Monovocalico in E

Il gioco proposto da Eletta Senso lunedì scorso e riproposto da Luisa Zambrotta oggi è un omaggio all’Estate. Un monovocalico i E.

Copertina Daniele

Da Eletta ho interpretato male il senso e ho costruito qualcosa dove le parole iniziano con E.

Ecco cosa ho scritto.

Eravamo entusiasti entrambi: estate evapora. Ebbro ed energico, ebbene esattamente, esamino ecatombi ebdomadari.

Eccessi, eccitazione espirano entro estivi errori.

Da Luisa invece ho cercato di usare solo la vocale E. Ovviamente non ci sono riuscito al cento per cento. Ecco il testo

Eterne sere emerse nelle nere ment(i) dell’essere. Eteree, ferme ebbrezze nell’eccedere eccellente dell(a) mente. Sebbene estendete le vene dell’estr(o), tenete ferme le f(a)velle.

E va bene non sempre le ciambelle riescono col buco.

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Settembre

Copertina Daniele

Oggi sul blog di Eletta Senso ho inserito il mio acrostico doppio in omaggio a settembre.

Lo riporto anche qui.

Serve

Energia,

Trasmette

Tensione

Elettrica.

Magari

Buone

Risposte

Evadono

Energiche

Richieste.

Benevolenti

Maniere

Esamina

Tranquillo,

Testando

Ebbrezze

Solari.

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La bambina senza nome – terza parte

Copertina Daniele

Le altre parti le trovate prima e seconda.

La terza parte è stata pubblicata su Caffè Letterario ma la potete leggere anche qui.

In breve sul vassoio rimasero le briciole. La bambina li aveva divorati in pochi minuti. Pareva avesse una fame vecchia come il mondo.

Sandro e Otello ripresero la loro partita a carte contro Checco e Chiccaja ma sembravano forzati, senza entusiasmo. Se prima dell’arrivo di Lorenzo con la bambina ogni giocata era un lazzo, una battuta pungente, adesso il clima si era raffreddato. Poche parole ma molti sguardi inquieti verso quella cinna che suscitava troppi interrogativi su chi fosse in realtà.

Pipin e Al Pâg’ smisero di parlare di Thiago Motta, di Orso, di Skorupski e bisbigliavano osservando di sottecchi la bambina a divorare quei panini che loro ne avrebbero mangiati appena uno nello stesso tempo. Zuan di Chiccon invece era rimasto in silenzio con lo sguardo assorto, quasi assente. L’occhio era spento e le labbra serrate, ridotte a un sottile filo.

Samuele percepì che il clima era cambiato in peggio. Quelle sette persone non più giovanissime, anzi avanti nell’età, erano una costante fissa di quella sala. Non mancavano mai sia che fuori diluviasse, sia che una tormenta di neve avesse bloccato il paese. Loro erano sempre presenti e riempivano la sala col loro vociare un po’ sgraziato. Eppure era stata sufficiente la presenza di un’estranea, di una bambina enigmatica per cambiare l’atmosfera da gaia a pensierosa.

Provò a concentrarsi sul motivo della chiamata a Lorenzo ma la mente tornava di continuo su quella domanda “Chi è questa bambina?”. Non era una normale cinna come Elena, la figlia di Federico, il veterinario. “No, no!” e scosse la testa come per rafforzare il pensiero. “No! Troppo diversa e vestita male per essere un bambina di un paese nelle vicinanze”. E poi le conosceva tutte quelle dei borghi che facevano corolla a Monteacuto. Non ci voleva molto. Si potevano contare con le dita di una mano. “Dunque da dove è spuntata?” Per Samuele era un enigma irrisolto. “Lorenzo ha parlato di averla raccolta vicino alla Fonte Vecchia. Che sappia non ci sono case, nemmeno casolari nelle vicinanze. Solo roccia, arbusti e castagni. Se uno si perde lì, passano giorni prima che qualcuno lo possa soccorrere”.

Lorenzo era rimasto senza parole vedendo la piccola divorare quella montagna di panini farciti con abbondanza da Samuele. Ne voleva prendere uno da accompagnare al rosso frizzante ma non aveva fatto in tempo. La mano era rimasta a mezz’aria e vuota. Però lo stomaco brontolava perché voleva essere riempito. «Sam, me ne prepari uno con crudo e formaggio di capra stagionato?».

Samuele compì una piroetta e sparì in cucina per tornare con un mezzo sfilatino su un piatto. Lo consegnò direttamente nelle mani di Lorenzo, perché se l’avesse posato sul bancone le mani rapaci della cinna l’avrebbero artigliato prima che lui potesse afferrarlo.

Gli occhi gialli della bambina ebbero un guizzo di disappunto come una fiammata per spegnersi subito.

Lorenzo sussultò ma non mollò la presa. Aveva scorto quel lampo maligno. “Chi ho raccolto per strada?” pensò mentre masticava con vigore un boccone strappato dal pane che teneva saldo nella sinistra. Deglutì rumorosamente mentre sorseggiava il vino. Non gli era sfuggito l’atteggiamento della bambina che aveva lanciato un’occhiata carica di odio. “Eppure si avrebbe dovuto sfamare con dieci o dodici panini”. Sorrise perché definirli così era un eufemismo viste le dimensioni. Chiedere a Samuele un altro vassoio per la piccola era fuori discussione. Avrebbe spazzato via in poco tempo tutto. Si pulì la bocca dalle briciole col dorso della mano e finì il suo calice di rosso.

«Come ti chiami?» Chiese con tono dolce, cercando i suoi occhi rivolti verso il basso.

La domanda ebbe il potere di catalizzare tutti gli sguardi sulla bambina, mentre si udiva solo il roco ansare di Otello.

Nessuna risposta.

«Chi sei?»

Ancora silenzio. Sembrava che tutti avessero smesso di respirare tanto era assordante.

Adesso erano gli occhi di nove persone a fissarla senza un attimo di sosta. Tutti in attesa di una risposta che non arrivava e forse non sarebbe mai pervenuta.

Lorenzo, visti gli inutili tentativi di farla parlare, si rivolse a Samuele. «Quale impellente problema mi ha fatto scomodare dalla routine quotidiana?»

L’oste socchiuse prima l’occhio sinistro, poi quello destro come volesse concentrarsi sulla risposta. Li riaprì insieme e ammise con candore che in quel momento lo ignorava. «Ma sono certo che l’argomento era davvero importante se ti chiesto di salire dalla città».

Lorenzo strinse le labbra e serrò la mandibola per evitare una risposta che avrebbe provocato la rottura di un’amicizia che durava dall’età scolare. Non era la prima volta e non sarebbe stata nemmeno l’ultima. Adesso era lì e ci sarebbe rimasto, anche se la bambina raccolta per strada gli provocava strane sensazioni.

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La bambina senza nome – seconda parte

La prima parte la trovate qui.

Ricordo che il primo settembre termina la promozione del mio nuovo romanzo Daniele in occasione del preordine a €0,99. Da quella data il prezzo sale a €3,99.

Copertina Daniele

[Seconda parte]

La sala non era grande come può esserlo in un posto di montagna che raccoglie gli abitanti del paese per l’immancabile partita a carte o discussione sulla squadra del cuore. Qui si tifava per il Bologna. Alla domenica si animava con qualche turista che voleva mangiare salciccia e polenta oppure pappardelle alla lepre che erano le specialità della trattoria.

Era una giornata feriale e quindi gli avventori erano del luogo. Quattro assorti in una partita a briscola e altri tre che litigavano sull’allenatore del Bologna. Un leggero odore di tabacco aleggiava nell’aria, anche se alle spalle di Samuele stava un bel cartello “VIETATO FUMARE”. Lui chiudeva un occhio se qualcuno fumava una cicca. Apriva l’unica finestra di fianco al bancone per arieggiare ma l’odore restava perché gli arredi ne erano impregnati, quando non era vietato e l’azzurrino del fumo si poteva tagliare col coltello.

Dietro al bancone stava Samuele con l’aria annoiata e impegnato a far mente locale perché aveva chiesto l’aiuto di Lorenzo. Alzò gli occhi sentendo aprire la porta. Mostrò tutto il suo stupore attraverso la mimica facciale. La bocca aperte, la pupilla dilatata e la voce afona. “Chi è quella bambina che Lorenzo tiene per mano?” Era stato il primo pensiero.

«L’è na frataccona!» urlò interdetto Sandro rimanendo con la mano in aria e la carta tra le dita.

Gli occhi della bambina brillarono per un istante e nessuno se ne accorse o almeno diede da vedere di aver scorto questo brillamento.

Il grido di Sandro raggelò l’ambiente e per una frazione di tempo piccola si cristallizzarono i movimenti delle persone.

Il primo a riprendere la parola fu Samuele che con il gesto della mano dal basso verso l’alto esplose con un «Ma che cazzo stai dicendo!»

Lorenzo era fermo sulla porta e si guardò intorno con aria disgustata. L’accoglienza non era stata delle migliori.

Sandro continuava a guardare i nuovi entrati e si era dimenticato che stava giocando a carte in coppia con Otello.

«Repit! É ‘n diaul vestîda da sgurina! Al so benissim! Di ben so!» Ribadì convinto Sandro.

«Vå! Cåda la curta» lo incitò Otello, vedendolo con la mano alzata.

Però Sandro continuava a fissare la bambina che teneva gli occhi bassi come a nasconderli agli astanti.

Lorenzo, superato il primo momento di fastidio, avanzò incurante dei sedici occhi che lo guardavano fisso.

«Ciao Sam! Non so chi sia ma l’ho raccolta per strada vicino alla Fonte Vecchia. Coi banchi di nebbia rischiava di essere arrotata da un automobilista che non la vedeva».

Lorenzo doveva in qualche modo giustificarla e motivare perché era lì con lui. Però quel grido del giocatore l’aveva scosso. “Forse ha ragione! Quel colore degli occhi non è usuale! Sembrano quelli di un gatto”.

Sandro non disse più nulla ma la carta rimase a mezz’aria incurante degli incitamenti del compagno di partita. “Sì, quella bambina…” e scosse la testa come per negare che lo fosse, “non può essere altro che un diavolo. Le mie ossa lo sentono!”

«Sì, sì!» e calò l’asso pigliatutto.

Però l’atmosfera era cambiata. Si avvertiva palpabile la tensione. Il vociare allegro ad alta voce si era trasformato in bisbigli tremolanti quasi come per non far ascoltare i loro discorsi.

Pipin, il vero nome era scomparso da cinquant’anni ovvero da quando aveva emesso il primo vagito, smise di parlare di Thiago Motta, del Bologna e osservava di sguincio la bambina, che teneva lo sguardo rivolto a terra. “La cinna ha gli occhi zal come un gât”. L’aveva notato ed era rimasto scioccato ma il grido di Sandro gli aveva cavato le parole di bocca.

Lorenzo senza sforzo insediò sullo sgabello la bambina. Si stupì per la sua leggerezza. L’aveva sollevata senza fatica: pareva una piuma. Si sistemò su quello accanto.

«Hai fame?» Non sapeva il perché ma era certo che avesse fame. Troppo magra e le due gambette parevano due stecchini tanto erano sottili.

Non si aspettava risposta visto che durante il tragitto era rimasta in silenzio come se fosse sorda oppure parlasse un’altra lingua. Però percepì un «Sì» appena sussurrato. Sobbalzò con le spalle e si girò verso di lei e le chiese di nuovo «Hai fame?». Quasi a sincerarsi di aver udito bene. Questa volta il sì fu più esplicito accompagnato da un lieve movimento della testa.

«Sam, puoi preparare un vassoio di panini? Abbiamo fame». Lorenzo si era girato verso l’amico Samuele. «Cosa c’era di tanto urgente da farmi venire fin qua su?»

L’oste rise mettendo in mostra una dentatura non perfetta e alquanto giallognola. «Non ti arrabbiare!» Fece come premessa a quello che avrebbe detto poi. «Non mi ricordo! È da quando ho telefonato che mi sforzo senza risultati». Scoppiò in una fragorosa risata che fu contagiosa.

Anche Lorenzo rise di gusto, scuotendo il capo. “È sempre così con Sam! Ti chiama e non ricorda il motivo. Prima di scendere lo scoprirò”.

Le risate rimasero a mezz’aria e non contagiarono gli altri avventori che rimasero in silenzio. La partita a carte rimase in sospeso, il calcio era stato sostituito dalla visione della bambina.

«Nei panini cosa metto?» chiese Samuele, prendendo un vassoio da sotto il banco.

«Mortadella, salame e prosciutto dolce. Quello buono. Acqua e un calice di vino rosso del tuo» precisò Lorenzo.

Il clima della sala era gelido. Si udivano solo i respiri tossicchianti delle persone presenti.

Samuel sparì dietro una tenda di plastica a righe bianche e rosse per ricomparire dopo una decina di minuti con un bel po’ di panini che profumavano di salumi. Mise il vassoio in mezzo tra Lorenzo e la bambina che con avidità afferrò quello che era in cima alla piramide. Lo addentò con voracità, mentre Samuele preparava il calice di rosso e metteva sul bancone una bottiglia di plastica con l’acqua naturale.

Lorenzo osservava con l’occhio stupito la bambina che divorava in rapida sequenza due, tre, quattro panini a grande velocità.

«Aveva fame la cinna!» Esclamò Otello, osservando il mucchio di panini che si riduceva sempre più.

[Fine seconda parte – continua]

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Crescendo in promozione

Crescendo è un gioco linguistico molto interessante proposto prima da Eletta Senso e poi da Luisa Zambrotta.

Come ha spiegato Eletta, funziona così. Devi scrivere un qualcosa di senso compiuto, quindi niente elenco di parole ma frasi sensate, usando lemmi di lunghezza da uno a ventisei – Precipitevolissimevolmente sembra la parola italiana più lunga.

Visto che la lunghezza media dei lemmi italiano è 9,36 e per non complicare troppo il gioco, Eletta ha lasciato ai partecipanti di arrivare fin dove li sorreggono le parole.

Per il blog di Eletta ho scritto questo

A il tre! Luna piena estiva osserva

Tramonti crescenti.

Suggestive delicatezze,

Sorprendenti immaginazioni

Sorprenderanno.

Per quello di Luisa

È il sei, mese luglio,

Quando turista percorro accecante mulattiera.

Rosseggiano fotografiche immaginazioni, trastulleranno sentimentalismi.

In effetti avevo anche due parole di 17 e 18 caratteri che potevano completare il pensiero ma non ho trovato nulla da sedici adatto – in effetti non ho trovata nessuna parola.

Copertina Daniele

Ricordo che tra sette giorni scade la prenotazione a prezzo scontato di Daniele, che trovate qui, €0,99 anziché €3,99. Quindi affrettatevi se ne vole godere l’occasione.

Daniele è un giovane ingegnere romano che un sabato mattina di fine gennaio alle cinque viene svegliato da una telefonata. È una vecchia conoscenza che non vede da un anno. Inizia così un’avventura che vede protagonista Daniele e Natalina, che è tornata dal Brasile alla ricerca della sorella Natalia, che ritiene sia in pericolo. Daniele ragiona e intuisce che è un qualcosa successo nel passato della ragazza. Due gruppi per ragioni diverse monitorano le loro mosse. Daniele ha la certezza che la fantomatica figlia che Sara, la sua ex compagna prima di partire per Venezia, ha avuto ma ha rinnegato con la complicità di un dottore, è la ragazzina che ha visto in aeroporto. Daniele ha l’intuizione giusta dove Natalia si nasconde e riesce a beffare chi le sta dando la caccia.

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Daniele

Signore e signori il primo settembre si avvicina. Appena nove giorni. Sullo store di Amazon

Copertina Daniele

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È disponibile la prenotazione al prezzo speciale di 0,99€ del mio nuovo romanzo ‘Daniele’. Dal 1 settembre il prezzo sale a 3,99€. Un offerta così vantaggiosa non si ripeterà tanto facilmente. Quindi approfittatene. In futuro non sarò così generoso.

Ecco un altro spicchio del romanzo

Daniele osservava senza vedere gli aerei in decollo e in atterraggio. Lo sguardo fisso nel vuoto. Le immagini passavano sulla retina e non rimanevano impresse. Era sempre quella domanda che catturava la sua attenzione. “Perché Natalina aveva pronunciato ‘Daniele sono tornata per questo!’”. Teneva in mano la tazzina vuota, incapace di posarla sul bancone. “Perché Sara era arrivata come una furia la sera precedente e aveva detto ‘Hai sentito di Natalia?’. Due frasi di certo collegate con un fattore comune: Natalia. Ma cosa le lega?”

Daniele scosse il capo infastidito, notando che una donna lo stava osservando in modo strano. Si impose di sgombrare la mente da tutte queste pippe mentali. Tra un po’ sarebbe arrivata Natalina e forse ne avrebbe capito di più. Sentì in lontananza un annuncio e alzò lo sguardo verso il tabellone luminoso. Il volo AZ da Milano era atterrato. Landed si alternava con atterrato. Tirò un sospiro di sollievo. Depose la tazzina per avviarsi verso l’area arrivi domestici. Si mise in una posizione defilata, accanto a un pilastro ma con la visuale sgombra da ostacoli. I minuti passavano lenti e nessun passeggero compariva dall’apertura. Daniele spostò il peso da una gamba all’altra, impaziente di vedere Natalina.

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La bambina senza nome

Su Caffè Letterario è stato pubblicato un nuovo post che potete leggere anche qui.

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Ricordo che fino al 1 settembre Daniele il mio nuovo romanzo è in promozione  a 0,99€. Dal 1 settembre il prezzo sale a 3,99€ Quindi vi conviene prenotarlo per averlo a un prezzo scontato.

Il trillo del telefono lo fece sobbalzare e lo riportò alla realtà che aveva senso di esistere perché tempestata di ricordi. Guardò d’istinto la vecchia patacca, ereditata da Gaetano, amico fraterno del padre. Le cinque e dieci. «Chi può essere a questa ora?» Sbuffò innervosito dal brusco risveglio, accendendo la luce. «Solo qualche scocciatore che ha sbagliato numero».

Era una mattina d’inverno. Gennaio per la precisione e fuori era ancora buio pesto.

Stava dormendo, come fanno tutti i comuni mortali di notte, quando fu svegliato dal trillo imperioso del telefono fisso, vecchio retaggio di molti anni prima. Afferrò la cornetta, pronto a insultare chi l’aveva riportato alla veglia in modo imprevisto.

«Pronto» soffiò acido.

Nessuna risposta. Pareva muto. Eppure avvertiva che dall’altra parte c’era qualcuno. Un leggero soffio, come un ansimare represso arrivava al suo orecchio.

«Pronto» ripeté Daniele, che stava perdendo le staffe. «Chi è? Chi sei?»

Se era qualcuno che si divertiva a svegliare il suo prossimo per gioco, cascava male, pensò. Un pensiero bizzarro questo, perché non aveva nessuna idea al riguardo di come farla pagare allo scocciatore. Stava per riporre la cornetta sul suo supporto, quando udì una voce femminile. Non era la solita ragazzina arrapata, che molestava gli amici di papà. Il tono era da persona adulta. Un timbro vocale per nulla sconosciuto.

«Ciao Dani» sussurrò impacciata. «Non dormivi, vero?»

Scaricò il malumore con una risata. “Alle cinque del mattino che fa un cristiano normale?” si chiese, sistemando meglio il cuscino dietro la schiena. “Dorme di certo. A meno che…”. Scosse la testa. Non era il suo caso. Non lo era da diverso tempo. Meglio non ricordare quando, pensò contrito.

Riconobbe subito la voce roca e morbida di Natalina. Natalia e sua sorella, Natalina, si facevano fatica a distinguere al telefono. Però questa volta era sicuro. Nessun dubbio su chi era dall’altra parte della comunicazione.

tratto da Daniele

Ecco il racconto.

Lorenzo era irritato con se stesso e non lo nascondeva. La bocca serrata, la fronte aggrottata, i muscoli facciali, che si muovevano in modo frenetico contraendosi e rilassandosi.

Non era stata sua intenzione affrontare i primi contrafforti dell’Appennino con una giornata grigia che non prometteva nulla di buono. Il cielo era plumbeo non per le nubi da pioggia ma per quella nebbia stagnante a mezza altezza. Lo sapeva per certo perché giornate come questa le aveva già affrontate in passato. Su quella strada che lo conduceva alla Trattoria del Duca avrebbe trovato banchi di nebbia mobili che sarebbero comparsi dopo una curva o a metà di un breve rettifilo. Sì, lo sapeva e questi erano pericolosi perché rischiava di finire nel dirupo. Si sarebbe trovato immerso in una caligine così appiccicosa e densa da non vedere il ciglio erboso della carreggiata. Come era apparsa all’improvviso, così avrebbe lasciato il posto a un cielo terso e azzurro con un sole splendente sopra la sua testa.

Finora saliva spedito con una buona visibilità, quando dopo aver affrontato il primo tornante si era trovato al buio senza vedere nulla. Anche se era preparato, frenò d’istinto e la Fiat ebbe un brusco scarto. Era un cavallo imbizzarrito di fronte a un ostacolo. Afferrò saldo il volante e alzò il piede dal freno, moderando la velocità. Raddrizzò il muso della macchina accostando con lentezza il bordo della strada, anche se non distingueva nulla. Grigio l’asfalto umido, grigia la vista, grigio anche il verde dell’erba. Andava a memoria, perché quella strada l’aveva percorsa innumerevoli volte. Ignorava se stava percorrendo una curva oppure era in un tratto rettilineo ma poco importava. Doveva mantenere salda la direzione di marcia. Qualche goccia di sudore gli imperlò la fronte, perché di stava affidando alla sua memoria fotografica.

Rimase accecato dal sole di mezzogiorno che splendeva in cielo. Per un riflesso condizionato chiuse le palpebre per ripararsi dall’accecamento. Le riaprì subito perché era pericoloso e poteva trovarsi oltre il ciglio stradale.

Spalancò gli occhi, sbatte in rapida sequenza le palpebre. Aprì la bocca per un ‘Oh!’ di sorpresa. Di fronte a lui notò una bambina che cammina nel suo senso di marcia. Piccola, minuta con indosso un camicione dal colore indefinito e piuttosto malmesso che le cadeva addosso come un sacco di patate. Vista da dietro le attribuì cinque o sei anni.

«Che ci fa una bambina su questa strada tutta sola?» borbottò incredulo come se avesse visto un fantasma. Sorpassata si fermò davanti.

Scese e la osservò meglio. Forse la prima impressione era falsa perché aveva quei tratti prepuberali che tra un paio d’anni o forse meno l’avrebbe trasformata in una ragazza. “Non cinque o sei anni ma di certo non meno di dieci”.

La bambina si fermò e guardò dritta negli occhi Lorenzo, interrogandolo sulle sue intenzioni.

Lui la scrutò. Era senza scarpe o qualcosa per riparare i piedi che apparivano scuri per la sporcizia. Camminava scalza. I capelli lunghi erano oleosi, perché da tempo non erano stati lavati, e si appiccavano al viso scuro bruciato dal sole. Le labbra erano strette e sottili, quasi esangui. Gli occhi erano enormi di color giallo. Tra questi e la bocca stava un naso minuscolo che quasi non si notava.

«Come ti chiami?» La interrogò Lorenzo per capire chi fosse e da dove provenisse.

Le labbra sottili si serrarono ancor di più assumendo un colorito roseo.

«Dove stai andando?»

Il giallo degli occhi lampeggiò per una frazione infinitesimale prima di tornare a essere slavati come prima.

«Hai fame?» Aveva notato la magrezza delle esili gambe e braccia.

La bambina lo guardava senza nessun interesse come se fosse stato trasparente.

«Vuoi un passaggio? Io arrivo alla Trattoria del Duca» Lorenzo modulò la voce in modo da incoraggiarla a prendere uno strappo: era dolce e suadente, quasi musicale. Si girò e aprì la porta lato passeggero.

La bambina docile con lo sguardo vacuo si sedette.

Riprese la marcia. Non doveva distare molto dalla sua meta. Forse una decina minuti.

La bambina rannicchiata in posizione quasi fetale rimase muta, come se non avesse il dono della voce, mettendo in mostra due gambe che sembravano due stecchini.

Lorenzo ogni tanto le lanciava uno sguardo per accertarsi che era sempre lì sul sedile senza essere agganciata alla cintura di sicurezza che faceva emettere un bip sonoro fastidioso. Aveva dedotto che quel camicione sporco e lacero coprisse le sue nudità, perché non gli pareva di aver scorso indumenti intimi.

Aveva rinunciato a interrogarla, perché sembrava non comprendere quello che le diceva. Però forse non voleva banalmente rispondere.

Arrivati alla Trattoria del Duca scesero e per mano fecero il loro ingresso nella sala.

Tutti si volsero per osservare chi Lorenzo aveva introdotto.

[fine prima parte]

 

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In prenotazione Daniele

Ragazze e ragazzi, ecco un annuncio che non farà notizia. Sullo store di Amazon

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È disponibile la prenotazione al prezzo speciale di 0,99€ del mio nuovo romanzo ‘Daniele’. Dal 1 settembre il prezzo sale a 3,99€

Copertina Daniele

Daniele, un giovane ingegnere romano, viene svegliato durante la notte da una telefonata che proviene dal passato. Un’amica di vecchia data lo coinvolge nella ricerca della sorella che si nasconde per sfuggire alla caccia da parte di un boss del narcotraffico.

Daniele gioca una pericolosa partita con i malavitosi decisi a catturare chi ha sottratto loro un carico di droga. Durante la ricerca per metterla in salvo scopre di avere una figlia nata anni prima dalla relazione con una vecchia fiamma. Quindi Daniele si trova a dover proteggere anche lei.

Tutto questo avviene sullo sfondo dello scenario invernale di Venezia.

Per gli abbonati a Kindle Unlimited dal 1 settembre potranno scaricarlo e leggerlo.

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Quale copertina?

Il primo settembre uscirà un mio nuovo romanzo. Il testo è pronto, manca solo la lettura finale ma la copertina è in altomare, perché oltre l’ebook deve adattarsi anche al cartaceo.

Vi sottopongo quelle che ho pensato finora.

Copertina nro 1
Copertina nro 2
Copertina nro 3
copertina nro 4

 

 

 

 

 

 

 

 

Copertina nro 4
Copertina nro 5
Copertina nro 6
Copertina nro 6

Quale preferite?

 

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Nuovo tautogramma

Copertina nro 7

Nuovo gioco linguistico sul blog di Eletta Senso. Un Tautogramma in v come Vacanze.

Vittoria! Vincere la volontà

Violenta del vacanziere

Vale venti vacanze vantaggiose.

Vacilla la voce vacua del vittorioso

Vagabondo, vaneggiando

Vagamente nella vana visione di un vanto.

Vento, valanghe, valigie

Vacanze velenose.

 

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