Il Borgo – Capitolo 35

Laura partì con le due nuove arrivate, Alba e Teresa per Castel del Rio, dove le attendeva Mattia. Eva e Marco non furono contattati, perché ricordò che erano in viaggio per l’Italia. “Quindi è inutile sprecare tempo per sentirsi dire «No, grazie. Non ce la facciamo»”. Lorenzo e Matteo come supponeva ringraziarono con un «no» causa impegni di lavoro e lontananza e promisero che sarebbero venuti la prossima volta. Betta non la chiamò. “Ci pensa Giacomo!” disse mentre lo chiamava via Skype. La risposta la mise di malumore, perché contava molto su di lui ma il ragazzo declinò l’invito, adducendo come pretesto un impegno inderogabile, assunto qualche settimana prima. Ovviamente non specificò che questo aveva un nome e cognome: Elisabetta Marchi, e una destinazione: un fine settimana a Roma per visitare la mostra del Caravaggio alle Scuderie del Quirinale.

Mi spiace tantissimo, ma non posso farvi compagnia” disse, mentendo sui motivi, che lasciò vaghi e nebulosi. “Averlo saputo una settimana fa … Sarà per la prossima volta” tagliò corto.

In realtà poteva tranquillamente rimandare di sette giorni, perché non aveva ancora perfezionato nessuna prenotazione. La vera causa era diversa: non era d’accordo sulla scelta del momento, che giudicava prematuro. Dopo un inverno duro e il tempo instabile di quella primavera che non si decideva di virare al bello stabile era un autentico azzardo salire al Borgo e lui non voleva rischiare. «Ci saranno tanti week end da passare lassù. Ci stancheremo ma sabato mi sembra troppo presto. E’ solo una voglia di Laura» rifletteva mentre chiudeva la conversazione.

Il fiume sarà in piena e attraversarlo su quel ponticello mi sembra volersi cacciare nei guai. La salita non sarà in condizioni ottimali. Non lo è mai, nemmeno col sole estivo, figuriamoci dopo un inverno di neve e pioggia. E poi quello sgarbo di non contattare Betta non me lo aspettavo” si disse con un pizzico di amaro in bocca.

Giacomo e Betta il venerdì sera anziché prendere il consueto treno dei pendolari, si sedettero comodi sul Frecciarossa diretto a Termini. In poco più di due ore sarebbero arrivati a destinazione. Era la prima volta che trascorrevano due giorni e due notti insieme. Emozionati come scolaretti al primo giorno di scuola, si tenevano per mano e chiacchieravano del programma delle prossime ore.

Arrivati” disse il ragazzo. “Scarichiamo il bagaglio all’Hotel Villa delle Rose. E’ un po’ defilato ma non troppo. Vedrai. Merita. Poi andiamo verso il centro per mangiare qualcosa”.

Non sarà troppo tardi?” chiese la ragazza, pensando che alle dieci non fosse il caso di andare a passeggio per Roma e chissà se qualche locale era ancora aperto.

No, no! E’ venerdì sera e c’è tantissima gente in giro”.

Come fai a saperlo? Leggo di rapine, stupri, ..” replicò con un pizzico di apprensione.

Tutte le volte che vado a Roma …” .

Ma quante volte?” gli domandò un po’ più rinfrancata.

Una volta. Cinque anni fa come premio per la maturità!” le rispose con un candido sorriso.

Sei il solito sbruffone!” e gli rifilò un buffetto sulla guancia.

E tu sei un’adorabile ansiosa” e la baciò sulle labbra.

Betta divenne rosso fuoco, lei che era pallida per natura.

Diamo spettacolo! Tutti ci osservano”.

Che guardino! Non siamo una bella coppia?”

Il treno era ormai in vista di Stazione Termini e cominciava a rallentare.

Prepariamoci a scendere” le disse il ragazzo, mentre prendeva i bagagli.

Sai dov’è?” gli domandò incerta e preoccupata. Era la prima volta che arrivava nella Città Eterna.

Sì. Cinque minuti e ci siamo. Spalle alla stazione verso destra. Attraversata via Marsala, prendiamo via Vicenza e in centocinquanta metri siamo all’hotel”.

Come aveva detto, in cinque minuti erano alla reception.

Wow!” esclamò entusiasta Betta vedendo l’ingresso.

Elisabetta Marchi e Giacomo Corsi. Abbiamo una stanza doppia prenotata per due notti” disse il ragazzo al banco della ricezione.

La receptionist controllò e poi disse con voce piatta e professionale: “Stanza 32. Una matrimoniale con doccia e vista sul giardino interno”.

Fece loro un gran sorriso di furtiva compiacenza, mentre consegnava la chiave e augurava un tranquillo soggiorno.

Betta deglutì, diventando ancor più bianca.

Laura era alquanto ingrugnita. “Queste sono delle piattole! Sono capaci di parlare solo di ragazzi da prendere e lasciare a stretto giro di posta, di parlare male delle amiche… Ma saranno poi amiche? Di shopping e discoteca. Ci mancano le canne e poi abbiamo fatto il pieno”.

Laura” disse all’improvviso Teresa. “E’ un vero borgo abbandonato?”

La ragazza trattenne a stento un urlaccio e di fermarsi istantaneamente per scaricarle sul ciglio della strada.

Perché dubiti?” le rispose fulminandola con lo sguardo. “Pensi che vi abbia preso per il culo?”

No, no” si affrettò a precisare. “Solo che cercando con Google trovo solo un Castiglioncello in Toscana, località turistica”.

Ce ne sono due. Questa è quella sfigata, perché è rimasta abbandonata dagli uomini”.

Laura si chiuse in silenzio senza lasciarsi coinvolgere dalle loro chiacchiere, lasciando parlottare le due ragazze. Avrebbe voluto che ci fosse Giacomo al loro posto ma quella streghetta di Betta glielo aveva requisito.

«Sento una punta di gelosia .. Solo una punta? Direi che sono gelosa! Ma è stata colpa mia. Quella sciacquetta …zac! E me l’ha fregato. Ora lo comanda a bacchetta. Si è offesa perché non l’ho chiamata e così si è inventata una scusa del piffero per bloccarlo e non farlo venire».

Erano finalmente arrivati a Castel del Rio, dove avrebbe trovato Mattia ad aspettarle, mettendo fine al supplizio del viaggio.

Ciao” le disse baciandola sulla bocca. “Queste sono le nuove compagne d’avventura?”

Sì. Lei è Alba” gli disse indicandogli una brunetta un po’ formosa, non troppo alta.

L’altra è Teresa” aggiunse il ragazzo, abbracciandola.

Laura lo guardò storto, perché non aveva nessuna intenzione a farselo soffiare da quelle due poppanti. La ragazza dall’alto dei suoi quasi ventidue anni le giudicava ancora bambine acerbe, anche se una ne aveva diciannove e l’altra venti. Lei si sentiva matura e adulta, pronta a spiccare il volo. “Ma dove?” si chiese, mentre si stringeva al ragazzo.

Salgo con voi” disse Mattia, accomodandosi dietro Laura. “Ho trovato un bel posto per l’auto e non ho intenzione di lasciarmelo sfuggire”.

Il ragazzo osservò le nuove reclute. Non gli sembravano un granché né fisicamente né da altri punti di vista.

La prima impressione non è positiva. Non ho capito perché Laura abbia detto loro di sì. Mi sembrano un po’ farfallone e alquanto schiocchine. Speriamo che abbia sbagliato giudizio”.

Il breve tragitto da Castel del Rio a Moraduccio si consumò in fretta e in silenzio.

Arrivati allo stradello che portava al parcheggio sul greto del Santerno. lo trovarono sbarrato con un gran cartello ‘PERICOLO’.

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Il Borgo – Capitolo 34

Mattia provò a ricucire durante il viaggio di ritorno ma fu tutto inutile. Laura rimase irremovibile sulle sue posizioni.

Con te per Capodanno da Eva e Marco non ci vengo” disse seccata.

Va bene. Però mi sembra uno sgarbo nei loro confronti. Ci vai da sola senza di me” rispose conciliante il ragazzo, mentre guidava verso Bologna.

E che ci vado a fare? Sono tutti in coppia”.

Beh! Posso esserci anch’io. Non facciamo coppia. Ognuno per conto suo. Mi sembra ragionevole”.

Lo guardò, trattenendosi a stento dal replicare pepata.

Non mi pare una gran soluzione”.

Ne hai una migliore?” le chiese sornione.

Laura stette in silenzio per qualche tempo, perché non le veniva una risposta pronta.

No”.

Allora, d’accordo. Ognuno per conto suo alla festa di Eva” disse immediatamente.

No. Non ci vengo” replicò battagliera.

Okay, okay” ammise stancamente Mattia. “Non insisto”.

Il resto del viaggio finì in un clima surreale di silenzio, mentre la tensione era ben palpabile.

Ciao” disse il ragazzo, arrivati sotto casa di Laura. Il tono era freddo e distaccato come se volesse andarsene subito. Sembrava infastidito dalla presenza della compagna.

Ciao” rispose la ragazza, allungandosi per dargli sulla guancia un bacio che lo colse di sorpresa.

Non si decideva di scendere dall’auto, mentre Mattia rimaneva rigido.

Facciamo la pace” gli disse con la voce incrinata dalle lacrime.

Sì” le rispose gelidamente. “Però non sono arrabbiato con te”.

Laura si morse il labbro superiore che gocciolò una stilla di sangue per non replicare all’ultima frecciata del ragazzo. Si era accorta di essersi comportata in modo infantile sia a Modena sia durante il viaggio, mostrandosi bizzosa e lunatica. Forse percepiva una forma di gelosia verso Betta che era felice con Giacomo. Avrebbe desiderato essere al suo posto ma ricordava bene il futile litigio di qualche mese prima che aveva rovinato una storia che procedeva bene.

Allora d’accordo per l’ultimo dell’anno” aggiunse, aspettando un abbraccio da Mattia.

In che senso?”

Ci andiamo anche noi” rispose decisa.

Il ragazzo stava per rispondere male quando si trattenne e respirò a fondo prima di parlare. Ragionò che si meritava una rispostaccia del tipo «prima fai la preziosa, poi sei tutta dolce e miele» ma preferì tacere e replicare con un solo gesto: la strinse forte a sé, baciandola.

La bella stagione sembrava non arrivare mai. Pioggia, neve e freddo erano i padroni, impedendo ai ragazzi di programmare la prima uscita verso il Borgo per mettere in moto il progetto. Laura fremeva, incapace di trattenere la propria irruenza. Avrebbe voluto cominciare subito, quando uno scorcio di sereno faceva capolino tra le nubi cariche di pioggia.

E’ inutile andare” le disse Giacomo dopo l’ennesimo tentativo di avviare un viaggio esplorativo verso il Borgo. “Il Santerno sarà gonfio d’acqua, la salita sdrucciolevole e pericolosa. Lo sai quello che ci hanno detto «salire al Borgo dopo giornate di pioggia è estremamente azzardato, perché c’è il rischio di smottamenti». No, no. E’ meglio aspettare che il tempo migliori e si stabilizzi”.

La ragazza sempre col naso all’insù, scrutava il cielo con la speranza che tornasse il sereno stabile. Era talmente distratta dal desiderio di tornare a vedere il Borgo, che la tesi languiva sul suo tavolo senza progredire di una riga.

La madre era preoccupata dall’apatia della figlia, che solo nel fine settimana si animava un po’.

Laura” le chiese un mercoledì di metà marzo dopo averla vista rinchiusa per l’intera giornata in camera. “Qualcosa che non va? Nubi tra te e Mattia?”

Uffa, mamma! Sempre qui a controllarmi come se fossi una bambina. Ho quasi ventidue anni, diamine. Non posso stare cinque minuti da sola?”

Veramente sono settimane che sei sepolta in camera!”

E con questo?” replicò stizzita.

Nulla. Mi chiedevo solo se …” provò a dire la madre prima di sentire la voce di Laura che urlava a 100 decibel.

Va tutto bene. Nessun screzio tra noi. Sono solo stanca …”.

Stanca?” disse ironica. “Stanca di non far niente, di oziare tutto il giorno”.

Ci stanca anche così” rispose acida la ragazza.

Sperem!” esclamò prima di uscire dalla stanza.

Laura, sdraiata sul letto, si alzò di scatto.

Ho deciso! Sabato prossimo vado a trovare il Borgo. Bello o brutto non ha importanza”. Si mise alla scrivania e trascrisse su un foglio i nomi del gruppo.

Mattia e Giacomo sono al lavoro. Un sms. Eva non lo so, come Marco. Un vago ricordo mi dice che dovrebbero essere in viaggio per l’Italia. Telefono con punto interrogativo. Betta al lavoro ma me ne frego. Ci penserà quello s…” si interruppe senza completare la parola. “Ci penserà Giacomo. Teresa e Alba università. Quindi fancazziste!” Una risata la riscosse interrompendo la scrittura della lista come se lei non stesse ancora studiando. “Telefono. Matteo lavora col padre. Sms o telefono? Boh! Vedrò. Lorenzo lavora a Firenze. Sms. Ma non credo che dirà di sì”.

Preparò un sms standard «sabato 20 vado a trovare il Borgo. Vieni anche tu?». Poi lo spedì a tutti quelli della lista. Poi si dedicò alle varie telefonate.

Ciao Alba, sono Laura”.

Ciao! Novità?”

Sì, sabato prossimo faccio una puntata al Borgo. Sei disponibile?”

Sì! Che bello! Non vedo l’ora di fare conoscenza col Borgo!”

Bene. Metto un ok di fianco al tuo nome”.

Chi sono gli altri?” domandò curiosa.

Sei la prima che contatto. Poi ti darò tutte le indicazioni”.

Mi sento emozionata come se fosse il primo giorno di scuola!”

Grazie, Alba. A presto”

Ciao”.

Laura mise in moto la prima visita dell’anno al Borgo.

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Il Borgo – Capitolo 33

Dopo il viaggio in Toscana a Fiorenzuola dal sindaco che si mostrò disponibile a firmare le autorizzazioni per il recupero del Borgo, quando sarebbero arrivate tutte le carte, il gruppo si ritrovò nuovamente a Modena per definire le prossime mosse.

Era circa metà dicembre, quando si riunirono a casa di Eva e Marco in una giornata fredda e umida a causa della leggera nebbia che rendeva opaco il paesaggio. Niente pranzo ma solo formaggi, salumi, verdure fresche e un fresco e frizzante novello dei colli bolognesi era il menù, perché, seduti intorno al tavolo, dovevano discutere i vari argomenti all’ordine del giorno tra un boccone e l’altro, tra un sorso di vino e un salatino.

Il gran capo ha visto i progetti e li ha giudicati fattibili” cominciò Eva. “Li ha presi per esaminarli con calma e tra qualche giorno mi dirà se sono idonei per presentarli all’approvazione del sindaco di Fiorenzuola”.

Brava!” esclamò contenta Laura. “Ottimo lavoro”.

Calma, calma! Niente facili entusiasmi. Il gran capo è una persona meticolosa, pignola e per nulla facile. Non so quanti difetti troverà e quali correzioni mi chiederà”.

E va bene. Il fatto che li abbia giudicati positivamente è già un bel passo in avanti” soggiunse Giacomo.

Beh! Io mantengo i piedi ben saldi per terra. Finché non vedo la firma sotto, non canto vittoria”.

Sono d’accordo con Eva” sottolineò Betta, annuendo vistosamente col capo.

Marco ascoltava senza intervenire, mentre li osservava con quale foga si cimentassero nella disamina di quanto diceva la sua ragazza. Notò che l’unico apparentemente estraneo al dibattito era Mattia, che invece mangiava e beveva solo. Concentrò la propria attenzione su di lui chiedendosi se il sodalizio con Laura potesse decollare. Gli era apparso come una persona posata e calma, dotato di una discreta dialettica che utilizzava con molto buon senso. In effetti la ragazza sembrava più distesa, meno in lite col resto del mondo. Forse la vicinanza di Mattia aveva compiuto il miracolo. Distolse il pensiero da queste osservazioni e tornò ad ascoltare gli altri.

E tu, Betta, cosa ci dici?” intervenne Mattia, rimasto fino a quel momento taciturno.

Poco o nulla”.

Quel poco cos’è?”

Gianroberto, il responsabile del laboratorio, dice che con un po’ di fortuna si può fare qualcosa”

Sei parca di parole!”

Non ho mai eseguito il restauro di un dipinto su muro. Quindi…”.

Non ci capisco nulla” disse Giacomo come per rompere quel botta e risposta che non sembrava condurre da nessuna parte.

C’è poco da capire” replicò Betta un po’ stizzita.

In soldoni come intendi procedere?” le chiese Marco.

Si stacca dai muri quello che resta e poi …”.

Abbiamo capito. E che Dio c’è la mandi buona”.

Speriamo che sia anche servizievole” aggiunse Mattia con la bocca piena.

Solite battute maschiliste” replicò scontenta Laura tra le risate generali.

Facciamo le persone serie” disse Marco, trattenendosi dal ridere.

Con gli sponsor come siamo messi?” chiese Eva cambiando argomento.

Ne abbiamo tre”

Bene. Soldi o materiale?”

Materiale e manodopera”.

La pagina di Facebook ha funzionato!” esclamò contenta Eva.

Veramente li hanno trovati Mattia e Giacomo”.

Ah! Non lo sapevo. Allora Facebook?”

C’è qualche decina di persone interessate a lavorare quando hanno tempo …”.

Quindi altra manovalanza gratis …”.

Sì. Ma due ragazzi e due ragazze sarebbero disponibili a far parte stabile del gruppo …”.

Non diventiamo un po’ troppi?” domandò Marco.

Infatti. Volevo discuterne con voi”.

Ma cosa sanno fare?”

Chiacchiere o lavorare?” chiese Giacomo ironicamente, pensando a loro.

Ma … uno dice che sa fare l’idraulico e l’imbianchino … Gli altri? Non so ma credo poco o nulla”.

Beh, sarei dell’opinione di accettarli ma non farli partecipare alle nostre riunioni” disse Giacomo.

Che male ci sarebbe se ci fossero anche loro?”

Nulla, credo”.

Perché tenerli fuori?”

Pensavo che mettere d’accordo dieci persone fosse difficile …”.

Forse è più facile in sei?”

Ma siamo il nucleo storico. Ci conosciamo da mesi”.

Anche loro tra qualche mese sarebbero come noi ora”.

Insomma. Voi cosa dite?” disse spazientito Giacomo.

Mettiamo l’ingresso dei nuovi ai voti”.

Ottima idea”.

Io mi astengo” affermò Marco. “Qualunque decisione prendiate mi sta bene. Così siete dispari e vince o il Sì o il No”.

Giacomo e Mattia votarono contro, le tre ragazze a favore.

Dunque stasera scrivo a Teresa, Lorenzo, Alba e Matteo che sono del gruppo”.

Come intendiamo procedere col gruppo allargato?” chiese Betta.

Una bella festa di Capodanno!” esclamò Eva.

Sarebbe una bell’idea!” aggiunse Laura.

Dove?” domandò sornione Mattia.

Ma dove?” disse Marco.

Il silenzio calò all’improvviso come il buio di una sera d’inverno. Tutti si guardarono con occhi interrogativi. L’idea era eccellente e stuzzicante ma nessuno osava dire qualcosa, quando una voce spezzò l’atmosfera silente.

Ma qui! In queste due sale!” aggiunse Marco come se rispondesse a se stesso.

I ragazzi si guardarono negli occhi prima di prorompere in una grande risata.

E il Borgo? Lo invitiamo?”

Certamente se si degna di stare con noi!”

Chi lo contatta?”

Io!” rispose Laura.

Vuoi avere un rapporto esclusivo …” disse Mattia.

Con te faccio i conti più tardi” replicò risentita la ragazza.

Ma i nuovi chi sono?” domandò sottovoce Eva.

Matteo è di Cesena, le due ragazze di Bologna e l’altro ragazzo, Lorenzo, è di Firenze”.

Ma non ho capito se venite” chiese spazientito Marco.

Avete parlato di tutto ma non ho sentito un sì”.

Io ci sono” affermò Giacomo.

Io non posso mancare” soggiunse Betta.

E perché non puoi mancare?” domandò curiosa Eva.

Giacomo è il mio autista”.

Cavoli! Chauffeur! E’ il berretto dove l’hai cacciato?” chiosò ironico Marco.

E’ rimasto in macchina” replicò con un tono misto di debole collera e grande piacere, diventando rosso.

Nuove risate echeggiarono nella sala, mentre Mattia dava qualche pacca sulle spalle a Giacomo.

E voi? Venite o preferite fare gli sposini?” punzecchiò il padrone di casa.

Laura avvampò e stava per sbottare, quando Mattia la precedette.

Ma certamente ci siamo anche noi!”.

E se io non venissi?” disse irosamente la ragazza.

Peccato! Ma io ci sarò”

Laura, non farci caso ma Marco è terribile” disse Eva lanciando occhiate di fuoco al compagno, che stentava a rimanere serio.

Mattia si alzò e la prese sottobraccio portandola nel salone. Le sussurrò qualcosa ma lei scosse il capo in segno di diniego.

Lasciamoli soli” disse Eva chiudendo la porta di comunicazione.

L’atmosfera gaia fino a quel momento divenne gelida e silenziosa.

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Il Borgo – Capitolo 32

L’inverno fu rigido molto di più rispetto all’anno precedente con copiose nevicate anche oltre i canonici mesi di gennaio e febbraio.

Laura fremeva di cominciare i lavori di aprire il cantiere nel Borgo ma il tempo non era propizio. Il gruppo usò quei mesi di inattività per risolvere le grane burocratiche e preparare i piani per quando, il clima permettendo, avrebbe potuto operare sul campo.

Alla fine di novembre del 2009, dopo l’ultima visita al Borgo, scrisse al sindaco di Fiorenzuola spiegando il loro progetto e chiedere un incontro. Così sabato 5 dicembre Laura e i cinque compagni si ritrovarono sotto casa sua per affrontare il viaggio verso il comune toscano.

Mai stato a Firenzuola” affermò Giacomo. “Che strada prendiamo?”

Ci sono tre possibili soluzioni” disse Mattia mostrando tre mappe di Google con tre percorsi differenti. “La più veloce è prendere l’autostrada del sole fino a Pian del Voglio e poi da lì una provinciale che in pochi chilometri ci porta a destinazione. La seconda è quella della vallata dell’Idice e scollinare al passo del Giogo”.

Il ragazzo fece una pausa per osservare i compagni di viaggio ma non notando alcuna variazione nei loro visi, proseguì.

E’ il passo che il vecchio del Borgo ci ha citato durante il suo racconto. Però quella più corta ma apparentemente più disagevole perché rimane sui crinali dell’Appennino è quella per Pianoro e Loiano”.

Sarà più lunga ma è più sicura. Io punterei sull’autosole. Con le coperture come siamo messi?” chiese Marco. “Io sono da scartare. Ho solo gomme normali. Non mi fido. Non danno neve ma solo pioggia. Però ..”.

Io monto pneumatici termici” rispose pronto Mattia.

Anch’io” confermò Giacomo.

Siamo a posto. Due macchine sono sufficienti per fare un viaggio tranquillo” disse Marco, che con Eva e Betta salì sull’auto di Giacomo, mentre Laura faceva compagnia a Mattia.

Mentre i ragazzi discutevano sulla strada da prendere, Emma era dietro la finestra a spiarne le mosse. Non li aveva ancora visti tutti insieme e non conosceva i loro nomi. Quindi era curiosa di individuare Mattia, perché Giacomo l’aveva intravvisto un mese prima. Il terzo ragazzo non sapeva come si chiamava ma immaginava che fosse con la sua ragazza.

E’ quello che ha i fogli in mano oppure l’altro che dà di spalle?” si chiese affannata. “Sono differenti fisicamente tra loro ma tutto sommato paiono ispirare fiducia”.

Sospirò perché il suo intuito non l’aiutava.

Vieni, Ernesto, vieni” chiamò a gran voce il marito.

Che c’è?” rispose di malagrazia, disturbato nella lettura del quotidiano sportivo. “E’ successo qualcosa?”

No. Volevo farti vedere gli amici di Laura”.

Sono interessanti?” domandò un po’ scocciato.

Non ti va di vedere chi frequenta nostra figlia?” replicò delusa dal comportamento del marito.

Uffa, arrivo” disse deponendo il giornale sul divano. “Dove sono?”

Ma laggiù vicino a quelle macchine! Dove vuoi che siano?” affermò con tono alterato per l’atteggiamento di Ernesto.

E chi sono?”

Quello coi capelli corti è Giacomo …”

Ah! Quello che fa la corte alla Laura?” domandò aguzzando la vista.

No. E’ Mattia l’ultimo ..”

E’ Giuseppe chi è?” domandò stranito e confuso.

Un amico” rispose senza correggerlo.

E Marco chi sarebbe?” disse indicando con la testa il gruppo di ragazzi.

Non lo so. Non ho capito se è il biondo o il moro …” rispose delusa per la sua incapacità di individuare il ragazzo.

E le due donne?” chiese ignorando la risposta di Emma.

Quella più minuta coi capelli castano scuri è la compagna di Giacomo …”

Perché questo pretendente convive con quella donna?”

No. Cosa hai capito? Stanno insieme ma non credo che convivano. L’altra, la rossa, non so chi sia…”.

Tutto qui?” disse sbuffando.

Beh! Mi sembrano dei bei ragazzi educati. Non mi pare una cattiva compagnia. Questo mi fa stare un po’ tranquilla. Ma chissà chi è Mattia …”

Ho visto abbastanza” disse energicamente Ernesto allontanandosi dalla finestra.

Emma rimase a osservarli sperando di catturare il viso di Mattia, finché non li vide partire.

Ora ho capito chi è!” esclamò soddisfatta. “E’ il più alto di tutti. E’ il moro. Speriamo che sia un bravo guidatore e riporti sana e salva la Laura a casa stasera”.

Vide partire il gruppo per una destinazione che non conosceva e finalmente si staccò dalla finestra per tornare alle occupazioni abituali.

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Il Borgo – Capitolo 31

Emma stava cucendo dei bottoni di una camicia in sala sul divano accanto a Ernesto, che come di consueto era profondamente immerso nella lettura del quotidiano sportivo.

Chissà com’è Mattia” esordì all’improvviso, rompendo il silenzio della sera.

Chi?” disse alzando gli occhi al di sopra del giornale.

Mattia. Il nuovo amico del cuore di Laura” affermò dolcemente la donna.

Ma non si chiamava Giovanni?” replicò l’uomo, riabbassando gli occhi sull’articolo che stava leggendo.

No, Ernesto. Si chiamava Giacomo”.

Volevo ben dire Giacomo. Perché non è più il fidanzato della Laura?” domandò leggermente stupito e un po’ innervosito dalle continue interruzioni di Emma.

Non era il fidanzato, Ernesto. Solo un amico” rispose paziente la donna. “Poi ora non è più come ai nostri tempi. Ti ricordi quando sei venuto per la prima volta a casa mia per conoscere i miei genitori?”

Qualche grugnito superò la barriera del giornale prima che l’uomo chiudesse il foglio e lo deponesse sul tavolino di fronte.

Ma questo … Ma … Mi … insomma questo benedetto ragazzo chi è?” domandò sorpreso. “Ma quanti ne cambia? Io ti ho preso senza tante storie. Ci siamo fidanzati ufficialmente e poi sposati. Certo che ricordo quel giorno. Se non fossi venuto …”. Fece una sospensione nel discorso, perché stava aggiungendo «magari non fossi venuto! Sarebbe stato meglio!» ma poi continuò senza esternare il pensiero. “Se non fossi venuto, i tuoi genitori, anzi tua madre, che è sempre stata un’impicciona …”.

Ma no! La mamma voleva solo conoscerti e chiederti se avevi intenzioni serie!”

Ma che dici, Emma! Tua madre è come tutte le suocere. Voleva ficcare il naso dappertutto! Non andava bene niente. Come vestivo, come parlavo! E se non l’avessi cacciata da questa casa, avrebbe imperversato anche qui! Altro che curiosa!”

La moglie capì che si stava innervosendo parlando della madre ed era più prudente tornare al discorso iniziale molto più neutro e senza punti pericolosi.

Mi piacerebbe conoscere Mattia. Ma Laura difficilmente ce lo presenterà. Tu non sei curioso?”

Ernesto si grattò in testa, passò la mano sul viso e poi rispose.

Conoscere Mario …”.

Si chiama Mattia” lo corresse la moglie con pazienza.

Uffa Marco o Mario, che differenza fa! E’ pur sempre il fidanzato della Laura” rispose visibilmente inquieto. “No, no! Non ci tengo a conoscerlo! Tanto ne cambia uno al giorno come se fossero dei vestiti! Alla fine conoscerei tutti i ragazzi della città! E poi ricordo come stavo male quel giorno! Seduto sul sofà che pareva foderato di carboni ardenti. Non vedevo l’ora di scappare … invece ero lì, inchiodato sul letto del fachiro, a rispondere all’interrogatorio di tua madre, quel cerbero vestito da angioletto. Ma il tuo povero papà come faceva a sopportarla? Io l’avrei mandata a quel paese trenta secondi .. anzi non l’avrei nemmeno sposata!”

In primo luogo Mattia non è il fidanzato. Adesso il ragazzo si chiama amico …”

Allora Giuseppe è l’altro fidanzato?” la interruppe Ernesto che ricordava quanto detto pochi istanti prima dalla moglie.

Ma no! Giacomo era solo un amico …”.

Mi hai appena detto che non si chiama più fidanzato ma amico. Ma quanti fidanzati ha la Laura?” sbottò innervosito perché pareva che si divertisse a confonderlo.

Emma si allungò baciandolo.

Sei sempre il solito, Ernesto! Per questo ti ho sposato e non ti cambierei con nessun altro” esclamò la donna prima di aggiungere qualcosa che ebbe l’effetto di un sasso nello stagno. “Però non vorrei conoscerlo solo il giorno prima del matrimonio …”.

Perché la Laura si sposa senza dire nulla?” domandò sospettoso.

Ma cosa hai capito?” gli domandò sorpresa.

Quello che hai appena detto che Marcello lo conoscerai solo fra qualche giorno alla vigilia del matrimonio …” replicò con tono stizzoso.

Ma no. Non si sposa nostra figlia, ammesso che usi ancora sposarsi. Adesso si convive. Torna pure a leggere Stadio. Non ti disturbo più con le mie chiacchiere” concluse Emma con un sospiro, perché aveva notato che la conversazione stava prendendo un piega che non le piaceva.

Rifletteva che con Ernesto non si poteva fare un discorso serio, perché lui, sempre immerso nella lettura del quotidiano sportivo, si confondeva, non ricordava i nomi, storpiandoli. Convenne che non era il caso di chiedere il suo parere su Mattia, perché non avrebbe compreso che si trattava di chiacchiere in libertà. Sospirò e riprese ad attaccare i bottoni.

Allora non capisco quello che dici …” concluse, riprendendo il giornale piegato sul tavolino.

Borbottò qualcosa e pensò che con Emma non si poteva parlare di nulla, perché era sempre vaga e timorosa nell’esprimere i pensieri. Gli sembravano messaggi confusi e criptici quelli che faceva sull’unica figlia. «Meno male che ne abbiamo solo una» rifletté rilassato, prima di tornare a leggere le ultime notizie del Bologna.

Mentre i genitori discutevano su di lei, Laura stava andando all’appuntamento con Mattia in centro.

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Il Borgo – Capitolo 30

Un tempo Castiglioncello era un importante nodo strategico di passaggio dalla Toscana alla Romagna imolese. Merci e persone transitavano da lì e pagavano pedaggio. Poi vennero aperti nuovi varchi, nuove strade con un effetto devastante. Il Borgo perse la sua importanza e cominciò il declino che portò in breve a diventare un piccolo posto di dogana tra il Granducato di Toscana e gli Stati Pontifici di Romagna. Nel settecento la via che passava di qua era diventata una mulattiera quasi impraticabile perché le merci e le persone usavano la nuova strada più comoda sulla destra del Santerno, quella che passa per Moraduccio, dove potete ancora ammirare nella sua magnificenza il posto di dogana …”.

Ma voi cosa avete fatto? Non avete provato a ribellarvi all’isolamento che vi strangolava?” chiese Betta, attenta nel seguire il filo del discorso.

Cosa potevamo fare? Ci hanno tagliato fuori come alcuni secoli prima avevano fatto piombare nell’oblio la strada del passo dell’Osteria Bruciata, che non dista molte miglia rispetto a noi. Un valico agevole e basso ma con una triste fama”.

Il passo dell’Osteria Bruciata?” domandò curioso Mattia, che si ricordava vagamente di una leggenda che gli avevano raccontato molti anni prima. Era abbastanza conosciuta nell’imolese ma a lui interessava poco o niente, tanto da averla dimenticata.

Non so molto di questa storia truce e misteriosa” ammise il vecchio. “Conosco bene quelle del Borgo ma degli altri posti so solo quello che ha trasportato il vento nel suo vagabondare tra valli e crinali. Quindi sarà pieno di lacune il mio racconto. Si narra che esistesse un’osteria, eretta in cima a un passo agevole da percorrere per ospitare i viandanti in viaggio verso la Romagna. I poveretti erano attesi da un triste destino dopo aver percorso la strada che porta dalla vallata del Sieve a quella del Santerno. Vedevano finalmente nell’osteria un posto dove rifocillarsi e riposare. In realtà avrebbero fatto meglio a passare oltre, perché durante la notte venivano uccisi e le loro carni usate come cibo per gli altri pellegrini …”.

Diamine!” esclamò Marco. “Bel posticcino davvero per passarci la notte! Accogliente e ospitale come pochi. Capisco anche perché venne distrutta dal fuoco. Mi sa che è meglio girarci al largo. La storia è truculenta e poco edificante”.

Uno stanco sorriso illuminò il viso del vecchio che piegò la testa per annuire alle affermazioni del ragazzo.

Sembra quasi un film dell’horror quello che abbiamo ascoltato” aggiunse Laura, che si strinse ancor di più a Mattia.

Erano tutti scossi da questa leggenda narrata in maniera seppur frammentaria ma dai contorni violenti, quando arrivò a spezzare la capa di tensione una domanda di tutt’altro genere.

Ma la chiesa che sta alle nostre spalle a chi è dedicata?” domandò Betta.

Venne edificata sul finire del diciottesimo secolo. Era detta del Poggio, perché da lì si poteva osservare la vallata del Santerno. E’ dedicata ai Santi Giovanni e Paolo. Il 26 di giugno era gran festa per il Borgo e i suoi 83 abitanti. Ma ora è in completo sfacelo. Rimane in piedi solo il campanile”.

Ma nessuna storia dei suoi abitanti?” chiese Laura, che era rimasta in silenzio nell’ascoltare quella voce che pareva giungere da molto lontano.

Di loro ne avremo tempo di parlarne. Vi chiedo di riportare in vita il castello e la chiesa. Per le abitazione scegliete voi. Ora vi lascio ai vostri discorsi e mi ritiro tra questi muri ridotti a macerie”. Con queste parole si allontanò lentamente e sparì tra cumuli di pietre.

I ragazzi rimasero per diversi minuti in silenzio, mentre ciascuno di loro metabolizzava le parole del Borgo. Si era mostrato invocando il loro aiuto, aveva narrato alcune vicende del luogo e aveva accennato a storie oscure, efferate e sanguinarie. Ormai avevano assunto pubblicamente il ruolo di salvatori e dovevano onorarlo al meglio.

Fu Giacomo a rompere quel silenzio carico di tensione, cominciando a ragionare ad alta voce.

Il Borgo assomiglia a un trollo di corteccia e mi è apparso stanco, affannato. Il castello sarà un bel impegno ma la chiesa molto di più. Poi c’è la cinta muraria, crollata a terra in molti punti da rimettere in sesto. Per le case ci penseremo in un secondo tempo. Ma ci riusciremo?”

Perché dubiti?” domandò irata Laura. “Non vedo il problema. Durante i prossimi mesi metteremo a punto i piani di recupero e chiederemo le necessarie autorizzazioni”.

Pensavo a Castel del Rio come punto di riferimento, ma in realtà dobbiamo puntare su Fiorenzuola, sperando che qualcuno ci dia ascolto” aggiunse Eva, che ragionava in termini professionali. “Oggi devo prendere qualche misura e qualche schizzo sul quale lavorare nei prossimi giorni”.

Ti darò una mano” disse Mattia, staccandosi da Laura. “Credo che dovremo metterci subito al lavoro, perché presto ci sarà buio. Non mi piace aggirarmi con le ombre della sera incipiente tra questi ruderi che paiono crollare da un momento all’altro”.

Hai ragione” concordò Betta, alzandosi. “Mi dai una mano Giacomo nel sopralluogo in chiesa?”

Io scatto qualche altra fotografia seguendo le vostre indicazioni” concluse Marco.

E io che faccio?” domandò Laura delusa per essere stata quasi esclusa dai vari progetti.

Vieni con noi” le disse Mattia. “Ci sarà da tenere attrezzi e metri per le misure. Una mano in più farà molto comodo”.

I ragazzi si sparpagliarono per il Borgo senza mangiare a misurare, a fotografare a prendere appunti e schizzi, finché il sole non calò all’improvviso sull’orizzonte e le ombre si allungarono maligne tra le pietre.

E’ ora di mettersi in marcia per tornare nel mondo civile” affermò Laura, chiamandoli a raccolta.

La giornata era finita, mentre il Borgo apparve fugacemente per salutarli.

A presto, ragazzi” disse prima di sparire inghiottito dal buio.

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Il Borgo – Capitolo 29

Emozionati come bambini si affrettarono a raggiungere la chiesa e si accoccolarono in cerchio, mettendo gli zaini nel centro. Pareva il cerchio magico dove si aspettava l’ospite misterioso che doveva produrre la magia.

Sei sicuro, Giacomo?” chiese dubbiosa Betta. “Sei sicuro di aver ascoltato la voce del Borgo e non un sibilo del vento che si insinua tra questi ruderi?”

Laura la guardò storta. «Ora anche lei ci si mette a dubitare che il Borgo parli? Non erano sufficienti Marco e Giacomo a fare i Borgo-scettici?» rifletteva mentre afferrava la mano di Mattia, che ricambiò la stretta.

Sì, ne sono certo. Questa volta l’ho sentito chiaramente”.

Rimasero in silenzio avvolti nei loro piumini, nei loro Moncler in gorotex per proteggersi dalle frustate gelide del vento di inizio novembre.

Ecco. Lo vedo che si sta avvicinando” disse Giacomo accennando col viso la direzione dalla quale proveniva il Borgo. “Sì, pare proprio un trollo di corteccia”.

Betta strinse le labbra per non far uscire i pensieri che si affollavano nella mente. Le sembrava una situazione ridicola al limite dell’assurdo ma non poteva permettersi di ridere su quelle parole. Era il suo ragazzo e ricordava bene cosa le aveva raccontato durante uno dei viaggi Ferrara Bologna e cosa era successo dopo tra lui e Laura. Inoltre tutti gli altri parevano sicuri e certi di quanto stesse dicendo Giacomo, mentre lei ne dubitava. Avrebbe voluto entrare in chiesa, osservare quel che restava dei dipinti, raccogliere i frammenti colorati che giacevano tra la polvere impastata di fango e legno marcito ma si trovava grottescamente seduta in circolo con gli altri cinque compagni.

Benvenuto tra noi!” esclamò Giacomo. “Siamo qui ad ascoltare quello che ci vorrà raccontare”.

Una voce profonda e stanca cominciò a parlare di sé e delle altre abitazioni ridotte a scheletri pericolanti.

Vi ringrazio per essere venuti” esordì in un sussurro che si perse nella vallata sottostante. “Non ci speravo più di rivedervi prima che la brutta stagione venga ad albergare qui”.

Un brivido di freddo percorse le schiene dei ragazzi, come se un fantasma fosse passato a sfiorarli. Laura si strinse a Mattia, mentre Betta si fece abbracciare da Giacomo. Solo Eva e Marco rimasero vicini ma distanti.

Tutti avevano udito quelle prime parole e rimasero muti in silenzio attenti a cogliere ogni minimo mormorio del Borgo, disturbato dalle folate di vento.

«Abbiamo udito veramente la voce del Borgo oppure è solo suggestione collettiva che le pietre di questo luogo abbandonato ci trasmettono?» Erano questi i pensieri che Marco rimuginava tra sé senza lasciare trapelare i suoi dubbi.

Vi ringrazio per conto di tutte la case del Borgo. Volevo raccontarvi qualcosa di noi. Qualcosa che è durato oltre mille e duecento anni, anche se le carte dicono che siamo più giovani …”.

Il vecchio li guardò a uno a uno in viso per scorgervi tracce di dubbi sulle loro facce.

Volete ascoltare la nostra storia?” chiese con tono greve e appena sussurrato.

Ma certamente!” rispose Laura che fino a quel momento aveva taciuto. “Siamo tutti d’accordo. Vero ragazzi?”

Un cenno del capo indicò che loro avrebbero prestato attenzione alle parole del Borgo. Il silenzio era concreto come il sibilo del vento che si insinuava tra i muri diroccati.

La voce del Borgo riprese a parlare, mentre Betta sussurrava in un orecchio di Giacomo. “Ma tu lo vedi?”

Sì” disse mimando con la testa l’avverbio affermativo.

Ma non lo vedo. Com’è?” gli chiese stupita.

Il ragazzo le mise un dito sulla bocca per farle capire che non era il momento di fare una discussione su questo tema, mentre Laura si stava irritando vedendo i due dialogare senza che prestassero attenzione al narratore.

Vi siete chiesti perché vi trovate in Toscana?” cominciò con una domanda il vecchio.

Un moto di sorpresa li colse a questa affermazione, mentre Eva fu la prima pronta a rispondere. “No. Ma la Toscana non è dietro quel crinale alla nostra sinistra?”

Una leggera risata risuonò e si perse nella vallata.

Siamo in Toscana. Questo borgo è l’ultima frazione di Fiorenzuola, che ormai ci ha dimenticati, sul limitare della linea di confine, che è sul greto del Santerno. L’avete passata scavalcando il fiume. Apparteniamo idealmente alla Romagna come le altre zone qui vicino ma dal punto di vista amministrativo siamo toscani …”.

Ma credevo che fosse invece di Castel del Rio” disse Laura che stranamente e inspiegabilmente era stata parca di parole fino a quel momento.

E’ una storia vecchia di tanti secoli fa, quando queste terre erano contese tra i fiorentini e una famiglia che dominava la valle del Mugello e del Santerno, imponendo gabelle e pedaggi a tutte le merci che transitavano su questo tratto del crinale appenninico. Il nostro borgo venne edificato più tardi. Ma probabilmente queste strade erano battute già ai tempi degli etruschi per accedere alle saline delle valli di Comacchio e di Cervia, perché qui ci sono i passi più bassi e agevoli tra Firenze e Bologna e la costa adriatica. Si narra che la Flaminia minor passasse da queste parti poco più a nord del Borgo. Ma ora sto divagando perso nei miei ricordi”.

Il vecchio tacque come per riprendere fiato dopo una lunga corsa, aspettando qualche domanda da parte di quei giovani che seduti in cerchio lo stavano ascoltando.

Marco pareva assorto nei suoi pensieri e perso a rincorrerli, mentre Eva era attenta ad ascoltare le parole. Laura era in silenzio come se fosse stata colta da un’improvvisa afasia. Quello che l’infastidiva era che lei non era più in questo momento il centro motore del dialogo col Borgo, perché questo ruolo era stato assunto da Giacomo. Betta era sempre incredula e avrebbe voluto formulare molte domande ma aveva compreso che non era il contesto adatto. Doveva tacere e fingere meraviglia per quello che vedeva e udiva. Mattia osservava i compagni senza essere troppo coinvolto dalle parole del vecchio, che a dire il vero non sentiva. «Qualcuno poi mi riferirà cosa ha detto» rifletté rapidamente senza mostrare turbamento o disagio. Però in compenso trovava Laura affascinante e pensava che sarebbe stato intrigante iniziare una relazione con lei, Giacomo permettendo.

Perché si è fermato nella narrazione? Ci rende curiosi di conoscere la storia millenaria di queste pietre” disse con convinzione Giacomo.

Allora proseguo il mio racconto” aggiunse il Borgo e ricominciò da dove si era interrotto.

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Il Borgo – Capitolo 28

L’estate di San Martino si fece rispettare con sole e temperature miti dopo le giornate uggiose dei defunti.

Laura organizzò la nuova spedizione verso il Borgo per sabato 7. Ci sarebbero stati tutti, anche i due nuovi acquisti. Il punto di ritrovo fu nuovamente Bologna sotto casa con l’esclusione di Mattia, che li avrebbe aspettati a Castel del Rio. I primi ad arrivare furono Giacomo e Betta e dopo poco Eva e Marco.

Emma e Ernesto sbirciavano dalla finestra la figlia e chi stava arrivando.

Ernesto, vedi anche tu?” domandò delusa, notando l’arrivo di Giacomo con una ragazza.

Cosa, Emma?” rispose incerto, perché non aveva ben compreso quello che la moglie gli voleva trasmettere.

Cosa? Non vedi anche tu che Giacomo è in compagnia di una ragazza?” continuò innervosita dalle parole del marito.

Beh! Cosa c’è di strano? Sarà la sua morosa” replicò ingenuamente, sorpreso dalle parole della moglie.

Emma scosse il capo, perché Ernesto era irrecuperabile. «Però si è consolato in fretta … La Laura non la capisco. Prima tutte dolcezze con Giacomo, adesso lo vede arrivare con una ragazza come se niente fosse. Quasi una normalità. I giovani di adesso non sono più quelli di una volta».

Ernesto, torniamo dentro. C’è poco da vedere”.

Emma, nostra figlia è nostra e ce la dobbiamo tenere” ribadì con forza, perché non comprendeva tutta quell’ansia della moglie, come se volesse sbarazzarsi della figlia in fretta.

«Quel Giacomo .. poi chi è?” si domandò senza trovare una risposta, mentre tornava a immergersi nella lettura di Stadio.

I ragazzi, saliti sulla macchina di Marco, leggermente più spaziosa della Panda di Laura, si avviarono verso l’appuntamento di Castel del Rio.

Laura, tu sarai la navigatrice” disse Marco, facendola accomodare sul sedile accanto al suo. “Istruzioni chiare e concise senza tentennamenti”.

Non stiamo facendo un rally” replicò sorridente, mentre allacciava le cinture. “Stiamo andando semplicemente a Castigliocello a trovare il Borgo per parlargli e informarlo che presto tornerà a vivere”.

Giacomo, sistemato tra Eva e Betta, rise sommessamente alla battuta della ragazza, mentre pensava alla visione del trollo di corteccia. «Chissà se ci apparirà così anche a noi» rifletté ironicamente.

Facciamo la solita sosta da Dino?” propose Eva poco l’uscita da Bologna.

Chi sarebbe Dino?” chiese incuriosita Betta, pensando a un altro compagno d’avventura.

Aspetta e vedrai” aggiunse Giacomo tutto serio e impettito.

Chiediamo il permesso alla navigatrice” propose Marco, ridendo sotto i baffi.

Uffa!” rispose sbuffando. “Per me va bene”.

Allora, Betta, conoscerai anche Dino”.

Ma chi è?” domandò ancora una volta.

Un po’ di mistero tiene viva l’attenzione” le rispose Giacomo sorridente ponendo le braccia sulle spalle delle due compagne di viaggio.

Ho capito … anzi non ho capito ma non fa nulla. Lo conoscerò quando vi fermerete” disse la ragazza che voleva porre fine al quel dialogo un po’ surreale, come se volessero prendersi gioco di lei.

Fatta la sosta da Dino, recuperato Mattia a Castel del Rio posteggiarono le macchine nello spazio prospiciente il greto del Santerno, che appariva più minaccioso di due mesi prima. Si avviarono su per la ripida salita che portava al Borgo, dopo aver passato il ponticello che univa le due rive.

Siete un bel numero” sentì sussurrare Laura.

Il Borgo ci ha riconosciuti!” esclamò contenta la ragazza.

Chi?” domandò ingenuamente Betta.

Uffa! Siamo alle solite! Io sento la voce del Borgo e voi niente!”

Giacomo strinse la mano alla ragazza come per dirle «Non dire più nulla, altrimenti si scatena come una furia».

Betta si strinse nelle spalle e continuò a camminargli di fianco, mentre alle loro spalle Eva e Marco salivano più lentamente, indifferenti alla foga di Laura.

Mi pare di udire qualcosa …” disse Mattia che fino a quel momento era stato silenzioso.

Cosa?” domandò trepidante Laura.

Non ho afferrato bene tutte le parole. Ma mi pare di aver intuito che ci avrebbe parlato di lui e della sua storia”.

Dunque anche tu ha sentito qualcosa” aggiunse sollevata la ragazza.

Il gruppo proseguì la salita nel più assoluto silenzio, mentre il fiato dei sei ragazzi sembrava condensarsi sopra di loro e si ascoltava il rumore affannoso dei loro respiri, perché l’erta era veramente ripida. Un vento pungente si insinuava nelle pieghe della giacca a vento di Giacomo che rabbrividì. La giornata, pur essendo soleggiata, era fredda perché si avvertivano i quattrocento metri di altitudine. Il sudore tendeva a gelare sul volto dei ragazzi, che portavano sulle spalle gli zaini.

Arrivati all’arco che permetteva l’ingresso al Borgo si fermarono per rifiatare e per ripararsi meglio, perché il vento sembrava una lama di ghiaccio che raschiava i loro visi e che si infilava sotto i vestiti. Il terreno era una crosta gelata dura come l’acciaio e scura come il carbone.

Entriamo?” domandò Laura col viso emozionato.

Sì” rispose Betta che si guardava intorno, vedendo lo sfacelo di quello che restava in piedi.

Mi raccomando” disse la ragazza rivolgendosi ai nuovi. “Fate attenzione. E’ pericoloso entrare negli edifici”.

D’accordo” replicò Mattia avviandosi a seguire Laura.

La ragazza guidava il gruppo che in fila indiana la seguivano evitando pietre e detriti crollati dalle case.

Se udite il Borgo parlare, ditelo subito” aggiunse senza voltarsi indietro.

Camminavano in silenzio, quando Giacomo esclamò “Il Borgo ci chiede di radunarci nello spiazzo davanti alla chiesa. Vuole parlarci”.

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Il Borgo – Capitolo 27

Ex casa di Modena pavimento tinello

Si alzarono dai due grandi divani in alcantara per prepararsi per il pranzo, dopo aver preso l’aperitivo nella sala d’ingresso col camino. Era stato un momento festoso e chiassoso dove tutti parlavano tra loro in maniera confusa e allegra senza un preciso argomento.

I padroni di casa decisero che nessuno doveva sistemarsi a capotavola ma ci si doveva disporre uno di fronte all’altro sui due lati lunghi per favorire la conversazione. Eva si collocò esternamente per poter muoversi con calma tra loro e la cucina, di fianco a lei stava Giacomo e Betta, mentre dalla parte opposta c’erano Marco, Laura e Mattia. La tavolata presentava un bel colpo d’occhio ben assortito e ciarliero.

L’atmosfera era cordiale, calda e rilassata. Si parlava di tutto mentre in silenzio si rifletteva sugli altri.

Marco osservava con interesse i due nuovi acquisti, perché gli sembravano che si fossero ben integrati nel gruppo che si stava allargando.

«Betta ha il viso quasi inespressivo con quegli occhi castano scuri e i capelli setosi e lisci, quasi corvini che non ravvivano il volto chiaro e minuto. Però mostra una certa competenza sulle opere d’arte e ha una vasta cultura generale di base su una molteplicità di argomenti differenti tra loro. Nonostante a volte paia estraniarsi dalla conversazione con la mente, che vaga non si sa dove, rimane sempre vigile e pronta a rispondere o inserirsi nei discorsi con proprietà e padronanza. Mi hanno detto che lavora in un laboratorio di restauri ma per il momento non ne ha fatto cenno. Aspetterà probabilmente il momento opportuno per parlarne».

Il padrone di casa la scrutava non osservato, mentre mangiava composta al fianco di Giacomo.

Analogamente Eva guardava tra una forchettata e l’altra Mattia che era il dirimpettaio di Betta, esattamente come lei stava di fronte a Marco.

«E’ un bel ragazzo, estroverso e ciarliero. Pare tosto e pragmatico nelle risposte. Pochi grilli per la testa ma concreti. E’ un buon conversatore e molto attento a quello che ognuno di noi dice. Parla ma mai fuori luogo, facendo attenzione alle parole che escono dalla bocca. Forse non è appariscente ma riesce imporre con naturalezza la sua propensione a essere leader. Non so se riuscirà a legare con Laura ma forse si potrebbero vedere delle scintille».

Ragazzi” esordì Laura calamitando l’attenzione di tutti. “Dopo tante chiacchiere piacevoli e interessanti, credo che sia giunto il momento di parlare del Borgo e nel nostro progetto”.

Nessuno mosse obiezioni salvo Eva, che lanciò una proposta.

Che ne dite di trasferirci in sala sul divano con una tazzina di caffè fumante davanti e un liquorino per chiudere degnamente il pranzo?” disse muovendo circolarmente gli occhi per cogliere le espressioni degli altri.

Niente dolce?” domandò Marco quasi deluso.

Si, golosone!” replicò Eva. “Ricapitolando. Una fetta di torta delle rose per tutti, un caffè nero bollente e una bottiglia di nocino come digestivo. E adesso tutti di là!”

Poi rivolgendosi al suo compagno gli disse “Tu resti con me a fare il cameriere. Del Borgo ne parliamo quando ci siamo tutti”.

Quando torta, caffè e la bottiglia di nocino furono di fronte a ciascuno di loro, si cominciò a parlare del progetto.

Dovete sapere” cominciò Laura “ che il Borgo qualche notte fa mi è apparso come un Trollo di corteccia. Non l’avevo riconosciuto e lui c’è rimasto male”

Un trollo?” domandò Eva con la bocca piena tanto che quasi soffocò per un boccone che stava andando di traverso.

Sì, un trollo o almeno così mi è apparso. Come facevo a riconoscerlo travestito in questa maniera singolare?” si giustificò la ragazza.

Giacomo che sapeva già tutto annuì per conferma.

Mattia continuò a raccogliere le briciole della torta dal piatto come se fosse disinteressato al racconto della ragazza.

Ne vuoi un’altra fetta?” gli chiese Eva, che aveva notato l’armeggiare del ragazzo per disinnescare possibili reazioni di Laura.

Grazie, molto volentieri. E’ veramente squisita. E’ tipica di Modena? Non la conoscevo”.

Sì, anche se in realtà non è il dolce tipico modenese, che è il bensone. La Pasticciera San Biagio la produce in maniera sublime. Poi vi racconto come è nata” replicò alzandosi per andare a tagliare un’altra fetta. “Altri che vogliono il bis?”

Io” disse Marco timidamente mostrando l’indice.

Non ce ne era bisogno, perché so che ne sei ghiotto”.

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Dunque. Dicevi, Laura che il Borgo ti è apparso all’improvviso sotto false sembianze …” cominciò Marco dopo la breve interruzione, usando un tono neutro nella voce.

Mi sembra che sia un po’ ironico” sussurrò Betta nell’orecchio di Giacomo, che annuì per conferma.

Ma come poteva riconoscerlo? Un trollo di corteccia!” giunse in soccorso Mattia prima che la ragazza potesse replicare. “Sfido chiunque a capire che sotto quelle sembianze si celasse il Borgo! Cosa ti ha detto?”

Le prese una mano, perché aveva percepito che si stava innervosendo.

Nulla. Semplicemente è svanito” disse contrariata.

Poi non è più riapparso?”

No. Sembrava infastidito da questo mancato riconoscimento” ammise delusa.

Mattia tra un boccone di torta e un sorso di nocino disse: “E se l’andiamo a trovare, forse diventa più amico”.

Non è il periodo migliore questo. Ci dovrebbero essere diversi giorni di sereno” mormorò Giacomo in un sussurro quasi impercettibile.

Beh! Se il detto non mente tra qualche giorno dovrebbe esserci l’estate di San Martino”.

Laura si sentì rinfrancata per l’aiuto di Mattia e riacquistò il sorriso.

Potrebbe essere un’idea” soggiunse.

Siamo tutti d’accordo?” domandò Mattia.

Io ci sto” disse Betta sollevando il braccio. “Una bella occasione per capire lo stato delle pitture della chiesa. Così posso organizzarmi per il loro restauro”.

«Ecco che sorniona avanza la sua candidatura a restauratrice del Borgo” pensò Marco, trasmettendo con gli occhi il suo pensiero a Eva, che accennò col capo di aver compreso il messaggio.

Lavori per un laboratorio di restauri?” le chiese Laura incuriosita.

Sì”.

Che bello! Abbiamo l’architetto e la restauratrice. Il fotografo ufficiale. E tu Mattia cosa sai fare?” esclamò sorridente la ragazza.

Nulla o tutto” rispose scanzonato. “Porto in dote con Giacomo serramenti metallici e impianti elettrici”.

Tutti risero alla battuta del ragazzo, che continuava a mangiare a piccoli bocconi la torta come se volesse farla durare più a lungo.

Però prima di ascoltare cosa ci deve dire ancora Laura, vorrei ascoltare la storia della torta” disse Eva.

La leggenda narra che Gabriele D’Annunzio era solito regalare rose alle sue amanti. Un giorno, un forte gelo colpì il suo giardino, bruciandole tutte. Allora pensò di recarsi da un fornaio per commissionargli un qualcosa che assomigliasse al fiore preferito. Gli ordinò di creare un panettone con le sembianze di una rosa. Da quel giorno, questo stupendo dolce andò a sostituire per sempre le rose prendendo il nome di ‘Panettone delle Rose’”.

La ragazza fece una breve pausa prima di riprendere il discorso.

La Pasticceria San Biagio, un’istituzione di Modena in fatto di dolci e altre specialità, decise di produrla secondo la ricetta tipica Lombarda (Lago di Garda) con alcune rivisitazioni, per migliorarne il gusto. E’ una torta unica nel suo genere, inspiegabile nel suo sapore unico, molto delicato. Nel corso degli anni è divenuta la specialità più ricercata della pasticceria. Marco ne va matto e la vuole sempre ogni domenica”.

Mi sa che prima di ripartire faccio un giro dalle parti della pasticceria. Dista molto di qui?”

No, no!” rispose ridendo Eva. “Solo un centinaio di metri”.

Tornando al nostro Borgo, che pare un po’ permaloso” disse Marco. “Organizzi tu la spedizione?” aggiunse rivolgendosi a Laura, che fece sì col capo.

Altre novità?” domandò il padrone di casa.

Sì” rispose Giacomo. “Oltre ai materiali che accennava Mattia, ho trovato una ditta di legnami di Ferrara, che ci fornisce una parte di legno gratuita, come sponsorizzazione, e il resto a condizioni di favore. Ha detto di essere disponibile anche al trasporto in loco”.

Grandioso!” esclamò Marco. “Penso che il progetto stia progredendo molto bene”.

Ci sarebbero altri quattro persone, due ragazzi e due ragazze disponibili a entrare in pianta stabile nel gruppo. Hanno detto che possono essere a disposizione per tutti i week end e per le ferie di agosto. Non ho ancora detto di sì, perché volevo sentire la vostra opinione”.

Si accese un’animata discussione su queste quattro persone, finché venne data via libera.

Parte del pomeriggio era ormai svanita ma non la loro voglia di condividere il progetto del Borgo.

Ex casa di Modena soffitto tinello

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Il Borgo – Capitolo 26

Ex casa di Modena pavimeto sala

Laura si infilò nuovamente sotto le coperte dopo il breve scambio di battute con sua madre nella speranza che il Trollo di corteccia riapparisse nella sua mente.

Aspettò invano, perché quell’apparizione non solo tardava a venire ma proprio non aveva nessuna intenzione di mostrarsi.

Delusa si alzò e aprì la finestra della sua camera, sperando che almeno la giornata fosse soleggiata ma vide con delusione che era grigia di una nebbiolina umida e sporca.

Nemmeno il tempo mi aiuta” disse a bassa voce, richiudendo il vetro.

Accese il PC per controllare la posta e la pagina di Facebook, quando udì la voce della madre.

Laura, il caffè è pronto!”

Ha un udito più fine di un indiano” pensò la ragazza. “Sente attraverso le pareti e le porte chiuse tutto quello che faccio o dico”.

Sbuffando, aprì la porta e si avviò verso la cucina.

Arrivo mamma”.

Non aveva messo ancora il piede dentro la cucina che le disse: “Vuoi una brioche fresca o una fetta con la marmellata?”

Laura era arrabbiata con se stessa, perché non aveva riconosciuto il Borgo durante il sogno, e rispose sgarbatamente.

Solo una tazza di caffè”.

Sei sicura?” le domandò dolcemente Emma. “Con chi parlavi stanotte?” E le porse la tazzina fumante.

Uffa, mamma! Te l’ho già detto! Con nessuno!”

La donna scosse il capo come per dire «non me la dai da bere» e cambiò discorso.

Grazie, mamma” disse la ragazza, mentre si avviava a tornare nella sua camera.

«Un’altra giornata sprecata» brontolò fra sé e sé, sedendosi a leggere la posta arrivata. «Se ci fosse almeno Giacomo, potrei fare qualche chiacchiera. Ma ne avrà ancora voglia?»

La mente era distratta da mille pensieri, mentre faticava a concentrarsi su quello che leggeva. Provò a memorizzare quello che le avevano scritto un paio di ragazzi, disponibili a entrare nel gruppo in maniera fissa. Però non ne era convinta pienamente, perché preferiva che fossero poche persone a prendere le decisioni. Ne avrebbe discusso sabato prossimo a Modena da Eva e Marco, mentre sperava che Giacomo facesse tappa a Bologna per fare il viaggio insieme.

Scosse il capo come per scacciare pensieri fastidiosi.

Giacomo arrivò presto il sabato dell’incontro, scortato da una ragazza per nulla timida o impacciata, che rapidamente si sistemò sul sedile posteriore dietro il guidatore.

Betta” disse quando Laura aprì la portiera, lato passeggero.

Laura” rispose meccanicamente, osservandola con attenzione.

«E’ questa dunque la restauratrice» pensò con atteggiamento neutro, scrutandola in viso. Rifletté che aveva sbagliato nel cedere alle insistenze del ragazzo, che chiedeva di far conoscere di persona i due nuovi acquisti. «Una l’ho già conosciuta e non mi pare un granché. A dire il vero quel viso triste mi dà un po’ sui nervi. Speriamo che l’altro sia meglio».

Giacomo passò da piazza XX settembre per recuperare Mattia che li stava aspettando paziente.

Ciao” disse sedendosi accanto a Betta con un sorriso cordiale e franco. “Tu sei Laura?” chiese allungando la mano verso la ragazza accanto all’amico.

Si” rispose sorpresa la ragazza, che si interrogava come l’avesse individuata a colpo sicuro senza averla mai vista prima di questo momento. Osservandolo bene, doveva ammettere che era un bel ragazzo: più alto di Giacomo, con un viso che sprizzava simpatia attraverso gli occhi verdi venati di grigio. Si rilassò un poco perché tutto sommato non era disprezzabile né come persona né come personalità. «Almeno uno dei due non è un musone».

E tu sei Betta” le domandò, sicuro di non sbagliare.

E certo! Se lei è Laura, io non posso essere che Betta!” replicò divertita. “Allora tu sei il celebre Mattia, amico, tutore e collega del nostro Giacomo. O ho confuso le persone?”

No, no!” replicò ridendo. Il clima teso si era un po’ stemperato con queste battute apparente sciocche ma leggere e divertenti.

Dopo un viaggio di circa un’ora Giacomo trovò un posto in piazza Roma a Modena, proprio nel momento nel quale un altro automobilista se ne stava andando senza dover faticare o attenderne uno libero.

Che culo, Giacomo!” disse Mattia. “Sempre così coi posteggi? Io non ci provo nemmeno, perché se ne trovo uno, alla fine mi litigo e lascio perdere”.

Certo. Mai avuto problemi! Arrivo io e zac! uno mi lascia il suo posto su un piatto d’argento!” rispose sorridendo durante la manovra di parcheggio.

Riempito il parchimetro di monetine, perché la sosta sarebbe stata lunga una giornata, il ragazzo si mosse come se conoscesse dove dovevano andare. “Piazza Mazzini dovrebbe essere poco distante, almeno secondo la mappa di Google” disse incamminandosi verso una via porticata e stretta.

Tutti lo seguirono senza porsi il problema se la strada era quella giusta, chiacchierando animatamente tra loro. Ben presto sbucarono in una piazza dominata da un gigantesco ginkgo biloba tutto giallo per l’autunno e da due maestose magnolie dalle lucide foglie verdi. Un bel sole illuminava quello spiazzo rettangolare a due passi dalla Ghirlandina, che svettava incappucciata per i restauri.

Fare il fotografo rende” osservò Giacomo per la posizione centralissima dove abitava Marco.

Altro che fare l’ingegnere a Sasso per 1200 euro al mese” continuò Mattia, mentre salivano la rampa di scale in ardesia grigia per arrivare al primo piano. L’edificio appariva signorile e ben restaurato come lasciava intuire la bella facciata in stile liberty floreale.

Un Oh! di meraviglia sfuggì dalle labbra delle due ragazze quando furono sulla soglia dell’appartamento, dove le stava attendendo Eva.

E’ tutto tuo?” chiese curiosa e stupita Laura, facendo passare lo sguardo prima sullo splendido pavimento in mosaico veneziano con uno splendido disegno centrale e poi sul soffitto affrescato con un paesaggio invernale dai toni scuri. “Ma è enorme questa stanza! E quanto è alto il soffitto!” Gli occhi continuavano a perlustrare la camera, scoprendo sempre nuovi sussurri di stupore. Uno splendido caminetto in marmo bianco campeggiava proprio di fronte a loro e due portali in oro zecchino incorniciavano due porte una a destra e una sinistra.

Betta, dopo il primo momento di sorpresa, rimase sull’ingresso per osservare con cura sia pavimento che soffitto. “E’ stupendo!” disse riacquistando la voce.

Entrate” sollecitò Eva, facendo gli onori di casa. “Marco arriva subito. E’ sotto nel laboratorio. Doveva sviluppare con urgenza una serie di fotografie”.

Giacomo non proferì parola, mentre osservava con interesse tutto, arredi compresi. «Accidenti! E’ un colpo d’occhio magnifico, arredato con gusto mescolando pezzi d’antiquariato con altri moderni. Un connubio perfetto. Senza dubbio ha una grande sensibilità oltre a una disponibilità economica che vorrei avere anch’io» rifletteva mentre entrava. Immediatamente i suoi pensieri corsero al confronto impietoso con la sua casa di Ferrara. Un raffronto crudele perché pur essendo confortevole non poteva reggere il paragone.

Mattia si lasciò sfuggire un fischio di ammirazione, seguendo deciso gli altri senza profferire una parola.

Eva li condusse nella sala adiacente meno ampia ma ugualmente bella sia nel pavimento sia nel soffitto affrescato con colori meno scuri dell’altra. La parete di fronte alla porta era ricoperta da una libreria piena di libri sotto la quale stava un tavolo chiaro ingombro di carte e altri oggetti, tra i quali emergeva un portatile. Dirimpetto c’era un tavolo di acciaio e cristallo di dimensioni generose.

Questa è la zona giorno. Di là” disse indicando con la testa. “c’è la cucina, un po’ stretta a dire il vero ma tutto sommato confortevole”. “Questa stanza la chiamiamo la stanza delle musica” aggiunse sollevando lo sguardo verso il soffitto dove comparivano dei putti suonatori. “Per la particolare acustica che fa apprezzare le note musicali”.

Betta continuava a osservare alternativamente soffitto e pavimento senza dire nulla, perché li trovava veramente stupendi e degni di ammirazione.

Diamine ma queste due stanze da sole saranno grandi quasi come la casa dei miei genitori” sbottò Laura ammirata.

Prima di offrirvi qualcosa, completiamo il giro della casa visitando la zona notte” concluse Eva. “Non aspettatevi niente di paragonabile con queste due. Stanze e arredi del tutto normali”.

Terminata la ricognizione dell’appartamento e preso un caffè, sentirono la voce di Marco attraverso un sistema di comunicazione interna.

Mi dovrete scusare ma devo stampare con una certa urgenza una serie di fotografie che mi porteranno via un’oretta circa. Eva” disse rivolgendosi alla sua compagna. “nel frattempo guida i nostri amici nella visita del centro di Modena. Ci vediamo qui per le undici. Per quell’ora conto di aver terminato e di farvi compagnia”.

Come una scolaresca in gita premio si aggirano per il centro visitando la Cattedrale e i numerosi negozi, dopo una breve sosta al Caffè Concerto in piazza Grande per una breve colazione.

Laura e Eva sembravano i carabinieri di scorta a Mattia, mentre Giacomo conversava con Betta.

Si preannunciava una bella giornata.

Ex casa di Modena soffitto tinello

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