Elettasenso propone per il gioco linguistico del lunedì qualcosa che in questo momento non c’è: PACE.
disegno – foto personale
PACE
Tautogramma
Perché piovono proiettili? Proviamo pacifici pensieri, pensiamo a petali di pace piuttosto che a prepotenze. Potenti ponete pacatezza. Proiettate la personificazione della pazienza. Prendiamoci per passeggiare in pace.
Elettasenso puntuale come un treno svizzero – ma sarà vero che in Svizzera i ritardi sono cancellati? – propone il gioco linguistico del lunedì, ormai diventato un appuntamento fisso.
Eccomi con altri due acrostici, pubblicati su twitter.
Forse sono gli ultimi che userò per ingannare l’attesa di avviare il nuovo progetto, che sta muovendo i primi timidi passi.
Il primo è GAIA senza D dal web Gioia nel cuore è Amore verso una nuova vita che cresce, Intenso si sviluppa il sentimento Anche nel web
Il secondo è COLPA senza I Coloro, che contemplano e Osservano la luna, Lontano gettano lo sguardo Per catturare Aura e sogno.
Eccomi col secondo acrostico. Fare dei TUFFI senza la O in compagnia di una perfetta Tania Cagnotto da sport sky Tempi infausti passi, Un flashback felice Filtra nella mente e Fa entrare una letizia In un istante triste.
E dopo aver letto la mia schifezza, ridiamo con questo altro tuffo. Da repubblica.it
Non avrei mai creduto di riuscire a comporre un acrostico ma alla fine ci sono riuscito. Tuttavia vediamo cosa si intende con questa parole, che conosciuta dai più per me era ignota fino a non molto tempo fa.
L’acrostico (dal greco tardo ἀκρόστιχον, composto di ἄκρον, «estremo» e στίχος, «verso») è un componimento poetico o un’altra espressione linguistica in cui le lettere o le sillabe o le parole iniziali di ciascun verso formano un nome o una frase. In origine l’acrostico aveva certamente una funzione mnemonica e probabilmente una funzione magica. Si possiedono esempi di acrostici già in composizioni sacre babilonesi, per esempio quella che presentava così il nome del suo autore: «Saggil-kinam-ubbib, sacerdote degli incantesimi di Babilonia». Altri esempi di acrostici dell’antichità si rinvengono con la Bibbia, ad opera del profeta Geremia, con il “Libro delle Lamentazioni”, i cosiddetti “Salmi alfabetici” in cui l’inizio di ogni verso presenta, nell’ordine, tutte le lettere dell’alfabeto (Salmi 25, 34, 119). (fonte Wikipedia)
Come ho detto poco sopra ignoravo l’esistenza di questa forma poetica. Il motivo non lo so ma forse perché ho sempre considerato la poesia una forma espressiva del proprio sentire di fronte alle persone, alla natura, al mondo. Quando mi sono imbattuto in questo modo di poetare ho alzato bandiera bianca, perché il solo pensare di cominciare un verso con una lettera e che l’insieme di queste formassero un lemma o altro mi faceva prendere dei capogiri.
Trovavo limitativo questo modo. Una sorta di tarpare le ali alla propria creatività e tale è rimasto il mio pensiero, finché Scrivere creativo non ha pensato di affiancare al liposcrivilo, che poi vi spiegherò, anche un lipoacrostico. Così per gioco e per sfida contro me stesso ho composto il primo.
Essendo una costola derivata da liposcrivilo, vediamo cos’è. Ogni giorno sul loro blog propongono una frase, un pensiero celebre oppure una semplice frase. Chi vuol partecipare scrive su Twitter la sua, che deve rispecchiare quella proposta senza usare una lettera del nostro alfabeto. Il tutto condensato in circa 100 caratteri (in realtà sarebbero 140 ma tolto @scrivereC e l’hashtag ne rimangono poco più di un centinaio). La difficoltà dunque consiste proprio in questo. Ma con un po’ di fantasia e cercando sinonimi appropriati si riesce comunque a produrre delle frasi simili nel senso a quella proposta ma nel contenuto diverse.
Una settimana fa hanno affiancato a questa ultima anche la scrittura di una composizione poetica di tipo acrostico ma anch’essa con la limitazione nel non uso di una lettera.
Visto che amo le sfide, ho accettato e ho scritto il primo di una serie. Ve lo propongo. Niente di particolare ma mi sono accorto che ci riuscivo anch’io.
La parola proposta era SGUARDO
La lettera da non usare era I
Ecco il mio parto poetico
Sogno o son desto? Guardala! Un volto sereno Ancora Resta fermo nella mente Dopo la scena scompare O evapora.
Può piacere oppure no, resta il fatto che tra parola proposta e testo c’è una qualche assonanza.
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