E adesso… che faccio?

Nuovo raccontino recuperato dai fondi del cassetto.

Buona lettura.

Foto personale

«E adesso … Che faccio?»

Sono agitata col cuore in gola. Mi specchio e non mi piaccio. Non perché sia brutta, anzi tutt’altro. Sono più alta di tutte le mie compagne. Però c’è qualcosa che non mi piace e mi mette ansia.

«Mi chiamo Rosa. Odio il mio nome. Non capisco perché abbiano avuto un così pessimo gusto da affibbiarmelo. Solo per essere il dileggio di compagne e compagni».

La irritavano quel continuo: «Come sei bella, Rosa!» C’era un risolino di scherno nel pronunciare quelle parole e io ne soffrivo terribilmente. Mi mettevo in un angolo, voltando le spalle agli altri.

Sembravo in castigo ma era volontario. Una auto punizione per quel sarcasmo con cui pronunciavano il mio nome.

Passano i giorni mentre io cresco. Sono la più bella di tutte le mie compagne.

Mia madre dice che sono la migliore di tutti, ma i motti di derisione proseguono più intensi di prima.

«Potevano darmi qualsiasi nome ma non quello. Rosa è un bellissimo fiore profumato che fiorisce per molti mesi all’anno. Tutti lo colgono e lo mettono in bella mostra. Ma io non posso vantarmi del mio nome».

Mi isolo e non lego con nessuno. Come posso farlo quando sono il dileggio di tutti?

Un altro anno è passato, mentre il mio fisico è diventato morbido e sodo. Sono sbocciata come una rosa.

“Maledetto nome!” Sono esacerbata dai risolini di scherno.

Non riesco più a trattenermi. Vorrei essere un tappo di champagne per sbottare e mettere a tacere tutti.

«I miei compagni e le mie compagne hanno nomi altisonanti. Ercole, il forte, Elena la splendente, Bruno e Bianca, che fanno coppia fissa. E ancora Tommaso, che chiamo affettuosamente Tom, all’americana. Chiara e Alba, altre due inseparabili. Dove c’è l’una, c’è sempre l’altra. Luna, dalla pelle argentea».

Non mi do pace. Sempre in movimento ma quel ritornello mi accompagna ovunque vada: «Ma come sei diventata bella, Rosa».

Anziché essere orgogliosa di quel complimento mi fa venire il magone, perché specchiandomi mi vedo uno splendore, la più bella di tutte ma non ne traggo un piacere.

“Cosa me ne faccio di questa bellezza?” mi domando mentre giro libera per i campi che sono dietro la mia casa. “Tutti mi prendono in giro e finirà col portarmi male”.

Me lo sento, che quel nome mi porterà sfortuna.

L’estate con la sua luce accecante e la calura che mozza il fiato è alle mie spalle, mentre l’autunno è alle porte. Gli alberi si tingono di mille colori lasciando cadere ai loro piedi le foglie a formare un tappetto multicolore. Per l’aria si odora il profumo del mosto che fermenta nelle botti.

Abito un casale di campagna e nella fattoria c’è un gran fermento.

«Sederino Rosa è la migliore di tutte. Ha carne soda e profumata. Sarà una delizia…». Queste parole che un giorno di novembre umido e piovigginoso ho ascoltato mi hanno messo in agitazione. Il motivo lo conosco.

Allora corro grufolando, muovendo il codino vezzosamente, verso l’angolo più lontano del mio recinto.

«Maledetto nome! Diventerò prosciutti e salami» dico piangendo.

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