un viaggio, un incubo – ventiseiesima puntata

Siamo a quota meno tre dalla vetta. Qui ci sono le altre venticinque puntate.

Foto di Quintin Gellar da Pexels

Il piano di Dick non è complesso e può funzionare anche senza l’aiuto di un pizzico di fortuna che non guasterebbe.

«Sono certo che l’eccessiva sicurezza del nostro tipo ci agevolerà nel rintracciare l’appartamento» incomincia illustrando quello che ha in mente.

È convinto che non abbia spento il telefono, perché secondo i tabulati di Verizon è sempre rimasto acceso anche nei giorni precedenti. Non si capisce perché lo dovrebbe fare stanotte.

Del telefono di miss Ferrari dà quasi per scontato che se ne è dimenticato o forse non l’ha nemmeno cercato. Dick è convinto che con tutta probabilità non ci ha pensato per nulla, poiché ha dato per assodato che nessuno la cercherà. L’unico dubbio è che abbia carica a sufficienza per stare acceso l’intera notte.

Secondo le ultime informazioni in questo momento il cellulare di Mark è fermo nel caseggiato del Bronx.

Dick prova a chiamare il numero di Mark che squilla una, due e più volte. Un sorriso soddisfatto illumina il suo viso.

«Todd, chiama il numero di Miss Ferrari, mentre io faccio lo stesso con l’altro» suggerisce Dick pensando di creare confusione.

Lo fanno e poi smettono. Adesso devono solo mettere in atto il suo piano.

«Se ci sbrighiamo, lo dovremmo cogliere con le mani nel sacco» afferma Todd persuaso che l’idea di Dick si rivelerà vincente.

Todd chiama i suoi uomini e li informa che tra poco li raggiungerà. Devono fare attenzione ai movimenti nel caseggiato.

Arrivati a sirene spente, tutti e quattro perlustrano i dintorni del complesso. Vogliono essere certi che Mark non possa sgusciare dalle loro mani come un’anguilla. Il passo successivo sarà la localizzazione dove Miss Ferrari è tenuta prigioniera.

John e Ricky salgono le scale di sicurezza con circospezione alla ricerca di finestre illuminate o di voci umane. Sono le cinque passate da poco e con ogni probabilità sono ben pochi gli inquilini svegli a questa ora. Cercano di fare il minimo di rumore per evitare che qualcuno senta e faccia baccano allarmando l’individuo cercato. La perlustrazione dura circa mezz’ora e alla fine credono di aver localizzato l’appartamento: si trova al quinto piano. Rumori sospetti e movimenti al suo interno li convincono che sia quello giusto.

«Todd, c’è un appartamento al quinto piano, che ha luci accese appena visibili. Si sentono rumori di passi e una voce maschile che sembra parlare da solo. Cosa dice non riusciamo a comprenderlo» comunica Ricky con un filo di voce appena percettibile.

«Restate lì senza farvi notare, pronti a bloccare eventuali tentativi di fuga. Al mio segnale entrate dalla finestra».

Todd e Dick raggiungono il piano segnalato per dare l’avvio al progetto elaborato durante il viaggio.

Compongono il numero di Mark, sperando di captare con certezza da quale porta arriva il tono di chiamata.

Sentono rumori nel corridoio di destra, ma non riescono a localizzarli con precisione perché la comunicazione cessa.

Todd ricompone il numero dell’uomo, Dick quello di Simona e scoppia il putiferio. Adesso sono certi della porta: è l’appartamento 517.

«Fuck!» impreca sottovoce con tono volgare il poliziotto. «Ho scambiato il cinque col sei! Sono stato troppo precipitoso nel leggere il numero. Ora sarebbe già libera».

Ricky lo richiama confermando che hanno individuato con precisione la finestra da dove arriva quella sinfonia di suonerie e rumori che stanno svegliando mezzo caseggiato.

«Okay. State pronti a intervenire. Dobbiamo beccare quel porco con le mani nella marmellata».

Loro si devono tenere pronti a sfondare la finestra, mentre Todd e Dick faranno lo stesso con la porta d’ingresso.

Sentono passi confusi con imprecazioni dietro la porta come se qualcuno fosse in agitazione.

Armeggiano silenziosi con la pistola LockAid che apre tutte le serrature in modo sicuro col minimo rumore. Todd non potrebbe usarla senza l’autorizzazione del giudice ma se ne frega. Si sentono i click dei cilindri che scattano sotto la pressione delle linguette della pistola. La porta di dischiude ma una catenella impedisce l’apertura completa.

Senza pensarci, danno un paio di spallate robuste alla porta che si spalanca con un frastuono che sveglia l’intero edificio.

Quasi in contemporanea il rumore di vetri infranti fa da contraltare con quello generato da Todd.

Non si preoccupano delle voci provenienti dall’esterno, mentre si precipitano all’interno.

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0 risposte a “un viaggio, un incubo – ventiseiesima puntata”

  1. Trenta puntate
    In effetti ho scoperto che si può suddividere ogni capitolo con paragrafetti numerati.
    Si dovrebbe farli tutti della stessa misura conteggiando le parole ?
    Spesso il lettore si perde
    La Tamaro forte della sua lunga sfilza di libri non da nulla per scontato
    In un suo libro sembrava che scrivesse quando ne aveva voglia e sull’argomento preso sul momento
    Credo più a uno studio incrociato come hai fatto tu snodando una storia però non hai messo un titolo per capitolo o puntata credi lo metterai ? Magari un po’ descrittivo e forviante ?
    King è stato esortato a trovare il bambino Danny farlo crescere e vedere se il grande Dan faceva la stessa fine del padre o si salvava grazie a un gruppo di ascolto
    Anche tu hai un Dick ( allusivo) che poi ho scoperto essere il diminutivo di un nome molto complesso è differente il tuo che nome è ?
    Non chiedermi a che pagina c’è il nome di battesimo di dick
    Sono stata troppo prolissa nel commento ? Fermami

    1. no. le puntate sono ventinove. Dick? Non saprei dirti se è un diminutivo. Gli americani sui nomi sono molto elastici 😀
      Cito due cestisti americani Lebron James Dove James è il cognome 😀 e D’angelo Russel dove D’angelo è il nome – proprio così come l’ho scritto.

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