Konnie – parte decima

I tre cunicoli – carteaceo

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Su Caffè Letterario è stata pubblicata la decima puntata di Konnie, che potete leggere anche qui.

Buiona lettura.

20 agosto 2144

Al mattino presto un timido sole sbircia tra nuvoloni grigi ma subito si nasconde mentre riprende la pioggia.

Matteo arriva fino al ponte, lasciando Cucciolo a proteggere Alba. Lo valuta. «È messo piuttosto male. Il parapetto è crollato in più punti e il fondo non appare solido. Risalire il corso del torrente potrebbe essere pericoloso. Di certo saranno franati pezzi di roccia più a monte. Provare a guadarlo è rischioso. Già a scendere sul greto non sarà un’impresa semplice come risalire» borbotta indispettito da questo contrattempo. «Le spalle sembrano solide. Quindi ci teniamo sul centro e l’attraversiamo quando questa pioggia smette».

Prima di raggiungere Alba e Cucciolo, raccoglie un po’ di legna. È bagnata e quindi passeranno alcune ore prima di poterla usare. Il fuoco si è spento durante la notte e la temperatura è rigida. «In quota nevica» farfuglia scocciato. Non avevano messo in conto questa evenienza. «Sarà il battesimo della neve che ho visto solo nei filmati».

«Allora?» Chiede Alba con tono ansioso, mentre Cucciolo gli fa festa.

«Quando il tempo si rimette al bello, ci rimettiamo in marcia» spiega con voce sicura.

«Ma il ponte?»

Matteo sorride, anche se internamente è preoccupato per quando tornano. Di certo sarà messo peggio. «Il ponte? Tiene. Non è solidissimo ma non crollerà sotto il nostro peso».

Poi riparte alla ricerca di altra legna. Ignora per quanti giorni saranno costretti a rimanere lì, quindi è meglio fare un po’ di scorta.

Mentre raccoglie rami e arbusti nota nel sottobosco un tappeto di frutti rossi. «Peccato non poterli cogliere. La radioattività è ancora alta». Il minicontatore segnala qualche centesimo sotto i due sievert. Valore pericoloso per gli esseri umani.

Per due giorni si sono alternati schiarite a violenti temporali. Il loro riparo di fortuna, sistemato nell’angolo formato dalle due pareti rimaste in piedi, ha resistito e li ha protetti. La legna raccolta li ha tenuti al caldo nonostante la temperatura sia rimasta sempre rigida.

Nella notte del secondo giorno si è levato un furioso vento che ha spazzato via le nuvole. La mattina li ha salutati con un cielo terso senza un fiocchetto bianco. Il prato è inzuppato di acqua e la temperatura è molto bassa.

«Guarda!» esclama Alba con tono sorpreso, indicando con l’indice della mano destra le cime dei monti. «Le montagne sono bianche!»

I due ragazzi ammirano lo spettacolo che vedono per la prima volta. Sanno che troveranno la strada ricoperta di neve salendo in quota. Anche questo non era stato messo in preventivo.

Fatta la colazione, sistemano la legna rimasta sotto un cumulo di pietre. «Ci potranno servire al nostro ritorno» spiega Matteo, mentre piega con cura teli e tenda.

Il sole è già alto nel cielo e riscalda l’aria che diventa meno gelida. Il torrente Cordevole è ingrossato e trascina a valle alberi e ramaglie. Le sue acque sono torbide, di colore giallo. La corrente è piuttosto impetuosa.

Con cautela i due ragazzi e Cucciolo, alquanto infangato, attraversano il torrente. Giunti sull’altra sponda sorridono. «Ce l’abbiamo fatta!» esclama giuliva Alba prendendo per mano Matteo, che fa un profondo respiro. Raggiungono quella che un tempo era una strada trafficata ma che adesso si presenta in condizioni pessime. L’asfalto sollevato quasi ovunque, detriti e fango coprono la sede stradale, erbe altissime sui bordi.

Con cautela la percorrono sperando di trovare un posto dove potersi fermare in sicurezza. «Eppure sulla mappa sono segnate delle frazioni» mormora con tono affranto Alba che sente le gambe pesanti. Camminare per molti chilometri non l’ha mai fatto in precedenza e adesso le presenta il conto.

Sulla loro destra scorgono dei ruderi, mentre sulla sinistra ascoltano il ruggito delle acque del torrente. Si fermano sotto un albero dalla chioma imponente che li ripara dal sole. Hanno il viso accaldato per i raggi solari e la fatica di camminare. Anche se usano la protezione costruita da Arturo i loro occhi lacrimano. Nei giorni scorsi il bosco e le nuvole hanno costruito un valido schermo protettivo ma adesso non più.

Dopo una breve sosta per mangiare qualcosa e riposare riprendono la marcia. Si devono affrettare a trovare un riparo prima che il sole sparisca dietro le montagne.

«Ci siamo!» annuncia Matteo indicando col braccio destro delle torri che svettano sopra il bosco. Sulla strada trovano dei contorti e arrugginiti segnali. Si leggono a malapena qualche lettera: ‘am’,’g’, ‘s’, ‘a’, ‘b’, ‘o’, ‘p’.

Affrettano il passo e possono osservare ruderi in alto e di fronte. Una desolazione. I ragazzi ricordano di aver visionato dei video di Arabba prima di partire ma adesso non c’è nulla che sia rimasto in piedi o che assomigli a quanto visto. Sulla destra ci sono tracce di frane che sono arrivate in paese. Sulla sinistra il bosco tenta di ricucire le ferite delle piste da sci. Il torrente si è mangiato una bella fetta della strada che lo costeggia.

Si sistemano in un qualcosa che un tempo era un giardino.

«Stanotte batteremo i denti per il freddo» afferma Alba, perché già adesso sente dei brividi.

«Ci copriremo con il telo» suggerisce Matteo, mentre sistema la postazione. «Cucciolo starà in mezzo».

La ragazza osserva il lupetto: è pieno di fango seccato. Ride, mentre lo accarezza.

Si alza un vento fastidioso che scuote la tenda.

«Siamo in ritardo sulla tabella che abbiamo stilato prima di partire» precisa Alba con voce debole. «Forse dovremmo rinunciare a raggiungere Bozen. Abbiamo ragionato come se ci fosse sempre il sole».

Matteo annuisce pensieroso. Anche lui pensa che hanno perso tre giorni di cammino e sarà arduo recuperare. «Non abbiamo fatto i conti con le stagioni e la variabilità del tempo. Nella Città del Sole non piove, non nevica, c’è sempre bello».

Poi cala il silenzio rotto dall’ululare del vento.

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Un gioco estivo

Copertina di un Paese rinasce

Luisa propone come gioco scherzoso dell’estate alcune battute sull’essere anziani.

ecco le mie

1) Non ti arrabbi mai, tanto non ci senti da questo orecchio.

2) Hai la vista acuta ma non inganni nessuno.

3) Dannati giornali! Scrivono troppo in piccolo per risparmiare della carta.

4) Non capisci perché da quando hai sessant’anni ti chiamano anziano.

5) Un tempo c’erano i nonni ma adesso te ne devi stare da solo al parco.

6) La patente ti serve per andare a fare le visite ma quei carognoni te la vogliono togliere.

7) Il problema non è se mi chiamano nonno ma piuttosto il pensiero di andare a letto con la nonna.

8) Il mondo è nostro per mancanza di concorrenza giovanile.

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Konnie parte nona

Su Caffè Letterario è stata pubblicata la nuova puntata di Konnie, che potete leggere anche qui.

Oggi nel 1476 nasceva a Ferrara Alfonso primo d’Este, il protagonista del mio romanzo storico i tre cunicoli , insieme a Giacomo anche lui nato a Ferrara il 21 luglio di molti secoli dopo.

I tre cunicoli – carteaceo

È la storia romanzata dell’amore tra Alfonso e Laura Dianti col contorno di altri personaggi in parte reali e in parte di fantasia.

10agosto 2144 Bozen ore 10

Sono passati sei mesi da quando Konnie ha fatto una sortita all’esterno. Il compleanno degli ottanta è passato e avverte tristezza come se incombesse su di lui una sciagura. In realtà da troppo tempo è solo e avverte che la sua ora si avvicina a grandi passi. Non ha più stimoli. Le pagine bianche del suo diario sono finite da oltre un anno ma anche se ce ne fossero altre non saprebbe come scrivere i suoi pensieri. Non ha materiale per la scrittura.

Si trascina stancamente da una stanza all’altra e questa apatia è cresciuta un giorno dopo l’altro. Si è accentuata da quando ha fatto sei mesi prima una sortita fuori dal bunker. Avverte dolori articolari ed emicranie. Ogni tanto ha eruzioni cutanee dolorose che crescono. Ricorda bene le raccomandazioni di Marie, sua madre. «Non uscire se i sievert superano il valore di uno. Potresti rimanere in vita solo con l’aiuto di cure ospedaliere. Purtroppo gli ospedali non esistono più».

Però lui non ha intenzione di trasformare il bunker nel suo sarcofago come è stato per i suoi genitori. «Preferisco morire all’aria aperta. Le mie ossa diventeranno polvere».

Anche le scorte di cibo sono ridotte al lumicino. «Forse bastano per una settimana o anche meno».

Konnie si agita inquieto tra dolori e paure dell’ignoto. Si alza dalla sedia a fatica ma ha deciso. «Esco e sarà quel che sarà!» A fatica si trascina nella sua stanza. Prende una cartella di cuoio nero dove dentro ci mette il diario, la piantina del bunker e la sua localizzazione. Poi ci aggiungerà le chiavi per aprire le porte. In una sacca di iuta grezza infila qualche capo di vestiario, e le vivande rimaste. Spegne la luce e si avvia verso l’uscita. Il generatore atomico garantirà la corrente elettrica per molti anni. Quindi terrà in vita l’area del freddo, la purificazione dell’aria e tutto quello che funziona in modo elettrico. È l’unico apparato che non ha mai destato preoccupazioni.

Fa i gradini che lo conducono all’esterno con grande fatica. Gli manca il fiato e sono ancora più sdrucciolevoli rispetto all’altra volta. Non sembrano finire mai. Prima di aprire la porta che lo conduce all’esterno si appoggia alla parete socchiudendo gli occhi. Deve calmare il battito cardiaco e regolarizzare il respiro.

Esce e rimane abbagliato. La luce intensa ferisce la sua vista. Chiude gli occhi e li copre con una mano. Avverte un calore intenso sulle guance e sulla testa. Il suo corpo è abituato alla temperatura costante del bunker e alla luce soffusa delle lampade interne.

S’inginocchia perché gli mancano le forze per restare ritto. Si fa forza per alzarsi usando un bastone da montagna di suo padre.

È preso tra due fuochi: proseguire o ritornare nel bunker. «No, non posso tornare indietro. Devo andare avanti per vedere se incontro qualche essere umano». La decisione è presa senza tentennamenti.

Konnie non conosce nulla di quello che vede intorno a lui. Alla sua destra ci sono dei ruderi. «Forse è la casa dei miei genitori o meglio quello che resta». Sono cresciuti degli alberi all’interno e dei rampicanti sui pochi muri in piedi. Davanti delle erbe sono alte quasi come lui. Ricorda vagamente che sua madre gli aveva descritto la presenza di un giardino ben curato tra l’abitazione e la strada. Ride perché adesso ci sono solo erbacce che con fatica fende per raggiungere la strada o quello che resta.

Alle sue spalle osserva incassata due speroni rocciosi una stretta gola, mentre davanti si apre una pianura.

parte una, parte due, parte tre parte quattro parte cinque parte sei parte sette parte ottava 

Foto di cottonbro studio: https://www.pexels.com/it-it/foto/persone-che-tostano-bicchieri-di-vino-3171837/

Il 21 luglio è anche una data molto cara a me. È il mio compleanno

Tanti auguri.

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Acrostico dell’estate con varianti

Krimhilde e le fanciulle scomparse

Eletta Senso sente il richiamo dei giochi linguistici e propone per ammazzare la noia di questa bollente estate un acrostico con varianti.

L’acrostico lo conosciamo tutti. Si tratta di comporre qualcosa le cui parole iniziano con le lettere della frase o del nome proposto. Nel nostro caso è ESTATE.

Il mesostico è qualcosa di diverso l’ultima parola della composizione deve formare il lemma proposto ovvero ESTATE

Il telestico è una variante più complicata perché il lemma ESTATE deve comparire come l’ultima lettera della composizione.

Ecco cosa ho prodotto.

Acrostico dell’estate con variazioni

Enormi Energie

Stanno Subito

Tramutando Trepidi

Amorevoli Abbracci

Tra Tranquilli

Evviva Ed Emozioni.

Varianti

Mesostico

Giungono tra Energici

battimani i Sudati

atleti che Trovano

refrigerio tra Abeti

secolari che Trasformano

uno scenario Emozionante.

Telestico

La bollent E

mis S

a oves T

della cas A

misura il bugde T

del compagno infedel E

 

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Altre storie di sei parole

I tre cunicoli – carteaceo

L’idea di Luisa di costruire delle ministorie di solo 6 parole mi ha incuriosito.

Così ne ho pensate delle altre

Vedo volare una mosca. Sento ronzio.

La campagna veste di festa. Verde.

Il libro sullo scaffale è caduto.

Guardo le stelle. Penso a te.

Non sono molto originali ma non ho saputo fare di meglio.

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Una storia in sei parole

I tre cunicoli – carteaceo

Luisa propone per il gioco linguistico di scrivere una storia completa in sei parole.

[Vacanze]

Dovendo partire per Braies, chiudo casa.

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Lipogramma in L per Luisa

Per Luisa che ci propone il gioco linguistico in assenza di Eletta in pausa vacanze ho composto questo lipogramma il l come luglio.

Una generosa sosta ci concediamo tra vigne e peri con un vento vigoroso che mitiga un’arsura tremenda.

Seduti sotto un’ombra fresca scriviamo su questo quaderno aforismi e poesie. Una gioia immensa pervade mente e spirito e ci trasporta in un mondo fantastico dove vivono estro e immaginazione.

Siamo d’estate.

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Konnie parte ottava

Su Caffè Letterario è stata pubblicata la nuova puntata di Konnie, che potete leggere anche qui.

17 agosto 2144

Si sono sistemati in una piazzola più a valle accanto a un rudere ricoperto di muschio ed edera. Accendono un piccolo fuoco con i legnetti raccolti intorno per scaldarsi e mangiare qualcosa di caldo. Si è alzato un vento freddo e il cielo si è coperto. Cucciolo si sistema tra loro.

L’alba non è rosata ma grigia e umida. Una fastidiosa pioggia li sveglia. Un pessimo buon giorno. Piegata la tenda gocciolante si mettono in cammino per raggiungere il fondo valle seguendo la vecchia strada costruita per la Città del Sole.

Un ostacolo si para dinnanzi a loro: un torrente incassato tra le due alte sponde. «È il Cordevole» spiega Alba dopo aver consultato la carta. Il vecchio ponte che lo scavalca non sembra molto sicuro. Provare a guadarlo è ancor più rischioso. Gocciolanti per la pioggia che sta infittendo restano in silenzio mentre Cucciolo si scrolla per liberare il pelo dall’acqua.

«Cosa facciamo?» Il tono di Alba è tutt’altro che rassicurante. «Rinunciamo?»

«No!» replica secco Matteo che sta valutando di rischiare il passaggio sul ponte che presenta vistose crepe sia sul manto stradale sia sulla fiancata. Questa appare sgretolata in più punti mettendo a nudo l’armatura corrosa dalla ruggine.

«Sistemiamoci al riparo di quell’abetaia. Facciamo una sosta e mangiamo qualcosa» propone Matteo, riflettendo sul da farsi.

Fissati i teli della tenda tra due alberi, si mettono al riparo per rifocillarsi. Accendere un fuoco è proibitivo, quindi si accontentano di mangiare pane e formaggio. Cucciolo trema per il freddo e la pioggia che ha infradiciato il suo pelo. Ai ragazzi va meglio perché la tuta protettiva li tiene all’asciutto.

Il tuono brontola e un violento scroscio si abbatte su di loro. Il torrente fa sentire la sua voce cupa e minacciosa. Un ruggito feroce.

«Ci conviene trovarci un’altra sistemazione meno pericolosa, se si scatenano i fulmini» suggerisce Alba con voce preoccupata, mentre osserva la radura che si sta ricoprendo con le nuvole basse. «Mi pare di scorgere un rudere alla nostra sinistra. Non è molto ma possiamo sistemarci là».

Matteo annuisce e raccolte le loro cose e liberato il telo si avvia verso quelle pietre che un tempo era un’abitazione o un riparo per custodire delle attrezzature. Cucciolo soffia e abbaia deciso verso un cumulo, finché non si calma. “Deve aver scorto o avvertito un rischio per noi, liberando l’area” pensa il ragazzo, accarezzandogli la testa.

«Non capisco perché Cucciolo si sia innervosito» chiede Alba con tono interrogativo.

«Noi non vediamo o sentiamo i pericoli ma lui sì e quindi ha fatto sgomberare il posto da intrusi sgraditi».

Matteo raccoglie un grosso ramo caduto da un abete e con quello batte le pietre a terra e quel poco che è rimasto in piedi per avere la certezza che non ci siano altre insidie. Inoltre controlla che le due pareti rimaste siano sufficientemente statiche e non crollino sotto l’effetto del vento.

Sistema la tenda addossata ai muri che la proteggono su due lati. Steso sotto un telo per proteggersi dall’umidità del terreno, Matteo va alla ricerca di rami e piccoli legnetti per improvvisare un fuoco. Sa che sarà difficile accenderlo e tenerlo acceso ma sono in quota e la temperatura scende di parecchio. Con le pietre meno umide prepara un focolare approssimativo proteggendolo dalla pioggia.

Non è molto ma almeno possono mangiare qualcosa di caldo e creare un po’ di tepore che asciugherà i loro zaini e il pelo di Cucciolo.

Il picchiettare della pioggia ora leggero, ora violento è una specie di litania musicale per le loro orecchie. Hanno visto qualche video ma è la prima volta che ne prendono coscienza. Un’esperienza nuova che si aggiunge alla scoperta del sorgere e del tramontare del sole e a tante altre sperimentate durante l’uscita nel mondo esterno.

«Torniamo indietro?» Alba ha dismesso il sorriso e i lineamenti del suo viso sono tesi. Osserva con apprensione la violenza della pioggia che sembra travolgere la loro tenda.

«No. Non dobbiamo lasciarci prendere dal panico». Matteo nota che rivoli di acqua mista a fango scendono dall’abetaia e lambiscono il loro rifugio improvvisato. “Devo deviare questo flusso. Come?” Ci sono altre pietre di discrete dimensioni rotolate più a valle. “Se le sistemo sul quel lato impedisco al fango di penetrare nella tenda”. Sotto gli occhi curiosi di Alba comincia il lavoro. Quando ha finito, è un solido argine alla pioggia e alla fanghiglia.

Il rumoroso picchiettare della pioggia e la stanchezza compiono il prodigio di farli addormentare subito.

Cucciolo dorme come i gatti con un occhio chiuso e l’altro aperto.

le altre puntate le trovate qui

parte una, parte due, parte tre parte quattro parte cinque parte sei parte sette

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