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10 ottobre 2144 Città del Sole.
I due ragazzi non hanno parlato del loro progetto con qualcuno, a parte Arturo a cui hanno chiesto consulenza su due aspetti: la stanza di decontaminazione e la serra. Per il resto tutti i giorni con qualsiasi tempo hanno tenuto compagnia a Cucciolo passeggiando nel bosco e si sono dedicati a registrare su dischi olografici fotografie e video catturati durante il loro viaggio.
Il Consiglio dei Saggi li ha convocati nella giornata odierna per avere un resoconto delle quattro settimane trascorse nel mondo esterno. Vogliono capire se sarà possibile tornare a vivere nel mondo dei loro bisnonni. I Savi hanno posto molte domande a cui i due ragazzi hanno risposto in modo esauriente con franchezza e nessun timore reverenziale.
«Fuori è tutta una rovina, un rudere. L’assenza degli umani ha favorito la natura che si è riappropriata di ogni spazio. In cent’anni gli edifici e qualsiasi manufatto costruito dall’uomo è caduto a pezzi o restano macerie ricoperte di muschio ed erica. Bozen è una città fantasma» spiega Matteo seduto davanti al tavolo dei Savi disposti a ferro di cavallo.
«Ma strade e ponti sono agibili?»
Alba sorride. Matteo con lo sguardo l’ha incoraggiata a rispondere. Descrive in modo sommario senza entrare in troppi dettagli le difficoltà incontrate. Un moto di delusione compare sui visi dei quindici Savi, perché la situazione non è incoraggiante.
«Avete fatto qualche misurazione?» Chiede uno dei Savi, che è stanco di quella vita dorata ma insipida nella Città del Sole. Spera che le indicazioni permettano di tornare a respirare liberamente.
«Sì,» replica Alba proiettando con uno strumento laser una slide su una parete virtuale. «Gli ultimi dati non sono confortanti. Oscillano tra un sievert e venti e uno e cinquanta. Valori ancora troppo alti per affrontarli senza l’equipaggiamento adatto. Konnie, l’unico abitante di Bozen, c’ha provato ma è morto».
La ragazza mostra il diario e il pc su cui sono segnate la serie delle misure. Illustra chi era e cosa faceva. Matteo interviene per spiegare come Alba non abbia enfatizzato nella sua narrazione ma abbia usato un tono stringato.
«Avete raccolto un cucciolo di cane…» inizia un Savio subito interrotto da Alba.
«La correggo. È un cucciolo di lupo. Ignoriamo se qualche cane è sopravvissuto e si è inselvatichito. Branchi di lupi ne abbiamo incontrati…».
«Ma vi hanno attaccato?»
Alba scuote la testa con un sorriso ironico sulle labbra. «Tutti gli animali selvatici incontrati ci hanno evitato. Sarebbe meglio precisare che ci hanno ignorato. Abbiamo avuto più paura noi di loro».
«Ma quel cucciolo è diventato domestico se è stato con voi».
«Mi dispiace contraddirla» interviene Matteo con l’intonazione della voce decisa per bloccare quella precisazione sul nascere. «È e rimane selvatico. Il cibo se lo procura cacciando e non dipende da noi. Ha una zampa malformata dovuta, ipotizziamo ma non siamo degli esperti, alle radiazioni a cui è stato sottoposto. Per questo motivo è stato allontanato dal branco».
Il silenzio cala nella sala, interrotto dalla voce stridula di un Savio. «Potrebbe essere un caso di studio per capire gli effetti…».
«Il cucciolo non è disponibile per essere sottoposto a studi o altre torture da parte nostra. È un animale libero che ci è riconoscente per averlo accolto con la sua infermità e per avergli curato una ferita». La voce di Matteo si è alzata di un’ottava per quella proposta inopportuna.
«Però avete chiesto il permesso di portarlo all’interno della nostra comunità» replica con tono acido un Savio.
«Certo, ha ragione. Però facciamo ammenda, perché abbiamo capito che è stata una richiesta frettolosa e fuori luogo. Ha bisogno di spazi aperti e non chiusi come la nostra comunità» ribatte Alba secca.
Nella sala cala il gelo. Questo battibecco ha creato una situazione di disagio. Alba per rompere il clima di diffidenza e nervosismo lancia la proposta di mostrare a tutta la comunità quello che loro hanno raccolto durante il viaggio.
«Però prima lo vogliamo visionare in anticipo…» afferma un Savio con voce dubbiosa.
«Come volete» ribatte Matteo con tono ironico. «Sono semplici immagini e video del viaggio. Nulla di sovversivo».
«Mostra una realtà che nessuno di noi ha mai visto o toccato con mano» prosegue Alba col sorriso sulle labbra.
«Se a voi va bene, possiamo darci appuntamento domani mattina alle nove. Il resto della comunità, sempre che siate d’accordo, assisterà alla proiezione alla sera alle nove» conclude Matteo con l’intonazione della voce sarcastica, facendo un mezzo inchino.
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