Su Caffè Letterario è stata pubblicata da poco la puntata numero 34.
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La strega Ampfel con gli occhi chiusi congeda il drago Michele. “È affidabile, abile e intuitivo ma rimane un bravo soldatino. Non prende mai un’iniziativa personale fuori dagli schemi”.
L’incubo torna a ossessionarla come le ferite che non rimarginano mai. Quel volto senza faccia che nel sogno la minaccia e la mette in cattività ha un nome ma il viso rimane oscurato da una nebbia sporca e grigia.
La donna, la compagna, sa chi è e conosce i suoi lineamenti. Alta per essere una donna, dagli arti robusti frutto della disciplina militaresca. Non è una sprovveduta ma un’abile guerriera dalla mente pronta e scattante. “Se ne avessi una come lei a guidare questi rozzi buzzurri! Altro che drago Michele, bravo ma senza inventiva o quel vanaglorioso del draghetto Matteo!”
Sono recriminazioni inutili. Non ce l’ha e non la può inventare.
«Signora!» Irrompe agitata l’apprendista strega Rotapfel. «Asmodeo e Belfagor sono tornati a casa».
La strega Ampfel si raddrizza, gemendo per il dolore, riapre le palpebre che sbatte più volte accecata dalla luce intensa del sole che tramonta.
«Come? Entrambi?»
«Sì» ribadisce avvicinandosi.
«Ma portavano dei messaggi?» ribatte, sbuffando.
«No».
La strega Ampfel si accascia sul divano, perché ha compreso che la sua anima nera nel Castello è stata catturata. Il suo riferimento, la sua informatrice non esiste più.
«Maledetti!» E si chiude nel silenzio per valutare la situazione. Scuote la testa. “C’è poco da riflettere. L’intero piano s’è afflosciato. Non esiste più”. Deve organizzare la difesa. “L’incubo parla chiaro e quei due demoni sono puro veleno. Di certo cercheranno di annientarci”.
Riflette sulla prossima mossa. Non ha molte alternative oltre a drago Michele e draghetto Matteo. Rotapfel rimarrà sempre apprendista strega, perché non ha lo stigma della vera strega. Quindi non le resta che convocarli per fissare la strategia difensiva.
***
Baldegunde scende cortile d’onore dove continuano i festeggiamenti per il ritorno delle cinque fanciulle scomparse.
Markus è restato in disparte per godersi lo spettacolo. Non vuole interferire nelle manifestazioni di giubilo collettivo. Dentro di sé ha un cruccio. Aglaja, la più intraprendente delle cinque ragazze, continua a puntarlo, lanciando occhiate che mostrano la sua volontà a stare con lui. Sa che sarà un pericolo per lui.
In silenzio si sfila dalla folla festante per raggiungere la foresteria. C’è quasi riuscito quando echeggia «Markus. Vieni a festeggiare con noi». Lui sa a chi appartiene quella voce e si guarda in giro sperando di scorgere Baldegunde, la sua ancora di salvezza. Se finge di non aver sentito, rischia l’ira di Aglaja e le relative conseguenze. Se torna sui suoi passi, si trova coinvolto con lei e questo non gli piace affatto. Incerto tra lo sparire o ritornare avverte alle sue spalle un odore noto: quella della sua compagna. L’abbraccia e le sussurra: «Aglaja sta facendo la sciocca con me».
Baldegunde sussulta perché aveva già notato questo comportamento. «Hai fatto bene a farmelo notare» mente la capitana e a braccetto fendono la folla.
Aglaja fa una smorfia arricciando il naso. Il suo piano è fallito. “Ci sarà un’altra occasione”.
«Ragazze» attacca Baldegunde. «Vi devo scortare all’infermeria per controllare il vostro stato. Poi grande festa nella mensa. Vi vedo un po’ deperite. La prigionia ha affilato i vostri visi. La nostra regina vuol parlare con voi».
Markus si sente libero e si sfila dalla compagna.
«Ti aspetto nella foresteria» e si dirige verso il loro appartamento. Prima passa a prendere qualcosa dalla mensa, perché a parte la cena nella Casa delle Anime Immortali non ha mangiato nulla o quasi.
È notte fonda quando Baldegunde barcollante per la stanchezza fa il suo ingresso. Markus ha preparato il letto pensando di poterla stringerla e giacere con lei. Ha profumato le lenzuola fresche di bucato. Anche lei vorrebbe ma si sente sporca e puzzolente perché in questi due giorni ha curato poco l’igiene personale. È troppo stanca per farsi una doccia e rimanda al giorno dopo il suo desiderio.
Non è il gallo sprecone che sveglia Markus ma un malizioso raggio del sole che annuncia la nuova giornata. Con delicatezza si sfila dall’abbraccio della compagna per non svegliarla. La osserva e percorre con lo sguardo i lineamenti del viso cotto dal sole. Sembrano duri ma sono delicati come la fossetta sul mento, le guance rotonde e quelle labbra sottili come una lama.
Baldegunde allunga una mano e sente il vuoto. “Eppure era lì, abbracciato a me” e si rizza alla ricerca del compagno, che è lì con un vassoio a tavolino su cui sono in bella mostra brioche, pancetta scottata sul fuoco, uova in camicia e il bollitore del caffè.
«Buongiorno tesoro. Riposato bene?» E sistema il vassoio tra di loro.
«Stavo pensando che…» inizia pulendo la bocca dalle briciole della brioche alla crema mascherata.
«Mangiamo. Ai pensieri ci pensiamo dopo» ribatte tagliando una strisciolina di pancetta.
Baldegunde ride. “Ha ragione. Avrei rovinato questa atmosfera rilassante. Per i pensieri ci sarà tempo tutta la giornata”.
Messo in disparte il tavolino, Markus l’abbraccia e con delicatezza bacia il collo.
«Ma sono tutta sporca».
«Il tuo profumo mi inebria».
Si stanno facendo le coccole, quando un bussare deciso le interrompe.
«Uffa! Nemmeno un momento d’intimità ci lasciano!»
Markus scalcia le lenzuola, infila una tunica sul corpo nudo e apre la porta. È Grishinde, la ciambellana di Krimhilde.
«La nostra regina vi aspetta nel salone d’onore far cinque minuti».
Dalla camera giunge un “Chi è?” infastidito.
«Ditele che saremo lì tra mezz’ora. Tempo di una doccia e vestirci».
Buona lettura