Su Caffè Letterario è stato da poco pubblicato la ventesima puntata di Konnie, il mio romanzo distopico. Potete leggerlo là ma anche qui.
28 agosto 2144 ore 9
Tenendosi per mano come due innamorati che passeggiano per le vie della città, Matteo e Alba si dirigono verso il punto da dove proviene la voce di Cucciolo. Clarissa e Marcello sono stati cancellati dalle loro menti.
Arrivano in quella che secondo la mappa dovrebbe essere Piazza Walther, riconoscibile dalla statua ricoperta di muschio e parzialmente sgretolata che si erge nel centro.
«Cucciolo, dove sei?» Fa sentire la sua voce Alba con una leggera intonazione preoccupata, perché non lo sente più ululare. «Che sia capitato qualcosa?» Esterna stringendo la mano a Matteo.
«No. Forse ci ha sentito arrivare e ha smesso» prova a rassicurarla con tonalità dubbiosa. «Qui pare una mini foresta» Poi trascina sulla sua sinistra Alba, perché ha visto una costruzione in apparenza ancora integra. È tutta scrostata e con molte tracce di ruggine. In qualche punto è rimasta l’antica vernice verde ma il colore rossastro indica che la struttura è di materiale ferroso.
«Ecco, dov’è Cucciolo!» Esclama Matteo indicando con il braccio il punto dove si trova il lupetto, che seduto sulle zampe posteriori li sta aspettando.
«Cosa avrà trovato?» Alba socchiude gli occhi per mettere a fuoco il punto.
Cucciolo sta accanto all’ingresso di quello che un tempo poteva essere un chioschetto, aspettando i due ragazzi, che si fanno strada tra le erbacce cresciute nelle fessure della pavimentazione.
Un forte fetore di un corpo in decomposizione mescolato al puzzo di stantio e acqua stagnante li accoglie nonostante il filtro del casco.
Alba arriccia il naso e rimane all’esterno insieme al lupetto, mentre Matteo illumina con la torcia l’interno. La vista è una desolazione. Solo le parti metalliche hanno resistito e sono in condizioni precarie. Per terra uno strato di polvere mescolate a escrementi animali che la pioggia ha reso scivolosi e putrescenti. Nella stanza più interna su un tavolo giace un corpo umano in parte deturpato dai morsi di qualche animale e in forte decomposizione. Di fianco sta una custodia in pelle che un braccio scarnificato sembra voler proteggere. Matteo con delicatezza lo sfila e lo prende con sé. “Forse dentro ci sono le informazioni su questo corpo”.
All’esterno Matteo tenta di ripulire le calzature dal lordume raccolto all’interno. Cercano un posto lontano dal chioschetto per ragionare sul da farsi.
«C’è un corpo là dentro» spiega il ragazzo. «Secondo me morto da qualche giorno, viste le condizioni del corpo. Vicino ho trovato questo» e mostra ad Alba la cartella in cuoio. «Credo che dentro contenga le spiegazioni di questo ritrovamento. Meriterebbe una degna sepoltura invece di essere lasciato in balia degli animali. Però non abbiamo i mezzi né sappiamo dove metterlo».
Alba dopo aver stretto la mano a Matteo lo abbraccia in silenzio. Anche lei ha avuto il medesimo pensiero di seppellirlo come si usa per un morto.
«Ma allora ci sono degli umani sopravvissuti al grande disastro» inizia la ragazza con l’inflessione della voce speranzosa.
Subito Matteo scuote il capo in segno di diniego interrompendola. «Dubito che sia un superstite del grande olocausto nucleare viste le condizioni della città».
«Ma allora da dove spunta visto che affermi che il decesso è recente?»
Il ragazzo stringe gli occhi come per concentrarsi prima di rispondere. «Potrebbe essere qualcuno che come noi ha costruito un rifugio sottoterra e sia uscito all’aria aperta ma la radioattività l’ha stroncato».
Ritornano davanti al Duomo dove hanno pernottato durante la notte. Si sistemano all’ombra di una quercia per controllare il contenuto della cartella. Cucciolo si sistema tra loro come se volesse ascoltare i loro discorsi.
All’interno trovano una piantina, due mazzi di chiavi e un grosso quaderno dalla copertina rossa. La mappa non suggerisce nulla ai due ragazzi e l’accantonano insieme alle chiavi. Il blocco è tenuto chiuso da un grosso elastico che rimuovono per sfogliarlo. Sulla prima pagine leggono con bella calligrafia “Diario di Konnie” e appena sotto “anno 2084”.
«Dunque il morto si chiama Konnie e questo è il suo diario».
Matteo annuisce, mentre inizia a sfogliarlo in maniera distratta.
Mi chiamo Konnie Freschthaler e sono nato nel bunker situato in via San Pietro il 21 luglio del 2064.
Ho messo a riposare mia madre, Marie, accanto a mio padre, Kurt, nella cella frigorifera 2, quella più piccola. Riposi in pace.
Da oggi agosto 2084 sono solo e resterò così fino alla fine dei miei giorni.
Il perché sono qui riporto i racconti di Kurt e di Marie, i miei genitori. Quindi potrebbero essere inesatti o inficiati da cattivi ricordi.
Correva l’anno 2024 e le turbolenze mondiali minacciavano guerre atomiche. Così il nonno Marko in quell’anno ha venduto tutto tranne la villa che sta sopra le nostre teste e il parco che la circonda. Con il ricavato ha costruito questo bunker che è stato la casa dei miei genitori prima e poi nel tempo anche la mia. Quando nel 2044 è successo l’irreparabile, sono stati costretti a rifugiarsi qui. Nonno Marko se ne era già andato qualche anno prima.
Mi sento sperduto mentre mi aggiro tra la cucina, il salotto e la mia camera. Devo parlare da solo per non impazzire e imparare tutto quello che Marie faceva prima.
…
Matteo dopo aver letto questa pagina, chiude con l’elastico rosso questo blocco di carta che contiene la vita di quella persona che hanno trovato nel chioschetto. Lo ripone con deferenza nella cartella e prende quel foglio dove è disegnata la piantina del bunker.
«Via San Pietro» legge con tono sicuro. Poi fa tintinnare le chiavi.
Se vuoi ricevere gli aggiornamenti sottoscrivi il form.
Ecco scoperto chi è Konnie!
Matteo mi sembra un promettente investigatore entrambi i personaggi sono molto simpatici anche per l’amore che hanno verso cucciolo
Grazie per il bel commento. Ho cercato di tratteggiare i due personaggi come innamorati della natura.
E ci sei riuscito alla perfezione
Un sorriso!