Domenica 29 settembre ho pubblicato su Caffè Letterario un nuovo post. Per chi l’avesse perso lo può leggere qui.
Buona lettura
Fantasie e realtà
Domenica 29 settembre ho pubblicato su Caffè Letterario un nuovo post. Per chi l’avesse perso lo può leggere qui.
Buona lettura
Ho finito di leggere una raccolta di racconti sul mare, scritti da più autori
che potete trovare qui.
Così m’è venuta la voglia di scriverne uno, molto ridotto, che ha come sfondo il mitico paese di Venusia e i suoi abitanti, alquanto bizzarri.
Per prende l’abbrivio mi ricordavo una splendida immagine di Etiliyle. L’ho cercata e la propongo.
https://etiliyle.files.wordpress.com/2019/04/etiliyle-luca-molinari-photo-beach-dark-sunset.jpg?w=685
e adesso buona lettura
Se qualcuno a Venusia sale sulla montagna, un rilievo alto poche centinaia di metri, non vede altro che una calma piatta intorno: la pianura di Ludilandia.
I venusiani pensano che la terra non sia rotonda, perché l’orizzonte è una linea diritta senza curve o gobbe.
Così per loro la montagna è quella piccola gobba adagiata alle spalle di Venusia. Le sue pendici sono ricoperte da un fitto bosco, quello che loro chiamano il Bosco degli Spiriti, e in cima sta il Castello, che appartiene a tutta la comunità.
Per chi osa salire fin lassù vede solo la pianura tutt’intorno e niente altro. Un’altra credenza è che il mare sia un’invenzione di qualche comico, perché per loro il mare è quel gruppo di stagni che stanno a occidente di Venusia. Non vedono altra acqua, a parte quel fiumiciattolo che scorre di fianco la strada che conduce a Ludi.
Il loro orizzonte è limitato. Così la terra è piatta e il mare è un’invenzione di qualcuno per burlarsi di loro.
Quando Ermete ha deciso di raggiungere il mare, i compagni di scopone lo hanno preso in giro alla partenza, dicendo che non l’avrebbe mai visto, perché non esiste. Lui ha mostrato un mappamondo dove il mare è colorato di azzurro e la pianura di verde. Nuove risate e altri lazzi per dimostrare il loro scetticismo.
Quando è ritornato per raccontare la sua esperienza, nessuno ha creduto alle sue parole. Ermete ha mostrato delle fotografie ma loro hanno continuato a dire che sono immagini manipolate con Photoshop. Così si è rassegnato a conservare la memoria del mare dentro di sé.
Proprio oggi in una scatola da scarpe ha ritrovato quelle vecchie, si fa per dire, immagini che documentano che il mare esiste. Ricorda bene il lungo viaggio attraverso contrade mai viste né sentite. Parole che assomigliano al venusiano ma pronunciate con una cadenza diversa. Poi la spiaggia l’ha affascinato con quella sabbia color miele, dove ha notato ombrelloni e lettini variopinti disposti in ordine lungo file parallele.
Quello che l’ha incuriosito di più è stato tutta quella gente nuda, distesa sotto il sole. Lui con le scarpe, i calzoni lunghi e la giacca ha intuito di essere fuori posto in quel luogo. Qui le donne indossano mutande ridottissime e il solo reggiseno, mentre gli uomini hanno i boxer, che lui porta sotto i pantaloni e che mai ha mostrato in pubblico.
A Venusia sarebbero finiti in prigione per oltraggio al pubblico pudore. “Ma ci sono le carceri a Venusia?” si è chiesto osservando quella moltitudine di persone quasi nude.
Ermete sorride a quel pensiero, perché si è informato su quella strana usanza, scoprendo che sulla spiaggia è l’abbigliamento usuale. Qui, gli hanno spiegato, sono visti come diversi le persone come lui, vestite con l’abbigliamento cittadino.
In un angolo della scatola trova un pugno di quella sabbia, che capricciosa si è infilata ovunque. Dentro le scarpe, nelle pieghe dei pantaloni. “Mi è sembrato un delirio eliminarla” ricorda sorridendo. “Ne ho trovato dappertutto, compresi i boxer”.
Però quello che gli è rimasto impresso con nitidezza è stato il tramonto.
Il sole è sceso sempre di più inabissandosi nel verde del mare. Si aspettava che sfrigolasse a contatto con l’acqua ma invece niente. Ha solo incendiato un paio di nuvole in cielo, mentre l’acqua ha cambiato colore. È diventata rossa a strisce. Una vera magia, che nemmeno il più bravo illusionista può realizzare.
La spiaggia si è spopolata con lentezza. Gli ombrelloni sono stati chiusi, i lettini accatastati.
Il silenzio è rotto solo dal suono del mare che come una ninna nanna accompagna le ombre sempre più scure.
Ermete ripone nella scatola questi ricordi e sospira, perché un giorno ripercorrerà quel tragitto per osservare di nuovo la magia del tramonto.
In questi mesi ho intensificato le mie letture. Non che prima non leggessi affatto, anzi ho sempre letto molto ma in questi ultimi mesi sfrutto ogni momento per leggere, trascurando un po’ la scrittura e il blog.
Ho un nutrito elenco di libri, tra carta e digitale, che aspettano fiduciosi che io li estragga dall’oblio e dalla polvere.
Così tra gli ebook in attesa ho estratto “Maria Maddalena” di Cinzia Giorgio – ed. Newton Compton. Di questa scrittrice avevo letto qualche mese fa “La piccola libreria di Venezia” e “La collezionista di libri proibiti”, tutti editi da Newton Compton. Ovviamente li ho letti nella sequenza inversa, in quanto il primo è il seguito del secondo per le vicende narrate e i personaggi che li popolano.
Ma torniamo a Maria Maddalena dove ho trovato interessanti queste due citazioni.
«Sai bene che la gente ha la malsana abitudine di giudicare a prescindere, soprattutto quando non conosce l’argomento e, spesso, quando lo ignora del tutto. Più non si conosce una cosa e più ci si sente in dovere quasi di esprimere un proprio giudizio».
e
“Aveva capito che la libertà era nel pensiero e che le superstizioni rendevano schiavi e alla lunga potevano risultare pericolose. Il fanatismo, di qualunque natura fosse, era un mostro difficile da combattere con la ragione perché affondava le sue radici nelle paure ataviche degli uomini”.
Mi sembrano attuali e degne di riflessione.
Cinzia Giorgio scrive bene, almeno a me piace lo stile, anche se le sue storie non sono tra le mie preferite.
Maria Maddalena è un racconto lungo, si legge agevolmente in un paio d’ore e forse anche meno. Descrive la storia romanzata di questa figura di donna assai controversa tra citazioni evangeliche e ricostruzioni di fantasia. Sia chiaro niente di trascendentale, anzi in qualche passaggio si fatica a seguire il filo cronologico della storia. Tuttavia Cinzia Giorgio dimostra competenza e conoscenze e rende il testo abbastanza credibile dal punto di vista storico.
Un altro punto di merito della scrittrice è che, diversamente da moltissimi altri testi pubblicati da questa casa editrice, l’italiano è privo di errori o refusi. Questo l’avevo già notato negli altri due romanzi letti. Credo che sia merito di Cinzia Giorgio e non dalla casa editrice.
La scrittrice ha scritto molti altri testi oltre a quelli citati, alternando storie romanzate a quelle di amori e passioni.
O.T. per l’ha perso domenica 22 settembre ho pubblicato su Caffè Letterario un nuovo post. Volevo dirvi che non dovete sgomitare per leggerlo. C’è posto per tutti.
Qualche altra perla tratta da Guida galattica per gli autostoppisti. Il ciclo completo” di Douglas Adams, trad. Laura Serra, ed. Mondadori.
“Sapeva che, come genitore, doveva dar fiducia a sua figlia, cercare di costruire un senso di reciproco rispetto e sicurezza nel loro rapporto. Aveva avuto la sgradevole sensazione che un simile comportamento fosse da idioti, ma l’aveva adottato ugualmente; e in effetti era risultato un comportamento da idioti. Vivendo si impara. In ogni caso, si vive.“
e
“Quando la caccia a nuove fonti di energia era divenuta spasmodica, un giovane brillante aveva compreso d’un tratto che uno dei luoghi in cui l’energia disponibile non era stata tutta consumata era… il passato”
A questo punto qualcuno si pone o forse mi vorrebbe porre una domanda: “Ma che cavolo di testo è questo?”
Cerco di soddisfare la vostra curiosità. Nessuno è curioso? Va bene ma la soddisfo lo stesso.
Cosa non è. Non è un romanzo di fantascienza nel termine canonico che siamo abituati a pensare. Tanto per esemplificare. Non è tipo Guerre stellari, Star Trek o i romanzi di Urania. È altra roba.
Cosa è. È un romanzo di fantascienza. Ma se hai appena scritto che non lo è. Sì, lo è ma è umoristico, di un umorismo graffiante e a tratti surreale che cerca di sbeffeggiare pensieri e persone con i loro stereotipi e le loro passioni. Il bersaglio è il pensiero comune. È sufficiente il titolo che rispecchia fedelmente quello originale The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy.
Questo testo non nasce come libro scritto ma è l’adattamento delle prime quattro puntate della serie radiofonica omonima sulla BBC del 1978. Visto l’enorme successo ottenuto tra il pubblico Douglas Adams lo pubblicò a Londra nell’ottobre del 1979. Il titolo deriva da una guida turistica galattica scritta in forma di enciclopedia, che gioca un ruolo fondamentale nella trama del romanzo e di quelli successivi. Si perché a questo sono seguiti altri cinque romanzi che sulla falsariga del primo continuano a narrare le imprese un po’ cervellotiche dei vari personaggi. Ovviamente anche i titoli successivi hanno avuto un primo passaggio sulla radio prima di approdare nella versione cartacea. Lo serie radiofonica è terminata nel 2009. Esiste anche l’omonima serie televisiva e un passaggio sul grande schermo.
Però torniamo alla nostra guida, che sulla copertina reca la scritta. DON’T PANIC. È un ebook reader ante litteram, visto che siamo nel 1978!
Già l’incipit è tutto un programma.
«Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell’estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c’è un piccolo e insignificante sole giallo. A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c’è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un’ottima invenzione.»
Il protagonista, Arthur Dent, si oppone a un’insensata costruzione stradale ma in realtà rischia di più perché l’Ente Galattico Viabilità Iperspazio deve demolire la Terra per far posto a un’autostrada interspaziale. Insomma se gli umani sono cretini, gli alieni non sono da meno. Questo rappresenta il punto di partenza del primo testo. Ovviamente non spoilerò il seguito, lasciando il gusto della lettura a chi volesse leggerlo.
Dei sei testi, io ho comprato l’ebook che li raggruppa tutti ma ci sono anche i sei cartacei singoli, ho apprezzato il primo che dà il nome all’intera saga e il quinto Praticamente innocuo. Gli altri sono gradevoli da leggere ma meno graffianti di questi due.
Ci sarebbe anche un settimo testo, E un’altra cosa… un romanzo di Eoin Colfer che completerebbe la saga della scombinata compagnia di giro che anima il sei testi della Guida galattica per autostoppisti. La volgata narra che Douglas Adams avrebbe voluto concludere la saga raggruappando i vari personaggi, Arthur Dent, Ford Perfect, Zaphod, Trillian McMillian, Random figlia di Trillian e Arthur, Fenchurch e il robot depresso Marvin, nell’ultima avventura. Tuttavia la morte prematura di Adams non ha permesso questo. Allora Colfer avrebbe raccolto il testimone e scritto il romanzo conclusivo.
Io l’ho trovato divertente, ironico e pungente ma anche innotivo nel linguaggio, anticipando molti temi di attualità e dispositivi che vedranno la luce molti anni dopo la stesura di questi testi. Intelligenza artificiale, computer parlanti, reader e altro ancora.
Sempre dalla “Guida galattica per gli autostoppisti. Il ciclo completo” di Douglas Adams, trad. Laura Serra.
“Viviamo in tempi strani.
Viviamo anche in posti strani: ognuno di noi abita in un proprio universo. Le persone di cui popoliamo i nostri universi sono le ombre di altri universi che si intersecano con il nostro. Per riuscire a fronteggiare questo sconcertante guazzabuglio di infinita ricorrenza dicendo cose come «Oh, ciao, Ed! Che bella abbronzatura! Come sta Carol?» occorre che tutte le entità coscienti sviluppino un’eccezionale capacità di filtraggio allo scopo di difendersi dalla contemplazione del caos nel quale annaspano e vagano. Perciò date ai vostri figli la possibilità di riparare ai loro errori, d’accordo? Dal Manuale dei genitori in un universo frazionalmente demente.”
Sto leggendo, anzi manca poco alla fine “Guida galattica per gli autostoppisti. Il ciclo completo” di Douglas Adams, trad. Laura Serra e desidero condividere con voi questa citazione.
“Sospirò, mentre sedeva con il coltello storto e scheggiato in mano. Sarebbe riuscito a volerle bene anche se nell’impresa fossero rimasti uccisi lui, lei o entrambi. Non era facile essere padri. Sapeva che nessuno aveva mai affermato che fosse facile, ma non era quello il punto, perché, innanzitutto, lui non aveva neppure mai chiesto di essere padre.”
Come avevo annunciato adesso ebook e carta hanno la stessa immagine di copertina. Quindi niente confusione e zero scuse. Avanti e passate alla cassa
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Ovviamente per chi avesse perso l’imperdibile primo Puzzone e Debora Nardi scritto a quattro mani con Elena lo può trovare
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Una splendida immagine di Etiliyle e delle mie pessime parole a corredo
https://etiliyle.files.wordpress.com/2019/03/etiliyle-riserva-al-tramonto-luca-molinari-photo.jpg?w=685
Immagine tratta dal blog di Etiliyle
A ovest di Venusia ci sono una serie di stagni piccoli o grandi contornati da canne palustri, che spesso nascondono insidie. La riva, occultata dalla vegetazione, cede sotto il peso dei passi dell’incauto che si è avventurato in mezzo, rischiando di rimanere impantanato nel fango. Una situazione sgradevole perché si sprofonda sempre di più se qualcuno non l’aiuta a uscire.
I ragazzini conoscono il pericolo e saggiamente lo evitano ma gli adulti hanno più spocchia e ogni tanto qualcuno ci casca.
Poi in uno stagno c’è una lontra che sembra Arsenio Lupin tanto è inafferrabile. Tutti dicono averla vista ma nessuno ha prodotto le prove della sua presenza. Pino, un ragazzino dagli occhi grandi color nocciola, l’ha vista. Si sono guardati con sorpresa per qualche secondo, prima che lei fosse sparita nel folto del canneto.
“È inutile dire che l’ho incontrata” pensa mentre saltando percorre il sentiero che lo riporta a casa. “Tanto non mi crederebbe nessuno”.
Le canne andrebbero tagliate ma nessun venusiano lo vuol fare, perché gli stagni sono di tutti e di nessuno. E quindi alzano le spalle se qualcuno osa timidamente di accennare al loro taglio per eliminare i pericoli che nascondono.
«Perchè io?» afferma Roberto, alzando gli occhi al cielo. «Non è mica mio lo stagno. Appartiene a Giuseppe».
Giuseppe chiamato in causa scuote il testone riccioluto in segno di negazione.
«Non possiedo stagni» ribatte con un sorriso ironico sulle labbra. «Domanda a Pietro».
E così da una persona all’altra tutti negano di essere i proprietari degli stagni. Però se qualcuno mette nelle vicinanze il cartello ‘Proprietà privata. Vietato l’accesso’ si scatena un putiferio che è difficile da reprimere. Tutti protestano perché Ermete ha piantato il cartello di divieto senza averne i titoli. E la sciarada della proprietà diventa un rompicapo senza soluzione.
Le canne crescono rigogliose, sempre più fitte e lussureggianti per la gioia delle anatre che possono nascondersi ai predatori.
Insomma gli stagni sono abbandonati a se stessi ma i pochi ragazzini di Venusia gioiscono perché nessun può impedire loro di fare il bagno.
Però lo spettacolo è al tramonto quando il sole incendia le canne che si riflettono nell’acqua verde. La superficie acquista tonalità che dal verde diventa rossa per poi virare al nero, quando il sole troppo basso all’orizzonte smorza i toni e fa arrossire le nuvole in cielo.
Il primo settembre è arrivato con somma gioia.
Per chi avesse prenotato è in spedizione, per i ritardatari verrà spedito.
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