Ali

Ali

Un soffio,
un fruscio di ali
scende dal cielo
intorno a te.
Piume dorate
dal sole
volono nell’aria
e si posano sul roseto
fiorito.
Spine e foglie ingiallite
dal sole cocente dell’estate
sono lì sul ramo non più verde.
Ancora un soffio
prodotto dal battito di ali
smuove la calura immobile
e danno un piccolo ristoro.

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Il mio lamento si disperde…

Il mio lamento si disperde

nella nebbia grigia ed informe,

che si estende in un crescendo

infinito di suoni,

triste presagio ..

di che cosa?

Non so.

Tutto è coperto,

tutto sembra ovatta.

Suoni, persone

si confondono,

come nell’anonimato di un popolo senza nome.

Ogni cosa si muove a passo di danza

sul vellutato tappeto del prato,

coperto di nebbia.

Ogni essere si agita

in un alternarsi di “chiari” e di “scuri”.

La terra fuma

nella silenziosa notte d’autunno

ed innalza i propri altari

a qualche misteriosa divinità.

Un rauco grido

viene smorzato dalla fredda nebbia autunnale,

che silenziosa ricopre

quest’avara terra,

mentre mille altri suoni misteriosi

vengono a popolare la mente.

Sono voci umane?

Da dove provengono?

Perché si sperdono?

Nessuno lo saprà mai.

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Vedo… Sento…

Vedo stormire le foglie,

ma non odo.

Tutto è silenzio intorno a me.

All’improvviso tutto tace,

solo una foglia stormisce.

Sento il frusciare lieve di foglie,

ma non vedo.

Tutto è ombra intorno a me.

All’improvviso tutto tace,

più nulla stormisce.

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Scarpe gialle, guanti gialli

Scarpe gialle, guanti gialli,

odore di erba tagliata di fresco,

portato dal vento,

candidi pappi dorati

che scendono dai pioppi in fiore.

Scarpe gialle, guanti gialli,

colori che si notano tra la folla,

odore di erba tagliata di fresco

che riempe le narici di vita…,

candidi pappi dorati,

che volano veloci, come il tempo sa fare.

Scarpe gialle, guanti gialli,

odore di erba tagliata di fresco,

candidi pappi dorati,

sono gli elementi della nostra esistenza,

sono gli aspetti della nostra morte,

che si mescolano,

che si agitano

nella limpida mattina di maggio.

Scarpe gialle, guanti gialli,

sono gli elementi esteriori di un vivere senza ideali,

odore di erba tagliata di fresco

è la serena esuberanza di una vita giovane,

candidi pappi dorati

sono la vuota purezza di una vita spregevole.

Perché?

Scarpe gialle, guanti gialli,

odore di erba tagliata di fresco,

candidi pappi dorati,

rappresentano

la superficialità, la serenità,

la purezza e l’inutilità

della vita che scorre.

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Per curare l’ansia basta fare sesso due volte alla settimana

Notizia curiosa.

Da Repubblica online leggo questa notizia curiosa, ripresa dal “Corriere Mercantile” di Genova.

Una donna, presentatasi al pronto soccorso di un ospedale genovese in preda ad una crisi di ansia, si è vista prescrivere la seguente cura per curare i sintomi da “stato ansioso”: “ fare sesso, possibilmente bene, due volte alla settimana e non di più”.

La curiosità, secondo me, non sta tanto nel fare sesso due volte alla settimana (che farebbe sempre bene), ma in base a quali indicazioni diagnostiche si è arrivati a stillare la suddetta cura. Il medico ha dedotto, forse, che era in preda ad una crisi di astinenza da sesso? Sicuramente è sempre meglio fare sesso, possibilmente bene, piuttosto che prendere pastiglie di Valium.

La cura fa bene anche ai maschietti oltre che alle femminucce?

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La ricerca della felicità

La copertina della rivista “Mente” del mese di Luglio ha in rilievo “La ricerca della felicità”. Una frase mi ha colpito

“Per quanto la inseguiamo la felicità sembra un miraggio. E mentre media e pubblicità ci fanno credere che sia possibile comprarla, gli psicologi ci insegnano a non diventare eterni insoddisfatti”.

Contiene due verità: non è possibile acquistarla e non ci accontetiamo mai.
A voi lascio altri commenti.

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Il mio ideale

Gli alberi scuotono il capo,
le imposte chiuse tremano,
ed io penso.
Penso all’inutilità della vita,
perché vago qua e là
senza una meta
alla ricerca di ipotetico ideale.
Tutto sfuma
nella tremolante immagine del mare.
Tutto è inutile,
tutto è vuoto,
perché siamo senza nerbo,
perché mancano gli stimoli.
Gli alberi inchinano la fronte,
le imposte chiuse tacciono per un attimo
ed io non penso più.
La vita si arresta precipitosa
dinnanzi alla propria inutilità.
Il sangue non pulsa più nelle vene,
lo spirito vegeta:
il mio corpo è morto
per il mondo.
Ogni cosa s’acquieta
e, caduto in letargo,
aspetto la figura ideale
nel sonno,
perché mi inciti,
perché mi sproni a rinascere.
Vedo girare inane sotto di me
iI vuoto,
sono spaventato dalla mia solitudine.
Vedo, mi sembra di vedere,
mi sembra di scorgere
quello che a lungo ho creato:
il mio ideale.
Vorrei raggiungerlo e tornare alla vita,
liberarmi per sempre dalla tristezza
che, come una cappa, m’avvolge.
Invece, impotente,
assisto al disfacimento del mio corpo.
Perché scrivo?
Perché penso?
La morte dello spirito s’affretta
col veleno della ragione.
Attorno a me facce ridenti s’accalcano:
devo vederle, anche se non voglio.
Vedo il disprezzo dipingersi sui loro volti
e non posso fare nulla.
Osservo la loro gioia per il mio affanno
e mi dispiace.
No! Non voglio e non devo soccombere,
perché dovrei giacere ai loro piedi,
sconfitto?
Devo e voglio vincerli,
perché vincerei il loro inutile disprezzo,
perché sconfiggerei il loro vuoto desiderio di vivere.
“Solo vivendo scoprirai,
che la tua esistenza non è stata inutile,
e potrai osservare superiore
il vacuo pulsare di un mondo fatuo ed inutile.”
Ecco il mio ideale:
a ricerca è terminata,
lo scopo della vita è trovato.
Finalmente potrò riposare in pace per l’eternità.

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A me stesso

Scruto ansioso la strada
in attesa del responso.
Il tempo passa,
il tempo vola.
Gli occhi frugano tra la folla
alla ricerca del tempo perduto.
Perché tutto tace?
Perché la folla zittisce
e osserva solo me?
Che cosa ho fatto?
La strada prosegue
oltre la curva,
che si staglia in lontananza,
e prosegue senza di me.
Perché non mi aspetta?
Perché la folla se ne va?
Scruto ansioso la strada
alla ricerca del mondo,
che va sparendo.
Il tempo non si ferma,
il tempo travolge.
Lo sguardo cerca tra la folla
la sua vita.
La folla tace e si ritrae.
Mi sento sperduto,
mi sento osservato.
La strada continua
oltre quella curva,
oltre la siepe,
che delimita il mio mondo.
Passo la vita errabondo,
ed isolato nel mondo,
limitato nello spazio.
Cerco il mio responso
tra la folla che evita la mia persona.
Cerco lo scopo dime stesso
nella gente che scansa il mio corpo.
Cerco lo spazio oltre la siepe
che à delimita la mia vista.
Il tempo avanza e la vita s’accorcia
ed io mi sento sempre più solo,
sempre più meschino, sempre più limitato.

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Foglie portate dal vento

Foglie, portate dal vento
sull’aria dorata dal sole,
volano via.
Tutto fugge e rifugge dal mondo.
Foglie, portate dal vento
sull’aria dorata dal sole,
parlano di cose lontane.
Tutto scorre e fluisce.
Foglie, portate dal vento
sull’aria dorata dal sole,
vagano qua e là
alla ricerca del tempo passato.
Tutto riappare ai nostri occhi.
Il senso, i sensi
impregnati di vividi ricordi,
sembrano impazziti.
Impazziti per che cosa?
Tutto fugge e rifugge dal mondo.
Tutto scorre e fluisce.
Tutto appare e scompare.
Solo una cosa non va:
il mio ricordo per te.

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Nell'azzurro cielo…..

Nell’azzurro cielo
tu sei immersa.
Nella vivida aria del mattino
tu mi appari come un’aurora.
Ma tu chi sei?
Ma tu che cerchi?
Il radioso sorriso del mondo
si specchia nei tuoi occhi.
Ma tu chi sei?
Ma tu che vuoi?
All’alba, quando il cielo
biancorosato si tinge d’azzurro,
all’alba, quando il cantore
assonnato per la lunga veglia notturna
s’addormenta,
tutto mi sembra di favola.
Pure tu, dolce fantasma dei miei sogni,
per un attimo appari reale,
umana persona che soffre,
che ride, che parla
della mia sorte.
Il mio destino,
la mia esile vita
legata al tenue filo
dell’inconscio,
giace nelle tue mani.
E’ tutto un attimo,
è tutto uno sfavillio,
che scorre, che fluisce
or veloce, or lento,
al ritmo di una primordiale cantilena,
nata col sorgere del sole,
morta col tramontare del sole:
è così…
una lieta alternanza amara
della luce col buio.
E quando tutto tacerà,
e quando il dì si farà notte,
ascolta:
la rumorosa vita s’è chetata,
tutto è silenzio,
più nulla si sente.
E così tutto finisce:
non più lieta alternanza amara
di suoni e di luci,
non più cieco dinamismo
d’una umanità egoista,
ma solo e per sempre
silenzio e quiete.

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