In occasione del di San Giovanni, nella notte tra il 23 e 24 giugno il libro sarà scaricabile gratuitamente dal 23 giugno ore 0:00 PDT (tempo del Pacifico ovvero nove ore prima della mezzanotte italiana) fino al 27 giugno alle ore 23.59 sempre PDT.
Perché questa doppia promozione? Sta per uscire una mia nuova pubblicazione.
L’ultima fatica di Elena è un romanzo diverso dal solito. Ci aveva abituati ai gialli in versione nostrana che si leggono in un baleno tanto sono piacevoli da leggere.
Però continua a sorprenderci. Passato a un genere molto alla moda, il cosiddetto Romance, anche qui continua a stupirci. È un bel mix tra psicologia femminile e amori finiti male e un nuovo inizio, la rinascita dell’anima.
Siamo in Svezia e anche qui nel Midsommar, il giorno di San Giovanni, il santo della rinascita o che sale ha la sua festa colma di magia e significati esoterici. però prima seguiamo la catarsi di Linda, che ha visto svanire i sogni giovanili con un matrimonio sbagliato. Un’eredità la riporta in Svezia dove ha trascorso le vacanze estive presso una zia per molti estate insieme a Nils.
Ulteriore assaggio del nuovo romanzo con Puzzone. Cambia casa e cambia città e questo… ma leggete cosa ne pensa Puzzone.
Puzzone a ottobre vide il capobranco sparire per molti giorni, capendo che qualcosa era cambiato e pure in peggio, perché i fine settimana non erano più quelli di prima. I viaggi in una città che non assomigliava per nulla a Treviso lo misero in confusione. Percepì di essere relegato a un ruolo di comparsa. Il colpo di grazia arrivò con gli scatoloni, che venivano riempiti, mentre la casa si andava svuotando. Una mattina nebbiosa un gruppo di persone mai viste cominciarono a portare via scatoloni e quello che stava nelle stanze. Lo confinarono nel terrazzo, finché il capobranco non lo caricò sull’Audi per scaricarlo un paio d’ore più tardi davanti a un cancello.
Mentre Puzzone si guardava intorno smarrito, un furioso concerto di latrati gli diede il benvenuto. Non era una bella accoglienza quell’abbaiare sguaiato ma Puzzone diede una scrollata stiracchiandosi e infilò il cancello. Il prato era malmesso, nel senso che l’erba era alta senza un alberello sotto il quale schiacciare un pisolino o da usare per fare la pipì. Tuttavia era ampio per muoversi e correre. Di certo era meglio del vecchio terrazzo. Mentre stava esplorando il nuovo posto vide gli stessi figuri che qualche ora prima avevano portato via scatoloni e arredi. Adesso stavano compiendo l’operazione inversa. Avrebbe voluto esplorare la casa ma il capobranco era stato irremovibile vietando l’ingresso. Si rassegnò a selezionare i vari odori nel prato.
Il primo era quello inconfondibile dei topi, diverso da quello percepito nelle corse lungo i canali di Treviso, meno pungente ma ugualmente caratteristico. Si dedicò a cercare le loro tane senza successo. Poi quello acre e maleodorante dei felini. “Maledetti puzzoni” pensò Puzzone ricordando di averne visti al suo arrivo. Non ci aveva fatto caso, impegnato a capire dove fosse arrivato ma non gli erano parsi felici della sua presenza. “Se disponibili a fare amicizia, sarò ben lieto ma se mi fanno la guerra peggio per loro” si disse, mentre si rotolava nell’erba bagnata dalla nebbia.
Puzzone si sentì trascurato, perché a parte la ciotola con le crocchette e l’acqua fresca non lo degnavano di uno sguardo. Sembrò di essere diventato trasparente. Il capobranco e la sua compagna parevano essere stato colti da una frenesia strana. Li sentiva urlare e facevano un frastuono incredibile. Dopo una settimana allucinante Puzzone li vide più tranquilli, mentre la situazione si andava normalizzando. Alla fine poté entrare in casa aspirando il buon profumo di vernice fresca. Un paio di giorni dopo arrivò un uomo con uno strano attrezzo che produceva un rumore fastidioso. Trasformò il prato incolto in un soffice tappetto verde dal profumo buonissimo. Fece dei buchi dove infilò degli alberi talmente gracili che facevano pena. In un angolo fu posizionato una struttura in legno per ospitarlo. Una sistemazione confortevole, pensò soddisfatto.
Sistemata la parte logistica Puzzone doveva insegnare a quei zotici di vicini chi era e farsi rispettare. Dapprima fece capire ai topolini, anche graziosi nelle loro dimensioni, che era prudente girare al largo dal suo giardino. Chi non l’avrebbe compreso terminava la sua vita terrena. Quella folta colonia di felini, abituati a sonnecchiare nel suo regno venne convinta che era meglio cercarsi un altro posto per fare il pisolino. Qualcuno provò a fare il gradasso, convinto che fosse come gli altri stupidi cani, ma batté rapidamente in ritirata se voleva evitare guai peggiori. Altri, più intelligenti, superata la diffidenza iniziale, strinsero amicizia con Puzzone, ottenendo il permesso di entrare nel suo regno. Puzzone pose un’unica condizione di non disturbare merli, cince, pettirossi e altri piccoli volatili, che potevano banchettare nel prato a loro piacimento.
Dopo un mese trovò confortevole la sistemazione, anche se restava tutto il giorno da solo. Il capobranco e la compagna sparivano presto e tornavano tardi. Tuttavia non si annoiò, perché c’era sempre un imprevisto a movimentare la giornata come quella mattina, quando uno sconosciuto scavalcato il cancello si avvicinò alla porta di casa. Batté in ritirata con i jeans strappati e una natica che sanguinava. Nessuno gli aveva insegnato come trattare gli intrusi non graditi ma qualche goccia di sangue di un avo remoto aveva risvegliato le ataviche conoscenze. Se il capobranco o la compagna facevano entrare gli estranei, lui non mostrava la sua forte dentatura ma tutti gli altri dovevano girare al largo.
L’altra novità piacevole era la passeggiata serale in un posto pieno di verde e senza il rischio di finire in acqua. Insieme a lui correvano altri cani. Alcuni pazzi furiosi, perché tentavano di aggredirlo senza molto successo. Con altri era sufficiente una bella annusata e giocare a rimpiattino. Tuttavia quello che aveva suscitato la sua curiosità era il numero di persone, giovani e meno giovani, che camminavano, correvano e sudavano.
Insomma Treviso dopo un po’ rappresentò un ricordo sfumato.
Vi regalo una piccola anticipazione che vede Walter e Puzzone alle prese di un caso piuttosto intricato. Questo è il terzo episodio con questi due personaggi dopo Un giallo Puzzone
uscito 1 settembre del 2019 e quello scritto a quattro mani con Elena Andreotti di nonsolocampagna, dove Walter e Puzzone sono affiancati da Debora Nardi e Lina.
uscito qualche mese prima, 4 febbraio 2019.
Questa terza avventura era da tempo in attesa di essere pubblicata ma non mi decidevo mai di farlo.
Adesso lo sto revisionando eliminando refusi sfuggiti e sistemando alcuni dettagli.
Prologo
La nuova Ferrara – 24 maggio 2019
Trovata morta una donna nel sottomura della città.
Una donna dell’apparente età di trent’anni è stata trovata morta nel tratto del sottomura che va da Via della Fornace a Via Frutteti all’altezza della rotonda di Via Turci. Si trovava in quel boschetto cresciuto rigoglioso senza intervento umano che costeggia il fossato di circonvallazione. Se non fosse stato per il fiuto di un meticcio curioso nessuno dei numerosi frequentatori della zona avrebbe mai visto il corpo occultato dalla folta vegetazione.
La vittima era sprovvista di documenti d’identità e dalle prime risultanze non sembra che siano state denunciate scomparse di persone, almeno negli ultimi giorni. Indossava un vestito leggero di cotone, inadatto alla stagione. Da un primo esame non risultano tracce di violenza ma è presto per capire la dinamica della morte.
Il signor Bruno, da poco residente in città, è solito al termine della giornata lavorativa portare il proprio cane a correre nel tratto tra la Prospettiva e San Giovanni, mentre lui cammina di buon passo.
Ieri sera, poco prima delle sei, il suo cane si è diretto verso questo bosco cittadino e abbaiando ha richiamato l’attenzione del padrone, facendogli scoprire il cadavere. Ha chiamato polizia e 118 per informarli del ritrovamento.
Sembra che il signor Bruno e il suo cane non sia la prima volta che si imbattano in un cadavere o siano coinvolti in casi polizieschi. Infatti è da verificare un riscontro trovato sulla sua partecipazione alla soluzione di un caso intricato di droga a Treviso. Potrebbe essere un’omonimia perché non si conosce di quale città è originario.
Il signor Bruno avrebbe dichiarato agli inquirenti che Puzzone, un nome curioso per un cane, sia dotato di un fiuto straordinario e di una grande destrezza nella caccia ai topi, che in quella zona non mancano. Qualcuno ha fatto presente al signor Bruno che in quell’area sono di dimensioni notevoli. Però lui alzando le spalle pare che abbia affermato in modo categorico: «Non contano le dimensioni. Puzzone con un solo colpo li uccide». Veramente curiosa è questa caratteristica per un cane.
Forse impegnato a rincorrere questi temibili intrusi si è imbattuto nel corpo della donna, permettendone il ritrovamento.
Al momento le notizie sono frammentarie e tutte da verificare.
Il vento di novembre non è così freddo, come ci sembra. Si rabbrividisce quando camminiamo per la strada stringendoci nella giacca o nello spolverino. Il tempo in questa stagione è uggiose e nebbioso.L’umidità e la tristezza dell’anno che sta morendo gela i nostri pensieri. A novembre tutto ti avvolge in un’atmosfera che paralizza il nostro calore e la mente.
La mia amica Carlotta comincia a sentire freddo dalla sera del trentuno ottobre, e continua a tremare fino a Natale. Non ci sono vestiti o coperte abbastanza pesanti da riuscire a scaldarla, si lamenta di avere i piedi ghiacciati. Ovunque vada non si toglie mai il cappotto. Credo di non aver mai visto quali abiti indossi durante quel periodo. I suoi sentimenti entrano in un completo stato d’ibernazione tale da trasformarla in un’altra persona, del tutto irriconoscibile. Non escepiù di casa. Ignora gli amici. Trascorre il Natale aspettando che l’anno muoia.Dal primo di gennaio torna alla vita di tutti i giorni, uscendo di casa e parlando con gli amici. Rinasce alla vita come il nuovo anno.
«La maggior parte delle persone non crede ai fantasmi, ma io so che esistono.» Carlotta mi ha fatto questa confidenza in una mattina di maggio, soleggiata come può esserlo in questo mese.Il tono di voce è allegro, e i suoi capelli lunghi si muovono seguendo il ritmo del vento. Siamo sedute al tavolo di un bar all’aperto con due granite al limone davanti a noi. Mi diceche vede i fantasmi ogni giorno. «Ma è a novembre che li percepisco con chiarezza.»
Carlotta è una strana ragazza,difficile da comprendere. Cosa vedono i suoi intensi occhi neri non si capisce dalle sue parole. Il suo sguardo sembra trapassare i corpi perdendosi in immagini percepibili solo da lei, quando parla con le persone. Non rivela quello che percepisce nel suo animo con nessuno, forse solo con me riesce ad aprirsi un po’. Tuttavia quello che nasconde, lo indovino interpretando le ombre che le attraversano gli occhi. Quella è stata la prima volta che mi ha parlato di fantasmi. Non vi ho prestato attenzione, perché era la prima volta che faceva discorsi strampalati. Solo chi la conosce molto bene riesce a seguire il filo invisibile delle sue sensazioni senza perdersi nel groviglio delle sue idee.
Le ho chiesto a cosa è riferita quell’affermazione, riscuotendomi dall’apatia di ascoltarla.So che spesso ha dichiarato che non crede in una qualsiasi forma di esistenza dopo la morte.
«I fantasmi sono dappertutto!»
La sue parole mi hanno lasciato basita, mentre rideva aggiustando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«È solo che la gente li ignora, o finge di non vederli. Io invece li ascolto.»
Un’ombra indefinibile passa nei suoi occhi, mentre Carlotta lascia cadere il discorso. Io non ho voluto approfondire il discorso. La conosco troppo bene per capire che non voleva parlarne.
In una grigia sera di novembre si è aperta con me, parlando dei suoi fantasmi. Aveva piovuto tutto il giorno e l’umidità restava appiccicata sull’asfalto e sulle macchine come una patina lucente. Sul telefono è arrivato un suo messaggio ‘I fantasmi sono tornati.’ e nient’altro. Non sono rimasta stupita, perché maitelefona e non ama ricevere telefonate. Usa solo i messaggi e la posta elettronica, perché èil suo modo di parlare senza comunicare, togliendo all’altra persona la responsabilità della risposta. Conosco lo stato d’animo di Carlotta durante quel periodo dell’anno, quindi mi sono precipitata a casa sua. È raro che in questo periodo tenti una qualsiasi forma di contatto con gli altri, e se lo ha fatto significa che ha bisogno di aiuto.
Quando arrivo da lei, la trovo pallida, di un pallore che non ispira tranquillità. Tuttavia non sembra infelice, anzi mi accoglie con affetto, offrendomi una tazza di caffè. Si muove come se abbia pensato che sia passata per caso. Mi chiedo se non ricordail messaggio inviato o crede di non averlo spedito. Dopo aver chiacchierato del più e del meno, mentre lava le tazze del caffè mi dice: «Sandra è morta il quindici novembre di cinque anni fa.»
La sua uscita mi fa sgranare gli occhi, come se non sappia che in effetti è morta. Conosco Carlotta dalla scuola elementare e ricordo l’incidente di moto a causa del quale Sandra, la sorella maggiore, è deceduta mentre stava tornando a casa dall’università. Carlotta ne è rimasta sconvolta, ma benchéabbia ripreso a condurre una vita normale, ho avuto il presentimento che quell’evento le sarebbe rimasto conficcato come una spina per sempre. In fondo è normale, ma non lo è, quando lei crede di vedere il fantasma di Sandra, ammesso che questo sia il senso del messaggio inviato. Comincio a preoccuparmi. Cerco il modo di affrontare l’argomento, quando lei prosegue: «Vorrei rivederla, anche per pochi attimi. Ormai non ricordo neanche bene il suo viso. Vorrei che fosse vero che le anime di quelli che amiamo e che sono morti prima di noi tornino a trovarci ogni tanto. Non sarebbe meraviglioso? Ma non è possibile, perché i morti restano morti. In realtà sono i vivi che ci perseguitano. Ieri stavo facendo la spesa al supermercato. E indovina chi mi sono trovata davanti? Monica! Te la ricordi? Sto avvicinandomiper salutarla, quando all’improvviso è svanita!»
Ascolto senza stupore il suo racconto e non so bene se stesse scherzando o se parlasse sul serio. Mi ricordo bene di Monica. Siamo state amiche inseparabili ai tempi del liceo, soprattutto Carlotta era molto legata. Però un giorno hanno litigato per un motivo futile che non ricordo affatto, e da allora non si sono più parlate. Carlotta non ha saputo più nulla di lei. Monica è viva. Amici comuni mi hanno riferito che si è trasferita a Parigi e lavora in una casa di moda.
«Stamattina invece,» proseguì Carlotta interrompendo il flusso dei miei pensieri, «nello specchio mi è apparsa la faccia di Marco. Abbiamo chiacchierato un po’, poi è sparito anche lui.»
Marco è stato il ragazzo di Carlotta per tre anni durante l’università, poi lei lo ha lasciato perché non sopportava più il suo carattere oppressivo e geloso. Pur non essendoci state liti, non si sono più rivisti, e nessuno dei nostri amici sa che cosa faccia adesso.
«Ma, Carlotta, stai parlando di persone che fanno parte del tuo passato, perché ci pensi proprio adesso?» Sono ancora più preoccupata della piega del nostro colloquio.
«Ma io non ci penso, io le vedo!» È sorpresa perla domanda tanto sciocca.
«Cosa significa che le vedi?» Sono ormai decisamente agitata.
«Le vedo.» E guardò al di fuori della finestra. «Come ti vedo ora. Li vedo tutti. Spesso e dappertutto. A volte mi parlano, oppure si limitano a fissarmi in silenzio. Non solo Marco e Monica, ma tutte quelle persone che ho incontrato e che hanno fatto parte della mia vita per un po’. Magari l’hanno anche cambiata, migliorata forse, comunque mi hanno resa quella che sono adesso. Poi a un certo punto sono scomparsi, come se fossero morti, alcuni perché gli eventi ci hanno allontanati, ma altri solo per pigrizia, paura o rancore. Qualcuno forse può ancora darmi qualcosa, e io a loro, ma non ci sono più.» Parla con calma serena, ma le ombre tornano ad affollarsi nei suoi occhi. «A volte vedo anche te, Paolo, i miei… Tutti voi che siete con me ogni giorno e vi posso toccare, parlare, e che non mi lasciate sola. Ma non ci siete sempre. A volte perdo il contatto anche con voi. Forse un giorno vi perderò perché ci sono molti aspetti nella vita compresa la morte. E non vi avrò detto quello che voglio dirvi davvero.»
Per un attimo ho creduto di cadere dentro i suoi occhi scuri e insondabili senza riuscire a emergere. Poco dopo me ne sono andata, ma sono turbata da quello che mi ha detto. Quando apro la porta di casa la trovo lì, sulla soglia. È lei, con i suoi capelli neri dagli occhi incredibili, non ho dubbio. Sto per chiederle cosa ci faccia a casa mia, ma quando apro la bocca, all’improvviso svanisce.
In questi giorni di calura mi accingo a compiere un’operazione molto delicata al limite del suicidio.
Vorrei tradurre in inglese un mio testo ma pensavo fosse più facile. 😀
Qualcuno potrebbe suggerire di usare Google ma sarebbe fatica sprecata. Per piccole frasi può ancora funzionare ma su un testo complesso, come quello scelto, diventa una follia.
Quindi da bravo orso curioso ho scandagliato il profondo web, poi mica tanto 😀 alla ricerca di siti adatti allo scopo. Nessuna speranza di qualcosa di gratuito, perché se non si paga vuol dire che dietro c’è Google. Tradotto in italiano torno alla casella di partenza. Inoltre sarebbe stata una penitenza tipo finire in prigione e perdere due giri. Ricordate il gioco dell’oca? Più o meno quello. Perché? Le proposte variavano da 2000 a 5000 battute. Un autentico delirio contare le battute, tradurre e poi salvare e via col liscio. Diciamo più o meno lo stesso taglio di Google. Tanto vale usare quello e buona notte.
Poi curiosando tra i siti a pagamento ho scovato questo www.deepl.com che con una spesa di 90 euro l’anno o 9 euro al mese ti consente di tradurre in una marea di lingue il tuo testo senza limite di battute per cinque traduzioni mensili con trenta giorni prova gratuiti iniziali. Fino al giorno prima dell’inizio dell’abbonamento è possibile disdirlo senza pagare nulla. Cosa che ho fatto.
L’orso è curioso di metterlo alla prova, tanto non avrei speso un centesimo, e così ho fatto. Scaricato il testo tradotto, mi sono costruito un modello a due colonne affiancate, più o meno come propone il sito per mettere a sinistra il testo italiano e sulla destra quello tradotto per avere sott’occhio le due versioni.
Le prime righe sembravano promettenti. Ringalluzzito come un gallo, avete visto mai un orso vestito da gallo? Bé, quello ero io. Dunque felice e contento ho proseguito e purtroppo avevo cantato vittoria troppo presto, perché i lemmi usati non rendevano bene l’idea del testo italiano. Quindi tra il cercare frasi idiomatiche e lemmi più aderenti a quello che volevo dire è diventato un calvario. L’andamento di questo è lento, poche righe per volta e tanto tempo nella ricerca. Finora ho rielaborato tre capitoli che tradotti in tempo vogliono dire un paio di mesi per finire se non abbandono prima l’impresa assai temeraria.
When the thirteen cycles have completed their journey, people will find itself at a crossroads: to sink into the Metnàl, in the last circle of Xibalbà in the presence of Uucub Camé, the lord of the seven dead in the house of the jaguar, or to live a new golden age.
Only thirteen sages can save the people of the world and them from falling in the cave of Colbàn. They are the thirteen custodians of the crystal skull.
They must meet up under the sacred temple of Kukulkán in the cave of Hunahpu next to the cenote of Xbalanque.
From the four corners of the earth they will walk to the sacred temple of the feathered serpent.
If a custodian doesn’t answer the call, then the people will fall into Xibalbà without salvation.
The thirteen custodians had designated when the earth had been created. They have passed down their crystal skulls to the selected successor at the time of their death without distinction of gender or people.
Time is marked by their steps.
When they will get to destination of the sacred temple of Kukultàn they ascend towards the sacrificial stone of the Sun and the Moon to descend into cave of Hunahpu.
They must get together at the same time and sit on the bench with their names.
Nobody knows the identity of the other twelve and everyone ignores who will occupy the golden bench, that of the thirteenth custodian.
On the fifteenth of October 2012 the call came and the thirteen custodians went to the sacred temple of Kukultàn carrying the crystal skull received from their predecessor.
From Mexico, Belize, Yucatán and Guatemala thirteen people walked towards the pyramid of Kukultàn.
One after the other they occupied their seat, waiting for that the thirteenth custodian reachs.
Here’s he! He comes as regal as a god. He sits on the golden bench while everyone lifts up their crystal skull.
The people are safe.
A new cycle of B’ak’tun will begin.
Le critiche sono ben accette, i suggerimenti pure, le correzioni super gradite.
Insomma non me la prendo se sono sommerso da male parole.
Non sono bravo come Marco Freccero quando parla di libri su Youtube. In realtà ho anch’io un account ma non so come fare i video da caricare.
Quindi mi limito a scrivere e non rischio di fare sfracelli.
In questi giorni ho terminato di leggere, è la seconda volta, Rinascimento Privato di Maria Bellonci.
Per chi non lo sapesse Maria Bellonci è stata la mamma del Premio Strega, che ha ideato con Guido Alberti, proprietario del omonimo liquore.
Durante la seconda guerra mondiale per ingannare il tempo un gruppo di letterati si radunava nel suo salotto a discutere di libri alla domenica. Era il 1944. Sa questa abitudine nacque ‘Gli amici della domenica’ che furono nella primavera del 1946 il nucleo portante del premio Strega sponsorizzato da Guido Alberti. Il primo vincitore del premio nel 1947 fu Flaiano con il suo Tempo di uccidere. Però non voglio parlarvi di questo premio ma piuttosto di Rinascimento Privato.
La prima lettura l’ho fatta mentre scrivevo I tre cunicoli, ambientato a Ferrara che ha sullo sfondo l’amore tra il duca Alfonso primo e una bella popolana, Laura Dianti.
Da quella lettura ho tratto preziosi suggerimenti sulle personalità di alcuni protagonisti del mio romanzo.
La protagonista del romanzo, perché si tratta in effetti di un romanzo, è Isabella d’Este che insieme a Lucrezia Borgia furono le donne simbolo di quella stagione.
Isabella d’Este e Lucrezia Borgia si odiavano pur essendo cognate. La Borgia aveva sposato il fratello Alfonso, futuro duca di Ferrara. Il loro odio era misto alla gelosia per il rapporto, sia pure spirituale, col marito di Isabella e dunque cognato di Lucrezia Francesco secondo Gonzaga, marchese di Mantova.
Entrambe colte si circondarono di letterati.
Spiriti indipendenti, cosa rara in un mondo maschilista, ressero le sorti dei rispettivi stati durante le assenze dei consorti con piglio e autorità. Isabella d’Este dettò legge nel campo della moda femminile per il modo innovativo di vestirsi. È considerata come la donna più influente del Rinascimento.
La Bellonci nel suo capolavoro Rinascimento Privato ripercorre la vita di Isabella d’Este tramite dodici lettere di un prelato che si era invaghito di lei. È un pretesto per intrecciare storia e fantasia tra di loro, per analizzare il più periodo fecondo d’Italia per le lettere e le arti, ma in dettaglio per esaminare la psicologia femminile di quell’epoca rissosa, artistica e creativa che conosciamo come Rinascimento.
Nonostante il cospicuo numero di pagine la lettura è interessante e affascinante.
vi annuncio che oggi 24 giugno, giorno di San Giovanni, esce
Una notte magica San Giovanni
in romanzo fantasy… o forse nemmeno un romanzo fantasioso.
Ecco la sinossi
Quella che per Deborah, una giovane cestista, doveva essere una vacanza rilassante tra mare e cielo, si trasforma in una singolare avventura che la fa viaggiare nel tempo e nello spazio, rendendola testimone di un’importante scoperta archeologica avvenuta decenni addietro.
È la sera del 23 giugno, la vigilia di San Giovanni, quando per una fortuita circostanza regalatale dalla sua curiosità, Deborah si reca in un paesino sulle colline di Cattolica dove, come da tradizione, per festeggiare “La notte delle streghe” viene allestito un mercatino. Tra una fitta folla, chioschetti, saltimbanchi e cartomanti, Deborah viene attratta dalla particolare luce emanata da un teschio di cristallo, risalente all’epoca Maya, in esposizione su una delle tante bancarelle di chincaglierie. Senza pensarci due volte, la giovane lo acquista. Il modico prezzo richiesto le fa supporre che sia un falso. Lentamente, però, attraverso una serie di visioni indotte dal potere magico dell’oggetto, Deborah capisce di essere in possesso di un pezzo dal valore storico: l’ultimo dei tredici teschi della profezia Maya, un tempo sottratto dalla casa di Anna Mitchell-Hedges.
La profezia vuole che, alla data del 12 dicembre 2012, i teschi vengano riuniti per dare così inizio a un nuovo ciclo di conoscenza ed elevazione per l’intera umanità. Scopre pure di essere lei la prescelta per la consegna del teschio di cristallo. Dovrà custodirlo in gran segreto fino al giorno in cui riceverà la chiamata.
Nonostante gli allenamenti, la trasferta in Sud America con la squadra di basket e l’inizio di una nuova storia d’amore, Deborah – con l’aiuto di Alex e del gatto Miao incontrati la notte di San Giovanni – riesce a mantenere l’impegno fino a quando un’ennesima visione le fa capire che è giunto il momento.
Un romanzo ricco di colpi di scena e assai intrigante.
Un lunedì triste e uggioso pareva più una giornata di novembre che una di gennaio per via di una nebbia fredda, che si attaccava con ferocia sul viso e sulle mani. Tendeva a cristallizzarsi sulla pelle, sul cappotto blu.
Un uomo, non molto alto, i cui capelli bianchi si confondevano nel grigiore della mattinata, camminava svelto in via Mazzini diretto alla biblioteca con aria assorta. Immerso nei suoi pensieri non notava quello che si muoveva attorno a lui, perché pensava all’articolo letto il giorno prima. Era impaziente di mettere le mani su quel libretto.
“Chissà se ci riuscirò?” bofonchiò, mentre si asciugava il naso gocciolante con un fazzoletto di carta. Il freddo e l’umido giocavano brutti scherzi alle sue narici.
Arrivato dinnanzi al portone, si soffermò, pensando che molti anni prima lo varcava da studente. Scosse il capo, perché per i flashback c’era tempo. Adesso doveva entrare e leggere quel vecchio manoscritto.
“Una pazzia, la mia. Una pazzia senile” si disse mentre spingeva la vetrata per entrare.
Tutto era cambiato rispetto ai suoi ricordi, nulla era rimasto intatto.
Si avvicinò al punto dove si chiedono in prestito i libri con un pizzico di ansia, mentre per l’ennesima volta si soffiava il naso gocciolante.
«Vorrei consultare il libro di Girolamo Negrini» disse con un filo di voce appena accennato.
«Quale libro?» replicò una signora con tono freddo da piccola burocrate.
Giacomo deglutì, perché il titolo non lo conosceva. Aveva informazioni scarne: una data e un contenuto approssimativo.
«Veramente» balbettò come uno scolaro scoperto impreparato. «Vede… Credo che sia del 1841… Insomma il titolo non lo conosco ma parla di certi cunicoli che partono dal Castello Estense. È possibile consultarlo?»
La bibliotecaria lo guardò male.
“Di lunedì mattina e, per di più all’inizio del turno, doveva capitare questo scocciatore! Non poteva starsene a poltrire nel letto invece di venire qua con delle richieste assurde” pensò la donna infastidita, mentre cominciò la ricerca col nome dell’autore.
Sullo schermo apparvero tre titoli. “E mo’! Quale dei tre?” si domandò, accentuando la voglia di mandarlo a quel paese.
Doveva trattenersi per non guastarsi il resto del turno e creare un nuovo caso. Aveva già avuto nel passato dei richiami per essersi mostrata scortese, questa era stata l’opinione di qualche utente, che aveva protestato con i suoi superiori. Era prudente trattenere la lingua e non dire nulla.
Giacomo nel frattempo si dondolava su una gamba e poi sull’altra per cercare di moderare l’impazienza e il nervosismo. Osservò la donna che stonava nell’ambiente. “Perché?” e si guardo intorno con aria di noncuranza per mascherare l’insofferenza. “Almeno fosse stata una bella ragazza… Due battute, un complimento e forse meno acidità. E vabbé accontentiamoci di questa grassona. Pare che abbia ingoiato una scopa e che le sia andata di traverso”.
La donna lo guardò, sollevando gli occhi dal monitor.
«Cosa conosce di questo libro?» lo interrogò con gli occhi freddi ridotti a due fessure.
Giacomo si era distratto, osservando un paio di studentesse che si erano accomodate alle postazioni multimediali. Gli era sfuggita la domanda. Aveva udito in modo vago qualcosa in lontananza. Girò gli occhi verso la donna con aria sorpresa.
“Non c’è paragone con quelle due” pensò prima di prestarle attenzione.
“Ma guarda un po’ cosa mi doveva capitare di lunedì mattina alle nove! Un vecchio lumacone che guarda con occhio lascivo e libidinoso quelle ragazze che potrebbero essere sue figlie. Un pedofilo, immagino” ringhiò rabbiosa la donna dentro se stessa.
Giacomo ha letto un ritaglio di giornale che menzionava mitici passaggi segreti che dal Castello Estense portavano in tre posti diversi della città.
Nell’attesa del pamphlet di poche pagine che menziona i tre cunicoli si ritrova proiettato indietro nel tempo di cinquecento anni: nel Ducato Estense all’epoca del duca Alfonso I. Un mondo diverso dal suo sia nel vestire sia nel modo di agire. Un unico vantaggio: si ritrova un giovane adulto di circa trent’anni e questo gli fa piacere.
Dopo lo spaesamento iniziale, in cui deve comprendere come adattare la sua cultura moderna a quella rinascimentale, Giacomo si mette a suo agio in una storia boccaccesca fatta di amori, passioni e tradimenti. È l’ingegnere del Duca, una figura assai diversa da quella attuale, che conosceva bene.
Mentre Giacomo affronta la sua avventura, sboccia l’amore tra Alfonso e Laura Dianti, una popolana bella e fresca. Un amore durato fino alla morte di Alfonso nonostante l’astio e le contrarietà dei suoi familiari. Questa è storia narrata dai documenti di quell’epoca e condita da un quadro del grande Tiziano.
La storia scorre fluida tra amori e passioni, finché Giacomo alla fine non ritorna nel suo tempo e sorride per la bella avventura.
Questo testo, pubblicato nell’ottobre 2016, è stato ripulito dagli errori e sfoltito del dieci percento. Torna sugli scaffali virtuali nella sua nuova veste.
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