Ho finito di leggere una raccolta di racconti sul mare, scritti da più autori
che potete trovare qui.
Così m’è venuta la voglia di scriverne uno, molto ridotto, che ha come sfondo il mitico paese di Venusia e i suoi abitanti, alquanto bizzarri.
Per prende l’abbrivio mi ricordavo una splendida immagine di Etiliyle. L’ho cercata e la propongo.
https://etiliyle.files.wordpress.com/2019/04/etiliyle-luca-molinari-photo-beach-dark-sunset.jpg?w=685
e adesso buona lettura
Se qualcuno a Venusia sale sulla montagna, un rilievo alto poche centinaia di metri, non vede altro che una calma piatta intorno: la pianura di Ludilandia.
I venusiani pensano che la terra non sia rotonda, perché l’orizzonte è una linea diritta senza curve o gobbe.
Così per loro la montagna è quella piccola gobba adagiata alle spalle di Venusia. Le sue pendici sono ricoperte da un fitto bosco, quello che loro chiamano il Bosco degli Spiriti, e in cima sta il Castello, che appartiene a tutta la comunità.
Per chi osa salire fin lassù vede solo la pianura tutt’intorno e niente altro. Un’altra credenza è che il mare sia un’invenzione di qualche comico, perché per loro il mare è quel gruppo di stagni che stanno a occidente di Venusia. Non vedono altra acqua, a parte quel fiumiciattolo che scorre di fianco la strada che conduce a Ludi.
Il loro orizzonte è limitato. Così la terra è piatta e il mare è un’invenzione di qualcuno per burlarsi di loro.
Quando Ermete ha deciso di raggiungere il mare, i compagni di scopone lo hanno preso in giro alla partenza, dicendo che non l’avrebbe mai visto, perché non esiste. Lui ha mostrato un mappamondo dove il mare è colorato di azzurro e la pianura di verde. Nuove risate e altri lazzi per dimostrare il loro scetticismo.
Quando è ritornato per raccontare la sua esperienza, nessuno ha creduto alle sue parole. Ermete ha mostrato delle fotografie ma loro hanno continuato a dire che sono immagini manipolate con Photoshop. Così si è rassegnato a conservare la memoria del mare dentro di sé.
Proprio oggi in una scatola da scarpe ha ritrovato quelle vecchie, si fa per dire, immagini che documentano che il mare esiste. Ricorda bene il lungo viaggio attraverso contrade mai viste né sentite. Parole che assomigliano al venusiano ma pronunciate con una cadenza diversa. Poi la spiaggia l’ha affascinato con quella sabbia color miele, dove ha notato ombrelloni e lettini variopinti disposti in ordine lungo file parallele.
Quello che l’ha incuriosito di più è stato tutta quella gente nuda, distesa sotto il sole. Lui con le scarpe, i calzoni lunghi e la giacca ha intuito di essere fuori posto in quel luogo. Qui le donne indossano mutande ridottissime e il solo reggiseno, mentre gli uomini hanno i boxer, che lui porta sotto i pantaloni e che mai ha mostrato in pubblico.
A Venusia sarebbero finiti in prigione per oltraggio al pubblico pudore. “Ma ci sono le carceri a Venusia?” si è chiesto osservando quella moltitudine di persone quasi nude.
Ermete sorride a quel pensiero, perché si è informato su quella strana usanza, scoprendo che sulla spiaggia è l’abbigliamento usuale. Qui, gli hanno spiegato, sono visti come diversi le persone come lui, vestite con l’abbigliamento cittadino.
In un angolo della scatola trova un pugno di quella sabbia, che capricciosa si è infilata ovunque. Dentro le scarpe, nelle pieghe dei pantaloni. “Mi è sembrato un delirio eliminarla” ricorda sorridendo. “Ne ho trovato dappertutto, compresi i boxer”.
Però quello che gli è rimasto impresso con nitidezza è stato il tramonto.
Il sole è sceso sempre di più inabissandosi nel verde del mare. Si aspettava che sfrigolasse a contatto con l’acqua ma invece niente. Ha solo incendiato un paio di nuvole in cielo, mentre l’acqua ha cambiato colore. È diventata rossa a strisce. Una vera magia, che nemmeno il più bravo illusionista può realizzare.
La spiaggia si è spopolata con lentezza. Gli ombrelloni sono stati chiusi, i lettini accatastati.
Il silenzio è rotto solo dal suono del mare che come una ninna nanna accompagna le ombre sempre più scure.
Ermete ripone nella scatola questi ricordi e sospira, perché un giorno ripercorrerà quel tragitto per osservare di nuovo la magia del tramonto.
Sempre accattivanti le tue belle pagine
Un saluto,silvia
Grazie, Silvia
Ermete che gioca a scopone è fanstastica!! Così come tutta la venusiana visione della terra… ma le favole son belle per questo… la morale la trovi sul finire dove si scopre che puoi andare in capo al mondo ma la sera è uguale per tutti e l’atmosfera del tramonto è un momento magico che anche il “Trimegisto” lo ricorderà come tale!!
grazie per lo stupendo commento che è andato oltre le mie parole. Venusia è un mio mondo che ho costruito con la fantasia un po’ ironico, un po’ creativo ma con un sottofondo di reale.
Buon weekend Gian Paolo 🙂
sereno pomeriggio
Il meriggio è fonte sublime di ispirazione e mi meraviglio poco che ti abbia ‘cavato’ fuori un bel racconto così…
Io vivrei solo per questo magnifico momento, sai..
affascina molto anche me.
Delizioso racconto Che ben si accosta alla foto stupenda di Etiliyle. Buonanotte magico Gian Paolo. Bacione. Isabella
Grazie, Isabella. La foto è davvero splendida.
Notte e sogni d’oro. Bacino
Grazie Isabella Un bacino