Su Caffè Letterario è stata pubblicata la ventisettesima parte di Krimhilde e le fanciulle scomparse. Di seguito la potete leggere anche qui.
Baldegunde esegue l’ordine del suo compagno senza chiederne le motivazioni. Radunate le cinque fanciulle spiega in succinto cosa devono fare. «Siete invisibili ma voi potete vedere gli altri. Restate dietro di me senza fiatare, qualunque cosa vediate».
In silenzio scendono a valle. Fa freddo e i vestiti sono inadeguati al clima ma muovendosi non rischiano di rimanere congelate.
Sentono il rumore frenetico degli zoccoli di un cavallo e si riparano in un anfratto nell’attesa che il cavaliere sparisca.
Procedono con cautela perché il buio della notte debolmente illuminato dalla luna, che sta calando dietro il crinale, non permette passi falsi.
Aglaja ha sbuffato per tutto il tragitto, ha freddo e vorrebbe riparare nell’edificio che appare alla sua destra.
«Non ci provare» sibila Baldegunde con un tono minaccioso. «Si prosegue verso il fondovalle».
Aglaja rimane interdetta sgranando gli occhi. È sicura di non aver pronunciato nessuna parola, né aver accennato col corpo a fermarsi. “Come può aver intuito il mio pensiero?”
«Non lambiccarti il cervello. Cammina e basta». Questa volta le parole di Baldegunde sono arrivate dirette nella mente.
“Che sia una strega?” E accenna a fermarsi.
«Cammina senza pensare. La strada è ancora lunga. Sono la vostra capitana, ricordatelo» sussurra in modo che sia chiaro anche alle altre come devono comportarsi.
Un attimo di sbigottimento s’insinua nelle ragazze che non comprendono il motivo di questo avvertimento minaccioso.
Baldegunde non è sicura che le tisane abbiamo sufficiente potere per renderle invisibili una volta arrivata alla casamatta. “Sarebbe un bel guaio, perché ignoro cosa troverò lì. Senza questa protezione potrebbe essere un azzardo tentare di uscire senza essere viste”.
Il cielo schiarisce quando avvistano il manufatto che all’esterno appare incustodito. Però il mignolo sinistro l’avverte che c’è un pericolo nascosto al suo interno. Di che tipo non riesce a individuarlo ma lo percepisce con nettezza.
“Aspetteremo Markus in quell’anfratto e poi decideremo la strategia giusta per raggiungere il bosco di Mezzo”.
Markus coglie il momento propizio per uscire dalla Prigione del Tempo Perduto. La Strega è fuggita, il drago è stato immobilizzato in modo temporaneo e non può emettere fuoco per qualche minuto. Ringrazia Mechthilde, schermandosi per non farsi intercettare. Ricorda che, quando si era appartato con lei, gli aveva spiegato che la tristrisavola col suo stesso nome aveva scritto un trattato delle erbe officiali per combattere streghe, draghi e altre creature del diavolo prima di finire sul rogo. «Il testo si trova nella biblioteca segreta» aveva concluso prima di salutarsi e dopo avergli elencato quali erbe gli sarebbero state più utili.
Deve raggiungere Baldegunde e le ragazze che l’aspettano. L’obiettivo è raggiunto e non gliene importa nulla della sorte della strega e del drago. Con ampie falcate sicure affronta la discesa. Deve sbrigarsi, perché la tisana che lo rende invisibile non dura in eterno.
Arrivato in prossimità della casamatta, rallenta e si fa guardingo. La calma irreale gli fa pensare a un agguato. Non vede Baldegunde, né le fanciulle e immagina che qualcosa sia andato storto.
Chiaro e forte risuona nella sua mente. «Siamo qui». Si guarda intorno e sorride. “Per forza non le vedo! Sono invisibili!” Segue la direzione del suono delle parole e le trova nascoste tremanti nell’anfratto.
«Ti abbiamo aspettato. Il mignolo sinistro si piega a indicare un pericolo. Quale sia non lo so».
Markus annuisce. Non ha mai sottovalutato le sue premonizioni. Riflette su come procedere. Per uscire dal sentiero perduto bisogna attraversare l’edificio che blocca la via. Al suo interno deve per forza accendere la lanterna cieca per garantire un transito sicuro. In questo modo si rivelerebbe la loro posizione a eventuali persone al loro interno visto che la compagna segnala un pericolo.
«Cosa facciamo? Le ragazze sono infreddolite e cominciano a scalpitare».
«Devo capire chi c’è e dove si trova. Entro e verifico».
Markus si addentra abituando gli occhi al buio. Si ferma. Ha udito un nitrito. I nerd di montagna non possiedono cavalli. Gli unici oltre alla strega sono i draghi. Non gli pare possibile che lei abbia fatto scendere dalla montagna un drago per montare la guardia allo sbocco del sentiero. Avrebbe utilizzato la manovalanza. “Dunque c’era un secondo drago con loro ed è stato spedito a presidiare l’uscita”. Questo è un vantaggio: sa dove si trova e all’interno non ci sono brutte sorprese.
Ritornato sui suoi passi confabula con Baldegunde. «Dai alle ragazze un paio di fiori variopinti e spiega come usarli. Dobbiamo parlarci con la mente e non con la bocca. Il silenzio è la nostra arma vincente».
La capitana annuisce e comprende che da questo momento sarà suo compito gestirle.
Il cielo si fa rosato quando iniziano il passaggio attraverso la casamatta. Markus apre la fila con la sua lanterna cieca. Le ragazze afferrano una corda legata ai suoi fianchi per non perdersi nel buio. Baldegunde chiude il gruppo.
Aglaja è la più vivace e intraprendente e prova colloquiare telepaticamente. La capitana la redarguisce con bonarietà mettendola a tacere.
Quando il buio lascia il posto al chiarore diffuso proveniente da finestre e porte, Markus spegne la lanterna cieca e comanda al gruppo per il tramite di Baldegunde di restare lì in silenzio. Esplorerà la parte prospiciente la casamatta. Non hanno molto tempo a disposizione, forse qualche minuto prima di tornare visibili.
Fuori non vede nessuno. Rimane interdetto e si gratta la guancia irsuta. “Il nitrito l’ho sentito con chiarezza. Devo rischiare esplorando il passaggio verso il torrente Ginestro”.
Si muove con cautela ignorando se sia visibile oppure no. La via è libera. “Se abbiamo fortuna, possiamo farcela” e ritorna prendere il gruppo.