Lei era lì, assorta nei suoi pensieri che la turbavano dalla sera precedente. Si era alzata pensando di uscire ma poi aveva cambiato idea. Non riusciva a comprendere il motivo del cambio di programma. Però forse lo conosceva.
Davanti allo specchio aveva provato diversi abiti. Un vestito d’organza liscio fino alla caviglia. Un abito di lino bianco con balze blu che lasciava nude le spalle.
«No!» aveva sussurrato gettandoli con furia sul letto disfatto, mentre osservava l’interno dell’armadio dove si dondolavano con pigrizia altri abiti, che le sembravano fare l’occhiolino.
Poi con furia aveva chiuso l’anta dove lo specchio rifletteva la sua figura esile nel solo intimo.
Infilato un vestito da sera bianco si era sistemata pensosa nella sala della musica ma il silenzio regnava nell’appartamento. Aveva rinunciato all’uscita mattutina, come faceva tutti i giorni. Una visita al bar per un cappuccino e una brioche. Un giro nella piazza dello struscio ad ammirare le vetrine che si preparavano per la Pasqua. Una puntata al mercato per acquistare qualcosa per il mezzogiorno. E infine il rientro a casa.
Una lacrima scivolò lungo la guancia, mentre la mente andava alla sera precedente. Tutti i suoi affanni prendevano lo spunto da lì. Era netto il ricordo del litigio. «Perché?» Nessuna delle due aveva voluto cedere e con testardaggine avevano alimentato il battibecco. A pensarci bene avevano torto entrambe ma non lo volevano ammettere. Così la questione banale di un fiore musicale era diventato il terreno di scontro tra loro. Una sfumatura policroma della musica. Una vera inezia ma sufficiente a scatenare un litigio sordo ma accidioso.
Adesso era inutile ritornare sull’argomento ma lei non voleva fare il primo passo per riconciliarsi. «No! Deve essere lei!» Proruppe in un grido che fece eco nella casa.
Si alzò con un grosso peso sul petto e andò in cucina.
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