Un viaggio, un incubo – sesta puntata

Eccoci alla sesta puntata di questo racconto lungo. Per chi volesse – a suo rischio e pericolo – leggere le puntate precedenti può trovarle qui.

Buona Lettura

Foto di Quintin Gellar da Pexels

Un pallido sorriso compare sul viso di Simona sdraiata sul letto dove si è sistemata dopo aver mangiato qualche spicchio di pizza.

Spazia con l’occhio fuori della grande vetrata per ammirare lo spettacolo del tramonto, che gioca fra i grandi palazzi di fronte. La mente è vuota, come se tutti i pensieri fossero volati via impauriti per lo scampato pericolo.

Non sa il perché, ma ricorda Anna, mentre osserva tra le cosce aperte il ciuffo nero, che si riflette senza imbarazzi nello specchio di fronte al letto.

Non è stata un’esperienza esaltante, eppure qualcosa ha imparato. “Devi essere più aggressiva se vuoi sopravvivere!” le aveva detto quando si sono lasciate, ma a quanto sembra la lezione non le è servita.

Hanno lavorato come segretarie nella ditta Bombardi per qualche anno prima della chiusura.

«E per fortuna!» esclama contenta. «Ognuna di noi ha seguito strade diverse. Io ho trovato un impiego a Carugate, lei è rimasta a spasso prima di tornare ad Aci Castello. Senza troppi rimpianti la nostra storia è finita».

Per qualche mese si sono sentite per telefono, poi l’oblio è sceso sul loro rapporto. E ripensandoci col senno del poi, non avrebbe fatto l’errore di avere una nuova relazione con lei.

È interdetta perché non comprende i motivi per i quali ripercorre quella parte della sua vita, quando uno squillo la distoglie dal pensare ad Anna. Si guarda intorno alla ricerca della fonte rumorosa.

“Non è il mio telefono” si chiede mentre il suono si fa sentire a intervalli cadenzati.

«Ah!» esclama afferrando la cornetta del telefono a fianco al letto. «Chi è che mi cerca? Nessuno sa dove alloggio a parte i miei genitori. Nemmeno Irene, che voleva accompagnarmi. Però forse… Sarà meglio che risponda così smette di ululare».

Un brivido di terrore le percorre la schiena mentre solleva il ricevitore.

«Hello!»

«Miss Ferrari?»

«It’s me».

«Reception speaking. There’s a message to you».

«A message? Who?» replica attonita. Non riusce a comprendere chi le ha scritto.

«I don’know. I send it to you with an office boy».

«I’m sorry. Wait a moment, please. I can’t receive someone».

«Sure! You arrive in a quarter of an hour. Goodbye!»

«Thank, goodbye».

In fretta si toglie il baby doll e indossa un paio di jeans e la camicetta, mentre s’infila un paio di ballerine nell’attesa di sentire bussare.

Aspetta con ansia di leggere il contenuto del messaggio e conoscere il misterioso mittente.

“Chi sarà mai? Eppure sono stata discreta negli spostamenti” pensa in preda all’angoscia.

Uno squillo annuncia l’arrivo del fattorino e gli mette mezzo dollaro in mano.

Tremolante apre la busta ed estrae un foglio scritto a mano.

Legge e sbianca.

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0 risposte a “Un viaggio, un incubo – sesta puntata”

                  1. Fammi sognare almeno negli scritti banali utopistici dove tutto va alla grande, ho avuto una giornata intensa, una settimana anzi mese anzi vita forse anche vite pregresse

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