Laura partì con le due nuove arrivate, Alba e Teresa per Castel del Rio, dove le attendeva Mattia. Eva e Marco non furono contattati, perché ricordò che erano in viaggio per l’Italia. “Quindi è inutile sprecare tempo per sentirsi dire «No, grazie. Non ce la facciamo»”. Lorenzo e Matteo come supponeva ringraziarono con un «no» causa impegni di lavoro e lontananza e promisero che sarebbero venuti la prossima volta. Betta non la chiamò. “Ci pensa Giacomo!” disse mentre lo chiamava via Skype. La risposta la mise di malumore, perché contava molto su di lui ma il ragazzo declinò l’invito, adducendo come pretesto un impegno inderogabile, assunto qualche settimana prima. Ovviamente non specificò che questo aveva un nome e cognome: Elisabetta Marchi, e una destinazione: un fine settimana a Roma per visitare la mostra del Caravaggio alle Scuderie del Quirinale.
“Mi spiace tantissimo, ma non posso farvi compagnia” disse, mentendo sui motivi, che lasciò vaghi e nebulosi. “Averlo saputo una settimana fa … Sarà per la prossima volta” tagliò corto.
In realtà poteva tranquillamente rimandare di sette giorni, perché non aveva ancora perfezionato nessuna prenotazione. La vera causa era diversa: non era d’accordo sulla scelta del momento, che giudicava prematuro. Dopo un inverno duro e il tempo instabile di quella primavera che non si decideva di virare al bello stabile era un autentico azzardo salire al Borgo e lui non voleva rischiare. «Ci saranno tanti week end da passare lassù. Ci stancheremo ma sabato mi sembra troppo presto. E’ solo una voglia di Laura» rifletteva mentre chiudeva la conversazione.
“Il fiume sarà in piena e attraversarlo su quel ponticello mi sembra volersi cacciare nei guai. La salita non sarà in condizioni ottimali. Non lo è mai, nemmeno col sole estivo, figuriamoci dopo un inverno di neve e pioggia. E poi quello sgarbo di non contattare Betta non me lo aspettavo” si disse con un pizzico di amaro in bocca.
Giacomo e Betta il venerdì sera anziché prendere il consueto treno dei pendolari, si sedettero comodi sul Frecciarossa diretto a Termini. In poco più di due ore sarebbero arrivati a destinazione. Era la prima volta che trascorrevano due giorni e due notti insieme. Emozionati come scolaretti al primo giorno di scuola, si tenevano per mano e chiacchieravano del programma delle prossime ore.
“Arrivati” disse il ragazzo. “Scarichiamo il bagaglio all’Hotel Villa delle Rose. E’ un po’ defilato ma non troppo. Vedrai. Merita. Poi andiamo verso il centro per mangiare qualcosa”.
“Non sarà troppo tardi?” chiese la ragazza, pensando che alle dieci non fosse il caso di andare a passeggio per Roma e chissà se qualche locale era ancora aperto.
“No, no! E’ venerdì sera e c’è tantissima gente in giro”.
“Come fai a saperlo? Leggo di rapine, stupri, ..” replicò con un pizzico di apprensione.
“Tutte le volte che vado a Roma …” .
“Ma quante volte?” gli domandò un po’ più rinfrancata.
“Una volta. Cinque anni fa come premio per la maturità!” le rispose con un candido sorriso.
“Sei il solito sbruffone!” e gli rifilò un buffetto sulla guancia.
“E tu sei un’adorabile ansiosa” e la baciò sulle labbra.
Betta divenne rosso fuoco, lei che era pallida per natura.
“Diamo spettacolo! Tutti ci osservano”.
“Che guardino! Non siamo una bella coppia?”
Il treno era ormai in vista di Stazione Termini e cominciava a rallentare.
“Prepariamoci a scendere” le disse il ragazzo, mentre prendeva i bagagli.
“Sai dov’è?” gli domandò incerta e preoccupata. Era la prima volta che arrivava nella Città Eterna.
“Sì. Cinque minuti e ci siamo. Spalle alla stazione verso destra. Attraversata via Marsala, prendiamo via Vicenza e in centocinquanta metri siamo all’hotel”.
Come aveva detto, in cinque minuti erano alla reception.
“Wow!” esclamò entusiasta Betta vedendo l’ingresso.
“Elisabetta Marchi e Giacomo Corsi. Abbiamo una stanza doppia prenotata per due notti” disse il ragazzo al banco della ricezione.
La receptionist controllò e poi disse con voce piatta e professionale: “Stanza 32. Una matrimoniale con doccia e vista sul giardino interno”.
Fece loro un gran sorriso di furtiva compiacenza, mentre consegnava la chiave e augurava un tranquillo soggiorno.
Betta deglutì, diventando ancor più bianca.
Laura era alquanto ingrugnita. “Queste sono delle piattole! Sono capaci di parlare solo di ragazzi da prendere e lasciare a stretto giro di posta, di parlare male delle amiche… Ma saranno poi amiche? Di shopping e discoteca. Ci mancano le canne e poi abbiamo fatto il pieno”.
“Laura” disse all’improvviso Teresa. “E’ un vero borgo abbandonato?”
La ragazza trattenne a stento un urlaccio e di fermarsi istantaneamente per scaricarle sul ciglio della strada.
“Perché dubiti?” le rispose fulminandola con lo sguardo. “Pensi che vi abbia preso per il culo?”
“No, no” si affrettò a precisare. “Solo che cercando con Google trovo solo un Castiglioncello in Toscana, località turistica”.
“Ce ne sono due. Questa è quella sfigata, perché è rimasta abbandonata dagli uomini”.
Laura si chiuse in silenzio senza lasciarsi coinvolgere dalle loro chiacchiere, lasciando parlottare le due ragazze. Avrebbe voluto che ci fosse Giacomo al loro posto ma quella streghetta di Betta glielo aveva requisito.
«Sento una punta di gelosia .. Solo una punta? Direi che sono gelosa! Ma è stata colpa mia. Quella sciacquetta …zac! E me l’ha fregato. Ora lo comanda a bacchetta. Si è offesa perché non l’ho chiamata e così si è inventata una scusa del piffero per bloccarlo e non farlo venire».
Erano finalmente arrivati a Castel del Rio, dove avrebbe trovato Mattia ad aspettarle, mettendo fine al supplizio del viaggio.
“Ciao” le disse baciandola sulla bocca. “Queste sono le nuove compagne d’avventura?”
“Sì. Lei è Alba” gli disse indicandogli una brunetta un po’ formosa, non troppo alta.
“L’altra è Teresa” aggiunse il ragazzo, abbracciandola.
Laura lo guardò storto, perché non aveva nessuna intenzione a farselo soffiare da quelle due poppanti. La ragazza dall’alto dei suoi quasi ventidue anni le giudicava ancora bambine acerbe, anche se una ne aveva diciannove e l’altra venti. Lei si sentiva matura e adulta, pronta a spiccare il volo. “Ma dove?” si chiese, mentre si stringeva al ragazzo.
“Salgo con voi” disse Mattia, accomodandosi dietro Laura. “Ho trovato un bel posto per l’auto e non ho intenzione di lasciarmelo sfuggire”.
Il ragazzo osservò le nuove reclute. Non gli sembravano un granché né fisicamente né da altri punti di vista.
“La prima impressione non è positiva. Non ho capito perché Laura abbia detto loro di sì. Mi sembrano un po’ farfallone e alquanto schiocchine. Speriamo che abbia sbagliato giudizio”.
Il breve tragitto da Castel del Rio a Moraduccio si consumò in fretta e in silenzio.
Arrivati allo stradello che portava al parcheggio sul greto del Santerno. lo trovarono sbarrato con un gran cartello ‘PERICOLO’.
//