Leherrison propone al nipote Marcel una storiella un po’ attuale per passare le lunghe ore da reclusi.
Ecco la storia raccontata dalla zia.
– Zia, m’annoio… mi racconti una storia?
– Passami il nostro librone che te ne leggo una.
– No, inventala te
– Bien. Allora siediti qui vicino a me e ascolta.
Molte lune prima che tu nascessi, un’astronave proveniente da un’altra galassia atterrò a luci spente sul nostro pianeta. Ne rotolò fuori un esserino bianco tutto tondo con una miriade di appiccicose ventose rosse urticanti: erano antenne ricetrasmittenti.
Appena fuori se ne andò in giro rimbalzando senza sosta su ogni cosa o persona incontrasse lungo il cammino. Ah, dimenticavo: l’alieno possedeva un superpotere che lo rendeva invulnerabile… l’in-vi-si-bi-li-tà.
Il tipetto era stato mandato qui dal suo Gran Capo KZ-X con una missione da compiere: pescare almeno un miliardo di umani caricarli sull’astronave e portarli al suo cospetto. Non era difficile, bastava li marchiasse appiccicandoci una delle sue ventose rosse e il gioco era fatto. In pochi giorni, riuscì indisturbato a stipare sull’astronave un bel po’ di umani e ferirne molti altri prima che il dottor Nougat, laureato col pieno dei voti in galassiologia, intuita la sua presenza, gli dichiarasse guerra.
Ma che armi usare per sconfiggere un essere col superpotere dell’invisibilità? Spade laser ad argon, a kripton o elio-neon? Può darsi, ma dove indirizzarle se il nemico non si vedeva?
Non riuscendo a venirne a capo, Nougat radunò in video-consulto i più grandi galassiologi della terra e, all’unanimità, decisero di farlo spaventare mascherandosi e cospargendo ogni cosa o persona con un liquido puzzolentissimo antischifido. Ma a nulla servì: quello continuò prepotente a rimbalzare dappertutto pescando e ferendo altre migliaia di umani.
Fu scompiglio nell’intero Paese e presto il numero esagerato dei pescati e de feriti da medicare rese la situazione insostenibile. Così, i galassiologi si riunirono nuovamente e architettarono un piano: se l’alieno non si ferma, allora ci fermiamo noi fino a che non se andrà, decisero.
Quindi, la stessa sera, su ogni schermo grande o piccolo del Paese apparve il faccione ben rasato del Presidente che ordinò a tutti ma proprio tutti gli umani di restare buoni buoni in casa fino a nuove disposizioni.
Dall’indomani non una saracinesca si alzò né auto si mise in moto, tacquero le campane delle chiese e i giardinetti; si fermarono i treni, le navi e gli aerei. Nessuno mise più il naso fuori dalla porta di casa.
Il Paese sprofondò in un silenzio insopportabile, proprio come fosse dentro una gigantesca bolla di sapone. Di giorno, ogni tanto si sentiva il fischio di un merlo o l’abbaio di un cane accompagnato dal ticchettio dei tacchi del suo amico a due zampe; mentre di notte, il silenzio era così denso che si riusciva persino a origliare il chiacchiericcio delle stelle.
Quello, per gli umani, fu l’inizio di un’interminabile sfilza di giornate sempre più rallentate, sottovuoto, svogliate, stordite, stranianti, sospese.
Alcuni soffrirono la mancanza di un sorriso, altri scoprirono una nuova dimensione del tempo; altri ancora riscoprirono se stessi e diventarono: poeti, filosofi, cuochi, pasticceri, inventori, scienziati, pittori e non solo.
Tanti diedero un nuovo valore alle parole libertà e futuro.
Pochi fortunati ritrovarono la bellezza delle gemme che nel frattempo si aprivano sui rami: da decenni non ci avevano fatto più caso, così presi a vivere il proprio moto circolare frenetico, ormai davano la vita per scontata.
Lo smarrimento generale cadde persino su chi da tempo era abituato a star da solo, facendolo sentire terribilmente isolato.
Qualcuno, che fino ad allora si credeva invincibile, dovette ammettere di essere fragile… fragile come tutti noi umani
…
– Perché hai i luccicanti agli occhi, zia Caty?
– Perché… perché non riesco proprio ad andare avanti in questa orrenda lunga Storia, Marcel.
Mi daresti una mano tu?
ed ecco che io arrivo in aiuto per completarla.
Non sono Marcel ma ci provo.
Il nostro esserino si trovò sorpreso dalla mancanza di umani. C’erano solo uccelli, cani e gatti in giro ma quelli non facevano al caso suo. Tornato all’astronave comincio la conta. Uno, due, tre… mille, mille e uno, mille e due… diecimila, diecimila e uno, diecimila e due… ventimila… Uffa che noia, pensò l’esserino che non si divertiva più. Ci aveva trovato gusto a marcare e ferire gli umani, perché non meritavano nulla di più.
Però. C’è sempre un però nelle storie. L’ordine era tassativo: «O torni con un miliardo di umani oppure resti confinato tra loro».
L’esserino si grattò un’antennina e poi si strofinò gli occhi. Il pensiero di restare tra gli umani lo solleticava ma allo stesso tempo aveva perso interesse a beccarne altri.
Mentre l’esserino si aggirava sconsolato tra le via della grande metropoli che all’improvviso era diventata vuota e silenziosa, il nostro Nougat si arrovellava il cervello per trovare una soluzione al caso. Già immaginava le scappellate al suo passaggio, le croci al merito e le comparsate da Vespa nel salotto buono.
«Ma come lo posso beccare?» disse parlando ad alta voce come un matto, muovendosi nervoso nella sua casa di ringhiera. «È invisibile, sfuggente e cambia aspetto. L’unico modo è mettergli un po’ di sale sulla coda come si fa per catturare gli uccelli».
Nougat davanti allo schermo di una TV, dove si parlava solo di questo ebbe un’idea geniale. “Se li faccio uscire tutti e indosso il mantello dell’invisibilità posso appostarmi presso un probabile candidato a essere marchiato. Non appena riconosco che è stato unto, zac… lo avvolgo nella coperta della scemenza e catturo anche l’esserino malefico”.
Nougat trovò che questo era l’unico modo per debellarlo. Se nell’attesa un bel numero di umani veniva marchiato o ferito, beh!, si disse, ho creato l’immunità del gregge.
noooo dddaiii! l’hai continuata davvero?!?!
Mi piace questo finale “Marcel”, avrai un futuro come romanziere, ci scommetto!
(:-DDDDD)
Grazie, Gian Paolo, grazie di cuore
ti pare di essere su Scherzi a parte 😀 ?
Lieto che Marcel abbia un futuro nroseo come romanziere 😀
eheheheh!! 😉
un sorriso
a te, Orso Bianco.
^_^
grazie, Cat