Un colpo di scena

foto personale

Il piacere di raccontare aveva proposto questa mini sfida. Con un massimo di 2000 battute si doveva creare un mini racconto con un finale inaspettato. Io non avevo partecipato ma oggi provato a scrivere qualcosa.

Sara era immersa nella lettura di un libro. Era un thriller che l’appassionava molto da farle dimenticare di essere seduta sulla panchina del parco Millefiori.

Nel prato prospiciente i bambini giocavano a pallone schiamazzando, ridendo e urlando la loro esuberanza. Però lei era immersa nella sua bolla e non sentiva alcun rumore.

Sfogliava con lentezza le pagine assaporando l’intrigo della trama. Un assassino si stava avvicinando alla sua preda che ignara guardava la TV. «Dai girati! Alzati e fuggi» suggeriva Sara con tono tremante perché la ragazza le piaceva e non avrebbe sopportato la sua uccisione. L’uomo in silenzio era ormai alle spalle della sua eroina e lei fremeva d’impazienza perché la giovane donna continuava a guardare la TV ignara del pericolo mortale alle sue spalle. L’assassino teneva con le due mani un laccio teso e micidiale. Lo alzò passandolo sopra il capo e poi con mossa fulminea lo avvolse attorno al collo bianco della ragazza.

Il libro le cadde in grembo e Sara cercò di togliersi quel cappio dalla sua gola.

 

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Scriviamo un incipit

Luz ha proposto di scrivere un pezzo ispirato a questa immagine.

Ecco il mio, molto breve.

Era lì. Sembrava morto. Mi sono avvicinato per osservarlo. No, non è morto ma sta semplicemente dormendo sulla sabbia. In punta di piedi me sono andato per non svegliarlo. Il vento sussurra e il mare mormora.

Che pace.

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Tautogramma vocalico in a

copertina di carta
Un giallo Puzzone

Per il gioco del lunedì Eletta Senso propone un tautogramma vocalico in a.

Ada amava all’alba andare ad abbindolare l’abate (che) abbacchiato abbandonava l’abbazia.

L’abete (si) alza altero, abbarbicato (sulla) altura.

Abbronzato Alberto alza (in) alto (un) anemone algido (come) un alloro (che) annuncia un’affermazione autorevole.

L’arconte arringa gli ateniesi ad aprire l’anima (con) ardimento.

Per Luisa ho prodotto questo.

Avanziamo avanti ad aumento (dell’)aliquota (di) anziani autorevoli. Amici, anteponiamo l’amore (dell’)arte all’attesa (del) ardore. Aprite all’azzardo del apostolo che con amorevole ardimento attende l’accidente (che) lo aspetta.

L’appuntamento arriva (non) aspettato, appunto.

L’antico armigero abbina l’arma (con) l’armatura.

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Un femminicidio mancato

Per il laboratorio di scrittura ho prodotto questo.

Sara ricorda perfettamente quel giorno di aprile di un anno prima. Seduta sulla poltrona di creton rossa osserva la magnolia del suo giardino completamente fiorita senza una foglia lucida. Però la mente ritorna sempre a quella mattina quando ha incontrato Riccardo. “Ho perso la testa” riflette con amarezza. “Sì, non dovevo cedere”.

Riccardo era il suo ex. Si erano lasciati non in armonia per usare un eufemismo. Però lui voleva ricucire mentre io tenevo il punto.

Rammenta con chiarezza il motivo: aveva tradito la sua fiducia lasciandosi coinvolgere in una tresca amorosa con la sua segretaria. Erano volate parole grosse che aveva incattivito il diverbio. Quella che ha fatto traboccare il vaso è stata la violenza che lui ha usato contro di lei.

Aveva dovuto ricorrere al pronto soccorso per tamponare il sangue e sistemare il naso.

Aveva sporto denuncia ma poi ci aveva ripensato e l’aveva ritirata. Però aveva ritirato dalla casa tutto quello che le apparteneva trasferendosi in un nuovo appartamento. Non c’era stato la necessità di chiedere il divorzio perché convivevano. Per alcuni mesi aveva vissuto nel terrore che comparisse all’improvviso e le facesse del male. Pian piano aveva capito che era finito tutto senza troppe tragedie come si leggeva sui quotidiani e si ascoltava in TV. Si era messo il cuore in pace ed era tornata a coltivare la speranza di trovare un compagno meno brutale di Riccardo.

Inconsciamente era passata davanti al portone della vecchia casa. Più per curiosità che altro. Si era aperto ed era comparso lui più bello che mai. Non ha saputo resistere e l’ha abbracciato. In un amen si sono ritrovati a togliersi gli indumenti con frenesia e finire nel grande lettone.

Al termina di una maratona passionale Riccardo l’ha cominciata a insultarla. «Sei una puttana!» e giù botte come se fosse grandine.

Sarebbe finita male se non fosse arrivata provvidenziale la nuova compagna.

«È vero! Mai tornare sul luogo del delitto» afferma Sara col senno del poi.

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Acrostico doppio per aprile

Mondi paralleli – link per l’acquisto https://amzn.eu/d/gtcYxrA

Oggi Eletta Senso propone un acrostico doppio per salutare aprile.

Avanzano Ansanti

Pieni di Premure.

Reazione Ribelle

Inganno Inutile

Lascia Livore

Esercizio Estenuante.

Per Luisa questa settimana ho prodotto questo.

Andiamo Avanti

Per Percorsi

Reali. Ricordiamo

Interi Itinerari,

Lasciando Luoghi

Esotici Entusiasti.

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Il racconto sotto l’ombrellone

nuova copertina Un caso per tre

Un racconto

Qualche settimana fa ho proposto questo racconto che parteciperà al contest dell’estate di navigazione con zero probabilità di vincere qualcosa ma De Coubertin insegna anche a gareggiare. Il precedente non andava bene perché mancavano due tasselli: le parole impreviste. Adesso è completo. Quindi quattro parole chiave: ondivago, bardo, clafoutis e brillante più due parole misteriose che non rivelerò nemmeno sotto tortura. Non si scherza mica. Non sono bruscolini.

Adesso basta, leggete, dite la vostra. L’ombrellone vi aspetta.

Arrivati a marzo si pone il problema di come superare lo spartiacque estivo, come se poi tutto il resto dell’anno filasse liscio.

È questo il pensiero di Emilia che non sa come organizzare i tre mesi estivi. Qualcuno strabuzza gli occhi. «Tre mesi di vacanza?» «Sì, proprio così. Giugno, luglio e agosto. Per settembre si torna a casa per riprendersi dalla sbornia vacanziera».

Un pensiero ondivago si fa strada nella mente di Emilia che non sa decidersi quest’anno. L’anno scorso è stato un viaggio a piedi per l’Europa del sud. Tanti i chilometri e tantissimi i posti visitati. Quello precedente si è affidata al treno che l’ha portata in giro per la Russia. L’anno ancora prima partendo da Milano ha raggiunto il nord America e da lì è iniziato un viaggio verso la Patagonia. Per gli altri anni non ricorda dove ma sono stati bellissimi.

Però il problema è adesso. L’entropia del sistema vacanze non ammette deroghe. Il disordine regna sovrano nella testa di Emilia. Il passaggio dallo stato ordinato del metronomo casa, lavoro, casa a quello disorganizzato di un viaggio lungo tre mesi racchiude tutta la sua insicurezza.

Giugno è vicino e gli amici con i quali condivide le vacanze estive premono per sapere dove. Però Emilia non riesce a decidere né il mezzo né le località da toccare. Viaggiare a piedi è stancante. Ricorda le piaghe dello scorso anno. Il treno è bello perché durante gli spostamenti si può chiacchierare in santa pace ma è limitato alle sole tratte ferroviarie. L’aereo è costoso e poi i viaggi low-cost sono snervanti. Barca? No, grazie! Bicicletta? Auto? Tanti mezzi ma non tutti graditi dai compagni di viaggio: Sara, Michele e Marietto.

È un nucleo adamantino il loro, difficile da scalfire ma pronto a incidere nella scelta delle vacanze. Sembrano due coppie ma in realtà sono quattro amici legati dalla stessa volontà di divertirsi, di fare qualcosa fuori del comune.

“No, devo trovare qualcosa di originale? Ma cosa?” riflette Emilia, legando i lunghi capelli con un elastico. “Siamo a marzo ma fa già caldo ma zero idee”.

Sono dieci anni che fanno questa scorpacciata di vacanze e quindi le ipotesi sui luoghi diventano sempre più complicate. “Ma loro vengono a rimorchio. Mai una volta che suggeriscano un itinerario da esplorare. Devo fare tutto io. Tappe, prenotazioni e organizzare ogni dettaglio” mormora un po’ infastidita ma al tempo stesso soddisfatta, pensando alle esperienze passate.

In realtà non è così. A lei piace fare tutto da sola e poi presentare il tour seduti a tavola con grandi slide proiettate sul soffitto. ‘Con la pancia piena si ragiona meglio’ è sempre stato il suo motto ma adesso si trova un po’ in difficoltà.

“Ma quest’anno dove li porterò?” si domanda aprendo Google map sull’Europa.

Seduta davanti al suo computer gira gli occhi per la stanza. Di fronte sta la libreria con sotto il divano. Alla sua destra un mobile dei primi del novecento in radica e borchie di rame in stile liberty. Alle sue spalle l’impianto hi-fi. Però per terra ci sono libri accatastati alla rinfusa.

“Un viaggio solo acqua? Oppure un mix?”

Niente, nessuna idea viene in soccorso, quando l’occhio cade su un volume dei Meridiani mescolato insieme ad altri testi. ‘Teatro completo. Testo inglese a fronte. Vol. 4: Le tragedie’ di William Shakespeare. Un vecchio volumetto un po’ malmesso. Lampadina.

«Ecco la destinazione. Stratford-upon-Avon e al ritorno Limoges» esclama entusiasta. «Con quale mezzo?» L’entusiasmo si sgonfia come un palloncino bucato.

Tre sere più tardi sono attorno un tavolo pieno di briciole e gocce di vino. Con un colpo di mouse srotola sulla parete un’immensa carta dell’Europa occidentale che pare animata di vita propria.

«Ecco questo è l’itinerario proposto».

Sara rimane interdetta. Pare un serpente che si morda la coda.

«Non ti pare di essere stata un po’ ondivaga?»

«Cosa c’è di male andare per mare?» replica divertita Emilia.

Arriva giugno e si parte.

«Oh, Bardo del mio cuore, stiamo arrivando!» esclama Emilia salendo sul treno per Varazze, dove un Oceanis 48 li sta attendendo.

Quest’anno non si è badato a spese. Una bella barca da crociera comoda e sicura per affrontare l’Oceano Atlantico e le sue insidie.

Nessuno di loro sa governare un’imbarcazione ma hanno ingaggiato un skipper per i tre mesi. Non hanno fretta e chi ne avrebbe con oltre novanta giorni a disposizione? Con lo skipper hanno concordato il piano di navigazione. Quello ambizioso in assenza di tempeste traiettorie diritte. Quello prudente se il tempo non sarebbe stato clemente veleggiare sotto costa.

Dopo venti giorni di navigazione siamo a Brest per il meritato riposo. Un giorno solo ma camminare sul solido terreno è una sensazione appagante. Un vento gagliardo ci ha spinto verso Gibilterra e poi in direzione nord. Sono stati venti giorni di allegria con lo skipper che ci ha torchiato per bene, perché di miglia marine ne abbiamo dovuto macinare molte. Ora so che il cockpit non è un dolce e il genoa non è l’altra squadra di Genova. Marietto sa come alzare una vela senza aggrovigliare i cavi. Passi da gigante senza dubbio. Ci rimane un tratto insidioso quello che sta davanti alla Cornovaglia, che doppiata ci fa arrivare a destinazione.

«Bardo, aspettaci che stiamo arrivando».

La gita a Stratford-upon-Avon è stata magnifica. Dieci giorni per la vallata del Severn e dell’Avon in barca, in bicicletta e a piedi sotto il sole e la pioggia che non può mancare da queste parti. Questa bella cittadina vive nel ricordo del suo illustre antenato e ogni angolo ce lo ricorda. Adesso dopo la circumnavigazione della perfida Albione con una puntata a visitare le Orcadi siamo a S. Nazaire pronti per raggiungere Limoges attraverso la valle della Loira e dei suoi castelli. Ho promesso loro la clafoutis più invitante della loro vita. Non sanno cosa li aspetta! Pensano a tutto: porcellane, vino, luoghi misteriosi. Non sanno, i poverini, che si mangeranno una fetta di torta con dentro le ciliege nere ma forse con altra frutta di stagione, perché le ciliege a fine luglio sono un pallido ricordo. Abbiamo due settimane per raggiungere Limoges e puntare su La Rochelle dove il nostro skipper impaziente ci aspetterà per riportarci il 31 agosto a Varazze. La Loira appare un fiume sonnacchioso che scorre su un letto sabbioso in questo periodo. Quest’anno è ancora più magro perché un inverno mite e asciutto l’hanno prosciugato. Tuttavia noi non demordiamo. Qualsiasi mezzo è buono e poi siamo in perfetta forma e rilassati. Il colorito scuro ci fa sembrare dei vu’ cumpra’ se non fosse per i capelli che variano dal rossiccio di Marietto al biondo cenere di Sara con tutte le sfumature intermedie. Ci muoviamo come un sinuoso serpente allungando la strada pur di visitare i vari castelli che sono in zona.

«Limoges!» è il grido di tutti noi coi piedi piagati dalle vesciche, quando arriviamo in centro città. Affamati, distrutti ma felici ci sistemiamo sotto un ombrellone della ‘brasserie Le Cap’tain’ di fronte a les Halles. Mangiamo di tutto ma la sorpresa arriva alla fine. Una torta intera di clafoutis alle pere, che non è la stessa cosa di quella alle ciliege ma per mangiarla dovevamo fare come prima tappa questa magnifica città fondata da Augusto nel 10 d.C. Però non era possibile e una bella risata mi sfugge dalla bocca.

Da La Rochelle riprendiamo il viaggio di ritorno con la pelle cotta dal sole e dalla salsedine. Siamo tutti stanchi ma felici. Un’esperienza favolosa, frutto di una brillante idea. Un po’ ci dispiace tornare all’ovile ma dopo tre mesi su una barca abbiamo voglia di calpestare la terra e non ballare sul ponte di legno di un Oceanis 48. Per fortuna non abbiamo dovuto affrontare tempeste ma solo mare mosso. Una cosa accettabile tutto sommato, da firmare prima della partenza. Il vento ha spirato nella giusta direzione gonfiando le vele e facendoci correre veloci sull’acqua.

Adesso siamo qui sul terrazzo della mia casa a vedere le immagini più significative della vacanza, a gustarci uno spritz con tartine al prosciutto ma in particolare a ridere per qualche disavventura capitata nei tre mesi di viaggio.

Non credo di avere mai avuto un’abbronzatura così perfetta. Sembro proprio una marocchina.

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Acrostico primavera

Per il gioco linguistico di Eletta Senso in onore della primavera, che si sta nascondendo, ho creato questo

Pendono

ribelli

incerti

movimenti,

arrivano

veloci

eterei

ricordi

amorosi.

Il cofanetto di Puzzone

Per Luisa ho composto questo.

Piace

ricordare

immense

montagne

al di là

verso

eterni

ricordi

amorosi

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Un litigio

Laboratorio di scrittura

Lei era lì, assorta nei suoi pensieri che la turbavano dalla sera precedente. Si era alzata pensando di uscire ma poi aveva cambiato idea. Non riusciva a comprendere il motivo del cambio di programma. Però forse lo conosceva.

Davanti allo specchio aveva provato diversi abiti. Un vestito d’organza liscio fino alla caviglia. Un abito di lino bianco con balze blu che lasciava nude le spalle.

«No!» aveva sussurrato gettandoli con furia sul letto disfatto, mentre osservava l’interno dell’armadio dove si dondolavano con pigrizia altri abiti, che le sembravano fare l’occhiolino.

Poi con furia aveva chiuso l’anta dove lo specchio rifletteva la sua figura esile nel solo intimo.

Infilato un vestito da sera bianco si era sistemata pensosa nella sala della musica ma il silenzio regnava nell’appartamento. Aveva rinunciato all’uscita mattutina, come faceva tutti i giorni. Una visita al bar per un cappuccino e una brioche. Un giro nella piazza dello struscio ad ammirare le vetrine che si preparavano per la Pasqua. Una puntata al mercato per acquistare qualcosa per il mezzogiorno. E infine il rientro a casa.

Una lacrima scivolò lungo la guancia, mentre la mente andava alla sera precedente. Tutti i suoi affanni prendevano lo spunto da lì. Era netto il ricordo del litigio. «Perché?» Nessuna delle due aveva voluto cedere e con testardaggine avevano alimentato il battibecco. A pensarci bene avevano torto entrambe ma non lo volevano ammettere. Così la questione banale di un fiore musicale era diventato il terreno di scontro tra loro. Una sfumatura policroma della musica. Una vera inezia ma sufficiente a scatenare un litigio sordo ma accidioso.

Adesso era inutile ritornare sull’argomento ma lei non voleva fare il primo passo per riconciliarsi. «No! Deve essere lei!» Proruppe in un grido che fece eco nella casa.

Si alzò con un grosso peso sul petto e andò in cucina.

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Crescendo

da Pexels

Da Eletta Senso la nuova proposta: crescendo

crescendo

01 A

02 te

03 che

04 curi,

05 gioca,

06 medita.

07 Cammina

08 insomma

09 indolente.

10 Parcheggia.

11 Femminilità

12 dondolandoti

13 emozionandoti

14 premurosamente

15 polarizzabilità

16 presidenzialismo

17 policondensazione

18 policromaticamente

Per Luisa ho creato questo

01 A

02 me

03 con

04 tuoi

05 caffè

06 servir

07 possono.

08 Insonnia

09 insolente,

10 melanconia,

11 depressione

12 scatenerebbe

13 razionalmente.

14 Screzierebbero

15 screanzatamente,

16 precipitosamente.

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