A ritmo di musica

A ritmo di musica
la mia penna scrive.
Scrive tutto quello,
che la mia mente pensa.
Dolcissima musica,
musica adorabile,
perché mi mandi in estasi,
jazz irreale,
fantastico jazz,
perché inebri,
sollevami ancora,
sempre di più,
sempre più su,
come le basse note
di un magico sax,
come i do, re, mi
di un rauco trombone,
come gli acuti strilli
di una languida cantante.
Desidero musica,
sempre più musica:
jazz caldo,
jazz freddo,
inebrianti spirituals
e languidi blues.
Tutto è musica,
tutto è armonia,
tutto è irreale,
tutto è fantastico,
come tu,
musica impalpabile,
musica inafferrabile.

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Amore

Siamo soli,
abbiamo smarrito
il senso di essere
popolo ed essere sociali.
Come api,
stiamo nell’alveare
ignorando
chi sta nella cella accanto.
Chi sente
il bisogno del conforto
altrui,
è messo alla porta,
alla gogna.
Ognuno guarda
in cagnesco
il suo prossimo,
pronto
ad azzannarlo.
Abbiamo necessità
di amore e di amare,
sentiamo dentro di noi
crescere quel sentimento
che si chiama amore.

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Il vestito di parole

E le parole
sono confezionate
con consonanti
e vocali,
tenute insieme
da virgole,
due punti
e qualche punto a capo.
Che bel vestito
ti sei confezionato!

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Sensazioni

Strane sensazioni
bruciano la pelle
e vapori acidi
inalano le narici.
Guardo e non vedo nulla,
cerco te e vedo ombre cerulee
che danzano
senza corpo.
Dove sei?
Chiedo e non sento nulla.
Ma tu sei, qui
vicina a me,
come muto fantasma
che anela
di presenziare
con la tua persona.
Ora ti vedo,
ora ti sento,
ora ti tocco.
Questo è la forza dell’amore,
che ci lega
e ci protegge.

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Briciole di poesia per allietare gli animi

III
Un mare infinito mi aspetta là,
fuori dalla porta.
 
IV
Le nubi sono tanto basse,
che ho paura di annegarvi dentro.
 
VI
La neve cade,
sotto di essa tutto scompare
e la leggera coltre è animata da una leggera vita. 

IX
Nella tranquillità della notte
la scorgo bellissima.

X
A sembianze di dee
mille donne popolano questo paese di fate. 

XI
Da un sogno dorato
in un cielo senza stelle
scendi dalle nuvole
e vieni con me.

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Senza titolo

II

Tutto mi urta:
il suono dei passi strascicanti,
il sussurro del cielo imbronciato,
l’inutilità della gente senza capo.
Fossi lontano da tutti
per sfogare questo malessere,
che mi invade.
Fossi nel più paurosi dei silenzi
per impazzire al pensiero
di essere solo.
Fossi capace di urlare al mondo: LADRO,
per dimostrare la superiorità
di essere un uomo che pensa.

IV

Volendo pensare,
domando a me stesso:
a cosa penso?
perché penso?
Tutto sarebbe più facile,
se non volessi pensare.
E’ l’elemento razionale,
che  travolge l’esistenza.
Ecco perché vorrei impazzire per te!
Ecco perché non vorrei più ragionare per te!
Questo non lo potrò mai fare!
Questa è la mia punizione,
che mi sono serbato
per essermi accorto di amare te.
Così crederò, insano,
di amareggiarti,
perché penso:
“non potrà dire mai:
‘E’ impazzito per me’

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Ballons 2008Il 2008 è alle porte ed auguro a tutti gli amici un 2008 ricco di soddisfazioni e sereno!
                               ORSO

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 natività

Auguri! Felice Natale a tutti gli amici!
                ORSO

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La neve

Minuscoli frammenti
del cielo
bagnano
e pungono
il mio volto.
Strani suoni
scricchiolanti
salgono dalla terra
calpestata dai miei piedi.
Tra turbinii
di stelle di cristallo
scorgo il tuo volto,
mentre incerto
mi viene incontro.
Ti guardo,
ti ascolto,
ti assaporo
come un frutto.
Come ti amo.

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Epilogo

Al termine di quella giornata di amore Goethe e Angelica promisero di scriversi, come fecero per circa un anno e mezzo, perché un giorno lui sarebbe tornato a Roma a prenderla.
 

Roma, il 5 Agosto 1788, martedì
Lei dirà ancora una volta dei sogni, ma io so che Lei mi perdonerà. La notte scorsa mi sono sognata che Lei era tornato. La vedevo arrivare da lontano e Le sono corsa incontro sino alla porta di casa, ho afferrato entrambe le sue mani e le ho premute sul mio cuore così forte che mi sono svegliata, me la sono presa con me stessa per avere sentito la mia felicità sognata con troppa violenza tanto da abbreviarmi così il piacere. Ma sono contenta di questa giornata perché oggi ho ricevuto la Sua cara lettera del 19 luglio. Il fatto che Lei nonostante le tante distrazioni, gli affari e gli amici ritorni con lo spirito a Roma, non mi meraviglia, che Lei si ricordi di me è un segno della Sua bontà per la quale Le sono infinitamente grata. Mi rallegra il fatto che Lei stia bene e Le auguro una ininterrotta serie di giorni piacevoli. Io vivo la vita con la speranza di una migliore. Caro amico, quando ci vedremo di nuovo? Vivo sempre tra timore e speranza è purtroppo è più timore che speranza, ma debbo tacere, a che serve lamentarmi. Lei vuole sapere a cosa sto lavorando. Ho finito le seguenti opere: il ritratto di Lady Harvey, il ritratto del cardinale Rezzonico per il senatore e oggi ho terminato il Virgilio. Sono molto contenta della preparazione in chiaroscuro, il pezzo ha molta forza e i colori sono riusciti molto diafani. Ho lavorato abbastanza e cerco di fare del mio meglio – per fare questo devo immaginare che è domenica e che Lei viene nel mio studio – ah, i bei tempi! La lettera del suo giovane amico mi ha molto rallegrato, mi fa piacere anche sapere che il signor Keiser tornerà e che conoscerò anche il signor Herder. Ma Lei non verrà,questo è l’eterno dolore e la mia angoscia. Stia bene e non si dimentichi di me.
La onoro e La adoro con tutto il cuore.
Angelica.

 
Così Angelica scriveva a Goethe, che era tornato a Weimar nel giugno 1788, una lettera traboccante di pathos e di amore represso nel ricordo del periodo in cui si erano frequentati con assiduità durante il lungo soggiorno romano del poeta.
Lei soffriva la lontananza

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