Una prof mancante – una storia da Venusia

È una giornata tra Natale e Capodanno. Una come tante nel periodo delle vacanze invernali. Si mangia, s’ingrassa e si sonnecchia. Niente di che a rompere la monotonia di quei giorni nell’attesa dell’Epifania che le feste si porta via. Anche a Venusia non succede mai nulla in questi giorni sonnacchiosi.

«Ingegner Lamonaca Claretta?»

Clara sobbalza ascoltando queste parole, aprendo la comunicazione. Allarga la bocca e spalanca gli occhi, increspando la fronte. Non riesce rispondere né con un sì, né con un no: è interdetta. Nessuno la chiama Claretta. Tutti la conoscono come Clara. Odia quel nome ma sa chi glielo ha messo: sua madre che stravedeva per una grande attrice del muto, Claretta Pitocca. Però è quel “ingegnere” che non si aspetta. In effetti le mancano due esami non piccoli: ‘Scienza delle costruzioni’ e ‘Fisica tecnica’. Due prove che sembrano per lei la scalata all’Everest. Poi alla fine la sospirata tesi e finalmente può fregiarsi del titolo di ingegnere.

«Sì» risponde timidamente, quasi timorosa di apparire vanitosa e di usurpare quella qualifica che non le spetta ancora.

«Buongiorno signorina. Qui la segreteria dell’Istituto Tecnico Industriale Ilario Tersiano…». Una breve pausa interrompe la presentazione, perché ascolta un respiro affannoso dall’altra parte del telefono.

«Mi dica». Clara riprende il controllo della respirazione e delle pulsazioni del suo cuore. La voce esce più franca. Si sistema comoda sulla poltrona di raso giallo e aspetta che l’interlocutore chiarisca il senso della telefonata.

«Ci sarebbe un posto per l’insegnamento di ‘Impianti elettrici’ e ‘Planimetria tecnica’. Assunzione come supplente con incarico a tempo indeterminato e trentasei ore settimanali».

Clara trattiene il respiro, conta fino a dieci prima di rispondere. Sarebbe la manna piovuta dal cielo accettare l’offerta ma preferisce essere sincera.

«Però non sono ancora ingegnere. Mi mancano due esami e la tesi. Se tutto va bene, finisco con la sessione estiva di luglio».

Una breve risata subito repressa precede le parole. «Lo sappiamo. Però il suo profilo è apparso nei primi posti della graduatoria».

Clara deglutisce vistosamente come se avesse ingoiato un rospo intero. Non capisce come possa essere finita in graduatoria visto che non è mai stata sua intenzione di insegnare a scuola.

L’interlocutore dà un colpetto di tosse, tamburella con le dita sul tavolo, si agita sulla poltrona di pelle nera che scricchiola.

«Se le interessa, chieda di Giovanni Piscopo all’ingresso tra due ore. Altrimenti…».

Non riesce finire il discorso, perché Clara risponde di sì. «Tra due ore sarò lì».

«Conosce il posto?»

«Sì» e conferma muovendo il capo e facendo ondeggiare la sua folta capigliatura rossa che sembra un cespuglio di rose fiorite.

Un freddo ‘buongiorno’ chiude la comunicazione.

Clara balza in piedi per prepararsi a raggiungere Ludi. È euforica perché questa offerta capita proprio nel momento giusto. Ha perso un anno perché si era trovata un lavoretto da venditrice porta a porta. Pareva di poco conto come impegno temporale, invece ha assorbito tutte le sue energie e le ore del giorno. Di fatto non aveva avuto tempo per preparare esami o frequentare le lezioni. Così l’anno precedente era andato perso. Però le motivazioni era più che valide. Sua madre era in difficoltà economiche e non poteva garantirle il pagamento delle tasse universitarie. “Questo posto mi dà qualche sicurezza economica in più e mi lascia il tempo libero per preparare gli ultimi esami e la tesi». Questo pensiero l’accompagna, mentre infila i jeans e la camicetta azzurra. Per stare comoda calza delle ballerine verdi. Poi di corsa a prendere la bicicletta. Non può perdere un minuto se vuol arrivare a Ludi per tempo. Pedala di gran lena come in trance quando si sente afferrare per un braccio e strattonare a terra. Un volo sulla strada in ciottoli di fiume. Non ha il tempo per comprendere perché è successo e per quale motivo qualcuno la strattonata.

Addio corriera! Addio posto da prof” recita guardando il disastro della caduta. I jeans strappati mostrano i segni dell’acciottolato sulle gambe. Sangue e brandelli di pelle staccati dalle ginocchia.

È a terra dolorante, quando…

«Claretta ancora un incubo? Hai gridato e smaniato».

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