Krimhilde- puntata 34

Su Caffè Letterario è stata pubblicata da poco la puntata numero 34.

La potete leggere anche qui.

La strega Ampfel con gli occhi chiusi congeda il drago Michele. “È affidabile, abile e intuitivo ma rimane un bravo soldatino. Non prende mai un’iniziativa personale fuori dagli schemi”.

L’incubo torna a ossessionarla come le ferite che non rimarginano mai. Quel volto senza faccia che nel sogno la minaccia e la mette in cattività ha un nome ma il viso rimane oscurato da una nebbia sporca e grigia.

La donna, la compagna, sa chi è e conosce i suoi lineamenti. Alta per essere una donna, dagli arti robusti frutto della disciplina militaresca. Non è una sprovveduta ma un’abile guerriera dalla mente pronta e scattante. “Se ne avessi una come lei a guidare questi rozzi buzzurri! Altro che drago Michele, bravo ma senza inventiva o quel vanaglorioso del draghetto Matteo!”

Sono recriminazioni inutili. Non ce l’ha e non la può inventare.

«Signora!» Irrompe agitata l’apprendista strega Rotapfel. «Asmodeo e Belfagor sono tornati a casa».

La strega Ampfel si raddrizza, gemendo per il dolore, riapre le palpebre che sbatte più volte accecata dalla luce intensa del sole che tramonta.

«Come? Entrambi?»

«Sì» ribadisce avvicinandosi.

«Ma portavano dei messaggi?» ribatte, sbuffando.

«No».

La strega Ampfel si accascia sul divano, perché ha compreso che la sua anima nera nel Castello è stata catturata. Il suo riferimento, la sua informatrice non esiste più.

«Maledetti!» E si chiude nel silenzio per valutare la situazione. Scuote la testa. “C’è poco da riflettere. L’intero piano s’è afflosciato. Non esiste più”. Deve organizzare la difesa. “L’incubo parla chiaro e quei due demoni sono puro veleno. Di certo cercheranno di annientarci”.

Riflette sulla prossima mossa. Non ha molte alternative oltre a drago Michele e draghetto Matteo. Rotapfel rimarrà sempre apprendista strega, perché non ha lo stigma della vera strega. Quindi non le resta che convocarli per fissare la strategia difensiva.

***

Baldegunde scende cortile d’onore dove continuano i festeggiamenti per il ritorno delle cinque fanciulle scomparse.

Markus è restato in disparte per godersi lo spettacolo. Non vuole interferire nelle manifestazioni di giubilo collettivo. Dentro di sé ha un cruccio. Aglaja, la più intraprendente delle cinque ragazze, continua a puntarlo, lanciando occhiate che mostrano la sua volontà a stare con lui. Sa che sarà un pericolo per lui.

In silenzio si sfila dalla folla festante per raggiungere la foresteria. C’è quasi riuscito quando echeggia «Markus. Vieni a festeggiare con noi». Lui sa a chi appartiene quella voce e si guarda in giro sperando di scorgere Baldegunde, la sua ancora di salvezza. Se finge di non aver sentito, rischia l’ira di Aglaja e le relative conseguenze. Se torna sui suoi passi, si trova coinvolto con lei e questo non gli piace affatto. Incerto tra lo sparire o ritornare avverte alle sue spalle un odore noto: quella della sua compagna. L’abbraccia e le sussurra: «Aglaja sta facendo la sciocca con me».

Baldegunde sussulta perché aveva già notato questo comportamento. «Hai fatto bene a farmelo notare» mente la capitana e a braccetto fendono la folla.

Aglaja fa una smorfia arricciando il naso. Il suo piano è fallito. “Ci sarà un’altra occasione”.

«Ragazze» attacca Baldegunde. «Vi devo scortare all’infermeria per controllare il vostro stato. Poi grande festa nella mensa. Vi vedo un po’ deperite. La prigionia ha affilato i vostri visi. La nostra regina vuol parlare con voi».

Markus si sente libero e si sfila dalla compagna.

«Ti aspetto nella foresteria» e si dirige verso il loro appartamento. Prima passa a prendere qualcosa dalla mensa, perché a parte la cena nella Casa delle Anime Immortali non ha mangiato nulla o quasi.

È notte fonda quando Baldegunde barcollante per la stanchezza fa il suo ingresso. Markus ha preparato il letto pensando di poterla stringerla e giacere con lei. Ha profumato le lenzuola fresche di bucato. Anche lei vorrebbe ma si sente sporca e puzzolente perché in questi due giorni ha curato poco l’igiene personale. È troppo stanca per farsi una doccia e rimanda al giorno dopo il suo desiderio.

Non è il gallo sprecone che sveglia Markus ma un malizioso raggio del sole che annuncia la nuova giornata. Con delicatezza si sfila dall’abbraccio della compagna per non svegliarla. La osserva e percorre con lo sguardo i lineamenti del viso cotto dal sole. Sembrano duri ma sono delicati come la fossetta sul mento, le guance rotonde e quelle labbra sottili come una lama.

Baldegunde allunga una mano e sente il vuoto. “Eppure era lì, abbracciato a me” e si rizza alla ricerca del compagno, che è lì con un vassoio a tavolino su cui sono in bella mostra brioche, pancetta scottata sul fuoco, uova in camicia e il bollitore del caffè.

«Buongiorno tesoro. Riposato bene?» E sistema il vassoio tra di loro.

«Stavo pensando che…» inizia pulendo la bocca dalle briciole della brioche alla crema mascherata.

«Mangiamo. Ai pensieri ci pensiamo dopo» ribatte tagliando una strisciolina di pancetta.

Baldegunde ride. “Ha ragione. Avrei rovinato questa atmosfera rilassante. Per i pensieri ci sarà tempo tutta la giornata”.

Messo in disparte il tavolino, Markus l’abbraccia e con delicatezza bacia il collo.

«Ma sono tutta sporca».

«Il tuo profumo mi inebria».

Si stanno facendo le coccole, quando un bussare deciso le interrompe.

«Uffa! Nemmeno un momento d’intimità ci lasciano!»

Markus scalcia le lenzuola, infila una tunica sul corpo nudo e apre la porta. È Grishinde, la ciambellana di Krimhilde.

«La nostra regina vi aspetta nel salone d’onore far cinque minuti».

Dalla camera giunge un “Chi è?” infastidito.

«Ditele che saremo lì tra mezz’ora. Tempo di una doccia e vestirci».

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Nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse

Su Caffè Letterario è stata da poco pubblicata la trentatreesima punta di Krimhilde e le fanciulle scomparse. La potete leggere anche qui.

«La Regina arriva subito» annuncia con tono pomposo la ciambellana.

Brumfilde si torce le mani. Non vorrebbe essere lì. “È stata un’imprudenza portarla al cospetto della Regina. Non possiamo aspettarci altro che guai”. Lei avrebbe agito in modo diverso. “Ma come?”

Grummhilde è sui carboni ardenti. È conscia che il suo ruolo di consigliera terminerà tra poco. “Come ha fatto quella strega della capitana a beccarmi?” Prova a riflettere ma non trova nessuna spiegazione. Da due giorni era sparita. Nessuno sapeva dove fosse. Eppure è arrivata al momento giusto per coglierla con le mani nel sacco. Ha deciso di negare tutto, di accusare la capitana di aver creato delle prove artefatte. “Forse riesco a convincere Krimhilde”.

Baldegunde ha un sorriso soddisfatto sulle labbra. Ha riportato a casa le cinque fanciulle rapite. Ha colto sul fatto la traditrice che sta tramando con la strega Ampfel. “Qualsiasi inadempienza dei miei doveri passerà sotto silenzio”.

La regina Krimhilde sposta lo sguardo sulle tre persone che sono nella sala delle udienze. Sbuffa nel vedere Brumfilde. Non ha mai capito per quale strana combinazione è arrivata al grado di tenente delle dragonesse a cavallo. “Ha paura della sua ombra. Non riesce a gestire il comando e imporre l’autorità del suo grado”. Distoglie la vista da questo personaggio insignificante. Si concentra invece su Baldegunde e Grummhilde e non comprende il motivo per cui la capitana tiene salda per un braccio la sua consigliera.

Ha fiducia in lei e ascolta sempre la sua opinione su qualsiasi questione. Sa che è un’abile oratrice e ha la parlantina sciolta. Però qualcosa le suggerisce che si tratta di una questione seria, perché ha imparato ad apprezzare Baldegunde, misurata nel pensiero e nelle azioni, adorata dalle dragonesse per il suo tratto umano nella gestione della disciplina.

Con un gesto della mano allontana Brumfilde perché la sua presenza la infastidisce. Rimaste solo loro tre aspetta che le venga spiegato il motivo della richiesta di udienza.

Baldegunde prende l’iniziativa di parlare visto il silenzio calato nella sala.

«Prima di spiegare le motivazioni della mia richiesta, le comunico che le cinque fanciulle sparite sono in salvo e tra poco faranno il loro ingresso nel Castello».

Ha appena finito di pronunciare queste parole che dall’apertura sul cortile d’onore entra un’esplosione di gioia e un vociare confuso ma allegro. La regina non ha la necessità di affacciarsi alla finestra perché ha già compreso il senso di quella euforia incontrollata.

Grummhilde sente franare la terra sotto i piedi. Adesso molti tasselli hanno trovato il giusto incastro. Baldegunde era assente perché impegnata nel liberare la fanciulle rapite. “Come diavolo ha fatto?” La prima missiva della strega Ampfel acquista una nuova luce. “La capitana ha usato le conoscenze delle vecchie megere per superare le difese dei nerd di montagna”. Anche quella domanda curiosa su Markus va letta in modo differente. “Anche lui ha contribuito alla riuscita dell’operazione, avendo accesso alla biblioteca segreta”. Adesso deve cambiare strategia perché negare non è più sostenibile. “No. Ci proverò!”

«Regina» attacca Grummhilde con tono pacato. «Non ho capito perché la capitana delle dragonesse mi abbia bloccata mentre rientravo dalla passeggiata mattutina».

Queste parole sembrano aprire una breccia nella mente della regina ma con prontezza Baldegunde spiega perché è lì.

«Regina, non mi sarei mai permessa di bloccare la vostra consigliera se non avessi visto un fatto assai grave».

Krimhilde ascolta con interesse le informazioni fornite dalla capitana: dall’incontro col drago Michele all’arrivo di Grummhilde.

«Il drago Michele ha appeso una pergamena con un nastro rosso al ciliegio senza ciliegie nella piana di Rum. Questo è stato raccolto da Grummhilde e nascosto sotto la tunica rossa».

La regina si muove per verificare l’asserzione di Baldegunde che la previene consegnando la pergamena.

«Se il senso di onnipotenza le ha fatto dimenticare la prudenza, nel suo appartamento dovrebbe trovarsi anche il primo messaggio» spiega con voce chiara Baldegunde.

«Questa pergamena è un falso!»

La capitana scuote la testa. È inutile aprire un contraddittorio. Ci sarà tempo per smentirla. «Andiamo nel suo appartamento e verifichiamo quello che ho detto». Sa che è un azzardo ma deve rischiare.

Grummhilde sbianca, farfuglia qualcosa. Sa di aver perso la partita.

Nelle sue stanze trovano sul tavolo il primo messaggio e alcune bozze della risposta. Inoltre in una voliera ci sono un falchetto reale dal piumaggio dorato e un corvo a macchie rosse. Sono volatili banditi dalle terre di Mezzo, perché ricordano le vecchie megere.

Krimhilde imporpora le guance e gonfia le gote. «Mi hai deluso Grummhilde. Ti facevo una leale consigliera, invece scopro che sei una perfida serpe». Poi si rivolge a Baldegunde. «Conducetela nelle segrete profonde e buttate le chiavi. Che muoia di sete e di fame».

Senza degnarla di uno sguardo, torna nelle sue stanze, nonostante Grummhilde implori pietà.

Baldegunde avrebbe preferito un pubblico processo, perché è convinta che la consigliera abbia una rete di informatrici, che vuole smantellare.

Dopo averla accompagnata nelle segrete profonde, torna a perquisire i suoi appartamenti. Per prima cosa libera i due uccelli che di certo voleranno dalla strega Ampfel. Poi scova in un’intercapedine dei fogli cuciti a mano dove trova nomi e cifre. Deve organizzare subito una retata prima che si sparga la voce dell’arresto di Grummhilde.

Ci sarà tempo per godersi la soddisfazione di aver riportato al Castello le cinque fanciulle.

 

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Krimhilde e le fanciulle scomparse

Su Caffè Letterario è stata da poco pubblicata la puntata numero 32. La potete leggere anche qui.

Bathilde non ci mette molto a rintracciare Baldegunde e metterla al corrente degli ultimi avvenimenti.

«Blocchiamo la traditrice». La capitana non vuole pronunciare il suo nome.

Markus scuote il capo. Non gli sembra la mossa giusta. «Ricordati che la sua parola è molto influente presso la regina. Ti conviene seguirla col messaggio nelle sue mani, bloccarla e portarla al cospetto di Krimhilde. Sarà lei a decidere della sua sorte».

Se segue il suggerimento del compagno deve lasciare il gruppo senza guida. Baldegunde pensa alle ragazze che sono sotto la sua responsabilità. Il compagno intuisce i suoi dubbi. «Bathilde e l’altra dragonessa ci scorteranno fino al Castello, mentre tu gestisci la traditrice. Siamo in buone mani».

Le rughe si distendono, perché le pare una buona soluzione. Si avvia veloce verso il ciliegio senza ciliege, mentre Markus e le ragazze aspettano le dragonesse per avviarsi a destinazione.

Grummhilde non si accorge della presenza di Baldegunde. Raccoglie il messaggio che nasconde sotto l’ampia tunica rossa e si avvia tranquilla verso il Castello.

Baldegunde la segue come un ombra cinquanta passi indietro senza perderla mai di vista. Arrivati nella piana prospiciente il Bitfrost, accelera il passo e l’affianca all’imbocco del ponte.

«Buongiorno Grummhilde. Siamo mattinieri» puntualizza Baldegunde, prendendola sottobraccio.

Grummhilde sbianca. Non si aspetta che qualcuno la stesse seguendo. Per un riflesso condizionato con la mano libera cerca il messaggio per gettarlo. È troppo compromettente per conservarlo.

«Non affannarti. Questo lo prendo io» e con mossa rapida recupera la pergamena, mostrandola chiaramente alle guardie del Bitfrost. «Mi accompagni dalla regina, perché devo fare rapporto».

Un ghigno di soddisfazione compare sul viso di Baldegunde. Ha sempre dubitato sulla lealtà di Grummhilde ma adesso l’ha in pugno. Tutta la scena è stata vista dal posto di guardia e questo impedirà qualsiasi menzogna da parte della donna.

La donna vorrebbe divincolarsi per fuggire ma la presa ferrea della capitana non lo permette. Superato il Bitfrost tra l’incredulità delle dragonesse di guardia, si avvia verso il cortile d’onore, dove ha la certezza di trovare la sua vice.

«Accompagnaci dalla regina» apostrofa con ruvidezza Brumfilde prima che lei abbia il tempo di dire qualcosa.

La vice capitana allarga la bocca come per proferire qualcosa che non esce. Spalanca gli occhi per la sorpresa. Stenta a riconoscere la sua capitana. Non l’ha mai sentita pronunciare le parole con quel tono duro che taglia le gambe a qualsiasi risposta. Poi nota il vigore che sta mettendo nel trattenere Grummhilde che tenta di liberarsi dalla presa. Questo la stupisce perché è la consigliera più ascoltata da Krimhilde. Potente e cattiva tutti la evitano e non osano mettersi di traverso.

Biascica qualcosa e fa strada verso la sala delle udienze.

***

Il drago Michele ha già visto a sufficienza ed è inutile soffermarsi per osservare dove vanno. L’approdo è il Castello di Mezzo. L’intera operazione ‘Falco rapace’ è ormai naufragata con la liberazione delle cinque fanciulle. Quella coppia è stata più abile di loro nel neutralizzare le loro mosse. “Non rimane altro che rientrare tra le montagne innevate e decidere come procedere con la strega Ampfel”. Non c’è molto da scegliere, anzi c’è una sola strada da imboccare: difendersi dai probabili attacchi della regina Krimhilde.

Recuperato Lucifero sui prati prospicienti il torrente Ginestro, ritorna sui suoi passi per raggiungere l’abitazione della strega.

L’apprendista strega Rotapfel lo informa che la strega Ampfel si è appena coricata stremata e di certo non la sveglia per la seconda volta.

«Perché?» Il drago Michele non indaga ulteriormente e lascia cadere la domanda, ritirandosi nella propria abitazione.

È pomeriggio inoltrato, quando la strega Ampfel riemerge dal sonno popolato da incubi. Questi hanno avuto una sola presenza costante: quella coppia che ha compreso essere molto pericolosa. Tuttavia è turbata dal quel volto senza faccia, compagno della capitana. Sa che è dotato di un’arma dalla quale non può difendersi: la conoscenza del sapere. È una risorsa che può distruggere lei e tutta la comunità dei nerd di montagna. Per il momento è riuscito a far fallire il suo piano di dominio.

Le ferite pulsano come un animale che lotta per difendersi. Sembrano dotate di vita propria come se quel volto senza faccia fosse penetrato nella sua carne. Le tisane e gli unguenti alleviano in modo temporaneo le sofferenza ma svaniti gli effetti tornano a dolere più di prima.

Con passo stanco e l’occhio appannato dal dolore e dallo stress siede sulla poltrona nera, la preferita per le meditazioni, quella che le concilia idee con la realtà. Però sembra che non sortisca alcun effetto positivo. Si lamenta, mentre l’apprendista strega Rotapfel la massaggia con l’olio di maleleuca che non fa il miracolo.

Il drago Michele osserva con la fronte aggrottata quel viso sofferente. Non sarebbe il momento giusto per darle altre preoccupazioni ma deve farlo.

«So già tutto» gracchia.

Le parole del drago Michele rimangono a mezz’aria, sospese nel vuoto senza raggiungere la destinazione. Con gli occhi sgranati e la bocca semi aperta piomba sulla poltrona viola e tace. “Come può sapere tutto?”

La strega Ampfel abbassa le palpebre e aspetta una risposta che tarda a venire. «Allora? Sei diventato muto?»

Il drago Michele si raddrizza, si sistema comodo. “Non c’è più con la testa”. Due colpetti di tosse, avendo la precauzione di non emettere uno sbuffo di fuoco.

«Ho consegnato il messaggio come mi avete ordinato e poi ho preso la strada di casa».

La strega Ampfel sbuffa, anche se sa che questi erano gli ordini. «Non si sa se Grummhilde l’abbia raccolto».

Detto questo reclina la testa come se volesse addormentarsi.

 

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Nuovo capitolo di Krimhilde e le fanciulle scomparse

Su Caffè letterario è stata da poco pubblicata la nuova parte di Krimhilde e le fanciulle scomparse, che ripropongo anche qui.

Le linee parallele si incrociano

Sembra che le ferite non vogliano rimarginare e il dolore non tende a scemare. L’apprendista strega Rotapfel massaggia la strega Ampfel distesa sul divano turchese con l’olio di maleleuca. Con un cenno imperioso della mano l’allontana. Deve leggere la missiva di Grummhilde.

Sbianca, stringe le labbra, corruga la fronte, dimentica per un attimo il dolore delle ferite. Il viso fa una smorfia e gli occhi si accendono di una luminosità che mette i brividi. Quello che sta leggendo è peggio di quanto pensava.

Il drago Michele sta defilato. Non capisce tutte quelle mimiche senza proferire una parola. Da quando le ha consegnato quel rotolino di papiro è stata muta ma l’espressione della faccia parla con chiarezza. Il contenuto non è di suo gradimento. Prova a pensare cosa può contenere di tanto sgradevole ma non arriva a nessuna conclusione.

Poi di colpo si desta. Chiede una striscia di papiro verde e una penna di pavone. Scrive come una furia dimenticando dolori e ferite.

Il drago Michele sa che dovrà tornare nel posto dell’ultimo appuntamento ma ormai è sera inoltrata e rischia di perdersi se parte subito.

«Prendi il cavallo e raggiungi senza perder tempo il posto di stamattina. Non aspettare la risposta».

Il drago Michele deglutisce. Tutta questa fretta gli appare come una pazzia. «È buio e scendere a valle, è molto rischioso. Posso partire domani mattina quando il cielo schiarisce e la strada è visibile».

La strega Ampfel sembra irremovibile nella sua decisione ma poi conviene che è meglio viaggiare con la luce. «Non ci sarà risposta. Quindi consegnato il messaggio fai ritorno subito qui».

Congedato il drago Michele, rilegge il documento. ‘Tutti libri del sapere delle streghe sono conservati in una biblioteca segreta non accessibile a tutti. Si racconta che alcune vecchie ne conoscano i segreti che sono tramandati da madre in figlia. Chi siano non lo so perché gli informatori non sono attendibili. Solo un’indagine personale può stabilire l’autenticità delle informazioni

Quello che la inquieta maggiormente è il passo successivo.

Ho verificato che un certo Markus, falegname e compagno di Baldegunde capitana delle dragonesse a cavallo, ha consultato alcuni volumi e delle mappe di recente. Quali non si sa, perché è rimasto solo nella sala. Questo è avvenuto durante un normale intervento legato alla sua professione di falegname

Si gratta la ferita che riprende a sanguinare e la fa urlare per il dolore. “Dunque è lui il nemico più pericoloso”. Contrae i muscoli del viso, mentre l’apprendista strega accorre subito per lenire la sofferenza.

La scaccia come se fosse un insetto molesto, adesso vuol ragionare sulle prossime mosse. “Quel uomo ha studiato bene quei testi visto i risultati. Però è andato a colpo sicuro. Qualcuna lo ha indirizzato a concentrarsi su qualche testo in particolare”. Non ha nessun dubbio alzando gli occhi verso la parete di fianco ricoperta da migliaia di testi. “Troppi per selezionare quelli che trattano delle erbe usate contro di noi”.

Confida su Grummhilde che dovrebbe convincere la regina Krimhilde a distruggere questo antico sapere e punire quel Markus che ha infranto le regole.

Poi le sorge un altro dubbio. “Come può un falegname avere la cultura per interpretare quelle letture per iniziate senza sbagliare dosi e scelte. Deve aver avuto l’imbeccata giusta. Ma da chi?” Ritiene inutile pensarci e si fa preparare il letto. La giornata è stata lunga e spossante e la stanchezza sta avendo il sopravvento.

***

Bathilde ritiene di essere stata fortunata incontrando Baldegunde perché non dovrà fare rapporto a Brumfilde che detesta. “È viscida come un serpente”.

Immersa in questi pensieri si sente tirare per una manica da Marchilde. «C’è qualcuno sul sentiero. Dalla sagoma mi sembra quello di ieri».

Smontata da cavallo si muove silenziosa come un gatto e controlla chi è sul sentiero.

«Hai ragione sembra un drago come quello di ieri. Leghiamo i cavalli più all’interno del bosco e seguiamo l’intruso».

Lo vedono arrivare al ciliegio senza ciliege e appendere qualcosa a un ramo. Sono stupite perché anziché fermarsi riprende la strada verso il Ginestro.

Devono rintracciare con urgenza la capitana perché prelevi quel documento. “Dove?”

Nel frattempo il drago Michele ritorna su i suoi passi. Ode delle voci femminili. Si getta nella macchia per nascondersi. Sa che non deve essere visto da nessuno. Sgrana gli occhi, trattiene un sbuffo di sorpresa per non scoprirsi. “Le cinque fanciulle sono libere e si stanno dirigendo verso il Castello. A guidarle è la capitana delle dragonesse a cavallo”. Ricorda bene quel viso conosciuto qualche giorno prima.

Le sorprese non sono finite: ad accompagnarle c’è anche un uomo che non ha mai visto. “Che sia quella quarta misteriosa persona presente nella Caverna del Pozzo Maledetto?”

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Nuova parte di Krimhilde e le fanciulle scomparse.

L’avvincente romanzo Krimhilde e le fanciulle scomparse si arricchisce di una nuova parte su Caffè Letterario.

copertina

La stessa la potete leggere qui.

Il drago Michele rimpiange di non aver preso con se la sacca dei viveri. La sete gli secca la gola e lo stomaco brontola. “Speriamo che faccia presto a ritornare”. Ha le gambe informicolate per la postura e le mani intorpidite. Vorrebbe alzarsi e camminare ma gli ordini sono ordini e vanno rispettati.

Non passa molto tempo quando le due dragonesse vedono una figura conosciuta avvicinarsi all’albero dove il drago ha appeso qualcosa.

Bathilde trasalisce, perché è una delle cortigiane più ascoltate della regina Krimhilde. “Una traditrice!” Rimane in silenzio senza muovere un muscolo, mentre la compagna vorrebbe intervenire.

La donna si allontana a passo svelto come se avesse fretta di sparire.

Bathilde rimpiange che Baldegunde sia scomparsa da due giorni. Dovrà fare rapporto alla sua vice, di cui non riesce a sopportare la spocchia. “Chissà come reagirà conoscendo il nome di chi sta tradendo la nostra Regina. Mi aspetto che non crederà una parole di quello che le dirò e non farà nulla”.

Il sole sta tramontando sulla pianura del Concerto, quando la vedono tornare. Come guidata da un filo invisibile va verso il roveto dove il drago è acquattato. Non riesce a vedere cosa consegna, né udire cosa si dicono. Poi lei si dirige verso il Castello di Mezzo, mentre lui riprende la strada del Ginestro.

«Cosa facciamo?» Chiede Marchilde che vorrebbe mettersi sulle tracce del drago.

«Seguiamo discretamente Grumhilde» la gela Bathilde. «È tempo sprecato seguire il drago. Sappiamo dove è diretto».

In silenzio seguono Grumhilde senza farsi notare. Sono due ombre che seguono un corpo.

Osservato che la traditrice rientra nel Castello, ritornano sui loro passi per pattugliare il tratto di Ginestro a loro assegnato.

Marchilde sgrana gli occhi per il comportamento di Bathilde. Lei sarebbe corsa senza indugio a fare rapporto a Brumfilde, a prendere istruzioni sulle prossime mosse da compiere. Però il sergente sembra snobbare tutto questo. Vorrebbe esprimere ad alta voce il suo pensiero ma preferisce tacere, seguendola in silenzio.

Si addentrano nel bosco mentre l’oscurità comincia ad allungare le ombre.

«Ci accampiamo in prossimità del guado dei Passi Perduti, facendo i turni di guardia fino al mattino».

Il posto lo conoscono perché il punto di riferimento del loro pattugliamento. «Hai sentito?» Mormora Marchilde indicando con la mano la direzione.

«Sì. Andiamo a controllare chi sono. Mi sembrano voci femminili».

In una piccola radura vedono sei donne e un uomo raccolti attorno a un fuoco. Però la sorpresa maggiore è riconoscere tra loro la capitana delle dragonesse a cavallo, il loro comandante.

Senza fare rumore si avvicinano. Solo Markus avverte la loro presenza e dà l’allarme. Non hanno strumenti per difendersi, né potrebbero averne perché solo le dragonesse a cavallo sono autorizzate a portare le armi.

Baldegunde allertata dal compagno si erge in tutta la sua stazza a difesa delle ragazze che continuano a ridere e scherzare. Non si sono accorte di nulla. Però lei riconosce chi sta alla guida del piccolo gruppo: è Bathilde, una delle più fedeli dragonesse. Le va incontro aiutandola a smontare da cavallo.

«Mi compiaccio con te, Bathilde perché stai eseguendo i miei ordini».

La dragonessa vorrebbe inginocchiarsi per rendere omaggio alla sua capitana.

Baldegunde l’abbraccia con calore sotto lo sguardo incredulo di Marchilde rimasta sul cavallo.

«Stavamo giusto per mangiare qualcosa. Tuberi di dente di leone e di patata selvatica, messi a cuocere sotto la cenere. Poi qualche erba da mangiare cruda. Roba povera».

Bathilde accetta a condizione che loro condividano parte delle scorte.

«Pensavamo di accamparci non molto distante dal guado dei Passi Perduti ma forse è meglio che restiamo con voi per proteggervi» suggerisce Bathilde al termine del modesto pasto. Non trova il momento giusto per esternare quello che ha visto.

Baldegunde intuisce che deve raccontare qualcosa di delicato e importante. Fatte coricare le ragazze e affidata a Marchilde la loro protezione, si allontana dal fuoco con Markus, invitando la sergente a seguirli.

«Ma…» borbotta ritenendo il compagno della capitana un elemento estraneo alle sue dichiarazioni.

«Markus… è il mio compagno da una vita e di lui mi fido ciecamente. Senza il suo aiuto le cinque ragazze rapite sarebbero ancora prigioniere. Quindi puoi parlare senza reticenze» spiega Baldegunde alla perplessa dragonessa.

Bathilde comincia un po’ titubante e man mano che il resoconto si snoda acquista sicurezza. Markus ascolta in silenzio senza mai intervenire, lasciando questo compito alla capitana.

Baldegunde si sarebbe morsa la lingua, quando si lascia sfuggire un apprezzamento non proprio lusinghiero su Grumhilde. Ha perso le staffe quando doveva mantenere la calma.

Baldegunde avrebbe voluto esonerare Markus dal suo turno di guardia ma lui afferma di sentirsi bene e rispetterà la turnazione.

Al sorgere del sole La capitana col compagno e le ragazze si avviano verso il Castello di Mezzo, mentre le due dragonesse riprendono il pattugliamento dell’area assegnata.

 

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nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse

Su Caffè Letterario è stata pubblicata la nuova puntata del racconto Krimhilde e le fanciulle scomparse.

La puntata la potete leggere anche qui.

copertina Amanda e il bosco degli elfi

Procedendo con cautela il gruppo guidato da Baldegunde, che su sollecitazione di Markus ne ha preso la guida, arrivano con qualche affanno al torrente Ginestro. Un paio d’incontri con le pattuglie dei nerd di montagna l’hanno messo in ansia ma tutto si è risolto bene.

Al di là del Ginestro c’è il bosco e la salvezza.

«Un ultimo sforzo e poi saremo al sicuro» incita Baldegunde, osservando il viso delle ragazze stanche e impaurite.

I loro occhi hanno perso vivacità e sono appannati per la stanchezza della notte insonne.

Markus controlla che il guado non sia presidiato dai nerd di montagna, come sarebbe logico dopo la fuga delle fanciulle. “In effetti sarebbe molto fuori del loro raggio d’azione ma sento che avranno fatto uno strappo alle regole”.

Anche se ben mimetizzati lui ne scorge le sagome e ascolta il loro linguaggio gutturale. “Dunque il guado è inagibile. Le tisane hanno cessato il loro effetto e far passare le ragazze è molto pericoloso”.

Esiste un altro punto più a nord dove è possibile passare il Ginestro ma è più disagevole perché i massi a fior d’acqua sono scivolosi. Capisce che è più rischioso perché sono stanche e i riflessi intorpiditi. Però non ci sono altre soluzioni praticabili.

Si apparta con Baldegunde per discutere cosa è meglio fare. La scelta in pratica obbligata è per quello più a settentrione.

«Ragazze dobbiamo risalire il Ginestro di un centinaio di passi e da lì passare sull’altra sponda». Non spiega che esiste il rischio di finire nelle acque gelide del torrente per non creare panico.

Markus afferra un capo della corda e attraversa sicuro il Ginestro. La fissa a un albero tozzo ma robusto. Tornato indietro blocca l’altro capo tra due massi. Lui resta in retroguardia per garantire la sicurezza al gruppo, mentre Baldegunde aiuta le ragazze a passare dall’altra parte con l’aiuto della corda tesa.

Sono passate una dopo l’altra tra gridolini e lamentele come bambine viziate tutte e quante meno Adelinde. Hanno deciso così con un semplice sguardo d’intesa tra loro perché appare la più insicura e quella che necessita maggiori attenzioni. Trema, traballa sulle gambe, ha la pupilla dilatata per la paura ma in particolare appare assente. Markus non si fida a farla passare con Baldegunde e quindi sarà lui ad aiutarla nel passaggio da un masso all’altro. Manca pochissimo, quando molla la presa e precipita come un sasso nell’acqua. Lui si getta e l’afferra sollevandola fuori con la testa. Sembra svenuta. Il torrente non è molto profondo in quel punto ma la corrente gelida è alquanto robusta e tende a trascinarli a valle. La scarpata non è agevole da scalare con una persona priva di sensi. Baldegunde lo aiuta e a fatica arrivano al prato tra le grida isteriche delle altre ragazze che hanno seguito l’episodio terrorizzate.

«Cercate della legna secca mentre io recupero lo zaino rimasto dall’altra parte» ordina perentorio Markus, che grondante d’acqua e intirizzito per il freddo torna sui suoi passi.

«Il fuoco è meglio accenderlo all’interno perché sarà più difficile da individuare il fumo» dispone Baldegunde che a fatica dissimula la sua ansia per lo stato della ragazza.

Adelinde ha le labbra violacee e contratte. Respira a fatica e trema tutta. Baldegunde le toglie i vestiti bagnati e la copre con un mantello di montone angorato accanto al fuoco che scoppietta allegro. Le altre ragazze la osservano con apprensione. Non accenna a riprendersi.

Baldegunde con delicatezza le massaggia le mani, il corpo, i piedi per riattivare la circolazione del sangue. L’operazione ha effetto e il livore esangue del colorito del viso vira verso il rosato. Però osserva con preoccupazione lo stato di Markus che trema vistosamente. Ha tenuto i vestiti bagnati e questa non è stata una grande mossa ma non c’erano alternative perché il mantello è stato dato ad Adelinde. Comprende che la febbre lo sta divorando. Nel bosco ci sono i fiori dell’olmaria che possono combattere lo stato febbrile del compagno. Però deve lasciarle sole e Markus non è in grado gestirle senza problemi.

Come se le avesse letto il pensiero, in uno dei rari momenti di lucidità, le comunica che sarà lui il guardiano delle ragazze e loro angelo custode.

In preda all’ansia si precipita nel bosco alla ricerca dei fiori che poi messi a bollire avranno una funzione antipiretica.

Le ragazze ammutoliscono e si guardano disperate come se fossero state abbandonate. Markus rimane in silenzio sforzandosi di mantenersi lucido. Sa che le sue parole non avrebbero il potere di rassicurarle e preferisce tacere.

Baldegunde torna con un fascio di fiori bianchi e foglie e fiori di tiglio. Nel Ginestro riempie una borraccia d’acqua che versa in un piccolo recipiente. Qui fa bollire quello che ha trovato. Markus beve l’infuso senza protestare. Ne conosce le proprietà medicinali. Lei accosta la tisana di tiglio alle labbra di Adelinde per rilassare il suo stato.

Il sole è un disco rosso infuocato che tramonta verso la pianura del Concerto.

Markus non trema più e lo stato febbrile sembra diminuito ma non è in grado di mettersi in marcia per raggiungere il Castello di Mezzo.

«Ci conviene addentrarci nel folto del bosco» suggerisce Markus. «Lì possiamo trovare qualcosa per alleviare la fame e siamo sicuri di non fare brutti incontri».

Baldegunde annuisce perché giudica la proposta sensata.

Trovata una radura abbastanza distante dal Ginestro, si accampano attorno al fuoco mentre lei va alla ricerca di tuberi e frutti selvatici.

«Non sarà una grande cena ma almeno plachiamo il nostro stomaco» spiega mentre li mette a cuocere sulla brace e sotto la cenere.

Adelinde pare essersi ripresa e si stringe a Baldegunde. Markus ha l’occhio arrossato e il respiro in affannato. Si sente debole e spossato ma si sforzerà ad alternarsi con la compagna a montare la guardia e tenere il fuoco acceso.

 

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Nuova puntata di Krimhilde

Su Caffè Letterario è stata appena pubblicata la puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse, che potete leggere anche qui.

copertina Amanda e il bosco degli elfi

La strega Ampfel torna alla sua abitazione in preda al terrore e al dolore delle ferite che si sono riaperte.

L’apprendista strega Rotapfel la soccorre con l’olio di maleleuca che strofina con energia per darle sollievo.

Urla, piange, si dispera. Ha dimenticato le fanciulle, pensa solo a combattere il veleno che è tornato attivo.

Il draghetto Matteo è tornato poco dopo ma è consapevole di essere stato beffato da un nemico misterioso e invisibile. Sa di aver peccato di presunzione. Non osa affrontare il giudizio della Strega Ampfel, né la sua ira. Solo quando il cielo si colora trova il coraggio di presentarsi davanti a lei.

«Non sono riuscito a individuare il nemico. Ho lottato…».

La strega Ampfel sbotta. «Non raccontare frottole. Non hai lottato con nessuno e sei tornato poco dopo di me».

Il draghetto Matteo abbassa gli occhi. Ha sperato di farla franca ma deve imparare ancora molto. Spiega che appena entrato qualcuno ha infilato nella sua bocca un fascio di erbe. «Non potevo sputare fuoco e sono rimasto immobilizzato per diversi minuti. La persona che era dentro ha avuto tutto il tempo per andarsene indisturbata».

La strega Ampfel capisce di essere stata sconfitta e ritiene inutile tenere il drago Michele a guardia del sentiero perduto. “Hanno più risorse di noi e sono in grado di beffare anche lui”. È più utile che contatti Grumhilde, perché questi due umani possiedono degli strumenti che ignorava che esistessero ancora e possono colpire lei e i draghi con successo. Capisce che qualche trattato è sfuggito al rogo delle streghe e loro l’hanno recuperato.

Ordina al draghetto Matteo d’inviare un messaggero al drago Michele, perché ritorni subito, e poi che lui sparisca dalla sua vista.

Al suo rientro la strega Ampfel gli fornisce le istruzioni per l’incontro con Grumhilde.

Arrivato al torrente Ginestro, là dove scorre tra due pareti rocciose e fa un piccolo salto, deve lasciare Lucifero libero di pascolare sui prati circostanti. Lo ritroverà quando farà ritorno alle montagne innevate.

«Qui vedrai il bosco ceduo e…».

«Il bosco ceduo? E come lo riconosco? Mica hanno il cartello col nome». La interrompe con un pizzico di scetticismo ironico.

La strega Ampfel non raccoglie la battuta e spiega che il bosco ceduo si riconosce a prima vista. «Ci sono solo cedri del Mondo Buono, mandorli, noccioli del Ciclo e carpini carpiati. Sono solo lì. Non puoi sbagliarti».

Il drago Michele annuisce come se avesse capito. In realtà non ha capito nulla ma prima di partire guarderà qualche figura di questi alberi.

«Ci sono due sentieri, volgendo le spalle al torrente. Uno alla tua sinistra. L’altro a destra. Devi prendere quello».

Si raccomanda di non farsi notare, anzi di evitare qualsiasi incontro. «Quando esci dal bosco ceduo trovi un ciliegio senza ciliegie. Conta il terzo ramo partendo dal basso alla tua destra. Lì appenderai un nastro rosso con questa missiva». E la strega Ampfel gli consegna un sottile nastro con legato un rotolino di papiro verde.

Il drago Michele ha memorizzato tutto ma gli rimane un dubbio. «Una volta eseguiti gli ordini, che faccio? Torno indietro o aspetto qualcosa?»

«Grumhilde ti consegnerà qualcosa. Aspettala».

Il drago Michele annuisce di nuovo ma tutto gli sembra criptico. «Quando? E come mi riconoscerà?»

La strega Ampfel sbuffa all’ennesima domanda. «Non ti preoccupare. Sarà lei che ti troverà».

Tornato nel proprio alloggiamento e data una ripassata alla botanica si avvia col fedele Lucifero verso il Ginestro. Il sole è quasi allo zenit, quando raggiunge il ciliegio senza ciliegie, facendo attenzione a qualsiasi rumore per non farsi scoprire. Poi si nasconde dentro un cespuglio da cui può tenere d’occhio l’albero.

Ignora che mentre camminava è stato individuato da una pattuglia di dragonesse a cavallo.

Baldegunde dopo l’ultimo rapimento ha predisposto un pattugliamento discreto del torrente Ginestro. Ogni gruppo, composto da due dragonesse, deve controllare un tratto del torrente. Quello da cui è transitato il drago Michele è affidato a Bathilde e Marchilde che lo seguono senza far alcun rumore.

L’addestramento ossessivo di Baldegunde viene messo in pratica. Marchilde vorrebbe informare la vice di Baldegunde, Brumfilde ma la compagna la blocca.

«Ma… Baldegunde è sparita da due giorni. Nessuno sa dove sia. Non possiamo far riferimento a lei» balbetta incerta Marchilde.

«Baldegunde ha lasciato degli ordini precisi. Seguire il sospetto senza farsi intercettare segnando tutti i posti e le attività svolte. Solo in caso di effettive azioni pericolose chiedere rinforzi».

«Ma Brumfilde ha cambiato gli ordini di servizio» replica rinfrancata Marchilde.

«Io sono fedele a Baldegunde e rispetto i suoi ordini. Essendo più alto in grado queste sono le mie decisioni».

Queste ultime parole chiudono tutte le discussioni, mentre in paziente attesa osservano il drago Michele cosa sta facendo.

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Nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse.

Su Caffè Letterario è stata pubblicata la ventisettesima parte di Krimhilde e le fanciulle scomparse. Di seguito la potete leggere anche qui.

L’ultima avventura di Puzzone

Baldegunde esegue l’ordine del suo compagno senza chiederne le motivazioni. Radunate le cinque fanciulle spiega in succinto cosa devono fare. «Siete invisibili ma voi potete vedere gli altri. Restate dietro di me senza fiatare, qualunque cosa vediate».

In silenzio scendono a valle. Fa freddo e i vestiti sono inadeguati al clima ma muovendosi non rischiano di rimanere congelate.

Sentono il rumore frenetico degli zoccoli di un cavallo e si riparano in un anfratto nell’attesa che il cavaliere sparisca.

Procedono con cautela perché il buio della notte debolmente illuminato dalla luna, che sta calando dietro il crinale, non permette passi falsi.

Aglaja ha sbuffato per tutto il tragitto, ha freddo e vorrebbe riparare nell’edificio che appare alla sua destra.

«Non ci provare» sibila Baldegunde con un tono minaccioso. «Si prosegue verso il fondovalle».

Aglaja rimane interdetta sgranando gli occhi. È sicura di non aver pronunciato nessuna parola, né aver accennato col corpo a fermarsi. “Come può aver intuito il mio pensiero?”

«Non lambiccarti il cervello. Cammina e basta». Questa volta le parole di Baldegunde sono arrivate dirette nella mente.

Che sia una strega?” E accenna a fermarsi.

«Cammina senza pensare. La strada è ancora lunga. Sono la vostra capitana, ricordatelo» sussurra in modo che sia chiaro anche alle altre come devono comportarsi.

Un attimo di sbigottimento s’insinua nelle ragazze che non comprendono il motivo di questo avvertimento minaccioso.

Baldegunde non è sicura che le tisane abbiamo sufficiente potere per renderle invisibili una volta arrivata alla casamatta. “Sarebbe un bel guaio, perché ignoro cosa troverò lì. Senza questa protezione potrebbe essere un azzardo tentare di uscire senza essere viste”.

Il cielo schiarisce quando avvistano il manufatto che all’esterno appare incustodito. Però il mignolo sinistro l’avverte che c’è un pericolo nascosto al suo interno. Di che tipo non riesce a individuarlo ma lo percepisce con nettezza.

Aspetteremo Markus in quell’anfratto e poi decideremo la strategia giusta per raggiungere il bosco di Mezzo”.

Markus coglie il momento propizio per uscire dalla Prigione del Tempo Perduto. La Strega è fuggita, il drago è stato immobilizzato in modo temporaneo e non può emettere fuoco per qualche minuto. Ringrazia Mechthilde, schermandosi per non farsi intercettare. Ricorda che, quando si era appartato con lei, gli aveva spiegato che la tristrisavola col suo stesso nome aveva scritto un trattato delle erbe officiali per combattere streghe, draghi e altre creature del diavolo prima di finire sul rogo. «Il testo si trova nella biblioteca segreta» aveva concluso prima di salutarsi e dopo avergli elencato quali erbe gli sarebbero state più utili.

Deve raggiungere Baldegunde e le ragazze che l’aspettano. L’obiettivo è raggiunto e non gliene importa nulla della sorte della strega e del drago. Con ampie falcate sicure affronta la discesa. Deve sbrigarsi, perché la tisana che lo rende invisibile non dura in eterno.

Arrivato in prossimità della casamatta, rallenta e si fa guardingo. La calma irreale gli fa pensare a un agguato. Non vede Baldegunde, né le fanciulle e immagina che qualcosa sia andato storto.

Chiaro e forte risuona nella sua mente. «Siamo qui». Si guarda intorno e sorride. “Per forza non le vedo! Sono invisibili!” Segue la direzione del suono delle parole e le trova nascoste tremanti nell’anfratto.

«Ti abbiamo aspettato. Il mignolo sinistro si piega a indicare un pericolo. Quale sia non lo so».

Markus annuisce. Non ha mai sottovalutato le sue premonizioni. Riflette su come procedere. Per uscire dal sentiero perduto bisogna attraversare l’edificio che blocca la via. Al suo interno deve per forza accendere la lanterna cieca per garantire un transito sicuro. In questo modo si rivelerebbe la loro posizione a eventuali persone al loro interno visto che la compagna segnala un pericolo.

«Cosa facciamo? Le ragazze sono infreddolite e cominciano a scalpitare».

«Devo capire chi c’è e dove si trova. Entro e verifico».

Markus si addentra abituando gli occhi al buio. Si ferma. Ha udito un nitrito. I nerd di montagna non possiedono cavalli. Gli unici oltre alla strega sono i draghi. Non gli pare possibile che lei abbia fatto scendere dalla montagna un drago per montare la guardia allo sbocco del sentiero. Avrebbe utilizzato la manovalanza. “Dunque c’era un secondo drago con loro ed è stato spedito a presidiare l’uscita”. Questo è un vantaggio: sa dove si trova e all’interno non ci sono brutte sorprese.

Ritornato sui suoi passi confabula con Baldegunde. «Dai alle ragazze un paio di fiori variopinti e spiega come usarli. Dobbiamo parlarci con la mente e non con la bocca. Il silenzio è la nostra arma vincente».

La capitana annuisce e comprende che da questo momento sarà suo compito gestirle.

Il cielo si fa rosato quando iniziano il passaggio attraverso la casamatta. Markus apre la fila con la sua lanterna cieca. Le ragazze afferrano una corda legata ai suoi fianchi per non perdersi nel buio. Baldegunde chiude il gruppo.

Aglaja è la più vivace e intraprendente e prova colloquiare telepaticamente. La capitana la redarguisce con bonarietà mettendola a tacere.

Quando il buio lascia il posto al chiarore diffuso proveniente da finestre e porte, Markus spegne la lanterna cieca e comanda al gruppo per il tramite di Baldegunde di restare lì in silenzio. Esplorerà la parte prospiciente la casamatta. Non hanno molto tempo a disposizione, forse qualche minuto prima di tornare visibili.

Fuori non vede nessuno. Rimane interdetto e si gratta la guancia irsuta. “Il nitrito l’ho sentito con chiarezza. Devo rischiare esplorando il passaggio verso il torrente Ginestro”.

Si muove con cautela ignorando se sia visibile oppure no. La via è libera. “Se abbiamo fortuna, possiamo farcela” e ritorna prendere il gruppo.

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Nuova puntata di Krimhilde

Su Caffè Letterario ho appena pubblicato la parte ventisei di Krimhilde e le fanciulle scomparse. La puntata la potete leggere anche qui.

«Sei sicuro che questa sia la mossa giusta? Non si vede nulla».

Markus annuisce e le consiglia si stargli vicino.

«Lo sai che temo il buio».

«Lo so. Ma non devi temere nulla».

Lui detta il passo e Baldegunde sta aggrappata al suo braccio. “Non mi riconosco più” riflette la capitana. “Temo anche la mia ombra”.

«Hai già un piano per riportare a valle le cinque ragazze?» chiede interrompendo il silenzio che durava da diverso tempo.

«No». Una breve risata rompe il silenzio della notte senza luna e senza stelle. «Quando siamo là escogiteremo qualcosa».

Sono in marcia da tempo e dal crinale alla loro destra compare il disco luminoso della luna che illumina debolmente il loro cammino.

«Ecco là l’ingresso» dice con tono gioioso Baldegunde. «Adesso arriva la parte più difficile».

Si muovono silenziosi per non spaventare le ragazze ma Aglaja ha il sono leggero.

«C’è qualcuno all’ingresso. Sento i loro passi».

Vuol richiamare l’attenzione di Reinhilde, l’unica che può sbirciare chi entra.

Agnete si sveglia e chiedi chi sta arrivando.

«Non lo so. Sento solo dei passi». Un brivido percorre le sue spalle e ammette di aver paura.

«Ragazze». Una voce conosciuta risuona nella caverna. «Sono Baldegunde. Siamo venuti a liberarvi».

È tutto un gridare caotico misto a parole di sorpresa.

«Calma, calma. Non siete ancora in salvo». Afferma con un filo di voce la capitana. «Non fate troppo chiasso».

Markus accende la lanterna cieca ed esamina le serrature. Emette un grugnito di disappunto, perché non sarà facile aprirle. Non ha gli attrezzi giusti ma solo un piccolo fascio di erbe corrosive. “Troppo tempo e non ne abbiamo a sufficienza”. Si guarda intorno illuminando le pareti. C’è un piccolo gancio appeso a un chiodo. Lo afferra e comincia a lavorare sulla cella più vicina all’ingresso. Dopo un po’ Reinhilde è libera.

«Bevi questa tisana e resta in silenzio qualsiasi cosa accada o vedi». Sono le istruzione che le dà Baldegunde.

Poi una dopo l’altra le libera. Ha appena liberato l’ultima, Aglaja, quando Markus sente vibrare la verga ammazzastrega. Capisce che si sta avvicinando un pericolo.

«Baldegunde prendi la tisana e tieni le ragazze appena fuori dalla Prigione, pronte a scendere a valle».

«E tu?» È seriamente preoccupata.

«Resto qui ad attendere la strega Ampfel. La verga la terrà inchiodata qui mentre voi scendete».

Baldegunde non è convinta di abbandonare il suo compagno nella lotta con la strega, che di certo sarà spalleggiata dal drago Michele.

«Ho letto quello che pensi. Ci vediamo a valle. Ora vai senza perdere tempo».

***

La strega Ampfel accompagnata dal drago Michele e dal draghetto Matteo si dirige verso la casa delle anime immortali.

Come ha raccontato la megera Swanhilde trova nella stanza degli ospiti un mucchietto di cenere grigia ormai fredda. La camera sembra in perfetto ordine come se nessuno si fosse fermato. Il letto rifatto, il bagno lindo, gli armadi con i vestiti ben allineati dentro.

«Non è possibile. Nessuna traccia. Pare che prima di andarsene abbiamo rassettato tutto».

La strega Ampfel è furibonda, dimenticando pure i dolori che ferite e veleno le provocano.

Il drago e il draghetto dopo l’attenta perlustrazione confermano che la casa risulta disabitata e non ci sono tracce del passaggio di qualcuno.

La strega Ampfel sta valutando se dirigersi tutti insieme verso la Prigione del Tempo perduto oppure dividersi in due gruppi. Uno che punta a valle e l’altro a monte. Deve prendere una decisione in fretta senza perdere tempo che sembra prezioso.

«Drago Michele scendi a valle senza indugiare e presidia la casamatta all’imbocco del sentiero perduto. Aspetta lì nostre notizie». Poi rivolgendosi al draghetto Matteo gli fa segno di seguirla.

Il drago Michele storce il naso ma non ribatte e si avvia verso valle. Non gli piace che il suo posto accanto alla strega Ampfel sia preso da quell’intrigante di Matteo. Sa che è ambizioso e vuol scalare le gerarchie dei draghi e prendere il suo posto come numero uno.

Una cavalcata frenetica li porta in prossimità della Prigione del Tempo Perduta. Hanno rischiato più volte di finire nel burrone o di azzoppare i cavalli ma nessun pericolo li ha fermati.

La strega Ampfel si ferma, avverte pericolo. Le piaghe si riaprono in modo doloroso, il veleno riprende vigore.

«Che c’è?» Chiede il draghetto Matteo con aria strafottente, arrestando la sua corsa accanto alla strega che pare paralizzata. Non sentendo risposte sprona il cavallo verso l’ingresso. Con un balzo scende ed entra. Fa uno sbuffo di fuoco per illuminarlo e osserva che le celle sono aperte.

«Dunque c’è o c’è stato qualcuno qui dentro». Apre la bocca ma avverte in gola qualcosa che brucia. Dalle narici prova a incendiare quello che lo circonda ma esce uno sbuffo di vapore. Riprova ma l’esito non cambia. Impaurito retrocede verso lo sbocco ma i piedi sembrano inchiodati a terra. Capisce che una grande magia l’ha colpito senza che lui possa difendersi.

La strega Ampfel non aspetta che il pericolo si materializzi e girato Mefistofele scende a precipizio verso la sua dimora.

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continua la saga di Krimhilde e le fanciulle scomparse

Su Caffè Letterario è stata pubblicata la venticinquesima puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse. La puntata la potete leggere anche qui.

L’ultima avventura di Puzzone

Markus non ha fatto i conti con la voce femminile di cui ignora il nome. Non appena si corica accanto a Baldegunde per prendere sonno, sente sibilare nella mente. «Alzati e unisciti con me. Diventerai immortale».

Lui senza rispondere si gira su un fianco e ascolta il lento ronfare della compagna che si è addormentata come un sasso. Anche lui vorrebbe prendere sonno, perché la giornata è stata lunga e complicata. Però quella voce lo tedia e lo incita ad abbandonare Baldegunde.

Markus comprende che è una trappola senza capire lo scopo di tutta questa insistenza. “Dunque non sono quelle che dicono di essere”. Sa che questo pensiero sarà letto dalla voce femminile. Sorride e dubita che sia veramente una femmina.

«Te ne pentirai» urla inviperita e aggiunge con voce stridula. «Conoscerai la nostra rabbia e rimarrete nostri prigionieri».

«Tutto questo è da vedere» replica calmo Markus puntando su alcune erbe che ha nei suo zaino. Queste hanno il potere di trasformarli in altri umani e rendersi irriconoscibili.

Si alza, osserva la compagna che ha i lineamenti distesi di chi dorme beato. La sfiora con la mano prima di afferrare lo zaino che contiene preziose erbe e la verga ammazzastrega.

La estrae e avverte in tutto il braccio la vibrazione che emette. “Dunque siamo finiti in un covo di streghe. Ora è chiaro il disegno”.

La verga inizia lentamente a muoversi a destra e sinistra, poi rotea fendendo l’aria con decisione. Markus non è più in grado di controllare la frenesia dei fendenti perché la verga pare animata di vita propria.

Dapprima ascolta dei gemiti, poi delle invocazioni di aiuto per far cessare il supplizio.

«Mostrati e chiedi perdono per quello che hai tentato di fare» sussurra Markus pronto a usare il tiglio tignoso per imprigionare questa presunta anima immortale.

«Trattieni questo strumento. Faccio ammenda di aver tentato di intrappolarvi per impedire di proseguire oltre».

Come d’incanto compare una fanciulla dai capelli arruffati e volto e corpo piagati da brutte ferite nere. Trema e balbetta.

Markus la osserva con disprezzo mentre richiama a sé la verga che vibra minacciosamente, pronta a riprendere il lavoro interrotto. «Chi siete veramente».

«Siamo le megere scampate al rogo della regina Eberhilde che ha sterminato tutte le mie compagne. Prendiamo ordini dalla strega Ampfel e siamo state poste a guardia di questo sentiero occulto. Il nostro compito è catturare tutti i viandanti che lo percorrono. Nessuno deve raggiungere la Prigione del Tempo Perduto».

Detto questo la fanciulla diventa grinza e ingrigisce fino a diventare un mucchietto di cenere.

«Abbiamo corso un grosso rischio». È la voce assonnata di Baldegunde che ritta sul letto ha ascoltato le parole della megera e osservata la sua fine. «Dobbiamo eliminare subito anche le altre».

Markus scuote il capo. «Sono certo che sono già fuggite per raggiungere la strega Ampfel. Il posto non è più sicuro. Vestiti in fretta mentre preparo qualche tisana. Tra cinque minuti dobbiamo essere in marcia anche se fuori è buio».

Diventati invisibili e confuso il loro odore di umani con quello del leopardo delle nevi si mettono in cammino verso la Prigione del Tempo Perduto.

***

«Signora sono affranta ma la devo disturbare».

L’apprendista strega Rotapfel è ritta dinnanzi al baldacchino dove riposa la strega Ampfel e si contorce le mani. Svegliarla quando si è appena assopita è sempre un rischio ma vista l’urgenza non ha alternative.

La strega Ampfel grugnisce. È a letto da un paio di ore ma solo da pochi minuti ha preso sonno. Le ferite dolgono e il veleno non è ancora debellato. Si gira su un fianco e poi sull’altro, infine si mette ritta con gli occhi socchiusi.

«Cosa c’è di tanto urgente da svegliarmi nel cuore della notte?»

L’apprendista strega si schiarisce la voce con due colpetti di tosse. «Nel salotto grigio ci sono le megere, le anime immortali messe a guardia del sentiero perduto…».

«E allora?» Il tono si alza di più di un’ottava e gli occhi si stringono nervosamente. «Perché hanno abbandonato il loro compito?»

L’apprendista strega abbassa lo sguardo. Sa che sta per scatenare l’inferno. «Dicono che sono fuggite perché un uomo e una donna hanno incenerito Krienhilde, il loro capo con un oggetto sconosciuto ma potente».

La strega Ampfel sembra svegliarsi di botto e la mente prende a vorticare vertiginosamente. «Loro in tredici messe in fuga da due persone umane! Non posso crederci». Però qualcosa si insinua nella sua testa. “Krienhilde è una megera potente e navigata. Mi sembra strano che abbia permesso a un umano di renderla in cenere. A meno che…”. Adesso deve ascoltare la megera anziana Swanhilde.

La megera anziana racconta che Krienhilde ha tentato d’irretire l’uomo come ha sempre fatto in passato con successo. Però questa volta le ha andata male. «Con esattezza non so cosa sia successo. Noi eravamo in un’altra stanza. Abbiamo sentito delle grida di dolore e invocare aiuto. Quando siamo accorse, l’abbiamo trovata in un mucchietto di cenere grigia».

La strega Ampfel stringe gli occhi per il dolore delle ferite e per concentrarsi su quello che ha udito.

«Mi avete parlato di due umani che vi hanno costretto alla fuga».

La megera Swanhilde abbassa lo sguardo per non incrociare quello della strega Ampfel. In effetti non sono accorse subito ma dopo un po’ di tempo perché hanno avuto paura. La strega legge questo pensiero che scatena la sua collera. Alza il tono della voce perché la vorrebbe incenerire.

«Non siete lì per scaldare la panca ma per impedire che degli intrusi possano salire al Picco dell’Impiccato».

Poi la congeda con un gesto imperioso della mano. «Siete sollevate dal vostro compito. Rimanete nel salotto nero finché non sono di ritorno». E comanda all’apprendista strega di convocare con la massima urgenza sia il drago Michele sia il draghetto Matteo.

«Tra meno di un minuto siano qui!» Tuona infuriata, mentre si prepara per uscire.

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