Non perdete la nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse.

Su Caffè Letterario è stata da poco pubblicata la puntata 17 dell’affascinante racconto Krimhilde e le fanciulle scomparse.

Per chi fosse pigro la ripropongo anche qui.

Gertrude Jekill – rose inglesi rampicanti

Il gallo sprecone annuncia che il sole sorgerà tra poco e i dormiglioni non sono graditi. Con tre vigorosi chicchrichi sveglia Markus che si mette ritto. Non ha bisogno di leggere l’ora perché la conosce già. Un lieve tocco alla compagna che sta dormendo con la bocca semi aperta. Il suo leggero russare sembra una deliziosa melodia.

«Balde» sussurra con tono dolce, «è tempo di alzarsi».

Baldegunde si muove infastidita. Il sogno che sta facendo si è disciolto e ignora come andrà a finire con la strega Ampfel.

«Ma è ancora buio!» Borbotta mangiandosi le parole come se la lingua si fosse inceppata.

«Lo so» bisbiglia abbracciandola. «La strada è lunga e non sappiamo quanto ci vuole per arrivare al punto d’inizio. Dobbiamo procedere a piedi».

In silenzio si preparano. Non hanno bisogno di parlarsi: i loro movimenti sono sincronizzati. Uno zaino di pelle di camoscio di pianura, vestiti comodi e in grado di proteggerli dal freddo, scarponcini di pelle di daino urlatore. Per il mangiare e le bevande passeranno dalla mensa. Non ci sarà molto perché il personale non ha preso ancora servizio ma solo avanzi della sera precedente.

Afferrati i fiori magici, prendono la tisana per rendersi invisibili. Per nascondere il loro afrore di umani ci penseranno quando sono vicini a punto critico presidiato dai nerd di montagna.

Baldegunde sa che con una cavalcatura sarebbe stato rapido raggiungere il posto indicato dalle carte, che Markus ha riposto nello zaino. Però non sarebbe stato possibile eludere le guardiane del Bitfrost, il ponte arcobaleno che consente l’uscita dal Castello.

È ancora buio e nel cielo sereno le ultime stelle li accompagnano silenti nella marcia di avvicinamento.

Sono in cammino da qualche ora e il sole è già comparso tra sbuffi di nuvole rosate che diventano sempre più chiare. La giornata sembra promettere di essere calda anche se finora la brezza fresca dell’alba mette brividi nei due viandanti. Baldegunde avverte qualcosa di strano nell’aria. Il sesto senso la mette in allerta. Quel formicolio al mignolo della destra le suggerisce prudenza.

«Markus» sussurra al compagno. «Avverto che c’è qualcosa di pericoloso nello spazio intorno a noi. Forse una minaccia ma non chiedermi cosa. Non saprei risponderti. Cerchiamo un riparo e aspettiamo».

Markus non percepisce nulla ma conosce la compagna e le sue proverbiali doti di presentire i pericoli. Annuisce e la segue in un vicino canneto ai margini del sentiero. La visuale è ampia sia a destra sia sinistra senza essere individuati da chi passa perché la vegetazione li nasconde.

«Però è prudente nascondere la nostra natura umana. Questo sciroppo che ho preparato ci trasforma in stambecchi della neve. Quelli che stanno nei boschi delle montagne innevate».

Non passa molto tempo quando sentono lo scalpiccio furioso di cavalli. “Ecco quello che l’ha messa sull’avviso” pensa allungando il collo per conoscere quali cavalieri sono in arrivo. Strabuzza gli occhi. Sono due. Uno è il drago Michele, che riconosce per gli sbuffi di fuoco che emette dalla bocca a ogni respiro. Sorride per la precauzione presa. Tuttavia è l’altro che lo lascia perplesso. Osserva un cavallo che corre senza cavaliere.

Subito il pensiero corre alla strega Ampfel, la degna compagna di merenda del drago Michele, che avrà operato una delle sue innumerevoli magie.

Marcus si sente tirare nella manica destra. Sa chi è e cosa vuol ipotizzare nell’osservazione del cavallo che galoppa senza cavaliere. Annuisce con la testa e con l’indice sinistro sulla bocca le intima di tacere. Non è il momento adatto per parlare. Hanno dimenticato che possono colloquiare col pensiero ma forse no. Sanno che i due cavalieri possono frugare nelle loro menti e leggere dentro.

Se per un certo verso si rallegra che siano lontani dalle montagne innevate, da un altro punto di vista si chiede dove stiano correndo con tanta furia. La strada li può condurre verso molte direzioni. Escludendo il Castello che per il momento è imprendibile, il posto più probabile è il torrente Ginestro. “Ma dove?”

Baldegunde interroga con gli occhi il compagno che scrolla le spalle, perché ignora dove siano diretti.

Il rumore degli zoccoli al galoppo si fa sempre più lontano fino a diventare un suono ovattato.

Markus e Baldegunde escono dal loro nascondiglio e riprendono il cammino. Hanno una missione da portare a termine: le fanciulle rapite. Con la strega Ampfel e il drago Michele ci sarà il tempo per chiudere i conti.

Il sole alto nel cielo indica che è mezzogiorno, quando arrivano in prossimità del presidio dei nerd di montagna. Dunque la previsione supposta era corretta.

Sanno che potrebbero aggirarsi tra i guardiani senza essere scoperti ma preferiscono muoversi lontani da loro per intuire dove si potrebbe aprire il passaggio segreto. D’altra parte la mappa mostrava un edificio che non era la casermetta dei nerd di montagna.

Markus si concentra su alcune rocce alla sua sinistra. Lì vicino sta una costruzione bassa occupata dai guardiani. “Ma cosa cercare?” Nessun segno indica che ci possa essere un’apertura occulta. Scuote il capo scoraggiato. È come cercare un ago nel pagliaio. Sente un’onda di parole nella mente. Se ne era dimenticato che i fiori magici permettono di comunicare senza parlare. Adesso lo possono fare senza il pericolo di essere intercettati.

«Markus, qui perdiamo tempo. Il punto d’ingresso va cercato altrove».

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Nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse

Su Caffè Letterario è stata da poco pubblicata la puntata 16 dell’affascinante racconto Krimhilde e le fanciulle scomparse.

Per chi fosse pigro la ripropongo anche qui.

Primo iris

Mentre Markus e Baldegunde stanno decifrando le mappe, sulle montagne innevate la strega Ampfel e il drago Michele studiano una nuova strategia per arrivare ad Annelinde, la sesta vergine che manca per soggiogare la Terra di Mezzo e vivere al Castello.

La strega avrebbe voluto coinvolgere anche il Drago Mario e il draghetto Matteo. È convinta che il pragmatismo del drago Mario sarebbe molto utile per scardinare le difese della capitana delle dragonesse a cavallo, mentre il draghetto Matteo con tutte le sue giravolte lessicali avrebbe fatto perdere il senno anche alla donna più scafata.

Dopo una lunga discussione la strega Ampfel si è arresa e ha lasciato perdere il suo proposito. “Ci sarà tempo per utilizzare anche loro”.

«Prima di cominciare, c’è un dubbio che mi è sorto ripensando al comportamento della capitana» inizia cauto il drago Michele modulando la voce in falsetto come è solito fare in queste occasioni.

«Cosa?» La strega Ampfel si raddrizza dalla postura semi sdraiata per prestargli maggiore attenzione.

Il nerd di montagna inspira aria e cerca di evitare di lanciare fiamme dalla bocca. “Meglio essere cauti e non incendiare nulla” riflette.

«Ricordo che ha tenuto per tutto il tempo, che è stata con noi, una mano dentro la salopette come se avesse un amuleto».

La strega Ampfel si mette ritta con la schiena e si fa più attenta. “Che abbia capito come la donna l’ha gabbato?” Sorride storta, perché drago Michele a volte è ingenuo, perché un amuleto preserva dalla sfortuna e non dona poteri magici.

Drago Michele prosegue cauto nella sua ipotesi.

«Però ieri vicino al torrente Ginestro, quando ha tentato di spacciarsi per la figlia teneva in mano un mazzo di fiori variopinti che non ho mai visto. Conosceva molti dettagli di me e sembrava che riuscisse a leggermi la mente. Ieri non ci ho fatto caso ma oggi sì».

La strega Ampfel si passa la mano sulla fronte rugosa, perché qualcosa si è acceso nella sua mente. “Questa invece è più plausibile. Fiori dotati di poteri magici ne esistono e crescono anche nella Terra di Mezzo”.

«Fiori variopinti? Che tipo?»

Sa per certo che lungo le rive del Ginestro crescono e fioriscono fiori dotati di particolari poteri. Non ha mai indagato a fondo sulla loro natura ma ricorda che nei racconti del focolare durante le sabba serali, radunata con le sorelle intorno al cammino, si narravano effetti straordinari per questi fiori che crescono spontanei e molto belli da vedere.

«Ma… non saprei… Non li ho mai visti. Colori brillanti, anzi sgargianti, che colpiscono. Corolle incredibilmente voluminose. Molto di più dei soliti fiori spontanei. Però un dettaglio mi aveva colpito che adesso affiora nella mente. Sembravano appena colti anche dopo un’ora di botta e risposta. Ero troppo impegnato nelle schermaglie dialettiche per prestarci attenzione».

La strega Ampfel si alza di scatto e dalla libreria posta alle sue spalle prende un voluminoso libro pieno di polvere e ragnatele. Col bordo della manica lo ripulisce un po’, tossendo per la polvere inalata.

Lo apre all’incirca a metà e mostra le figure disegnate in grandezza naturale. «Come queste?»

Il drago Michele stringe gli occhi per mettere a fuoco l’immagine tenendo con cura la bocca chiusa.

«Non ero vicino ma ci assomigliano molto. Oltre a questo, qualora corrispondano, ce ne erano degli altri diversi per forma e colori. Ero troppo impegnato a ribattere per prestare attenzione».

Dunque” borbotta con tono stridulo che nessuno capta. “Dunque questi dannati fiori esistono e hanno poteri straordinari. Bisogna fare un sopralluogo nel posto dell’incontro”.

La strega Ampfel depone il librone dalla copertina di cuoio rosso con fregi neri e dorati sulla mensola delle pozioni terribili e si gira verso drago Michele.

«È urgente fare una visita al posto del vostro incontro. Ricordi con esattezza il punto?»

Drago Michele annuisce. “Certo che lo ricordo. E là dove avrei catturato la sesta vergine. Ci mancherebbe che non saprei ritrovare il luogo”.

«Quando si parte?»

«Domani mattina di buon ora. Adesso rischiamo di arrivare col buio». Detto questo la strega Ampfel batte le mani per chiamare l’apprendista strega Rotapfel.

«Preparami la mantella invisibile e il roano Lucifero per domattina prima dell’albore» urla con tono stridulo quando compare.

«Ma io…» balbetta drago Michele.

Però la strega Ampfel è già sparita avvolta nel mantello invisibile e al drago Michele non resta altro che correre a casa per prepararsi la partenza di lì a poche ore. “Ma dove crede di andare senza le mie indicazioni…”.

Si affanna a mangiare qualcosa. Sta digiunando e lo stomaco reclama cibo. Prova a coricarsi ma non riesce a dormire. L’ansia gli mette agitazione. Quando gli occhi si chiudono, ecco che si sveglia.

«Muovi il culo. Tra due minuti si parte» strepita la strega Ampfel facendosi sentire nella mente.

Il drago Michele sobbalza e si fionda in un amen verso la casa della strega. Sa che non può perdere un secondo se non vuol diventare una statua di ghiaccio.

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Siamo a 15

È da poco che su Caffè Letterario è stata pubblicata la quindicesima puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse.

Per chi volesse la trova anche qui sotto. Buona lettura.

L’ultima avventura di Puzzone

Markus tiene con la mano buona un triangolo di ceci e pomodoro brillato, mentre osserva i fogli disposti sul tavolino, facendo attenzione a non macchiarli col sugo rosso.

Baldegunde in silenzio sembra scrutarlo con gli occhi semichiusi, mentre assaggia la zuppa di porri, cipolla e aglio speziato. Però in realtà se la sta gustando: è la sua preferita. Sa che poi l’odore dell’aglio speziato si fa sentire con vigore sollevando qualche smorfia di disgusto ma non gliene importa molto. Prova a concentrarsi sulle carte disposte sul tavolino. “Non ci capisco nulla. Semplici segni sulla carta”. Alza le spalle. “Ci sarà tempo per farmi spiegare il senso di quei tratti appena accennati”. Un altro vigoroso colpo di cucchiaio affonda nella scodella con un rumore sordo.

Markus si lecca le dita per togliere i residui di pomodoro ma non è soddisfatto del lavoro che sta facendo, perché le carte si spostano di continuo e deve risistemarle di nuovo. Questo gli fa perdere concentrazione e ricominciare da capo, se vuole scovare il famoso passaggio segreto. Si alza. Deve trovare qualcosa su cui appuntare i fogli per renderli fissi. Pensa alla tavoletta di faggio principino che si trova chissà dove nel ripostiglio insieme ai suoi attrezzi di lavoro.

Baldegunde cerca d’intuire i motivi dei movimenti del compagno per aiutarlo. “Di cosa va alla ricerca?” Riflette perlustrando con gli occhi la stanza senza successo, mentre lui sparisce nel ripostiglio.

Sorride vedendolo di ritorno con una tavola di faggio principino. “Ecco cosa cercava. Gli serve per fissare i fogli”.

Baldegunde riflette che gli avvenimenti della giornata hanno stimolato la fame, visto che di tutto quello che ha preso in mensa è rimasto solo qualche frutto. “Meglio così” Sospira prendendo due pomi d’arancio passito. «Ne vuoi uno?»

Markus solleva un sopracciglio mentre fissa con gli ultimi listelli di legno i fogli sulla tavola.

«Ma sì! Mi toglierà un po’ di sete».

Si ferma un momento per gustare il frutto e riposare la mente, appoggiandosi al divano di cretonne rosso. Una stoffa robusta ma morbida tessuta con lino di filo verde e canapa di cannabis.

Finito il frutto, si spostano sui fogli alla ricerca d’intuire quale di quei sentieri ha un senso e conduce alla meta. Markus è convinto che tra la dozzina di segnaposti solo uno farà al caso loro. Molti sono inseriti solo per far confusione e impedire di rintracciare quello buono.

«Ci sono ancora alcuni frutti se vogliamo».

«Cosa?» Markus risponde senza alzare gli occhi dai fogli su cui sta appuntando alcune freccette di legno mandorlino.

«Mele e pere. Una mezza dozzina. Una merendella, una zitella e una gamba fina, una pera volpina, una broccolina e una del curato».

Markus ruota leggermente a sinistra il capo per osservare la fruttiera di cristallo di rocca. Storce il naso perché gli sembrano tutti acerbi. A lui non piace la frutta non matura.

«Non mi paiono invitanti. La più matura mi sembra la mela gamba fina».

Baldegunde ride di gusto. Conosce bene il suo compagno e la risposta è in linea con la sua personalità. In effetti avrebbero bisogno almeno di un’altra settimana per maturare al punto giusto. Però in effetti la scelta è caduta su quella meno acerba. Sbucciata e tagliata a tocchetti la mette sul piatto di coccio grezzo con disegni geometrici blu oltremare. Per lei sceglie la pera volpina. È alquanto granulosa e di certo non matura sia al taglio sia al gusto. Spera che non le rimanga sullo stomaco.

Mentre la sua attenzione è concentrata su frutto, ascolta la voce del compagno. Solleva il capo e si netta la bocca con una salvietta di lino prudentino.

«Ci sono rimasti tre sentieri che hanno la possibilità di arrivare alla Prigione del Tempo Perduto. Potrebbero essere validi tutti e tre oppure uno solo».

Baldegunde allunga il collo sulle carte, mettendo da parte la pera volpina. “Tanto è acerba” e ride alla sua sciocca battuta.

Markus ha segnalato bene i tre sentieri e non le costa fatica seguirli. Il primo sentiero inizia dal villaggio Amori Perduti, l’ultimo posto abitato della terra di Mezzo prima che inizi l’area delle montagne innevate. “Potrebbe essere”. Il villaggio è molto vecchio e subito ricorda le leggende ascoltate quando era una bambina. Il secondo sembra nascere dal nulla ma prosegue oltre la roccia dell’impiccato. “Uhm!” Borbotta masticando rumorosamente una mela zitella tagliata fina. La pera volpina era immangiabile.

«Questo sentiero da dove parte? Sembra sbucato dal nulla e finire nel nulla» e ride per la battuta sciocca fatta, spostandosi di lato per osservare meglio.

«No, ha un inizio e una fine non visibile. Se ho interpretato bene le rocce della carta dovrebbe iniziare dalla foresta del Rombo tuonante. Quella grande foresta che sta a nord del Castello oltre il ruscello Ginestro. Non molto distante dal primo rapimento».

Baldegunde spalanca dapprima gli occhi per la sorpresa e poi corruga la fronte pensando alla vastità del luogo. Più di una volta ha condotto il quel luogo le allieve dragonesse a cavallo per fare addestramento e orientarsi senza strumenti. Tutti i sentieri appaiono uguali e se non avesse messo dei segnali si sarebbero perse moltissime volte.

«Ma è come cercare un ago nel pagliaio per trovare quello buono».

«Lo so!» Risponde con un bel sorriso. «Ma l’ago, se necessario verrà trovato».

«E come?» Baldegunde non è così ottimista come il compagno ricordando le difficoltà e i pericoli della foresta.

«Adesso è un dettaglio ininfluente sapere quale sentiero prendere nella Foresta del Rombo tonante, ammesso che parta in effetti da lì».

Poi la loro attenzione si appunta sul terzo che appare quello meno probabile. Parte da un punto d’ingresso delle montagne innevate.

«Uhm!» Borbotta Markus, osservando il possibile inizio.

«Ma di certo sarà presidiato! È il punto di partenza del sentiero principale che porta nel Cuore di ghiaccio, il principale villaggio dei nerd di montagna» Esclama stupita tenendo in mano una fettina di mela zitella.

Markus sorride all’uscita della compagna. Appare ovvio a tutti questo dettaglio vista l’importanza della strada.

«Se questo fosse il vero sentiero, la sua rappresentazione sarebbe ingenua perché qualsiasi curioso la percorrerebbe. Vuol dire che c’è il trucco».

«Quale?»

Markus l’abbraccia scoccandole un bacio sulla fronte. “Siamo una coppia formidabile!” Riflette riprendendo a osservare questa stranezza.

«Markus, cos’è questo strano segno?» Chiede Baldegunde indicando un tratto di penna, che parte dal vuoto e finisce nel vuoto, in apparenza senza logica.

Subito lo sguardo di Markus si concentra su quando ha detto la compagna. La stanchezza sparisce di colpo dal suo viso. Ha compreso che in realtà l’inizio è proprio in quel punto disegnato senza motivo come se fosse un errore del cartografo.

«Senza la tua intuizione avrei vagato nel nulla per giorni. Hai scoperto il vero punto d’ingresso. Lì ci sarà un passaggio segreto nascosto agli occhi di chi sorveglia la strada. Credo che questo sia il sentiero giusto».

Presa Baldegunde sottobraccio si dirigono verso la camera da letto. La stanchezza e lo stress si fanno sentire.

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eccoci… è pronta la 14-esima parte

Su Caffè Letterario è stata pubblicata da poco la nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse.

L’ultima avventura di Puzzone

Per chi fosse pigro la riporto anche qui. Buona lettura.

 

La strega Ampfel ha una strega per capello e la capigliatura è piuttosto folta. Quindi… Se la prende con il drago Michele che non è riuscito a portare a termine il progetto pianificato con cura. “Eppure conosceva i dettagli. Doveva intimidirla e io fare l’esorcismo zumba cadum per trasformarla in guscio vuoto. Mi sono fidata di un inetto”.

Il nerd di montagna trattiene il fiato perché l’ira che cova dentro incenerirebbe l’intero mondo se per caso aprisse la bocca.

In silenzio tornano ai monti innevati ognuno chiuso nei suoi pensieri.

Il drago Michele riflette che è stato preso in giro da una donna e questo gli ruga assai. Immagina gli sberleffi degli altri draghi. In particolare di Drago Mario, quello che odia con tutte le sue forze. Ricorda nitide le parole della strega Ampfel. «Devi spaventare la donna. Al resto penso io». Però è andata in modo diverso rispetto a quello concordato. “Mi ha preso per i fondelli… Eppure secondo la strega Ampfel era una facile preda. Sarà…”. Scuote il capo con vigore mentre calcia stizzoso un sasso che trova sul suo cammino.

La strega Ampfel è furiosa e al tempo stesso perplessa e preoccupata. Ha trovato strana l’atmosfera nella Caverna del Pozzo Maledetto. Spirava un’aura non amichevole. Percepiva pericoli che non vedeva. Però il comportamento della capitana delle dragonesse a cavallo è stato atipico, a tratti imprevedibile con quel alternare finte paure a mosse audaci. A mente fredda adesso gli appare come se sapesse in anticipo le loro mosse. “È come se ci leggesse i pensieri per aggiustare il comportamento da tenere”. Ricorda di averla frugata nella mente diverse volte senza risultati pratici: solo vuoto e basta. Però c’era anche qualcosa nell’aria che la minacciava da vicino. “Cosa?” Non è riuscita a comprenderlo. “C’eravamo solo noi tre ma l’avvertimento era palese. Una quarta persona? Non poteva essere invisibile e sfuggire alle mie ricerche”. Tuttavia il tarlo lavora perché la capitana era troppo sicura di sé nell’affrontarli. “Il compagno?” Scuote la testa mentre imbocca il sentiero presidiato dai nerd di montagna che si spostano di lato per farli passare. “Lui non si è mai visto né prima né dopo. Nessun odore umano ma solo di selvatici. Eppure…”.

Lei prende la via di destra che la conduce alla sua abitazione immersa nella neve. Ad accoglierla c’è l’apprendista strega Rotapfel che prende il mantello e gli stivali di cuoio ballerino.

«Non ho fame» brontola la strega Ampfel gettandosi sul divano rosso.

Se stamattina avrei mangiato un intero bue, adesso lo stomaco ha chiuso bottega e non vuole nulla. Quella donna mi ha tolto l’appetito”. Incrocia le braccia, abbracciandosi, e tenta di distendere la fronte aggrottata per il pensiero fisso della minaccia.

«Non mi sembra che quell’uomo conosca magie o pozioni da rendersi invisibili. Le mie spie al Castello dicono che sia un abile falegname e basta. Poi è sufficiente vederlo con quella mano di legno per capirlo. Eppure…». Borbotta a mezza voce chiudendo l’occhio sinistro. “E se avesse avuto delle imbeccate? Ma da chi? I miei informatori negano la presenza di persone in grado di produrre magie o preparare pozioni…”. La parola pozione le risveglia qualcosa nella mente. Esistono pozioni in grado di trasformare una persona e renderla irriconoscibile o invisibile. “Se fosse vero…” riflette sull’ultima ipotesi, “vuol dire che esistono delle persone che conoscono i segreti dei fiori e delle piante. E sono sfuggiti alle mie spie”.

Adesso è troppo stanca per attivarsi e chiude gli occhi. Sogna o meglio ha degli incubi. La capitana la imprigiona nelle segrete del Castello in una cella senza finestre. Il compagno senza viso passa indenne attraverso i loro controlli e riporta al Castello le ragazze prigioniere. Si sveglia in un lago di sudore. Sa d’aver visto il futuro e questo le mette terrore e ansia.

«Rotapfel!» Urla in preda al panico. «Preparami un bagno caldissimo!»

Mentre la strega Ampfel è terrorizzata dal suo futuro, il drago Michele rimugina su tutti gli eventi. Sono molte le stonature che trova. “Quando ho incontrato la capitana, lei conosceva molto di me. Sgrunt!” e un fiotto di aria incandescente esce dalla bocca e dal naso.

Un broccato rosso va in cenere. «Devo fare attenzione» mormora osservando il piccolo disastro combinato. “Dovrò ricomprarne un altro uguale se lo trovo e questo era pregiatissimo. Un bel fiotto di schei di montagna mi è costata la mia ira”.

Si siede sulla poltrona di pelle conciata nell’angolo sinistro della stanza per calmare l’agitazione interna. “Altrimenti brucio tutto”. Prova a riflettere sull’incontro della mattina. “Anomalo” è la risposta. “La capitana delle dragonesse a cavallo ha finto molto ed è stata sincera molto meno”. Sorride perché la speranza che avesse collaborato di sua spontanea volontà non è stata tra le opzioni disponibili. Però ricorda che a pelle il suo comportamento l’ha indispettito più di una volta. Un lampo. «Quella mano sinistra sempre dentro la salopette non mi ha fatto scattare nessun avvertimento ma ora appare sospetto. Che tenesse un amuleto? O cosa?»

Scuote la testa ma trattiene il fiato per non provocare altri danni. La sua casa è piena di bruciature e il mucchietto di cenere rossa glielo ricorda. Arriva alla conclusione che, se è arrivata tranquilla, vuol dire che non li temeva. È stata troppo sicura di sé per lasciarsi intimorire e di certo ha tenuto dentro la salopette un qualcosa che le ha dato facoltà superiori alle loro. “Ne devo parlare con la strega Ampfel ma ora non è il momento propizio”.

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