Proseguiamo nell’esplorazione del mondo selfpublishing, affascinante ma anche difficile da gestire.
Le due precedenti parti le trovate qui e qui.
Vorrei chiarire che questi brevi post non hanno nessuna pretesa di essere esaustivi ma di descrivere un mondo, quello del selfpublishing, assai variegato che ogni indie author dovrà approfondire.
Due avvertenze: la prima è che non può pensare di fare concorrenza agli editori tradizionali. La seconda è che se pensa di vivere di scrittura farebbe meglio a cercarsi un lavoro.
Come abbiamo raccontato in precedenza l’autore indipendente – indie author – è l’editore di se stesso e scommette sulle proprie opere. Però prima di addentrarci sui suoi compiti, facciamo un rapido riepilogo di quello l’editore tradizionale deve, o meglio dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, fare nella sua attività imprenditoriale. Escludo dal novero degli editori quei pseudo editori che vivono alle spalle di molti scrittori, la cosiddetta editoria a pagamento (EAP). Le forme con cui queste persone agiscono per raggirare gli aspiranti scrittori sono le più varie e subdole. Chiudo questo inciso e parlo dei editori che in qualche modo rischiano il proprio capitale.
Quali sono i compiti?
1. scouting
2. editing
3. graphic design, la copertina
4. impaginazione
5. correzione bozze
6. quarta di copertina
7. traduzione, limitatamente a testi stranieri
8. promozione o marketing
1. Scouting
È forse l’attività più delicata di un editore. Trovare un testo da pubblicare con successo vuol dire per lui guadagno. Puntare su uno che è un flop, vuol dire perdita. Scartare un manoscritto che presso un altro editore sarà un successo è uno scorno. Va da sé la difficoltà nella selezione. Un tempo c’erano persone la cui attività consisteva nel leggere i manoscritti arrivati all’editore. Tra i più famosi cito Vittorini, Calvino e Pivano. Poi per effetto dei tagli per ridurre le spese e l’incremento vertiginoso degli invi hanno spinto molti editori a usare forze esterne per la selezione. Agenzie letterarie ed editor freelance fanno da filtro, conservando all’interno un piccolo nucleo di editor come lettori di ultima istanza o per quei manoscritti arrivati direttamente ritenuti meritevoli di attenzione. L’uso di forze esterne ha avuto un duplice effetto: evitare di leggere le valanghe di opere ricevute e risparmiare sui tempi di editing. I testi proposti di norma arrivano già pronti per la pubblicazione.
2. Editing
Questa attività è finalizzata a trasformare un testo acerbo in uno maturo pronto per la pubblicazione. Il fatto che arrivino da fonti esterne, che hanno tutto l’interesse perché sia pronto per la pubblicazione, consente all’editore di ridurre le spede di editing, che rimangono in capo all’autore.
3. Graphic design
La preparazione della copertina può essere fondamentale per il successo di un libro. Credo, ma non ne ho certezza, che a parte i grossi gruppi editoriali il resto si appoggino a graphic designer professionali. C’è qualche eccezione come Adelphi che usa una copertina minimale come marchio editoriale.
4. Impaginazione
A guardare molte pubblicazioni, specialmente tra gli ebook, non sembra che questa attività sia in cima all’attenzione dell’editore. Il prodotto digitale è quasi sempre scadente e costoso. Raramente si ottiene da un processo specifico per gli ebook. Non è che col cartaceo la situazione sia molto migliore ma di certo è un po’ più curata.
5. Correzione bozze.
Altro tasto dolente. Libri cartacei e digitali sono ricchi di refusi facilmente correggibili con un correttore ortografico. Un tempo questa figura era la persona di ultima istanza prima della pubblicazione. Oggi è in pratica quasi scomparsa e i risultati si vedono.
6. Quarta di copertina.
Ci sono dei professionisti chiamati copywriter che scrivono la quarta di copertina. Copertina e quarta sono gli elementi visivi di prima istanza che il potenziale lettore osserva. Quindi la scrittura di poche ma incisive parole può suggerire al lettore il suo acquisto.
7. Traduzione
Quando si acquistano i diritti di un testo straniero serve un traduttore per renderlo leggibile al lettore italiano. Anche in questo caso le traduzioni non sono molto accurate. Non è una regola ma capita. I traduttori di norma sono sottopagati a discapito della qualità della traduzione. A volte sembra che la traduzione sia ottenuta da traduttori automatici.
8. Promozione
In teoria l’editore dovrebbe promuovere i suoi prodotti. Salvo i grandi editori che investono soldi per il marketing a fronte di determinati testi, gli altri spesso non lo fanno per nulla oppure lo lasciano in carico all’autore.
Visto quello che un editore tradizionale dovrebbe fare, pare evidente che anche l’indie, come autoeditore, si deve attenere.
1. Scouting
L’indie non deve scovare un manoscritto ma trovare un’idea geniale da sviluppare e trasformare in una storia. Diciamo deve trovare il plot da mettere nero su bianco.
2. Editing
È il punto cruciale che l’indie deve superare per dare alla sua storia una veste professionale.
L’indie ha quattro strade avanti a sé.
a) eseguire l’editing in autonomia. I risultati non sono mai ottimali.
b) affidarsi a un editor professionale. Non è facile da trovare, perché i migliori ti snobbano e costano una fortuna. Chi costa poco, è un correttore di bozze e talvolta nemmeno. Diciamo bisogna aver fortuna.
c) trovare qualcuno che prepari una scheda valutazione coi fiocchi è raro e da tenere sul palmo della mano, perché con essa è possibile eseguire un editing in autonomia non perfetto ma di buon livello. Ne ho trovato uno moltissimi anni fa ma adesso non riesco più a rintracciarlo.
d) trovare un altro indie con buone competenze di editing col quale scambiarsi favori a vicenda. In definitiva è creare un gruppo con diverse competenze specifiche da scambiare. Non è facile ma possibile.
3. Graphic design
Se si hanno buone competenze grafiche si può tentare in autonomia la creazione della copertina. Le altre due strade sono o affidarsi a un graphic designer professionista o trovare un altro indie con cui scambiarsi le competenze.
4. Impaginazione
Può essere svolta in autonomia. Bastano buone conoscenze di word editor e leggere i documenti che spiegano come impostare pagine, paragrafi, ecc. Sono gratuiti e in qualche caso in italiano. Una volta costruito uno o più modelli a seconda delle necessità, basta usare sempre quelli fin dall’inizio della stesura del testo e si ritrova alla fine con un documento migliore di quello di un editore tradizionale. Non ci vuole molto ma rappresenta il punto di forza dell’indie.
5. Correzione bozze.
Anche questa attività può essere svolta in autonomia sfruttando correttori grammaticali professionali e qualche amico come betareader. Uno dei vantaggi dell’essere autoeditori è che possiamo aggiornare il libro già pubblicato per eliminare qualche residuo refuso. Nel caso di ebook la nuova versione sarà aggiornata sui lettori dei nostri acquirenti.
6. Quarta di copertina
Può essere fatta in autonomia ad esempio prendendo una frase importante del nostro testo. Altra strada è affidarsi a un copywriter. Questo nel caso che voglia produrre un testo su carta. Per gli ebook non serve. In questo caso lo si può sfruttare per fare una sinossi, il nostro biglietto da visita, coi fiocchi.
7. Traduzione
Se l’indie vuol tradurre in inglese la propria opera può ricorrere a società specializzate oppure ai traduttori automatici on line che di norma hanno delle limitazioni. In questo caso il processo è lungo e snervante con risultati incerti. Sarebbe meglio affidarsi a dei professionisti che però costano abbastanza. Se un indie ha delle conoscenze approfondite della lingua può tentare di procedere in autonomia. Comunque richiede tempo e competenze.
8. Promozione
Visto che raramente l’editore tradizionale promuove a sue spese un’opera pubblicata, l’indie può sfruttare diversi canali per fare pubblicità al suo testo. Uno è attraverso la piattaforma di selfpublishing, a pagamento. Però come vedremo in seguito di solito è orientato al mercato anglofono, quindi scarsamente usabile in Italia. Un altro, se ha prodotto un libro in formato cartaceo, può organizzare degli eventi nelle librerie della sua città oppure accordandosi con altri indie per svolgere una presentazione itinerante dei loro testi.
Conclusione
L’indie può offrire in ambito digitale una veste professionale della sua opera, perché l’editore tradizionale raramente cura i propri ebook.
Una buona soluzione è quella di creare un gruppo di indie che si aiutano a vicenda nel svolgere i vari passi prima della pubblicazione del testo. Il gruppo deve avere al suo interno specifiche competenze in modo tale da surrogare alcune figure professionali oppure svolgere l’attività del testreader o del betareader.
Altra buona norma, prima di intraprendere la pubblicazione è fissare un budget di spesa per evitare di imbarcarsi in una avventura dai contorni incerti.
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Se lo fai bene acquisti diverse competenze.
certamente. L’ideale sarebbe trovare un nucleo che a vicenda si aiutano
Non sarebbe una brutta idea.
possiamo provarci
Certo. Individuiamo anche altre persone serie e che non perdono tempo.
ok. provo con qualcuno.
che mondo affascinante “il dietro le quinte” dell’editoria!
Sulla scarsa quaità degli ebook editati da case editrici – note e non – ti do ragione. Non sai quanti errori grossolani o refusi abbia trovato e segnalato (chissà se hanno mai provvedito a sistemarli).
Se l’ho scritto è perché alcuni ebook, anche piuttosto cari impaginati da cani ed errori a iosa. Ora non dico che tutti quelli pubblicati da indie siano lindi ma se vogliono possono produrre ebook di primo livello.
sì, basta un po’ di cura ^_^
hai ragione
Grazie per questa abbondanza di informazioni
grazie a te che mi leggi
Complimenti , Gian Paolo ! 🙂
Bella CIAO !!! 🙂 🙂 🙂
https://youtu.be/5FCNg2O_Ivs
Con amicizia,
Alioșa ! 🙂
grazie Aliosa. Ciao
Interessante questo articolo 🙂
Buon fine settimana Gian Paolo 🙂
sia sereno anche il tuo Simona