Su Caffè letterario è stato pubblicato la terza parte di Konnie. La potete leggere anche qui.
Alba e Matteo sono gli unici che hanno scelto di uscire di nuovo dalla Città del Sole. Col consenso di tutti decidono di fare un’escursione per esplorare un’area più vasta rispetto a quella visitata circa un mese prima. Durerà almeno tre o quattro settimane con l’obiettivo di arrivare a Bozen. Secondo la vecchia cartografia dovrebbe distare qualche centinaia di chilometri ma dall’esperienza della precedente uscita non c’è da fidarsi. Strade inghiottite dalla natura, che si è presa la rivincita sugli umani, oppure franate a valle per l’erosione delle acque dei torrenti potrebbero rendere difficile raggiungere la meta.
Le altre coppie che avevano esplorato alcune aree adiacenti all’ingresso della Città del Sole hanno deciso di non ripetere l’esperienza senza fornire spiegazioni. «Forse si sono spaventati nel osservare un mondo esterno così ostile e pericoloso» ridacchia Matteo mentre prepara con Alba la nuova sortita senza trascurare nessun dettaglio.
Loro hanno il piglio e la curiosità degli esploratori che vogliono conoscere di persona quella realtà che hanno solo intravvisto tramite vecchi video, fotografie ingiallite oppure hanno letto su vetusti libri. Il tutto però è datato cent’anni prima.
Fanno tesoro della precedente esperienza e preparano in maniera meticolosa la spedizione. Ricordano il dolore che hanno provato i loro occhi, quando la luce naturale più intensa di quella artificiale, a cui erano abituati, li ha colpiti. Questi hanno iniziato a lacrimare, perché avevano la sensazione che fosse entrata della polvere sotto le palpebre. Stavano quasi per rinunciare, quando Alba aveva scoperto casualmente che schermandosi con delle foglie piuttosto ampie sopportavano meglio la luce solare. Così hanno pregato Arturo, un vero mago con le mani e con la testa, di preparare un casco modificato, dove premendo un tasto fosse possibile schermare la parte trasparente. Hanno scoperto pure che il loro viso dapprima è diventato rosso per poi virare allo scuro. Al loro rientro gli abitanti della Città del Sole osservando i loro visi scuriti avevano tratto la conclusione che avessero contratto una malattia pericolosa per tutta la comunità. Sono rimasti in quarantena per una settimana prima di convincerli che è stato l’effetto della luce solare.
Durante l’uscita hanno perso il senso del tempo come era programmato nella Città del Sole. Qui non ci sono albe o tramonti ma si passa dal buio alla luce senza passaggi intermedi. La giornata è divisa in due spezzoni fissi e immutabili. La luce dura sedici ore, il buio otto. Le ore dell’oscurità sono dedicate al riposo, le altre alle attività lavorative o ricreative. I loro ritmi circadiani si sono adeguati da sempre a questo alternarsi del giorno e della notte. Durante l’escursione hanno compreso che non era vero. Luce e buio si alternano in modo irregolare. Tutto questo ha sconvolto il loro orologio biologico mettendoli in crisi. Matteo ricordava con vaghezza che spostandosi sulla terra si subiva un fenomeno chiamato jet lag. Al loro rientro tutto si è sistemato nel giro di pochi giorni. Però adesso erano preoccupati perché l’uscita durava due o tre volte la precedente. Tuttavia sanno come combattere quella sensazione di stanchezza e sonnolenza che li ha colpiti. Si sono preparati nei giorni precedenti con un ciclo di veglia-sonno paragonabile a quello esterno.
Una delle esperienze peggiori è stato trascorrere la notte senza riparo, perché non sempre è stato possibile trovare rifugio in anfratti naturali. Arturo seguendo i loro suggerimenti aveva ricavato da teli impermeabili una mini tenda. Nella precedente escursione hanno incontrato più volte degli animali sconosciuti che sono fuggiti vedendoli. «Non sempre sarà così» ha affermato Alba rimasta impressionata da questi incontri. Hanno scelto di portarsi appresso un coltellaccio in un fodero di cuoio. Non manca il mini contatore geiger per misurare l’intensità della radioattività.
Caricati sulle spalle di Matteo due zaini colmi di vettovaglie, appende alla cintura il fodero col coltellaccio. Alba in uno zaino più leggero mette la tenda, ricambi di indumenti, due tablet, un altro mini geiger, una ricetrasmittente e una webcam per la registrazione del viaggio.
Studiando la cartina hanno deciso di raggiungere Bozen attraverso la val di Fassa e il Karersee. A Matteo e Alba sembra più corta e praticabile della val Gardena. L’escursione precedente ha dato un responso positivo per entrambi. La condizione fisica è eccellente e la gamba pure. Quindi possono affrontare un percorso più lungo senza temere la stanchezza. I primi due giorni resteranno nei dintorni della Città del Sole per abituare il loro orologio biologico ai nuovi ritmi veglia-sonno, a verificare che le attrezzature funzionino, a orientarsi nel mondo esterno.
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