Su Caffè Letterario è stata pubblicata la venticinquesima puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse. La puntata la potete leggere anche qui.
Markus non ha fatto i conti con la voce femminile di cui ignora il nome. Non appena si corica accanto a Baldegunde per prendere sonno, sente sibilare nella mente. «Alzati e unisciti con me. Diventerai immortale».
Lui senza rispondere si gira su un fianco e ascolta il lento ronfare della compagna che si è addormentata come un sasso. Anche lui vorrebbe prendere sonno, perché la giornata è stata lunga e complicata. Però quella voce lo tedia e lo incita ad abbandonare Baldegunde.
Markus comprende che è una trappola senza capire lo scopo di tutta questa insistenza. “Dunque non sono quelle che dicono di essere”. Sa che questo pensiero sarà letto dalla voce femminile. Sorride e dubita che sia veramente una femmina.
«Te ne pentirai» urla inviperita e aggiunge con voce stridula. «Conoscerai la nostra rabbia e rimarrete nostri prigionieri».
«Tutto questo è da vedere» replica calmo Markus puntando su alcune erbe che ha nei suo zaino. Queste hanno il potere di trasformarli in altri umani e rendersi irriconoscibili.
Si alza, osserva la compagna che ha i lineamenti distesi di chi dorme beato. La sfiora con la mano prima di afferrare lo zaino che contiene preziose erbe e la verga ammazzastrega.
La estrae e avverte in tutto il braccio la vibrazione che emette. “Dunque siamo finiti in un covo di streghe. Ora è chiaro il disegno”.
La verga inizia lentamente a muoversi a destra e sinistra, poi rotea fendendo l’aria con decisione. Markus non è più in grado di controllare la frenesia dei fendenti perché la verga pare animata di vita propria.
Dapprima ascolta dei gemiti, poi delle invocazioni di aiuto per far cessare il supplizio.
«Mostrati e chiedi perdono per quello che hai tentato di fare» sussurra Markus pronto a usare il tiglio tignoso per imprigionare questa presunta anima immortale.
«Trattieni questo strumento. Faccio ammenda di aver tentato di intrappolarvi per impedire di proseguire oltre».
Come d’incanto compare una fanciulla dai capelli arruffati e volto e corpo piagati da brutte ferite nere. Trema e balbetta.
Markus la osserva con disprezzo mentre richiama a sé la verga che vibra minacciosamente, pronta a riprendere il lavoro interrotto. «Chi siete veramente».
«Siamo le megere scampate al rogo della regina Eberhilde che ha sterminato tutte le mie compagne. Prendiamo ordini dalla strega Ampfel e siamo state poste a guardia di questo sentiero occulto. Il nostro compito è catturare tutti i viandanti che lo percorrono. Nessuno deve raggiungere la Prigione del Tempo Perduto».
Detto questo la fanciulla diventa grinza e ingrigisce fino a diventare un mucchietto di cenere.
«Abbiamo corso un grosso rischio». È la voce assonnata di Baldegunde che ritta sul letto ha ascoltato le parole della megera e osservata la sua fine. «Dobbiamo eliminare subito anche le altre».
Markus scuote il capo. «Sono certo che sono già fuggite per raggiungere la strega Ampfel. Il posto non è più sicuro. Vestiti in fretta mentre preparo qualche tisana. Tra cinque minuti dobbiamo essere in marcia anche se fuori è buio».
Diventati invisibili e confuso il loro odore di umani con quello del leopardo delle nevi si mettono in cammino verso la Prigione del Tempo Perduto.
***
«Signora sono affranta ma la devo disturbare».
L’apprendista strega Rotapfel è ritta dinnanzi al baldacchino dove riposa la strega Ampfel e si contorce le mani. Svegliarla quando si è appena assopita è sempre un rischio ma vista l’urgenza non ha alternative.
La strega Ampfel grugnisce. È a letto da un paio di ore ma solo da pochi minuti ha preso sonno. Le ferite dolgono e il veleno non è ancora debellato. Si gira su un fianco e poi sull’altro, infine si mette ritta con gli occhi socchiusi.
«Cosa c’è di tanto urgente da svegliarmi nel cuore della notte?»
L’apprendista strega si schiarisce la voce con due colpetti di tosse. «Nel salotto grigio ci sono le megere, le anime immortali messe a guardia del sentiero perduto…».
«E allora?» Il tono si alza di più di un’ottava e gli occhi si stringono nervosamente. «Perché hanno abbandonato il loro compito?»
L’apprendista strega abbassa lo sguardo. Sa che sta per scatenare l’inferno. «Dicono che sono fuggite perché un uomo e una donna hanno incenerito Krienhilde, il loro capo con un oggetto sconosciuto ma potente».
La strega Ampfel sembra svegliarsi di botto e la mente prende a vorticare vertiginosamente. «Loro in tredici messe in fuga da due persone umane! Non posso crederci». Però qualcosa si insinua nella sua testa. “Krienhilde è una megera potente e navigata. Mi sembra strano che abbia permesso a un umano di renderla in cenere. A meno che…”. Adesso deve ascoltare la megera anziana Swanhilde.
La megera anziana racconta che Krienhilde ha tentato d’irretire l’uomo come ha sempre fatto in passato con successo. Però questa volta le ha andata male. «Con esattezza non so cosa sia successo. Noi eravamo in un’altra stanza. Abbiamo sentito delle grida di dolore e invocare aiuto. Quando siamo accorse, l’abbiamo trovata in un mucchietto di cenere grigia».
La strega Ampfel stringe gli occhi per il dolore delle ferite e per concentrarsi su quello che ha udito.
«Mi avete parlato di due umani che vi hanno costretto alla fuga».
La megera Swanhilde abbassa lo sguardo per non incrociare quello della strega Ampfel. In effetti non sono accorse subito ma dopo un po’ di tempo perché hanno avuto paura. La strega legge questo pensiero che scatena la sua collera. Alza il tono della voce perché la vorrebbe incenerire.
«Non siete lì per scaldare la panca ma per impedire che degli intrusi possano salire al Picco dell’Impiccato».
Poi la congeda con un gesto imperioso della mano. «Siete sollevate dal vostro compito. Rimanete nel salotto nero finché non sono di ritorno». E comanda all’apprendista strega di convocare con la massima urgenza sia il drago Michele sia il draghetto Matteo.
«Tra meno di un minuto siano qui!» Tuona infuriata, mentre si prepara per uscire.