Oggi 25 aprile, giorno che commemora la fine della guerra e un’Italia libera, Eletta senso per il consueto gioco del lunedì l’ha dedicata proprio a questo.
Su Caffè Letterario è stata pubblicata da poco la nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse.
Per chi fosse pigro la riporto anche qui. Buona lettura.
La strega Ampfel ha una strega per capello e la capigliatura è piuttosto folta. Quindi… Se la prende con il drago Michele che non è riuscito a portare a termine il progetto pianificato con cura. “Eppure conosceva i dettagli. Doveva intimidirla e io fare l’esorcismo zumba cadum per trasformarla in guscio vuoto. Mi sono fidata di un inetto”.
Il nerd di montagna trattiene il fiato perché l’ira che cova dentro incenerirebbe l’intero mondo se per caso aprisse la bocca.
In silenzio tornano ai monti innevati ognuno chiuso nei suoi pensieri.
Il drago Michele riflette che è stato preso in giro da una donna e questo gli ruga assai. Immagina gli sberleffi degli altri draghi. In particolare di Drago Mario, quello che odia con tutte le sue forze. Ricorda nitide le parole della strega Ampfel. «Devi spaventare la donna. Al resto penso io». Però è andata in modo diverso rispetto a quello concordato. “Mi ha preso per i fondelli… Eppure secondo la strega Ampfel era una facile preda. Sarà…”. Scuote il capo con vigore mentre calcia stizzoso un sasso che trova sul suo cammino.
La strega Ampfel è furiosa e al tempo stesso perplessa e preoccupata. Ha trovato strana l’atmosfera nella Caverna del Pozzo Maledetto. Spirava un’aura non amichevole. Percepiva pericoli che non vedeva. Però il comportamento della capitana delle dragonesse a cavallo è stato atipico, a tratti imprevedibile con quel alternare finte paure a mosse audaci. A mente fredda adesso gli appare come se sapesse in anticipo le loro mosse. “È come se ci leggesse i pensieri per aggiustare il comportamento da tenere”. Ricorda di averla frugata nella mente diverse volte senza risultati pratici: solo vuoto e basta. Però c’era anche qualcosa nell’aria che la minacciava da vicino. “Cosa?” Non è riuscita a comprenderlo. “C’eravamo solo noi tre ma l’avvertimento era palese. Una quarta persona? Non poteva essere invisibile e sfuggire alle mie ricerche”. Tuttavia il tarlo lavora perché la capitana era troppo sicura di sé nell’affrontarli. “Il compagno?” Scuote la testa mentre imbocca il sentiero presidiato dai nerd di montagna che si spostano di lato per farli passare. “Lui non si è mai visto né prima né dopo. Nessun odore umano ma solo di selvatici. Eppure…”.
Lei prende la via di destra che la conduce alla sua abitazione immersa nella neve. Ad accoglierla c’è l’apprendista strega Rotapfel che prende il mantello e gli stivali di cuoio ballerino.
«Non ho fame» brontola la strega Ampfel gettandosi sul divano rosso.
“Se stamattina avrei mangiato un intero bue, adesso lo stomaco ha chiuso bottega e non vuole nulla. Quella donna mi ha tolto l’appetito”. Incrocia le braccia, abbracciandosi, e tenta di distendere la fronte aggrottata per il pensiero fisso della minaccia.
«Non mi sembra che quell’uomo conosca magie o pozioni da rendersi invisibili. Le mie spie al Castello dicono che sia un abile falegname e basta. Poi è sufficiente vederlo con quella mano di legno per capirlo. Eppure…». Borbotta a mezza voce chiudendo l’occhio sinistro. “E se avesse avuto delle imbeccate? Ma da chi? I miei informatori negano la presenza di persone in grado di produrre magie o preparare pozioni…”. La parola pozione le risveglia qualcosa nella mente. Esistono pozioni in grado di trasformare una persona e renderla irriconoscibile o invisibile. “Se fosse vero…” riflette sull’ultima ipotesi, “vuol dire che esistono delle persone che conoscono i segreti dei fiori e delle piante. E sono sfuggiti alle mie spie”.
Adesso è troppo stanca per attivarsi e chiude gli occhi. Sogna o meglio ha degli incubi. La capitana la imprigiona nelle segrete del Castello in una cella senza finestre. Il compagno senza viso passa indenne attraverso i loro controlli e riporta al Castello le ragazze prigioniere. Si sveglia in un lago di sudore. Sa d’aver visto il futuro e questo le mette terrore e ansia.
«Rotapfel!» Urla in preda al panico. «Preparami un bagno caldissimo!»
Mentre la strega Ampfel è terrorizzata dal suo futuro, il drago Michele rimugina su tutti gli eventi. Sono molte le stonature che trova. “Quando ho incontrato la capitana, lei conosceva molto di me. Sgrunt!” e un fiotto di aria incandescente esce dalla bocca e dal naso.
Un broccato rosso va in cenere. «Devo fare attenzione» mormora osservando il piccolo disastro combinato. “Dovrò ricomprarne un altro uguale se lo trovo e questo era pregiatissimo. Un bel fiotto di schei di montagna mi è costata la mia ira”.
Si siede sulla poltrona di pelle conciata nell’angolo sinistro della stanza per calmare l’agitazione interna. “Altrimenti brucio tutto”. Prova a riflettere sull’incontro della mattina. “Anomalo” è la risposta. “La capitana delle dragonesse a cavallo ha finto molto ed è stata sincera molto meno”. Sorride perché la speranza che avesse collaborato di sua spontanea volontà non è stata tra le opzioni disponibili. Però ricorda che a pelle il suo comportamento l’ha indispettito più di una volta. Un lampo. «Quella mano sinistra sempre dentro la salopette non mi ha fatto scattare nessun avvertimento ma ora appare sospetto. Che tenesse un amuleto? O cosa?»
Scuote la testa ma trattiene il fiato per non provocare altri danni. La sua casa è piena di bruciature e il mucchietto di cenere rossa glielo ricorda. Arriva alla conclusione che, se è arrivata tranquilla, vuol dire che non li temeva. È stata troppo sicura di sé per lasciarsi intimorire e di certo ha tenuto dentro la salopette un qualcosa che le ha dato facoltà superiori alle loro. “Ne devo parlare con la strega Ampfel ma ora non è il momento propizio”.
Al lunedì Elettasenso promuove un gioco linguistico e come tale spinge le persone a trovare parole per comporre qualcosa di sensato. Oggi è di turno la Primavera e la lettera P.
«Peccato per i petali della petunia perché non piove da prima di Pasqua».
«Panzane!» Proferisce Pietro picchiettando sul piano con la punta della penna. «Piove, piove! Da…».
Poi pacatosi, prende la paletta e la pianta con padronanza.
«Pace?» Pronuncia Paola con la pisside per pacificare Pietro e Pierluigi. «Tra poco pioverà sul nostro paese. Parola di Padreterno».
Elettasenso ha proposto di vivacizzare il gioco del lunedì con giochi di colori a patto che questi non contengano la U.
Che bello! La primavera porta un verde smeraldo diverso da prato a prato. Il cromatismo del piano dal marrone invernale si trasforma in un verde chiaro che diventa più intenso col passare dei giorni. Poi si riempe di fiori rossi,gialli, cobalto. Violette dalle sfumature intense viola si mescolano con le prataiole bianche.
Alice senza niente osserva il giardino che dalla finestra della sua camera mostra il suo splendore. Indossa un vestito rosa pastello e si sdraia sulla coperta celadon e magenta. Una macchia di colore gradevole nell’ambiente bianco avorio delle pareti insieme al pavimento marrone chiaro che mostra venature ottone antico.
Sua sorella Rosa si vezzeggia davanti allo specchio col vestito vaporoso color pervinca e albicocca. La chioma rosso tiziano occhieggia sul viso dall’incarnato color salmone.
«Quando usciamo?» Chiede la sorella desiderosa di mostrarsi a tutti nel pomeriggio con un cielo luminoso di celeste intenso e piccoli sbuffi di nuvole bianche.
«Tra un ora e sarà un tramonto spettacolare. Rosso, arancio con sfumature di nero col sole rosso sangue».
Rosa alza le spalle e passa nella stanza accanto: il color aragosta predomina sulla terra di siena del pavimento.
Elettasenso ha proposto il gioco del metagramma. In cosa consiste? Un testo in cui siano presenti parole che variano dalla precedente per una sola lettera: consonante o vocale.
Io ho barato un poco, piccola licenza di variazione. Comunque ecco il mio testo.
La canna del gas sprizza la panna. Con la penna pensa Clotilde: come si penta Genoveffa con la menta in bocca.
Canta cunta la Sunta, bimba. Munta la mucca, monta la ricotta morta. La coperta corta è certa di avere Berta.
In realtà la reale sequenza doveva essere questa
Menta penta pensa penna panna canna canta cunta sunta munta monta morta corta certa berta
Elettasenso propone per il gioco linguistico del lunedì qualcosa che in questo momento non c’è: PACE.
PACE
Tautogramma
Perché piovono proiettili? Proviamo pacifici pensieri, pensiamo a petali di pace piuttosto che a prepotenze. Potenti ponete pacatezza. Proiettate la personificazione della pazienza. Prendiamoci per passeggiare in pace.
Oggi, in realtà era ieri lunedì, Elettasenso propone il consueto gioco. Un tautogramma in F come febbrile.
Non potevo resistere ed ecco quello che ho composto.
Fascicolo a fogli, fresco di figure, forma una fisarmonica di fisionomie. Fedele fissa la foglia fermata fra la finestra. Fischietta felice fremendo per le fattezze del fisico formoso di Filippa sul frontespizio. Febbrile fa filtrare un filo del fulgore del fanale di fronte. ‘Forza! Finalmente finiamo i fiori di fiordaliso. Firmo e filo a Ferrara!’
Fedele fischia furioso ma Fausto felino ferisce.
Finisce la favola della F.
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