Un lunedì triste e uggioso pareva più una giornata di novembre che una di gennaio per via di una nebbia fredda, che si attaccava con ferocia sul viso e sulle mani. Tendeva a cristallizzarsi sulla pelle, sul cappotto blu.
Un uomo, non molto alto, i cui capelli bianchi si confondevano nel grigiore della mattinata, camminava svelto in via Mazzini diretto alla biblioteca con aria assorta. Immerso nei suoi pensieri non notava quello che si muoveva attorno a lui, perché pensava all’articolo letto il giorno prima. Era impaziente di mettere le mani su quel libretto.
“Chissà se ci riuscirò?” bofonchiò, mentre si asciugava il naso gocciolante con un fazzoletto di carta. Il freddo e l’umido giocavano brutti scherzi alle sue narici.
Arrivato dinnanzi al portone, si soffermò, pensando che molti anni prima lo varcava da studente. Scosse il capo, perché per i flashback c’era tempo. Adesso doveva entrare e leggere quel vecchio manoscritto.
“Una pazzia, la mia. Una pazzia senile” si disse mentre spingeva la vetrata per entrare.
Tutto era cambiato rispetto ai suoi ricordi, nulla era rimasto intatto.
Si avvicinò al punto dove si chiedono in prestito i libri con un pizzico di ansia, mentre per l’ennesima volta si soffiava il naso gocciolante.
«Vorrei consultare il libro di Girolamo Negrini» disse con un filo di voce appena accennato.
«Quale libro?» replicò una signora con tono freddo da piccola burocrate.
Giacomo deglutì, perché il titolo non lo conosceva. Aveva informazioni scarne: una data e un contenuto approssimativo.
«Veramente» balbettò come uno scolaro scoperto impreparato. «Vede… Credo che sia del 1841… Insomma il titolo non lo conosco ma parla di certi cunicoli che partono dal Castello Estense. È possibile consultarlo?»
La bibliotecaria lo guardò male.
“Di lunedì mattina e, per di più all’inizio del turno, doveva capitare questo scocciatore! Non poteva starsene a poltrire nel letto invece di venire qua con delle richieste assurde” pensò la donna infastidita, mentre cominciò la ricerca col nome dell’autore.
Sullo schermo apparvero tre titoli. “E mo’! Quale dei tre?” si domandò, accentuando la voglia di mandarlo a quel paese.
Doveva trattenersi per non guastarsi il resto del turno e creare un nuovo caso. Aveva già avuto nel passato dei richiami per essersi mostrata scortese, questa era stata l’opinione di qualche utente, che aveva protestato con i suoi superiori. Era prudente trattenere la lingua e non dire nulla.
Giacomo nel frattempo si dondolava su una gamba e poi sull’altra per cercare di moderare l’impazienza e il nervosismo. Osservò la donna che stonava nell’ambiente. “Perché?” e si guardo intorno con aria di noncuranza per mascherare l’insofferenza. “Almeno fosse stata una bella ragazza… Due battute, un complimento e forse meno acidità. E vabbé accontentiamoci di questa grassona. Pare che abbia ingoiato una scopa e che le sia andata di traverso”.
La donna lo guardò, sollevando gli occhi dal monitor.
«Cosa conosce di questo libro?» lo interrogò con gli occhi freddi ridotti a due fessure.
Giacomo si era distratto, osservando un paio di studentesse che si erano accomodate alle postazioni multimediali. Gli era sfuggita la domanda. Aveva udito in modo vago qualcosa in lontananza. Girò gli occhi verso la donna con aria sorpresa.
“Non c’è paragone con quelle due” pensò prima di prestarle attenzione.
“Ma guarda un po’ cosa mi doveva capitare di lunedì mattina alle nove! Un vecchio lumacone che guarda con occhio lascivo e libidinoso quelle ragazze che potrebbero essere sue figlie. Un pedofilo, immagino” ringhiò rabbiosa la donna dentro se stessa.
Giacomo ha letto un ritaglio di giornale che menzionava mitici passaggi segreti che dal Castello Estense portavano in tre posti diversi della città.
Nell’attesa del pamphlet di poche pagine che menziona i tre cunicoli si ritrova proiettato indietro nel tempo di cinquecento anni: nel Ducato Estense all’epoca del duca Alfonso I. Un mondo diverso dal suo sia nel vestire sia nel modo di agire. Un unico vantaggio: si ritrova un giovane adulto di circa trent’anni e questo gli fa piacere.
Dopo lo spaesamento iniziale, in cui deve comprendere come adattare la sua cultura moderna a quella rinascimentale, Giacomo si mette a suo agio in una storia boccaccesca fatta di amori, passioni e tradimenti. È l’ingegnere del Duca, una figura assai diversa da quella attuale, che conosceva bene.
Mentre Giacomo affronta la sua avventura, sboccia l’amore tra Alfonso e Laura Dianti, una popolana bella e fresca. Un amore durato fino alla morte di Alfonso nonostante l’astio e le contrarietà dei suoi familiari. Questa è storia narrata dai documenti di quell’epoca e condita da un quadro del grande Tiziano.
La storia scorre fluida tra amori e passioni, finché Giacomo alla fine non ritorna nel suo tempo e sorride per la bella avventura.
Questo testo, pubblicato nell’ottobre 2016, è stato ripulito dagli errori e sfoltito del dieci percento. Torna sugli scaffali virtuali nella sua nuova veste.
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^_^
grazie a te 😀
Buona domenica Gian Paolo 🙂
Buona domenica
La bibliotecaria è un lavoro da fare per puro amore il personaggio mi è sembrato simile a Umberto Eco
A Lanciano c’è tutto un dedalo di cunicoli sotterranei che avvolge la città e nel lockdown mi domandavo chissà come saranno pieni
ma non siamo a Lanciano 😀
Lanciano è l’unica che ho percorso
Qui siamo a Ferrara
Anche Sgarbi va nei cunicoli ?
se ci va, gli crollano sulla testa 😀 Quindi li diserta, perché è un furbacchione
Porello
Sgarbi? Lasciamo perdere
Buon primo giugno e un saluto,silvia
sia un bel giugno quello che inizia oggi
Speriamo…..serena sera
ma certo. Un sorriso
Sereno lunedi seara, Gian Paolo ! 🙂
https://youtu.be/fcjymLvJ03o
Alioșa ! 🙂
ciao
Uh come mi attira … Buon 2 giugno Orso Bianco
Sereno pomeriggio, Rita
Questo non l’ho letto. È una buona cosa fare nuove edizioni.
li sto revisionando tutti
Fai bene
tolgo errori e parti inutili
Infatti, dopo diverso tempo e a mente fredda si riesce a sfrondare.
in questo caso ho sfrondato del 10%
Benissimo, ne gioverà
lo spero
Certamente