I delitti di Fleat House di Lucinda Riley

Lucinda Riley è stata una scrittrice di successo di romanzi rosa prima che un tumore all’esofago non l’avesse portata al camposanto nel 2021.

Come molti sanno il genere rosa o romance o come cavolo si chiamano questi romanzi non sono mai stati troppo graditi da me. Ne leggo, per carità, ma di solito preferisco altre tipologie di libri.

Quando qualche anno fa Prime Reading mi propose il primo volume della saga ‘Le sette sorelle’, la storia di Maia, l’ho scaricato. Tanto non mi costava nulla, rimaneva nella mia libreria finché non lo restituivo. Se non mi piaceva mi era costato zero euro. L’ho cominciato a leggere con diffidenza ma l’ho trovato gradevole e sono arrivato alla fine in fretta. C’era qualcosa che mi aveva invogliato a leggerlo tutto d’un fiato.

Quando Prime Reading qualche mese fa mi ha suggerito un altro romanzo di Lucinda Riley ‘I delitti a Fleat House’ senza pensarci molto l’ho scaricato. È un giallo poliziesco, quindi molto distante dal resto della produzione di questa scrittrice. Questo almeno in teoria. Nella prefazione curata dal figlio Harry Whittaker si informa il lettore che questo libro scritto nel 2006, quindi prima della saga, non era mai stato pubblicato dalla Riley. L’ha proposto nella stesura originale non editata e fa parte di un gruppo di romanzi rinvenuti nei cassetti della scrittrice e usciti postumi. Fin dalle prime pagine ho capito che mi sarebbe piaciuto e nel giro di pochi giorni l’ho finito. Arrivato alla fine ho compreso il motivo per cui ‘La vita di Maia’ mi era piaciuto. È un romanzo rosa in superficie ma dentro ha l’anima del giallo ovvero una sorta di giallo vestito di rosa.

Questo invece è l’opposto un giallo con tocchi di rosa. L’anima della scrittrice non si è snaturata. È rimasta fedele al suo cliché di scrittura.

La storia è semplice. Jazz, una detective della divisione crimini di Scotland Yard di Londra, si è trasferita nel Norfolk abbandonando la sua promettente carriera dopo il divorzio col marito, che opera nella stessa sezione. Il suo vecchio capo la induce a investigare su un apparente episodio di morte naturale, che si vuol liquidare come un tragico incidente, nel collegio, Fleat House. A questa morte ne seguono altre due che in apparenza non sembrano collegate alla prima. Tra tocchi di rosa e intuizione felici, Jazz risolve tutti i misteri che hanno una radice nel passato. Le analogie con ‘La vita di Maia’ sono evidenti, anche se il contesto è profondamente diverso. Maia investiga per conoscere le sue radici e scopre che queste affondano nel passato. Qui Jazz investiga su episodi attuali che hanno avuto un’origine molti anni prima.

L’epilogo, anche se non detto chiaramente, è una rielaborazione molto minimale dell’originale scritta dalla Riley, e forse lascia un po’ a desiderare. Comunque a parte il finale, il ritmo narrativo è buono, i colpi di scena sono ben gestiti, le intuizioni di Jazz pregevoli. Solo alla fine si scopre chi ha operato i vari delitti e nulla ha lasciato intuire chi e perché.

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