Di norma non scrivo recensioni salvo qualche rara eccezione. Non le so scrivere e quindi preferisco evitare brutte figure.
Però in questa occasione faccio uno strappo alla regola. Ci provo ma ignoro i risultati.
Parlo del romanzo d’esordio di Alison Belsham ‘Il tatuatore’, pubblicato in Italia da Newton Compton Editori. Questo è il primo della trilogia relativa al tatuatore.
La scrittrice scrive in maniera piacevole, almeno nella versione italiana, e si legge in modo fluido senza doversi soffermare sulle frasi. A parte qualche errore direi che la traduzione è buona.
Di sicuro la scrittrice si è documentata sui tatuaggi e sulla concia della pelle e questo è un punto a suo favore.
Ha provato a usare un coro a quattro voci per raccontare la storia da queste quattro angolazioni che sono in definitiva anche i personaggi principali della storia. Però secondo me ha fallito perché il ritmo narrativo è lento e spezzettato, visto il genere, romanzo giallo ma su questo ci tornerò dopo, che richiede continuità d’azione e un ritmo sostenuto. Questo genere di narrazione può essere incisiva con altre tipologie di romanzi ma è poco efficace in questo caso.
La storia è semplice Marni Mullins di professione tatuatore s’imbatte in un cadavere e da lì comincia la sua collaborazione con l’ispettore Francis Sullivan, appena promosso e che incappa nel suo primo delitto da seguire. È giovane e ha scavalcato il sergente Rory Mackey più anziano di lui. Questo crea un dualismo legato al rancore di essersi visto superato da un pivello. Però alla fine accetta di collaborare alle indagini in modo leale.
Secondo le intenzioni della scrittrice dovrebbe trattarsi di un thriller poliziesco. In realtà secondo me è semplicemente un giallo un po’ stinto perché di thriller ha ben poco.
La scrittrice cerca di movimentare la storia con corse mozzafiato che mi lasciano perplesso come altri punti. Ad esempio il primo cadavere infilato in un cassonetto richiede uno sforzo fisico fuori del comune, ammesso che una persona riesca a farlo tutta da sola.
Altra pecca è la caratterizzazione dei personaggi che mi sembra debole, appena accennata, in particolare nel ladro di tatuaggi, ovvero quello che materialmente ha commesso gli omicidi.
Il finale è debole per due motivi. Il primo è chiarissimo come finirà. Quindi anche se tirato per le lunghe, il risultato è scontato. Non dico nulla per non fare dello spoiler. Il secondo è improbabile nelle sue sequenze.
In conclusione un onesto giallo senza particolari acuti, anzi alquanto banale. Qualcuno l’ha paragonato a Stieg Larsson. Un paragone del tutto irriverente rispetto a questo giallista svedese
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