Marco si era addormentato con respiro regolare e cadenzato, mentre Laura percepiva il calore del suo corpo appoggiandosi su di lui.
Il sonno tardava per Laura, anzi proprio non ne voleva sapere. La sua mente era proiettata su quello che era successo nella giornata. Non le sembrava vero che Marco fosse accanto a lei. Si diede un pizzicotto su una guancia per capire se fosse un sogno o realtà. Allungò la mano, percependo il corpo di Marco. ‘No!’ si disse sorridendo nel buio della stanza. ‘Non è un sogno’.
La mente era leggera, come quella lanugine bianca che a marzo vola fastidiosa, sospinta dal vento. Marco era accanto a lei, che finalmente era riuscita a confidare quel malessere che da oltre nove anni portava dentro di sé. Le pareva di essere come una puerpera che, sgravatasi del piccolo che portava in grembo, si riappropriava del proprio corpo dopo che per lunghi nove mesi era rimasto prigioniero di un’indesiderata maternità.
‘È stato il destino’ si disse Laura, che al buio intravvedeva le forme di Marco che dormiva sereno, ‘che mi ha fatto trovare quella istantanea col vestito rosso. Se non l’avessi trovata, ora non sarebbe qui’.
Pensò allo scritto, che definiva fiaba, ambientata in una località, dove un anno prima erano stati anche loro. Un’altra prova del destino farle trovare quei fogli ingialliti, si chiese Laura con gli occhi spalancati, mentre si sforzava di ricordare i particolari di quella gita.
Quasi subito la sensazione di gioia si trasformò in un velo di malinconia, che le offuscò lo sguardo.
‘Si, ha ragione Marco’ pensò Laura con tristezza, perché aveva compreso che non ci sarebbe speranza di trattenerlo presso di sé. “Non so quale reazione avrei, abitando a Ferrara’.
Aveva trascorso tutta la sua vita a Milano. Qui c’era la sua famiglia, le sue amicizie. Un mondo, che le era famigliare con i suoi lati positivi e negativi, fin da quando aveva aperto gli occhi. Aveva trovato un lavoro che le piaceva e le dava soddisfazione professionale. Ogni giorno c’era la possibilità di conoscere e frequentare nuove persone, d’incontri stimolanti. ‘A Ferrara c’è l’ignoto, a parte Marco’ rifletté Laura spaventata da questa prospettiva. ‘Mentalità e usanze diverse. Dovrei cominciare da capo. Non mi sento pronta’.
L’incertezza di affrontare un ambiente del tutto sconosciuto le impediva di pensare a qualcosa di differente da quello nel quale viveva il quotidiano. ‘Non so, se riuscirei ad adattarmi’ si disse Laura, accostandosi al corpo di Marco. ‘Sarei felice?’ Il dubbio era più forte della certezza.
Non aveva lo spirito dell’avventura, di provare il passo insieme a Marco. ‘Ma ha un senso?’ si disse. ‘Oppure sarà un rischio più doloroso e dirompente dell’addio che si consumerà tra poche ore?’
Laura aveva percepito negli ultimi momenti della loro relazione, che Marco si dimostrava insofferente alla frenesia di Milano. Non era riuscita cogliere quel malessere, senza dare la giusta importanza, anche se Marco si stava ripiegando silenziosamente su se stesso. Aveva pensato alla tensione per l’imminente dottorato e non a una crisi d’identità. Solo adesso aveva compreso, quanto fosse stata cieca in tutto quel periodo. Però erano stati sufficienti quegli otto mesi di lontananza per rigenerarlo nel fisico e nello spirito. ‘Posso chiedergli’ pensò con gli occhi umidi di pianto, ‘di lasciarsi consumare dalla malinconia dei ricordi?’ Marco era rimasto sempre lo stesso. Non aveva perso quel intuito acuto e perspicace, pronto a cogliere le sfumature psicologiche di chi lo circonda. Anzi le sembrava che la lontananza avesse acuito queste doti.
Una lacrima scivolò leggera sul petto di Marco, che, svegliatosi, intuì le sensazioni di Laura. Era incapace di trovare una soluzione al problema.
La strinse, mentre la mano le scompigliava i capelli. ‘Sono un egoista, che pensa per sé’ rifletté Marco amaramente. Comprese che avrebbe sacrificato l’amore che provava pur di soddisfare il desiderio di vivere nel suo ambiente.
Il dubbio stava facendo capolino nei suoi pensieri ma lo scacciò immediatamente.
“C’è un secondo argomento di cui parlare” disse Marco. “È il momento giusto?”