Yelling Rose ha scritto parole e musica per auspicare pace e amore contro i tanti conflitti che ci stanno affliggendo.
Riporto la traduzione del post
Ciao a tutti, Ho visto che noi persone comuni abbiamo una sola arma da usare contro le macchine da guerra e l’odio, che ci sta dilaniando. È amore. Sogno che tutto il mondo faccia qualcosa insieme. Potremmo stare fermi per un minuto contemporaneamente nel mondo e cantare qualche melodia. Ne ho scritto uno. Anche se avrò finito il lavoro, lo manderò qui.
L’idea di quella canzone è che il mondo dà così tanto amore al signor Biden che lui si sente malissimo e pensa a qualcosa di diverso dallo sganciare bombe sul mondo. Se mantiene viva questa strategia, lo porterà a una situazione in cui dovrà usare sempre più armi. Ho appena letto che ha chiesto la chiusura di una piattaforma di social media. Non so se questo sia vero, ma il controllo si sta diffondendo nel mondo occidentale come è già successo in Russia.
Se qualche motivo mi impedisce di finire questa canzone, spero che qualcuno di voi la canterà e vi aggiungerà un paio di strofe. Sto per scrivere dell’odio che gli ebrei hanno sperimentato nel mondo e di come quell’odio li tenga sempre all’erta. Quando gli Stati Uniti danno agli ebrei armi invece di forza fisica, il treno dell’odio continua a correre. Questi eventi non saranno adatti all’umanità. Tutte queste sciocchezze ci torneranno in qualche modo, prima o poi, e l’odio è ancora più significativo di quanto lo sia oggi.
Il terzo versetto, se mai arriverò così lontano, dirà che anche gli arabi devono partecipare alla semina dell’amore nei campi umani. Nella Bibbia, Corano e Torah parlano dell’importanza di diffondere l’amore. Non chiedono alle persone di uccidersi, e tuttavia tutte le parti cercano di trovare giustificazione per le loro azioni da questi libri.
e queste sono le parole della canzone scritta da Yelling Rosa
La vita ci dà lo scudo coraggioso
La vita Che vive in ognuno di noi Cerchiamo di essere forti E proteggere Tutti Tu hai scelto Vivere con.
Adesso un potere pazzesco Questo non gli piace Tu sarai quello giusto Chi dona lo spirito Prova ad annullare Le tue decisioni. Loro vogliono Siate i re della terra interpretare gli eroi, Anche tu potresti distruggerli Come se fossero bambole di carta.
È un post atipico, inusuale rispetto a quello che scrivo di norma. Chi si annoia a parlare di green pass è esentato dal proseguire la lettura.
Il green pass è un’autentica trappola per topi che creerà seri problemi se non si modifica la natura. È il parto dell’orgasmo vaccinale che ha colpito i nostri governanti. In particolare non è inclusivo ma divisivo perché genera cittadini di serie A e di B. Sembra che le lancette dell’orologio si siano spostate all’indietro di cento anni, quando se non avevi la tessera del partito non potevi fare nulla. Mancano solo le purghe e poi abbiamo fatto bingo.
Anche per me dal venti agosto, al termine dei quattordici giorni dalla seconda dose, è operativo. Dopo mesi di riflessioni e incertezze mi sono vaccinato. Tutti i timori si sono rivelati infondati e non ho accusato il minimo malessere, nemmeno stanchezza o altro. Del green pass non me ne frega nulla e la vaccinazione non l’ho fatta per questo scopo. Anzi. Non lo userò salvo per una emergenza assoluta che al momento non riesco a quantificare. Allo stato attuale la carta sta in una custodia di plastica insieme ai documenti vaccinali. Il qrcode è confinato nell’app IO accessibile solo con lo spid che posso farlo unicamente a casa per il banale motivo che non ricordo la password di primo accesso. Niente credenziali niente accesso. Non ho neppure l’intenzione di ricordarle. Trasferirla tra le immagini? Non ci penso per nulla. Però non era questo l’argomento del post.
Il green pass è un documento a scadenza come patente o carta d’identità. Ha una non piccola differenza: la durata, solo nove mesi. Per chi è guarito dal COVID, mi pare, solo sei mesi. È rinnovabile, credo, con altre dosi di vaccino di cui non si sa nulla. Al momento solo chiacchiere.
Basta fare un piccolo conto e chi si è vaccinato in gennaio dal diciotto ottobre, come qualcuno ha già detto, è scoperto, nel senso che il documento è scaduto. Da quel momento sono a rischio, mi pare d’aver letto, due milioni di persone. Qualcuno può obiettare che a gennaio sono stati vaccinati gli over novanta che del green pass non importa nulla. Purtroppo insieme a loro ci sono operatori sanitari e delle RSA ovvero quelli che possono importare nelle strutture il virus o esportarlo all’esterno. Senza green pass non potrebbero operare in ospedali e RSA. Bel colpo che metterebbe in crisi queste strutture. Corriamo il rischio oppure li vacciniamo di nuovo? Poi Il rinnovo è ancora per nove mesi? Per quanto? E poi? Tante domande e tanti dubbi senza risposte certe o rassicuranti.
Col passare delle settimane da quella data a queste categorie professionali si aggiungono il personale scolastico, gli studenti, i lavoratori e la lista si allunga. Questo a regole invariate.
Qualcuno ha avuto la bella pensata di prorogare i nove mesi a dodici e così di seguito. Senza vaccinare nessuno. Una bella presa per i fondelli, visto che i nostri baldi governanti l’hanno sbandierata come l’arma risolutiva contro la pandemia.
I giorni passano e nessuno osa prendere posizione. Invece di fare il green pass all’amatriciana l’avessero lasciata con lo scopo originario, ovvero libera circolazione in Europa e altri paesi, tutto questo caos annunciato non ci sarebbe stato.
Attendiamo fiduciosi che il genio italico molto creativo risolva la questione. I giorni passano e nessuno fiata…
Ringrazio 31 persone che hanno scaricato l’ultima avventura di Puzzone. Il numero ha quasi del miracoloso visto che a parte l’annuncio di circa una settimana prima poi me ero scordato preso da altri mille pensieri.
Spero che piaccia, perché Puzzone vi saluta per l’ultima volta.
Come avevo scritto nel post di qualche giorno fa, vi propongo unn piccolo stralcia di un romanza che non esiste ancora di Sara Tricoli. Un testo che mi ha tenuto impegnato per diversi giorni ma che merita di essere letto.
Buona lettura
Sento le risate e le urla del gruppo di ragazzini che, poco distante da me, si tuffano dalla scogliera. Noto che c’è un trampolino che sporge e una scala attaccata alle rocce, per agevolare la risalita. Immagino sia stato predisposto appositamente per far divertire i bagnanti. Un uomo dirige i turni, indossa la tipica maglietta rossa con una scritta “STAFF” sulla schiena.
Guardo quei ragazzi per qualche minuto: sono in fila e aspettano impazienti di tuffarsi. Io non ricordo, ma devo averli osservati anche prima di addormentarmi perché li ho appena sognati. Ho viaggiato tutta la notte e sono frastornato, sento anche in bocca un gusto amaro, lo ignoro. Dubito di aver dormito molto, sicuramente per colpa delle loro urla che accompagnano ogni lancio nel vuoto.
Nonostante siano le cinque del mattino, la luce è già intensa.Sento una fitta all’occhio che è gonfio, regalino che mi ha lasciato il mio avversario, durante l’incontro dell’altra sera…
Torno a fissare senza troppo interesse i “tuffatori”, poi decido di provare a riposare quindi, mi lascio cadere sul lettino, quando qualcosa, o meglio qualcuno, cattura la mia attenzione. Ho chiuso gli occhi, ma la mia mente mi fa rivedere le immagini immagazzinate, come se fosse un replay.
In questi giorni oltre a leggere e commentare un testo di Sara Tricoli che richiede molta attenzione nella lettura, sto procedendo alla lettura di un testo di Stato Mentale, con un titolo provvisorio non ancora definito che io ho battezzato Aglaja.
Entrambi mi stanno prendendo e dedico loro ogni secondo libero. Oggi vi propongo questo stralcio, tra qualche giorno qualcosa dell’altro.
Di Aglaja ne conoscevo una versione a puntate che seguivo sul blog di Stato Mentale. Ovviamente questo sotto forma di libro è la bella copia di quello su wordpress.
Mi sono imbattuto in questo pezzo che vi sottopongo. Immagino che qualcuno, o forse molti, storceranno il naso ritenendolo blasfemo. Io invece la considero una bella riflessione che si può condividere oppure no al di là delle proprie convinzioni personali.
Ve lo sottopongo senza altre mie considerazioni.
Era parecchio che era in lite con i “piani alti” e il suo astio nei confronti del
“Principale”, così lei chiamava col suo elaborato e ironico linguaggio quello
strano Dio che le avevano presentato nell’infanzia, era progressivamente cresciuto
fino a raggiungere la più totale e radicale avversione verso ogni forma
religiosa istituzionalizzata e definita, verso ogni Divinità. Impossibile
credere a una qualsiasi Entità superiore a cui, questo era il pensiero di Aglaja,
conveniva non esistere piuttosto che essere un cinico sadico con la “sindrome
del castello di sabbia” che si dilettava a schiacciare le formichine che aveva
creato appositamente a questo scopo, ma soltanto dopo averne abbattuto i sogni,
i desideri e le aspirazioni che vi aveva instillato. Con tanti affettuosi saluti
a bontà e misericordia. Aglaja non poteva concepire una mentalità per la quale
Dio, in quanto buono, inviava disgrazie ed accidenti di vario genere ai suoi
fedeli, per quanto ligi e sinceri, al fine di metterli alla prova, di purificarli
per offrire così loro la vita eterna.
Tutto questo per Aglaja non aveva alcun senso logico. Mettere alla prova chi
già seguiva le regole del gioco, chi già era di fatto “degno” del premio
rasentava la totale illogicità, era assurdo. Se le disgrazie fossero capitate
solo agli “infedeli”, ai peccatori, sarebbe stato un conto, ma così! Che colpe
avevano, che prove dovevano superare quei milioni di bambini innocenti che
nascevano deformi, che si ammalavano inguaribilmente, che erano maltrattati,
distrutti e oppressi da adulti mostruosi? Quale motivo abissale poteva dare
ragione dei milioni di individui che morivano atrocemente in guerre da loro
solo subite e non volute, e delle quali non conoscevano l’eventuale ed
improbabile senso? Da che terribili delitti dovevano essere purificati i nativi
americani, gli africani ridotti in schiavitù, perché i loro bambini fossero
uccisi, le loro donne violentate, i loro uomini sfruttati fino alla morte?
Di quale misterioso peccato si era macchiato il popolo eletto, gli ebrei, per
subire l’orrore della Shoah? Queste erano le “ombre in un bel quadro”?
L’abissalità del male per Aglaja era talmente devastante che per lei appariva
come una tela nera con solo qualche graffio di luce. Non era per lei concepibile
alcuna teodicea. Male e dolore restavano essenzialmente irredimibili. Com’era
possibile che dinanzi a un simile panorama Dio venisse anche definito “giusto e
amorevole” nei confronti dei suoi “figli”? Agli occhi di Aglaja tutto questo
appariva come un’enorme balla che veniva propinata da millenni all’umanità per
tenerla a bada, per placarne gli istinti, per tenere le masse sotto alla ciabatta.
In questi giorni di calura mi accingo a compiere un’operazione molto delicata al limite del suicidio.
Vorrei tradurre in inglese un mio testo ma pensavo fosse più facile. 😀
Qualcuno potrebbe suggerire di usare Google ma sarebbe fatica sprecata. Per piccole frasi può ancora funzionare ma su un testo complesso, come quello scelto, diventa una follia.
Quindi da bravo orso curioso ho scandagliato il profondo web, poi mica tanto 😀 alla ricerca di siti adatti allo scopo. Nessuna speranza di qualcosa di gratuito, perché se non si paga vuol dire che dietro c’è Google. Tradotto in italiano torno alla casella di partenza. Inoltre sarebbe stata una penitenza tipo finire in prigione e perdere due giri. Ricordate il gioco dell’oca? Più o meno quello. Perché? Le proposte variavano da 2000 a 5000 battute. Un autentico delirio contare le battute, tradurre e poi salvare e via col liscio. Diciamo più o meno lo stesso taglio di Google. Tanto vale usare quello e buona notte.
Poi curiosando tra i siti a pagamento ho scovato questo www.deepl.com che con una spesa di 90 euro l’anno o 9 euro al mese ti consente di tradurre in una marea di lingue il tuo testo senza limite di battute per cinque traduzioni mensili con trenta giorni prova gratuiti iniziali. Fino al giorno prima dell’inizio dell’abbonamento è possibile disdirlo senza pagare nulla. Cosa che ho fatto.
L’orso è curioso di metterlo alla prova, tanto non avrei speso un centesimo, e così ho fatto. Scaricato il testo tradotto, mi sono costruito un modello a due colonne affiancate, più o meno come propone il sito per mettere a sinistra il testo italiano e sulla destra quello tradotto per avere sott’occhio le due versioni.
Le prime righe sembravano promettenti. Ringalluzzito come un gallo, avete visto mai un orso vestito da gallo? Bé, quello ero io. Dunque felice e contento ho proseguito e purtroppo avevo cantato vittoria troppo presto, perché i lemmi usati non rendevano bene l’idea del testo italiano. Quindi tra il cercare frasi idiomatiche e lemmi più aderenti a quello che volevo dire è diventato un calvario. L’andamento di questo è lento, poche righe per volta e tanto tempo nella ricerca. Finora ho rielaborato tre capitoli che tradotti in tempo vogliono dire un paio di mesi per finire se non abbandono prima l’impresa assai temeraria.
When the thirteen cycles have completed their journey, people will find itself at a crossroads: to sink into the Metnàl, in the last circle of Xibalbà in the presence of Uucub Camé, the lord of the seven dead in the house of the jaguar, or to live a new golden age.
Only thirteen sages can save the people of the world and them from falling in the cave of Colbàn. They are the thirteen custodians of the crystal skull.
They must meet up under the sacred temple of Kukulkán in the cave of Hunahpu next to the cenote of Xbalanque.
From the four corners of the earth they will walk to the sacred temple of the feathered serpent.
If a custodian doesn’t answer the call, then the people will fall into Xibalbà without salvation.
The thirteen custodians had designated when the earth had been created. They have passed down their crystal skulls to the selected successor at the time of their death without distinction of gender or people.
Time is marked by their steps.
When they will get to destination of the sacred temple of Kukultàn they ascend towards the sacrificial stone of the Sun and the Moon to descend into cave of Hunahpu.
They must get together at the same time and sit on the bench with their names.
Nobody knows the identity of the other twelve and everyone ignores who will occupy the golden bench, that of the thirteenth custodian.
On the fifteenth of October 2012 the call came and the thirteen custodians went to the sacred temple of Kukultàn carrying the crystal skull received from their predecessor.
From Mexico, Belize, Yucatán and Guatemala thirteen people walked towards the pyramid of Kukultàn.
One after the other they occupied their seat, waiting for that the thirteenth custodian reachs.
Here’s he! He comes as regal as a god. He sits on the golden bench while everyone lifts up their crystal skull.
The people are safe.
A new cycle of B’ak’tun will begin.
Le critiche sono ben accette, i suggerimenti pure, le correzioni super gradite.
Insomma non me la prendo se sono sommerso da male parole.
Paolo Rumiz era solito pubblicare i suoi reportage nel mese di agosto a puntata sulla pagina R2 de La repubblica. Viaggi alla scoperta di posti o persone con diversi mezzi alcuni originali, altri poco usuali. Barca, mongolfiera, bicicletta, a piedi, in treno e di certo ne ho dimenticato diversi.
Nel 2011 il reportage aveva un nome invitante Le case degli spiriti. Un viaggio attraverso l’Italia con una puntata nel Canton Ticino per rinfrescare la memoria di borghi abbandonati, dimore disabitate, case o complessi industriali con ospiti degli spiriti. Tanto per citarne alcuni i complessi che un tempo erano ospedali psichiatrici, ovvero i vecchi manicomi, conservavano tracce degli antichi abitatori come se fossero dei fantasmi. Un racconto appassionante quotidiano, a esclusione del sabato e della domenica, non mancò di attrarre la mia attenzione. La curiosità di conoscere questi luoghi un tempo pieni di vita ma oggi desolatamente vuoti fu enorme. Non saltai nessuna puntata.
Stuzzicato da queste letture riflettei e fece germogliare un’idea.
Da cosa nasce cosa. Feci una ricerca sul web per conoscere qualcosa di più su questi posti e con grande sorpresa trovai molti siti che parlavano dei paesi fantasma o a rischio di estinzione.
Qualcuno parla di oltre cinquemila posti, altri di quasi diecimila. Quale che sia la verità è una bella fetta d’Italia a rischio di scomparsa. Alcuni siti li hanno catalogati divisi per regione, altri per provincia. La parte del leone lo fa l’Italia meridionale con la Basilicata in cima come numero ma anche l’Italia settentrionale non scherza. La maggior parte si trovano in montagna, Appennini e Alpi, ma ce ne sono anche in pianura e dove meno te li aspetti. Consonno si trova nella verde Brianza non molto distante da Milano. Una persona originale costruì questo paese dal nulla per trasformarla nella Las Vegas casereccia. Ovviamente andò tutto a rotoli ed è finito tra i paesi fantasmi. Uno spettacolo desolante si presenta ai visitatori.
In America questi paesi fantasma si chiamano gost town e sono un’attrazione turistica. In Italia sono invece desolatamente abbandonati, mentre adeguatamente ristrutturati secondo le strutture originali potrebbero essere un bel richiamo turistico. Ma vabbé siamo in Italia e la vocazione turistica è legata alle grandi città d’arte.
A parte questi sfoghi, si può arguire che ci fossero informazioni in abbondanza per costruire una storia da pubblicare.
Raccolto un bel po’ di materiale, stampati centinaia di fogli ho scritto Un paese rinasce.
È stato ambientato a Castiglioncello, un borgo che nel medioevo era posizionato in un punto strategico tra Toscana e la Romagna nell’alta valle del Santerno. È un luogo meno famoso dell’omologo, sempre in Toscana sulla costa tirrenica e frequentato da molti vip. È un posto facilmente raggiungibile da Bologna, Ravenna e Firenze ma abbandonato nel 1960. Le immagini ci mostrano un borgo in sfacelo, eppure sono passati solo sessant’anni dall’abbandono, dove la natura sta riconquistando i suoi spazi. Nonostante tutto nei mesi estivi è meta di escursioni di diversi turisti.
Perché ho scelto questo borgo? Mi piaceva il nome. È vicino a Bologna e non lontano dalla costa romagnola. C’era molto materiale fotografico, non fruibile direttamente essendo coperto da copyright, ma permetteva di caratterizzare il luogo.
Ho immaginato una storia utopica con dieci giovani di età tra i venti e trent’anni che si dedicano al recupero di questo borgo contando sulle loro forze e sulle donazioni della rete. Parlare di utopia è un po’ riduttivo perché cinque ragazze e altrettanti ragazzi impiegano il loro tempo libero, fine settimane e vacanze, a lavorare per la ricostruzione di un paese è molto di più che singolare. Non solo riuscire nell’impresa usando i loro mezzi e l’aiuto della rete attraverso donazioni è possibile anche se poco probabile.
Però queste ragazze e ragazzi sono persone normalissime. Amano, litigano tra di loro, sono gelose se il loro compagno è oggetto di attenzioni femminili, fanno la pace ma in particolare si divertono. Insomma è il ricco repertoria di persone giovani che si affacciano sulla scena della vita.
Per chi ne volesse sapere di più di questa storia, può andare su Amazon per ebook e cartaceo, oppure su Kobo e Apple libri per l’epub.
Non sono bravo come Marco Freccero quando parla di libri su Youtube. In realtà ho anch’io un account ma non so come fare i video da caricare.
Quindi mi limito a scrivere e non rischio di fare sfracelli.
In questi giorni ho terminato di leggere, è la seconda volta, Rinascimento Privato di Maria Bellonci.
Per chi non lo sapesse Maria Bellonci è stata la mamma del Premio Strega, che ha ideato con Guido Alberti, proprietario del omonimo liquore.
Durante la seconda guerra mondiale per ingannare il tempo un gruppo di letterati si radunava nel suo salotto a discutere di libri alla domenica. Era il 1944. Sa questa abitudine nacque ‘Gli amici della domenica’ che furono nella primavera del 1946 il nucleo portante del premio Strega sponsorizzato da Guido Alberti. Il primo vincitore del premio nel 1947 fu Flaiano con il suo Tempo di uccidere. Però non voglio parlarvi di questo premio ma piuttosto di Rinascimento Privato.
La prima lettura l’ho fatta mentre scrivevo I tre cunicoli, ambientato a Ferrara che ha sullo sfondo l’amore tra il duca Alfonso primo e una bella popolana, Laura Dianti.
Da quella lettura ho tratto preziosi suggerimenti sulle personalità di alcuni protagonisti del mio romanzo.
La protagonista del romanzo, perché si tratta in effetti di un romanzo, è Isabella d’Este che insieme a Lucrezia Borgia furono le donne simbolo di quella stagione.
Isabella d’Este e Lucrezia Borgia si odiavano pur essendo cognate. La Borgia aveva sposato il fratello Alfonso, futuro duca di Ferrara. Il loro odio era misto alla gelosia per il rapporto, sia pure spirituale, col marito di Isabella e dunque cognato di Lucrezia Francesco secondo Gonzaga, marchese di Mantova.
Entrambe colte si circondarono di letterati.
Spiriti indipendenti, cosa rara in un mondo maschilista, ressero le sorti dei rispettivi stati durante le assenze dei consorti con piglio e autorità. Isabella d’Este dettò legge nel campo della moda femminile per il modo innovativo di vestirsi. È considerata come la donna più influente del Rinascimento.
La Bellonci nel suo capolavoro Rinascimento Privato ripercorre la vita di Isabella d’Este tramite dodici lettere di un prelato che si era invaghito di lei. È un pretesto per intrecciare storia e fantasia tra di loro, per analizzare il più periodo fecondo d’Italia per le lettere e le arti, ma in dettaglio per esaminare la psicologia femminile di quell’epoca rissosa, artistica e creativa che conosciamo come Rinascimento.
Nonostante il cospicuo numero di pagine la lettura è interessante e affascinante.
Il bene più prezioso dell’indie author è la proprietà intellettuale delle sue opere e di conseguenza la deve difendere da chi se ne appropria in maniera fraudolenta.
Una doppia considerazione. La prima è che è improbabile che rubino a un indie l’intera opera. Impossibile no ma molto improbabile sì, a meno che non sia un autore che vende vagonate di copie delle proprie opere – sogno di tutti gli autori. La seconda ci dice che è più facile che la nostra idea venga usata da altri per costruire la loro opera. Nel primo caso possiamo difenderci, nel secondo no. Non tratteremo il secondo caso, perché il mondo letterario, e non solo quello, è pieno di sfruttatori delle idee altrui, che non sono coperte dal copyright.
Come difendersi dal copia e incolla, anche se parziale, di un nostro testo? Non abbiamo molte risorse a disposizione. La nostra opera deve possedere una marca temporale non modificabile che ci assicuri che è stata scritta prima di qualsiasi altra copia in circolazione. Il sistema più semplice per provare che il testo è opera nostra sarebbe quello di pubblicare su un nostro blog pubblico ampi stralci di questa. La pubblicazione è dotata di data e ora. Un ulteriore tassello di protezione è l’uso di copyscape, un prodotto che serve a scovare se qualcuno ha copiato in parte o in toto i nostri contenuti. Si rimanda a questo link per capire come funziona. Esiste una funzione libera con molte limitazioni e una premium a pagamento.
La seconda possibilità è quella di usare la pec per inviare a un indirizzo mail nostro il file del nostro testo. La pec è una specie di raccomandata con ricevuta di ritorno che marca temporalmente testo e allegati. Questo consente di accertare che il nostro testo il giorno x all’ora y era in nostro possesso.
A questo punto è utile sfatare altre ipotesi che in modo ingannevole ci fanno dormire sonni tranquilli. È bene chiarire la diceria che sia sufficiente auto spedirsi il testo cartaceo per provare che sia nostro. Legalmente non vale nulla. Per avere valore legale ogni pagina dovrebbe essere autenticata da un notaio con data e ora, possibile ma costosa. Pure di valore nullo è spedire una copia cartacea alle due biblioteche centrali nazionali, Firenze e Roma, a cui dovremmo inviare in modo obbligatorio i nostri manoscritti cartacei dotati di ISBN nazionale a esclusione degli ebook. In tutti questi casi di parla di libri di carta e non digitali. Infine non ha nessun valore legale dotare i nostri ebook di ISBN. Infatti nulla vieta a un altro di pubblicare il nostro ebook esattamente uguale con altro ISBN.
Chiusa questo lungo inciso su come difenderci passiamo all’esame delle varie piattaforme. Nessuna intenzione di essere esaustivi ma un semplice panorama di queste con qualche indicazione utile.
Ne esistono in tutto il mondo ma parleremo di quelle conosciute. Nel mondo anglofono, o meglio quello americano, sono quelle che vanno per la maggiore: KDP, Smashwords, Google Play libri, Ibooks Apple e Draft2digital. Una sesta piattaforma è Lulu che è stata tra le prime a operare per il selfpublishing nel mondo della carta, che è la sua vera specializzazione. Con queste piattaforme, esclusoSmashwords che usa solo un conto Paypal, è possibile ricevere sul nostro conto corrente tramite bonifico internazionale le royalties con cadenze regolari, compilando un documento fiscale americano per non pagare le tasse in America, piuttosto salate. In alternativa al conto corrente esiste la possibilità di ricevere un assegno che verrà spedito al raggiungimento di un determinato importo. In ambito nazionale sono tre le piattaforme, ma non le sole: Streetlib, Ilmiolibro e Youcanprint. Ignoro per queste piattaforme italiane come avvengano i pagamenti. Per le piattaforme americane ci sono report chiari e dettagliati e scaricabili in formato foglio di calcolo. Per quelle italiane non conosco come siano i report.
Ci sarebbe da parlare delle royalties ma l’argomento è frammentato e richiede una trattazione separata. Diciamo solo che queste variano tra 30% e 80% del prezzo finale privo di IVA. Se ne abbiamo tempo e voglia e riusciamo a raccogliere la documentazione, vedremo di farlo. Nessuna promessa.
Infine capitolo ISBN: alcune lo offrono gratis, altri chiedono il pagamento di una cifra, altri ci dicono di arrangiarci. ISBN è di due tipi in Italia, se lo vogliamo acquistare: autopublishing e business. Il business è riservato agli editori tradizionali. La tariffa per un ISBN comprensivo del codice a barre è di 80 euro+IVA, necessario per la vendita del cartaceo presso i retailer. Comunque ci sono 5 pacchetti (da 1 a 5 codici) per gli autoeditori con importi unitari decrescenti. L’uso di ISBN italiano sul cartaceo implica l’invio di due copie alle biblioteche centrali nazionali di Firenze Roma. Un tempo si era detto che solo l’editore tradizionale doveva ottemperare a questo obbligo, poi essendo l’autore indipendente equiparato a un editore, di fatto è obbligatorio anche per loro. Obbligo che non esiste se ISBN è estero. Acquistando in America il pacchetto da dieci ISBN è più conveniente dell’analogo pacchetto italiano ovvero due pacchetti da 5 codici.
È la costola operativa per il supporto dei Kindle. Nata per la gestione degli ebook, due anni fa ha assorbito l’altra costola di Amazon, Createspace, per la creazione di libri stampati. L’assorbimento non è stato indolore, perché le esigenze di un ebook sono diverse da un libro di carta. Un solo esempio: la copertina. Inizialmente la creazione copertina era la stessa per entrambi i prodotti, creando non pochi problemi. In Createspace era gestita in modo professionale e specifico per un libro di carta. Molte delle funzionalità di Createspace sono incorporate in KDP ma il livello non è uguale a prima. Non mi dilungo oltre ma faccio un accenno a ISBN. Amazon per gli ebook assegna un ASIN, una sua codifica interna, e non pretende un ISBN. Se ne abbiamo uno per il nostro testo digitale lo possiamo caricare. Notare bene che non possiamo usare per gli ebook un ISBN attribuito a un libro di carta. Per quelli stampabili serve e possiamo usare uno di KDP gratuito oppure uno personale a nostra discrezione. Se è di KDP, è americano e non serve alcun deposito presso le biblioteche centrali nazionali. La distribuzione è su Amazon. Sarebbe possibile anche la distribuzione su tutti i retalier e librerie mondiali ma i prezzi sono raddoppiati e in certi casi si rischia di costare di più di libro edito in Italia.
Gestisce solo ebook dotati di un ISBN, gratuito di Smashwords oppure nostro, può essere distribuito presso molti store: Kobo, Tolino – lato tedesco e non IBS –, Ibook Apple e molti altri, compreso quello interno. Tratta tutti formati compreso mobi ma non ha un accordo con Amazon per la distribuzione. Dal suo sito è possibile scaricare diversi utili manuali che possono servire all’indie author per la produzione dell’ebook, il marketing, e altro. Visto che il formato primario è epub, questo deve essere validato.
Su Google play libri non è facile essere accettati. I criteri di ammissione non sono noti. Il formato accettato è l’epub validato. Le vendite sono su Google libri. Ci sarebbe da scrivere un romanzo sia sulle royalties sia sui prezzi ma ve le risparmio.
Ibook apple
Ultimo arrivato nel mondo del selfpublishing sfruttando il mondo IOS e MAC. Mette a disposizione un prodotto, Pages, molto interessante, che può funzionare sul mobile, sul Mac e con un qualsiasi browser, se si possiede un account Apple. Gli store collegati sono quasi tutti quelli di smashwords, compreso quello della piattaforma. Può essere interessante per chi oltre alla bolla Kindle decide di estendersi al mondo epub. Per chi usufruisce della piattaforma Smashwords, non vale la pena usare anche questa. Potrebbero nascere dei conflitti.
Più o meno è simile a Smashwords. Potrebbe risultare interessante per l’indie author che tradotta la sua opera in inglese punta sul mercato americano, qui è maggiormente diffusa. Non ho notizie precise su questo sito. Chi fosse interessato può usare il link fornito per curiosare.
Infine un accenno alle piattaforme italiane che sono meno note allo scrivente e di conseguenza ne farò un breve cenno per dovere di cronaca e orgoglio nazionale.
I vantaggi del loro utilizzo sta che parlano italiano, operano sugli store italiani e sono ordinabili nelle librerie nazionali – le versioni di carta. Ilmiolibro credo che abbia un accordo con LaFeltrinelli. Nata come alter ego di Lulu si è convertita all’ebook in tempi successivi. ISBN è a pagamento.
La più famosa e quella meglio attrezzata è Streetlib. Pubblica anche su Amazon oltre a moltissimi store online, compreso IBS. Ho letto che si sono attivati per il deposito obbligatorio del cartaceo. Se sia gratuito o a pagamento non lo so.
Infine Youcanprint, che come dice il nome, è nata come print on demand (POD) per il cartaceo. Ha attivato il servizio di deposito legale obbligatorio per tutti i libri di carta con ISBN nazionale in modo gratuito.
Uno dei motivi per cui ho puntato su KDP e Smashwords fin da subito è nel contratto di servizio. Questo è l’usuale contratto tra un prestatore e il fruitore senza molti vincoli, più formali che legali. Non firmo nulla ma accetto le condizioni di pubblicazioni. Faccio un esempio se dichiaro il falso che i diritti sono miei, loro mi cancellano l’opera tout court. I siti italiani fanno firmare, sia pure virtualmente dei contratti editoriali all’acqua di rose, almeno è quello che avevo letto quando ho esaminato la possibilità di pubblicare su di loro. Ad esempio l’editore diventa Streelib, Ilmiolibro o Youcanprint e non l’autore o un suo brand. Dettagli da nulla ma che mi infastidiscono.
Un ultimo addendum. Io sono iscritto alla mailing list di Storia continua, laboratorio di scrittura on line. Ci sono molti post utili per l’indie author e altrettanti indirizzi. Per chi volesse avventurarsi sulla graphic design delle copertine vi lascio questo link. Visto che come orso sono curioso gli indirizzi proposti sono davvero interessanti. Parlano inglese ma le icone sono intuitive.
Pensavo, ma a questo punto ho pensato male 😀 , di fare un unico post per parlare degli arnesi di lavoro per l’indie author ma poi ho visto che era troppo lungo. Quindi l’ho spezzato in due parti. La prima cosa sere per produrre la storia e la preparazione alla sua pubblicazione. Nella seconda mi concentrerò sulle piattaforme.
In questa parte ci occupiamo degli strumenti che l’indie author deve conoscere o utilizzare per produrre, preparare e pubblicare il suo libro.
Non c’è nessuna pretesa di scrivere un manuale d’uso né tanto meno di approfondire le tematiche che affronteremo ma rappresenta una specie di riassunto di ciò che gli serve.
Il presente documento sarà diviso in due parti. La prima quali strumenti servono per produrre e preparare un testo pubblicabile. La seconda quali strumenti servono per pubblicarlo e renderlo disponibile sugli store on line.
Però bisogna fare un inciso sulla produzione della nostra opera. È pura follia pensare di usare uno smartphone o un tablet per scrivere il nostro testo. Serve un PC e basta. Perché è altamente sconsigliabile l’uso di questi dispositivi? Per tre motivi.
1. La tastiera virtuale, salvo che il dispositivo possa usare una tastiera tradizionale, mal si adatta alla scrittura della nostra opera. Va benissimo per whatsapp, sms e mail e simili ma non per la scrittura di lunghi testi. Ricordo che nel dialogo diretto è preferibile usare le caporali « e », che non mi risultano disponibili sulla tastiera virtuale. In alternativa esiste il trattino lungo ma si devono rispettare precise regole e anche questo non compare tra i caratteri speciali. Inoltre non è mai agevole passare da una tastiera all’altra senza perdere la concentrazione di quello che si scrive.
2. Editor virtuale. Man mano che digitazione le lettere il nostro dispositivo cerca di indovinare quello che vogliamo scrivere e qualche volta in autonomia decide per noi. L’ideale sarebbe quello di disattivarlo, mentre è comodo negli altri casi. Anche in questo caso rischiamo di riempire di refusi la nostra opera. Poi risulta quasi impossibile eliminarli tutti.
3. La formattazione sul dispositivo mobile non sarà mai precisa o in qualche caso impossibile, specialmente se oltre al digitale pensiamo al cartaceo. Abbiamo detto in più punti che il punto di forza dell’indie author è di ottenere un prodotto digitale di livello superiore a quello proposto dall’editore tradizionale. L’ebook ha necessità di un documento come base di partenza prima di essere trasformato in epub o mobi. Inoltre l’ebook richiede sempre un sommario, la cosiddetta tocx, che può essere ottenuta o manualmente oppure in automatico. In questo ultimo caso i titoli dei capitoli o di quello che vogliamo nel sommario deve essere formattato secondo precisi attributi. Bisogna notare che questo sommario digitale è diverso dall’indice sommario che possiamo progettare all’interno del testo. Inoltre richiede il giustificato senza la sillabazione – l’allineamento a sinistra non è mai bello da vedere e potrebbe avere controindicazioni nella visualizzazione sui dispositivi mobili. Ben diverso è il trattamento per la pubblicazione cartacea. Il file di partenza per la stampa è un documento pdf, ovvero l’immagine della pagina da stampare. Inoltre la sillabazione è quasi indispensabile e il sommario non è necessario salvo che non lo voglia creare prima della trasformazione del testo in pdf. Ora per l’editore tradizionale il core business è il cartaceo, mentre il digitale è creato per necessità. Per l’indie author vale il viceversa. Si comprende come l’ebook dell’editore tradizionale è molto spesso inguardabile e di qualità scadente per effetto del doppio passaggio pdf a documento e poi a ebook. Per l’indie author c’è solo la trasformazione da documento a ebook. Va da sé che la produzione del cartaceo dell’indie author è di qualità inferiore a quella prodotta dall’editore tradizionale.
In conclusione l’uso di dispositivi mobili, salvo quelli che utilizzano un sistema operativo tradizionale, win, mac o linux, e dotati di tastiera da cristiani, è fortemente sconsigliato. Dovendo formattare il testo si rischia di introdurre ulteriori errori a quelli fatti durante la digitazione.
Chiuso questo lungo inciso, affrontiamo di quali strumenti si deve dotare l’indie author prima per produrre il testo poi per pubblicarlo.
Produzione e preparazione testo.
Dando per scontato che l’indie author userà un pc per scrivere le sue storie, gli serve un prodotto di videoscrittura. Poi deve dotarsi di un prodotto per la trasformazione del testo in ebook. Non è indispensabile ma gli può servire per capire come si presenterà il suo prodotto digitale. In qualche caso gli servirà per caricarlo sulla piattaforma di pubblicazione. Infine altri tre prodotti utili ma non indispensabili. Un prodotto di validazione per l’epub, utile per evitare un noioso tira e molla con la piattaforma, un convertitore pdf per il cartaceo e infine programmi per modificare il prodotto digitale finale in modo rapido. Ad esempio la creazione della tocx senza dover riformattare tutti i capitoli in maniera manuale.
Videoscrittura
Il prodotto più famoso e usato è Msword, che è anche quello accettato da tutte le piattaforme. L’unico problema è che la licenza ha un costo. L’alternativa? Libreoffice o OpenOffice, programmi open source e in download gratuito, che usano il formato ODF come standard. Sul Mac si può usare Pages. Tutti questi permettono di esportare o importare i documenti in formato doc (libreoffice e openoffice) o docx (libreoffice). La compatibilità con MsWord è più che buona e si possono usare le impostazioni del prodotto di Microsoft. Libreoffice è più moderno e tenuto aggiornato con buona frequenza, mentre openoffice non è sviluppato come dovrebbe. Entrambi partono dal medesimo nucleo originale, quello di Staroffice che voleva essere l’alternativa a MsOffice.
Una alternativa può essere Google document, che mette a disposizione Office online e consente di leggere e scrivere i formati proprietari Microsft o quelli liberi di ODF.
Per i sistemi Mac o Ios Pages è l’alternativa a MsWord. Avendo un account Apple, è possibile usarlo tramite browser su qualsiasi PC.
Si suggerisce di creare uno o più modelli e usare sempre quelli nella scrittura della storia, impostando caratteri, spaziature, titoli, ecc in modo di avere al termine un documento pronto per le varie esigenze di pubblicazione.
Conversione documento in epub o mobi
Quasi tutti i prodotti sopracitati hanno diverse modalità di esportazione, pdf o epub, in modo diretto oppure tramite estensioni. Per il mobi un tempo c’era un prodotto, mobicreator, che consentiva questa operazione. Adesso c’è Kindle Create che svolge la medesima funzione. Per gli epub ci sarebbe un secondo passaggio la validazione, perché o la verifichiamo noi o lo fa la piattaforma. Per evitare rimpalli per correzioni, si suggerisce di convertire il doc o docx in epub e poi validarlo per essere sicuri che il file che andremmo a caricare passi il primo vaglio della piattaforma.
Validazione epub.
Per validare un epub si possono usare due strumenti: o un sito online che ci fa l’operazione in modo gratuito oppure tramiti programmi installati sul proprio PC. Si suggerisce il sito on line – al momento disattivo. Era molto comodo e veloce oppure questo attivo che svolge le medesime funzioni. Per i programmi si rimanda a più sotto.
Convertitore PDF
Tutti i prodotti di videoscrittura hanno la funzione ‘esporta PDF’, però può essere utile un convertitore che possa fare anche la funzione inversa oppure convertire immagini o altro. Questo viene utile per la produzione di copertine in autonomia o caricare un testo per la stampa, essendo sicuro che l’immagine sia quella desiderata.
ToPDF è un sito on line che in modo gratuito e veloce esegue la conversione a PDF oppure da PDF.
In alternativa esiste un programma PDFCREATOR che installato sul proprio PC assolve alla funzione di convertitore.
Programmi utili
Ci sono due programmi utili che installati sul proprio PC possono aiutare nella preparazione dei testi da pubblicare. Per gli epub c’è Sigil, nato da una costola di Google. Permette di manipolare gli epub, ad esempio inserire la copertina, creare manualmente la tocx oppure tramite plugin validare l’epub. Svolge anche altre funzioni come ad esempio la visualizzazione del ebook oppure correggere piccoli refusi senza rifare tutto il processo di creazione. Il programma può essere installato su sistemi Win, Mac e Linux.
Per il mondo Kindle ci sono una serie di strumenti che permettono la creazione di un mobi validato, la visualizzazione sui diversi dispositivi mobili. Qualora abbia scritto un prodotto per i bambini o fumetti, quindi ricchi di immagini che devono essere collocate in posizioni precise, c’è a vostra disposizione due prodotti ad hoc. Questi strumenti sono messi a disposizione tramite KDP, la piattaforma di Amazon per la pubblicazione di libri.
Altro
Ci altri due argomenti che sono di difficile trattazione.
Il primo è la creazione della copertina, il secondo l’eventuale traduzione in altra lingua.
La creazione della copertina non è mai semplice, perché richiede un minimo di conoscenze di grafica. Eliminiamo KDP, perché al suo interno esiste una procedura guidata per la creazione della copertina, dove abbiamo tre strade.
1. proporre una nostra copertina
2. usare una nostra immagine e un loro template per mettere titolo, autore e quarta (solo per il cartaceo)
3. usare una loro immagine e un template.
In tutti gli altri casi dobbiamo arrangiarci. Come? Rivolgendoci a un graphic designer oppure utilizzare dei siti on line per la produzione di copertine oppure tramite programmi sul PC.
L’altro punto è la traduzione del nostro libro in un’altra lingua. A parte la scelta che sarà legata al mercato estero che vogliamo esplorare, possiamo scegliere tra siti che offrono la traduzione on line oppure rivolgerci a un traduttore freelance.
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