, reverendo? E’ un discorso lungo o di poche parole?”
Il tono era secco, non arrogante. Era di chi non accettava intromissioni nella sua vita privata. Lo sguardo era lampeggiante di collera, mentre la voce denotava impeto nervoso che stentava a trattenersi nei giusti confini.
Dan si scostò dai due contendenti, perché non aveva nessuna intenzione di farsi coinvolgere nella disputa.
“Sì, questo è un litigio in piena regola. E di sicuro l’argomento è la mia presenza. Non comprendo questo rigurgito di falso moralismo. E’ una donna adulta, che vive sola senza legami con un altro uomo. Quindi può frequentare gli uomini che vuole. Senza nessun obbligo morale. Ritengo giusto che possa disporre della sua vita come meglio crede. Non dà pubblico scandalo quando è sotto gli occhi di tutti. E’ sempre cortese e sorridente. Molte persone si accompagnano di nascosto con altre di sesso opposto, ma per loro non c’è riprovazione pubblica solo perché si finge di non vedere e non sapere. Noi stiamo insieme alla luce del sole, in maniera limpida e cristallina, senza sotterfugi di sorta. Cosa c’è di riprovevole in questo? Solo perché dormiamo sotto lo stesso tetto? Ma quante persone, sposate o non sposate, lo fanno? Ma è meglio che io rimanga defilato e intervenga solo se la discussione dovesse degenerare”.
Questo erano i pensieri di Dan mentre Angie e il reverendo continuavano a fronteggiarsi come se fosse il duello decisivo. Una specie di sfida a OK Corral.
Il reverendo White cominciò a parlare a voce bassa, mentre osservava l’uomo che si teneva prudentemente in disparte come se l’argomento non lo riguardasse.
“Lei venga qui!” disse alzando il tono “Deve ascoltare quello che sto dicendo a Miss Fairbanks”.
Angie reagì nervosamente con gli occhi infiammati dall’ira.
“Deve parlare con me oppure con lui?”
“Con entrambi” replicò irritato.
“E c’è bisogno che ci disturbi sulla pubblica via? Può bussare al mio portone e le sarà aperto” e si girò di scatto allontanandosi.
“Angie” disse con pacatezza Dan “Il reverendo non ha intenzione di tenere un sermone. Più semplicemente vuole fare quattro chiacchiere in amicizia”.
Lei lo squadrò con gli occhi fiammeggianti di collera e aggiunse: “Se vuoi fermarti, fai come vuoi. Io torno a casa. Ho già ascoltato troppe parole inutili”.
Con passo deciso di diresse verso la casa vittoriana che distava pochi isolati da lì. In un baleno scomparve dalla loro vista.
Dan rimase nel tentativo di ricomporre la frattura per non apparire scortese. Era intimamente irritato ma ostentava calma e serenità. Questa comunità si mostrava bigotta e ipocrita perché teneva più alle apparenze che alla sostanza.
“Mi dica, reverendo. Sono qui per ascoltare quello che vuole proferire”.
“Che intenzioni ha? Visto che si comporta come se fosse il marito di Miss Fairbanks! Quando celebrerò le giuste nozze riparatrici?”
Dan si trattenne dal rispondere per le rime al tono vagamente insolente del pastore.
“Perché?” si limitò a rispondere col sorriso sulle labbra.
Il reverendo White sembrò perdere le staffe e alzando il tono cominciò a scandire la sua predica. Quel uomo osava sfidare la sua autorità e teneva un atteggiamento canzonatorio nei suoi confronti. Non era disposto a ricevere risposte ironiche o domande di dubbio gusto.
“Perché? Osa chiedere il perché? Da quasi due settimane vive sotto lo stesso tetto di Miss Fairbanks come se fosse il marito..”
“C’è forse qualcosa di illecito in questo?” lo interruppe Dan che stava scaldandosi e faticava a trattenere le parole.
“Ledo dei diritti di qualcuno? Miss Fairbanks è una persona adulta, libera e senza legami o vincoli verso qualcuno. Quindi lei può accogliere in casa propria tutti gli ospiti che vuole. Lei non ha nessun diritto di intromettersi nella sua vita privata. I suoi comportamenti..”
“I suoi comportamenti fanno scandalo!” urlò il reverendo White rosso in viso per la sfacciataggine dimostrata da Dan.
“Sì, scandalo! Una donna che vive con un uomo more uxorio! Lei l’ha disonorata! E dovrebbe ,,”.
“Forse dovrebbe fornicare con un’altra donna?” replicò ironicamente.
“Questo sì, sarebbe scandalo!” e dette queste ultime parole girò i tacchi volgendo le spalle all’attonito e incollerito reverendo.
“Questo pastore è un vero pitocco! Si permette di contestare le azioni di una donna libera e adulta, le scelte sessuali e poi chiede il matrimonio riparatore come se io l’avessi messa incinta! Ma che razza di paese è questo?”.
Erano questi i pensieri ribollenti di ira di Dan che a passo svelto si apprestava a raggiungere Angie che distava un centinaio di passi avanti a lui.
Il reverendo White avrebbe voluto rincorrere l’uomo che aveva osato infrangere la sua autorità morale e religiosa. Però comprese che non avrebbe ottenuto nulla oltre altre parole oltraggiose. Si ripromise che l’indomani si sarebbe recato alla casa vittoriana per continuare il suo predicozzo a entrambi prima che le loro anime si dannassero per sempre.
Scuro in volto, senza accorgersi della piccola folla che aveva assistito alla sua sconfitta, si diresse verso la chiesa, rimuginando vendetta.
Dan raggiunse Angie prima di arrivare alla casa vittoriana e la prese sottobraccio.
“Cara” disse con tono dolce “quel pastore ha avuto quel che si meritava. Credo che non si farà vedere più se non siamo noi a cercarlo. Se osa tenere ancora quel tono insolente, lo prendo a pedate nel culo!”.
La tensione che l’aveva colta sembrò sciogliersi avvertendo le parole calde e rassicuranti di Dan, mentre gli scoccò un grande sorriso.
L’abbracciò forte ostentando la fierezza di avere una compagna così, prima che il portone si chiudesse alle loro spalle.
La mattina seguente, mentre lui preparava il bagaglio con un velo di malinconia per la partenza imminente, qualcuno bussò al portone.
Ascoltò chi poteva essere quell’ospite mattiniero e sospese la preparazione delle valigie.
“Dunque quel pitocco è tornato! Osa ancora sfidarci? Credo che stavolta non se la caverà a buon mercato” si disse mentre scendeva le scale.
“Posso entrare o mi lascia sull’uscio di casa?” chiese quando Angie aprì la porta.
La sola vista del reverendo White fece imporporare le guance della donna, che fattasi da parte disse: “Si accomodi”.
Erano appena giunti nello studio accanto all’ingresso, quando Dan entrò come una furia piazzandosi di fronte a lui.
“Cosa vuole ancora? Non è stato sufficiente quello che le ho detto ieri?”
Il pastore cominciò a farfugliare per la collera.
“Come si permette? E’ mio compito curare le anime del mio gregge e riportare sulla retta via quelle pecorelle che si sono smarrite!”
Dan lo guardò duro coi pugni sui fianchi in atteggiamento di sfida.
“E chi sarebbero queste pecorelle smarrite?” replicò con sarcasmo.
“Voi due!..”
“Fino a prova contraria lei non è il mio pastore, visto che abito altrove! Per quanto riguarda Miss Fairbanks è una persona adulta e sa quello che fa. Non si è smarrita e per di più è di fede cattolica. Dico bene, Angie?” e rivolse lo sguardo verso la donna, che annuì senza proferire una parola.
“Lei è un insolente arrogante. E la sua anima sarà dannata!” urlò col volto paonazzo il reverendo White che uscì dalla stanza per raggiungere il portone.
“Io sarò arrogante, ma lei non è da meno! Miss Fairbanks la ringrazia per l’avvertimento e oggi andrà dal suo confessore cattolico per rimettere tutti i peccati..”.
Udirono il portone chiudersi con violenza, mentre scoppiavano in una gran risata.
“Io sarò il tuo inferno! Riuscirai a sopravvivere a questa dannazione eterna?” disse Dan tra il serio e il faceto.
“E’ una richiesta di matrimonio?” domandò incredula Angie.
“Come la vuoi chiamare?”
E lei si arrampicò su di lui per dargli un bacio.
Da Gino's
Ellie continua ad analizzare Dashiell, che è sempre più silenzioso e assente quanto estroverso è invece Matt.
Lei continua a chiedersi perché Annie si sia trascinata dietro questa mummia vivente. Però non è tempo di perdersi in troppe meditazioni o pipe mentali qualsivoglia, perché tutto sommato quest’uomo non l’attira per nulla.
“Mi incuriosisce, perché non riesco a capire come non si annoi mortalmente ad ascoltare le nostre chiacchiere. Mi piacerebbe leggergli la mente, ma forse sarebbe fatica sprecata. Perché penso a lui nei rari momenti nei quali mi rifugio dentro me stessa estraniandomi dal mondo? Eppure quando l’osservo non provo nessuna sensazione né positiva né negativa. Calma piatta o neutralità completa”.
Mentre ragiona così, i suoi ospiti si sono ritirati nelle loro stanze. Lei è rimasta nel salotto sulla poltrona, aspettando il loro ritorno. Sono ritornati da poco dopo aver consumato il pranzo nel ristorante italiano che aveva scelto con cura.
Il pranzo da Gino’s è stato un successo per tutti fuorché per Dashiell che ha assaggiato solo qualcosa di ogni portata, lasciando il piatto praticamente intatto.
Ellie gli ha chiesto cortesemente se la cucina italiana non gli piaceva, ricevendo in compenso come risposta solo un grugnito che poteva assomigliare a un si come a un no. In definitiva ne sapeva quanto prima.
Gino è il nonno dell’attuale proprietario, che funge anche da chef. E’ arrivato in America con l’ondata migratoria di inizio novecento da un minuscolo paese della Toscana. Buddy, il nipote di Gino, gliene ha parlato diverse volte, ma lei ha scordato regolarmente il nome. Una località buffa nella denominazione, ma lui la ricorda sempre presente nelle sue conversazioni.
“Un giorno, quando sarò vecchio” gli ha detto una volta “vendo tutto e ritorno a ..”. Ma Ellie quel nome proprio non fa per lei.
“E poi Buddy mica è un giovincello! Sembra un vecchio coi capelli bianchi che si ritrova! Quindi le sue affermazioni sono bufale”.
A parte questo si mangia bene e ogni tanto lo frequenta se non ha voglia di sporcare in casa oppure si fa portare un pranzo completo.
La sua specialità è un piatto che Buddy afferma è la copia esatta di quello originale toscano.
“Come faccia ad affermarlo, lo sa solo lui! Chi mai è andato a .. vattelappesca per controllare quale sia il migliore! Un giorno mi faccio annotare come si fa e poi volo in Italia per controllare. E dove? Non so nemmeno quale minuscolo paese è quello dei suoi nonni! Lui dice che la bruschetta in agrodolce è come la preparano in Toscana. Ma la Toscana è un paese oppure uno stato? Non lo so, ma un giorno con Google map verificherò. Comunque dubbi a parte, la trovo squisita. Una fetta di pane grigliata con sopra una crema a base di pomodoro. aglio e olio. Un giorno chiederò a Buddy come si prepara. Ha riscosso un bel successo tra i miei ospiti, a parte Dashiell che ha preferito oyster della baia condite con un filo d’olio e limone. Le ha sempre fresche”.
Ellie ha un debole per questo ristorante guidato da Buddy, un corpulento italo-americano che presenta un menù scritto in italiano.
Il ristorante è una tipica costruzione del Maryland su due piani in legno e mattoni con un portico sollevato dal piano stradale di tre gradini. La facciata è dipinta in bianco con una doppia fila di grandi finestre. L’interno è caldo con molte fotografie della Toscana appese alle pareti. Al piano terra c’è un’ampia sala con la zona cucine e l’angolo bar. Però la parte migliore sono le salette riservate e discrete ai piani superiori, dove si può mangiare e conversare senza essere disturbati dal tavolo vicino.
“Annie non lo conosceva, mentre per Matt è stata una vera sorpresa. Loro hanno fatto onore a Buddy e alla sua cucina. Annie ha preso le BBQ lasagne, mentre Matt ha onorato Neapolitan salad with roast scampi. Io ho preferito Creamy lemon, ginger and rosemary risotto. Una vera prelibatezza! Buddy ormai mi conosce e prepara sempre delle mezze porzioni, perché altrimenti il pranzo sarebbe terminato alla prima portata. In effetti eravamo già sazi, nonostante le razioni ridotte. Quindi abbiamo mangiato grilled radicchio, rinunciando al Branzino filet with thyme and saffon mixed vegetables, un piatto gigantesco che da solo ci avrebbe sfamati per due giorni. Dovevamo lasciare un posticcino per i dolci. Come rinunciare alle zucche frolle o alle sfoglie smorfiose oppure a marshmallon di Ognissanti? Siamo per Halloween e se non li mangiamo in questa occasione, quando li potremo gustare? Dashiell che non aveva assaggiato quasi nulla ha preferito la panna cotta allo yoghurt, mele e lamponi. Un giorno la prenderò anch’io, anche se ho un debole per il tiramisù con pistacchi e arance. Abbiamo trascorso un paio d’ore di vero relax. Matt era partito velocemente ingurgitando in un attimo le bruschette sul piatto. Ma gli ho detto. «Calmati. Questo non è un fastfood. Da Buddy si mangia lentamente, perché i piatti sono preparati all’istante. Abbiamo il tempo di fare molte chiacchiere tra una portata e l’altra!». Lui ha spalancato gli occhi e poi è scoppiato a ridere prima di dire «OK». Dashiell invece era assente. Forse era volato su Marte. Annie non è stata zitta un secondo. Ha parlato in continuazione. A volte ho rischiato il mal di testa, ma ha tenuto sveglia l’intera compagnia, Dashiell escluso”.
Pensa che si potrebbe fare una passeggiata per Princess Anne prima dell’imbrunire. In questo modo è possibile eliminare qualche caloria di tutte quelle immagazzinate a pranzo. Riflette che se tardano ancora un po’ a scendere, lei rischia di schiacciare un pisolino. Il vino bianco, la digestione rallentata dalla gran quantità di cibo da smaltire le fanno chiudere gli occhi. Si deve sforzare a pensare, a concentrarsi su qualcosa per non cadere preda del sonno.
“Chissà cosa direbbero, se scendendo mi vedessero a sonnecchiare!” di dice a mezza voce per tenersi sveglia.
Sobbalza sentendo Annie che le chiede: “Con chi stai parlando?”
“Con Ellie, che vorrebbe fare la pennichella” ribatte prontamente.
“Che ne dite di fare quattro passi per la metropoli? L’aria frizzante e la camminata mi sveglieranno completamente”.
Fuori c’è ancora un po’ di sole che sta calando, allungando le ombre. L’aria è fredda e punge il viso, ma sveglia i sensi assopiti dal sostanzioso pranzo.
Ellie prende sotto braccio Dashiell, che rimane indifferente, mentre Annie cammina dietro con Matt. Percorrono Somerset Ave, la via principale della cittadina, dove c’è il cuore economico. Negozi, bar, ristoranti, banche si affacciano sulla strada.
Lei fa da cicerone magnificando le poche case superstiti della Princess Anne di fine settecento. Parla al vento, perché nessuno l’ascolta più di tanto. Però la passeggiata li ha risvegliati.
Dashiell sembra essere ritornata alla vita, perché vede un bar e chiede: “Entriamo qui a prendere un caffè e a mangiare qualcosa?”
Annie ride di gusto, mentre Ellie rimane di sasso.
“Dunque ha anche la voce!” riflette.
“Dove?” chiede gentile.
“Da Allegro. Il nome promette bene e poi mi pare molto caratteristico. Questa camminata mi ha risvegliato un certo languore”.
“Per forza!” esclama Ellie “Da Gino’s eri il commensale di pietra!”
“Non mi andava di mangiare” replica con calma.
Ellie si volta verso Annie e la interroga con lo sguardo.
“Va bene. Tutti da Allegro!” e le due coppie entrano allegre da Allegro.
29 Ottobre 2010
Ellie si alza allegra. Oggi arriva Annie, il marito e il cognato. Dopo tanti anni questa casa si anima con degli ospiti. Ha cambiato aspetto. Sembra più festosa e vivace.
Tra non molto Susan, che è sopravvissuta agli esperimenti in cucina, arriva per dare il tocco finale all’abitazione. La vecchia camera dei genitori sarà appannaggio di Annie, quella del nonno Pat al cognato. Controlla che tutto sia in ordine. Percepisce un odore di fresco come se avessero appena rinfrescato le pareti. Le nuove coppie di salviette fanno bella figura nel bagno padronale e in quello di servizio.
“Sono veramente contenta degli acquisti. Ho centrato perfettamente colori e disegni che sono adeguati al contesto della stanza” sussurra in maniera appena percettibile.
Prosegue l’ispezione. Non c’è un filo di polvere. I sopramobili sono stati ridotti al minimo, cercando di valorizzare i particolari e i dettagli. Il salotto dove troneggia un grande camino appare spazioso e accogliente. Sarà il luogo dove si ritroveranno a conversare, a ricordare i tempi del High School. Sarà il punto nel quale passeranno la maggior parte del loro tempo. Quindi la cura maniacale di tutte le sfumature è ben visibile, perché deve essere il punto focale del loro stare insieme. Il grande salone è occupato da una lunga tavola rettangolare di radica marrone, che è già pronta ad accogliere gli ospiti. Sul centro è posto un vaso bianco con fiori freschi di diversi colori.
“Sono soddisfatta” continua a dirsi compiaciuta, osservando come la casa da grigia e fredda sia diventata calda e colorata.
Si avvicina al mobile basso che separa in due il salotto e sistema il leggio di fine ottocento sul quale sta la storia di Holland Island.
“Tutto deve essere perfetto come colpo d’occhio entrando nella stanza. Ogni oggetto ha la sua funzione visiva e deve centrare l’attenzione con gradevole armonia”.
E’ arrivata Susan che comincia a passare la scopa elettrica in tutti gli angoli. Lavora volentieri per Ellie, anche se a volte le sembra fin troppo esagerata nelle rifiniture. Però in compenso ha acquisito quella dimestichezza nel vedere quello che stona, quello che necessita di cure particolari, anticipandone le richieste. Da questo punto di vista Ellie è veramente impeccabile e le ha insegnato tanto. D’altra parte è sempre gentile e non alza mai la voce nel indicare cosa desidera. Le basta poco: un semplice cenno. E poi è sempre misurata nelle parole: mai al di sopra delle righe, sempre con pacatezza. Tutto sommato si trova a suo agio in questa casa e la considera una persona squisita.
Ellie osserva ancora una volta il salotto per accertarsi che tutto sia ordinato. Il cesto con la legna è vicino al camino, che appare pulito e pronto per essere acceso. Le poltrone e il divano sono disposti intorno al tavolo basso di cristallo. La tv al plasma fa bella mostra sulla parete, ma sicuramente rimarrà spenta in queste serate.
Dopo un’ultima occhiata si sposta nella sala da pranzo. Sul tavolo due runner sostituiscono la classica tovaglia. Sono di lino color ecru e spiccano nettamente sul fondo di radica.
“Mi sembra una buona idea. Ero stanca della solita tovaglia rettangolare da drappeggiare sugli angoli per i pranzi importanti. Questi mi sembrano più originali. Larghi quanto basta per ospitare piatti e tovaglioli. Volendo poi posso utilizzare la tovaglia classica come base e disporli in contrasto da un lato lungo all’altro così di traverso. Per stasera rimangono come sono. Per la serata di Halloween ci penserò. Ne ho un altro paio che posso disporre parallelamente al lato lungo. Le possibili soluzioni sono diverse”.
Apre il mobile per controllare se i piatti sono in ordine. Ha scelto quelli in porcellana col disegno blu scuro perché si notano efficacemente sul runner. Meticolosamente verifica che tutti gli abbinamenti a cui ha pensato stiano bene, facendo un ultima prova. Studia l’effetto se colpisce l’attenzione.
Susan l’osserva ammirata dalla porta e commenta favorevolmente la soluzione.
“Grazie!” risponde Ellie rivolta verso di lei, dimostrando soddisfazione per l’esito del test.
La pendola dell’ingresso, ereditata dalla bisnonna, manda dodici rintocchi per ricordare che fra non molto Annie suonerà il campanello al suo arrivo.
“E’ ora di sospendere le prove per andarmi a preparare. Susan penserà al resto. Oggi pranziamo nel ristorante all’angolo della via, da Gino’s. Non ho molto tempo. Cosa mi metterò?” si domanda mentre si avvia al piano superiore nella sua stanza.
Nella cabina armadio seleziona un completo, giacca e pantalone, color prugna abbinata con una camicia bianca di lino. Si ammira davanti allo specchio per verificare l’effetto.
“E’ un completo sportivo molto semplice e sicuramente adatto all’occasione. L’insieme abbigliamento e accessori mi sembra azzeccato”.
Il viso leggermente abbronzato dalle uscite sullo skipjack è incorniciato da un caschetto di morbidi capelli biondi, dando l’idea di una persona sportiva e dinamica. Sorride perché sa di non esserlo.
I preparativi, le prove, il pensiero che tra poco potrà abbracciare l’amica hanno relegato tra i ricordi il sogno, il diario della bisnonna. Solo una fugace riflessione l’ha sfiorata mentre cerca l’abbigliamento da indossare.
“Chissà cosa avrà scelto Angie per la sera di Halloween? Un vestito intero oppure una gonna sportiva e una camicia? Io non ho ancora preso in considerazione cosa indossare. Devo valutare come i miei ospiti penseranno di agghindarsi. Poi c’è ancora un paio di giorni per riflettere. La curiosità è forte. Però per il momento concentriamoci su di noi. Tra pochissimo arriva Annie e non voglio essere in ritardo nell’accoglierla, trastullandomi su cosa Angie aveva avuto addosso cent’anni fa”.
Completa l’abbigliamento con orecchini e collana adeguati al vestito. Al polso mette un orologio semplice, non troppo vistoso. Ne ha una piccola collezione. Le piacciono e quando esce un nuovo modello fatica a resistere alla tentazione dell’acquisto.
“Piccole manie. Qualcuno lo chiama hobby. Peccato che come tale sia costoso”.
Una risata liberatoria fa calare l’adrenalina nel sangue. Ormai è pronta ad ricevere gli ospiti, quindi la tensione cala sotto il livello di guardia. Adesso è più rilassata.
Un’ultima occhiata nel grande specchio, una piroetta e giù di corsa verso l’ingresso.
Ha appena terminato gli ultimi gradini quando sente suonare.
“Vado io, Susan! Se hai finito, puoi andare. Ci vediamo domani!” dice allegramente.
“A domani, Miss Ellie!” replica Susan.
Apre il portone e appare Annie, che l’abbraccia con calore.
“Fatti vedere!” esclama l’amica “Sei splendida! Sono passati quasi dieci anni da quando ci siamo visti l’ultima volta e non sei cambiata per nulla! Come fai ad essere così abbronzata? Ormai l’estate è un pallido ricordo, l’inverno è alle porte!”
L’osserva incuriosita, perché quella doratura del viso risalta moltissimo rispetto al pallore quasi da malata che ha.
“Ma nemmeno tu sei molto cambiata! Entrate e benvenuti in questa casa” e si fa da parte per consentire il loro ingresso senza rispondere alla domanda.
“Susan? Ci sei ancora? Mi dai una mano a portare dentro i bagagli?”
“Non si preoccupi. Ci penso io a tutto. Li porto nelle loro stanze?” risponde, apparendo dal nulla.
“Si. La disposizione la conosci. Grazie”.
Ellie fa accomodare gli ospiti nel salotto, mentre Susan prendi i bagagli dalla macchina.
“Questo è Matt, mio marito, e lui e Dashiell, mio cognato”.
“Sono lieta di fare la vostra conoscenza. Spero che questa breve vacanza sia piacevole e allegra” e allunga la mano ai suoi ospiti.
Annie si guarda in giro e conviene che la casa ha un colpo d’occhio veramente invidiabile. Eppure i suoi ricordi, anche se vecchi di oltre dieci anni, non collimano con quello che sta osservando. Rammenta un’abitazione più cupa, piena di oggetti e meno lineare. Adesso le sembra più luminosa, pochissimi sopramobili e tutti ben armonizzati con l’ambiente. Si domanda come fa a mantenere tutto questo senza lavorare.
Mentre l’amica esamina con attenzione la disposizione della stanza, Ellie parla con Matt, seguendo con la coda dell’occhio le espressioni di Annie.
Percepisce che è rimasta impressionata favorevolmente dall’impatto visivo di oggetti e mobili. Ha un moto di compiacimento per essere riuscita a colpire i suoi ospiti. Trova che Matt sia una persona affabile, un gran parlatore, veramente una sorpresa positiva. Di certo non è il tipo di uomo che cerca, perché fisicamente non ha attrattive.
Scruta velocemente, senza soffermarsi troppo, Dashiell, che non comprende che tipo sia. Ha parlato pochissimo, qualche monosillabo, senza dimostrare nessun interesse verso di lei, quasi come se fosse proiettato in un’altra dimensione. E’ un bel uomo, alto, un po’ stempiato, dall’età indefinita. Non è squillato dentro di lei nessun campanello. Almeno questa è l’impressione che ha ricavato sommariamente. Si domanda perché accompagna Annie e Matt in una vacanza dove sarebbe plausibile che loro fossero soli. Trova singolare questa presenza, ma probabilmente ne comprenderà il senso nelle prossime ore.
Sente la pendola che da tredici rintocchi. E’ ora di muoversi per raggiungere il ristorante.
“Desiderate qualcosa? Un drink? Qualcosa di rinfrescante?” domanda con modi gentili e cortesi prima di annunciare dove avrebbero pranzato.
Nessuno ha voglia di bere qualcosa ma solo di darsi una veloce rinfrescata dopo il viaggio sulla route 13, la Ocean Highway.
“Certamente. Quando scendiamo, facciamo quattro passi nell’isolato per raggiungere Gino’s, un ristorante italiano, dove ci aspetta un tavolo riservato.” e li accompagna nelle loro stanze.
Nell’attesa continua l’analisi della coppia e del cognato.
“Annie e Matt mi sembra una bella coppia ben assortita. Lui non è il mio tipo, ma senza dubbio è una persona dai modi garbati, ma decisi. Sa parlare con proprietà e ascoltare senza interrompere. Una cosa insolita. Mi sembra anche abbastanza colto da sostenere una conversazione su molti temi. Annie la conosco da molti anni e non la scopro oggi. Da come osservava i particolari e fissava la disposizione della stanza ha dimostrato di essere rimasta sorpresa piacevolmente perché ricordava sicuramente un’ambientazione totalmente diversa. Dashiell è una sfinge. Ha parlato pochissimo. Ha ascoltato distrattamente come se fosse lì solo fisicamente. Non saprei come classificarlo”.
E’ immersa nei suoi pensieri quando sente gli ospiti scendere vocianti la scala.
Si riscuote e dice allegra: “Bene! Quattro passi e poi siamo arrivati. Oggi è anche una bella giornata non troppo fredda e soleggiata”.
E fa strada verso Gino’s.