“Ghitta” chiamò Giacomo con tono imperioso.
“Sono qui, Messere. Cosa posso fare per voi?”.
“Preparate il bagno per Madonna Isabella e chiedetele quali vestiti desidera indossare ..”
“Ma i vestiti sono nelle sue stanze ..” disse sorpresa la serva che non vedeva di buon occhio quel servizio. Temeva gli sgarbi di Zelinda, la cameriera personale della donna.
“Appunto. Le chiedete con garbo cosa indossare e dove si trovano. Li andrete a prendere e l’aiuterete a vestirsi” sorridente scandì con lentezza le parole, vedendo che la ragazza era imbronciata.
“Messere Giacomo, mi basta una tunica pulita per tornare nelle mie stanze. Non vedo la necessità che Ghitta mi lavi e mi vesta” intervenne preoccupata Isabella, ritenendo inopportuno questo servizio.
“Madonna, qui comando io. E voi” si rivolse alla ragazza. “E voi muovetevi in fretta, perché poi dobbiamo fare colazione. Ci sono anch’io da accudire. Devo essere in città per il tocco”.
Isabella era impacciata e imbarazzata al pensiero che Ghitta la lavasse ma aveva compreso che Giacomo era il più forte. L’aveva umiliata rinfacciandole i tradimenti col marchese, offrendole del denaro come se fosse una donna di strada, avendo rapporti non proprio ortodossi inizialmente come pretendeva l’amante attempato. Sembrava che sapesse tutto di loro come se fosse stato presente ai loro incontri.
“E’ vero che successivamente la notte è trascorsa più distesa e serena tanto che alla fine è stato un piacevole intermezzo. Però ora mi ha in pugno. Conosce le mie debolezze e le usa al tempo giusto senza forzature”. Così rifletteva Isabella, accoccolata su Giacomo nell’attesa che Ghitta la chiamasse.
La mattinata volò in un baleno e al tocco Giacomo giunse alla dimora di Eleonora come da accordi. Non era propriamente entusiasta al pensiero che Isabella partecipasse alla misteriosa festa in campagna ma l’aveva promesso incautamente e non poteva far marcia indietro. Pose la domanda alla ragazza.
“Madonna Isabella, la mia consorte” sottolineò col tono della voce il rapporto che c’era tra loro. “La mia consorte chiede di essere invitata alla festa in Diamantina. Non so se sia opportuno che ..”.
“Ci mancava proprio una persona di sesso femminile per la cerimonia notturna. Madonna Isabella ci risolve il problema che come gli altri anni era di difficile soluzione. Io farò coppia con voi. A dama Costanza ho assegnato un certo cavaliere, che potremmo scambiarci nelle quattro notti senza problemi. Forse viene anche dama Giulia .. non preoccupatevi si trascina il suo attuale amante. Sapete che è sposata? Ma tiene un amante quasi fisso da tempo. Le altre coppie le conoscerete sul posto. Per la vostra madonna devo mandare un servo per informarla che è la benvenuta stasera e prendere accordi per andarla a prendere? Naturalmente potrà rimanere finché vuole nel casale”.
“Va bene per il servo per condurla qui. Nel frattempo il mio staffiere rientrando la metterà sull’avviso. A che ora dovrà trovarsi pronta?”
“Per il tramonto. La cena propiziatoria inizia alle nove e poi via coi festeggiamenti. Ma ora godiamoci questi momenti. Stasera ci sarà minore intimità”.
Eleonora cominciò ad armeggiare col corsetto di Giacomo che avrebbe voluto spogliare.
“Madonna, se mi volete in forza stanotte è meglio mangiare qualcosa e oziare. Quella appena passata è stata alquanto faticosa” replicò col viso serio.
La ragazza strinse le labbra.
“La vostra madonna è così focosa da mettervi fuori combattimento?”
“No. Sarebbe troppo lungo da spiegare e poi non penso che possa interessare i miei rapporti con madonna Isabella” rispose sorridente, mentre la stringeva con ardore.
“E sia come dite. Ma non pensate di rispettarmi come una sorella e di dormire stanotte. Sarà una festa speciale e una nottata ancora di più”.
Isabella era in fibrillazione, eccitata al pensiero della festa notturna. Era da molti anni che non partecipava a questi eventi. L’ultima volta era stata prima della nascita di Beatrice, la primogenita. Una nube nera oscurò per un attimo la mente, pensando che assomigliava come una goccia d’acqua a Abramo, il commerciante di stoffe, l’ebreo affascinante al quale aveva ceduto più di una volta. Non era il momento di ricordare, doveva sbrigarsi, perché il tramonto sarebbe arrivato in fretta.
“Cosa indosso per la sera?” si chiese guardandosi allo specchio.
“Giacomo ha detto, e gli credo perché era sincero, che il vestito blu era uno splendore. Ne ho un altro rosa e azzurro con una scollatura ancor più generosa. Al collo metto la collana di topazi e agate gialle. La solita crocchia con la treccia va più che bene con un filo di perle”.
Stava chiamando Zelinda per il bagno, quando ripensò alla mattina.
“Ghitta mi ha rilassata e profumata come una rosa. Sarà lei a lavarmi con l’aiuto della mia cameriera”.
La fece chiamare anche se visibilmente mostrava la sua contrarietà. Isabella non disse nulla. Percepiva già che la tensione stava sparendo dopo il bagno e i massaggi con unguenti profumati.
Si ammirò davanti allo specchio e si domandò se sarebbe ancora piaciuta, perché ultimamente frequentava solo persone più vecchie di lei.
Notò una piccola ruga sui bordi degli occhi e cambiò umore.
Il servo di Eleonora giunse puntuale per accompagnarla in Diamantina, dove arrivò con le prime ombre della sera.
La donna, scesa dalla carrozza, ebbe un attimo di scoramento. Le altre invitate erano giovani o giovanissime. Non avrebbe potuto competere con loro. Si sentiva vecchia con i primi segni sul viso. Nessuno venne ad accoglierla: percepiva di essere una nota stonata nel contesto, avrebbe voluto riprendere la carrozza e tornare nel suo palazzo. Cercò con lo sguardo Giacomo, perché non conosceva nessuno all’infuori di lui. Mentre si muoveva agitata e dubbiosa, venne trafitta dagli sguardi focosi di qualche cavaliere. Comprese di essere ancora piacente e si rilassò. L’ansia era sparita.
“Non sono da buttare” si disse eccitata al pensiero di attirare le voglie di giovani ragazzi, che la spogliavano con la vista.
Si aggirò inquieta e euforica per il parco, illuminato da torce e grandi candelabri, che creavano effetti speciali tra gli invitati.
“Madonna” udì alle spalle una voce maschile. “Non vi ho mai visto. Chi siete? Siete un sogno o una realtà?”
Si girò verso un cavaliere che l’osservava con gli occhi, che la denudavano, e stava per rispondere, quando si sentì chiamare «Madonna Isabella, siete la benvenuta» e prendere per un braccio.
“Dama Eleonora non mi presentate questa splendida madonna? Dove l’avete scoperta?” chiese l’uomo che l’aveva avvicinata poco prima.
“Messere, dopo, dopo. Avrete il tempo per conoscerla a fondo. Ora le devo dare il benvenuto” replicò la padrona di casa, spingendola verso l’ingresso.
Isabella guardò questa fanciulla, molto più giovane di lei.
“Non potrò mai competere con lei. Giovane, fresca, senza rughe. Cosa possono pretendere da una donna di trentacinque anni?” rifletté entrando in casa.
“Dame e Messeri!” disse con voce forte e decisa. “Ecco l’invitata di riguardo della nostra festa. Sarà al centro dei nostri festeggiamenti” e la lasciò sola la centro della sala.
Isabella si sentiva imbarazzata, oggetto di sguardi e valutazioni di tanti giovani. Le guance assunsero un colore rosato per l’emozione e la lingua si arrotolò in bocca.
Una giovane dama si staccò dal gruppo per baciarla sulla bocca, seguita dal resto degli invitati. Solo Giacomo non era presente in quella processione di benvenuto. Si domandò dove fosse. L’imbarazzo cresceva, perché non comprendeva i motivi di tante attenzioni e nel contempo cresceva la stima delle proprie capacità di attirare gli sguardi lascivi di tanti uomini. Non era mai capitato prima di questo momento che tante persone di sesso maschile provassero per lei desiderio e stimolo sessuale. Alle feste di corte, organizzate in onore di qualche ospite speciale, si era sempre ritrovata con uomini che la osservavano come un oggetto semplicemente da portare a letto per sfogare gli istinti più bassi. Questa sera veniva considerata come una donna appetibile da conquistare.
“Venite, madonna” disse Eleonora prendendole una mano, mentre l’accompagnava verso una lunga tavolata.
Si ritrovò seduta su una poltrona di legno e pelle nera che pareva quella di un principe. Alla sua sinistra stava un’altra uguale che al momento era vuota. Da quella postazione leggermente sollevata poteva dominare le due tavole che lentamente venivano occupate dai commensali. Alla sua destra stava sorgendo una luminosa luna piena rosata che avrebbe illuminato il giardino. Il cielo limpido si stava riempendo lentamente di stelle. Isabella in silenzio ascoltava il brusio di quelle voci giovanili e scrutava i loro visi alla ricerca di Giacomo, che scovò seduto di fronte a Eleonora. Un moto di gelosia avvampò il suo viso. L’aveva ignorata preferendo le grazie di quella giovane fanciulla sicuramente avvenente. Mai una volta girò verso di lei.
Un liuto annunciò l’ingresso di una misteriosa figura di uomo dalla chioma e barba fluente che si sedette accanto a lei.
“Chi è” si chiese, osservandolo.