Konnie- parte trentatreesima

Krimhilde e le fanciulle scomparse

11 ottobre 2144 Città del Sole ore 21

«Pensi che il resto della comunità gradirà il nostro video?» Chiese Alba con voce titubante, guardando fissa negli occhi Matteo.

Il ragazzo la stringe forte al petto. «Secondo me gli oh! si sprecheranno. Hai già scordato il nostro stupore nel vedere cadere la neve? Non l’avevamo mai vista dal vivo e siamo rimasti affascinati. Noi abbiamo visto sorgere e tramontare il sole, le cime rosate dei monti e tanto altro ancora. Tutto questo è stata per noi una novità sconvolgente perché nella Città del Sole la giornata è composta da due periodi: la veglia e il sonno. Dopo un mese dal rientro fatico ad adattarmi al ritmo circadiano della Città del Sole».

Detto questo si incamminano verso la Piazza della Comune. Arrivati con diversi minuti di anticipo sull’orario fissato rimangono a bocca aperta: ogni spazio è occupato a esclusione della loro postazione. Chi seduto per terra, chi s’è portato una sedia pieghevole da casa, chi si è organizzato con panche. Un colpo d’occhio impressionante. Il vociare confuso si zittisce quando Alba e Matteo salgono sul piccolo palco dove è posizionato il proiettore olografico che diffonderà le immagini raccolte durante le quattro settimane di viaggio.

Alba dà un colpo di gomito a Matteo e sussurra: «Ci sono anche diversi Savi ad assistere alla proiezione. Forse vogliono sondare gli umori della comunità…».

«Forse credono che li abbiamo ingannati stamattina oppure sono rimasti affascinati dalle immagini» ridacchia il ragazzo sistemando i dischi nell’apposita cartucciera.

Le immagini scorrono su schermi virtuali sistemati in maniera opportuna da essere visibili comodamente da qualsiasi posto della piazza.

Si fa buio poi gli spettatori sono illuminati dai lampi e dalle saette che a zigzag compaiono in ogni punto della sala. Le immagini sono talmente realistiche che qualcuno grida per la paura. Alla visione si aggiunge l’audio che riproduce il fragore del tuono, lo scrosciare della pioggia e il crepitare degli abeti colpiti dai fulmini. Un inizio spettacolare che mette a dura prova i nervi delle persone non più abituate a vivere e osservare i fenomeni della natura. La vita nella Città del Sole è come un oppiaceo che ha narcotizzato i loro sensi. Le immagini successive che mostrano la tempesta di neve sul Passo Pordoi e il panorama innevato sono altrettanti choc che mostrano quanto sia diversa e più dura la vita all’esterno. Come aveva previsto Matteo gli ‘oh!’ si sprecano dopo l’iniziale spavento osservando la natura rigogliosa, gli animali selvatici, gli spettacolari tramonti e le magnifiche albe rosate.

La comunità è di seconda o terza generazione e a parte qualche video ormai consunto non ha mai visto la luce del sole ma solo quella artificiale prodotta dalle centrali nucleari che tengono in vita la loro città.

«Vedrai che ci saranno molti pretendenti alle prossime uscite» bisbiglia Alba con voce rinfrancata.

Matteo annuisce. Dovranno operare delle selezioni.

«Ma è possibile vivere a Bozen?» chiede Clarissa, quando l’ultima immagine svanisce dagli schermi virtuali.

«Al momento no» risponde Matteo con voce atona. Non pensava che la ex compagna fosse interessata a vivere fuori dal loro caldo nido. «Se è possibile modificare il rifugio antiatomico di Konnie, lì si potrebbe creare una comunità esterna».

«Ma quel cucciolo di cane…» inizia Pietro subito stoppato da Alba.

«Non è un cucciolo di cane, ma un lupo giovane allontanato dal branco perché ha una zampa più corta».

Pietro sbuffa per la meticolosa precisazione di Alba. «Cane o lupo è comunque diventato un animale addomesticato. Quindi…».

Matteo fa segno ad Alba di tacere per non alimentare un inutile battibecco. Con voce calma e un po’ piatta spiega che il cucciolo è e rimane un animale selvatico che non dipende dall’uomo. È indipendente e si procura il cibo cacciando.

«Però vi segue e risponde ai vostri comandi. Ho sentito la voce di Alba che lo chiama e lui risponde. Quindi…» precisa Roberto poco convinto dalla spiegazione di Matteo.

Matteo sorride mentre Alba sembra sbottare. Invece con tono basso, quasi un sussurro lei chiude l’accenno di polemica. «Cucciolo, così l’abbiamo chiamato, è stato abbandonato dal suo branco perché ritenuto non idoneo a causa della zampa anteriore più corta delle altre che lo fa zoppicare. Questa non gli impedisce di catturare delle prede per sfamarsi. Per lui noi siamo il suo branco. Ci segue, risponde ai nostri richiami ed è pronto ad attaccare se qualcuno o qualcosa ci dovesse minacciare. Credo che se uno di voi provasse ad avvicinarsi potrebbe rischiare di essere ritenuto un pericolo con le conseguenze del caso».

Le domande e le risposte si sono susseguite a ritmo incalzante per un paio d’ore senza che nessuno se ne sia andato.

«Ringraziamo tutti gli astanti per essere intervenuti ed essere rimasti qui formulando domande e ascoltando risposte» spiegano i due ragazzi col sorriso sulle labbra. La serata è stato un successo superiore alle attese.

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