Laura e Marco con la luce accesa stavano vicini nel letto, mentre le loro mani scivolavano leggere sulla pelle. Parlavano sottovoce, quasi timorosi che qualcuno potesse ghermire i loro pensieri, i loro sussurri.
La paura di bloccarsi dopo i progressi del pomeriggio la teneva in ansia. La vista di Marco arrapato su Sofia aveva suscitato in Laura una reazione violenta, temendo di perderlo una seconda volta. Si domandò se era normale reagire in modo sproporzionato alla reale natura del pericolo. Si spaventò di non essere in grado di governare le paure più nascoste, mentre comprendeva che stava superando quella barriera psicologica che le false percezioni dei suoi sensi l’avevano bloccata.
Adesso Laura dava ascolto al fisico e lo assecondava, sentiva il respiro regolare e rassicurante di Marco. Percepiva che stava autorizzando il proprio corpo a essere offerto in dono senza il disagio che l’aveva tenuta in ansia fino a qualche ora prima.
Osservava il suo ventre oscillare lieve e costante con un brivido di piacere. Comprendeva che finalmente con l’aiuto di Marco stava andando oltre le sue fobie. Le sembrò di essere una farfalla, che uscita dalla pupa cresce succhiando il nettare del fiore per volare libera nel campo di erba medica. Sentiva le sue mani che esploravano il corpo con pudore gentile senza provare fastidio.
Per fare all’amore c’era tempo senza fretta: un frutto da cogliere maturo sulla pianta e gustarlo con piacevole lentezza. Capì che poteva rubare qualche attimo al piacere per parlare di lei, di loro e di quello che era successo durante la giornata. ‘Proverò un vuoto non colmabile da un altro uomo’ si disse Laura con l’occhio lucido, ‘quando partirà definitivamente’.
Aveva sognato e sperato in questi otto mesi che Marco ritornasse da lei per sempre ma non era questa la realtà desiderata. Aveva compreso che non sarebbe stato così. Tralasciò le malinconie, perché avrebbe avuto tempo per piangere, e decise di aprire la propria anima a Marco per l’ultima volta.
“Marco” esordì Laura, “ti desidero come oggi pomeriggio e forse ancora di più ma prima voglio parlare con te delle mie paure”.
Laura parlò delle sue fobie sessuali, che l’avevano frenata, perché, come lui aveva già capito, il rapporto col suo corpo non era normale. Avvertiva malessere al solo pensiero che qualcuno la vedesse nuda, percepiva fastidio se la sua mano sfiorava il seno e avrebbe potuto continuare a lungo nell’elenco delle sensazioni sgradevoli che provava nei contatti col suo corpo.
Non aveva mai trovato il coraggio a confidare con qualcuno le sue paure, le sue angosce e la sua incapacità di essere donna, di donare il proprio corpo a uomo e soprattutto di ricevere piacere.
“Vorrei capire per superare il blocco, che mi impedisce di avere un rapporto sereno col sesso” disse Laura, stringendosi a lui. “Tu sei l’unico con il quale l’ho fatto”.
Laura rimase in attesa delle risposte di Marco, staccandosi da lui.
“Ti sei bloccata. Perché?” le chiese. “Posso parlare anche sentendo il calore del tuo corpo, le tue labbra sulla pelle, le tue mani che mi accarezzano”.
L’invitò a rilassarsi, perché potevano parlare senza interrompere le carezze d’amore, mentre la baciava sul collo, dietro l’orecchio, sulla bocca. L’effetto di queste parole sbloccò Laura, che si accoccolò sul corpo di Marco. Lui percepì che Laura si era tranquillizzata.
Senza smettere di accarezzarla e di baciarla, le ricordò come dormisse serena accanto a lui i primi tempi della loro relazione. Marco aveva notato questo blocco psicologico e aveva atteso con pazienza, senza forzare i tempi in un’inutile violenza, finché Laura non si era sentita pronta.
“Ho usato” proseguì Marco, “discrezione perché volevo evitare ansie immotivate, bloccando il lento approccio al primo rapporto completo”.
Laura gli aveva confidato di non essere più vergine quando alla fine decise di fare all’amore con lui. Marco si era comportato come se fosse vero.
“Posso dirti che in realtà lo eri ancora” le disse Marco, guardandola negli occhi. “Sono stato io a deflorarti, quando abbiamo avuto il primo amplesso. Ti ho sempre lasciato credere il contrario”.
Marco le spiegò che i suoi problemi sarebbero sorti, perché quel rapporto, avuto da ragazza, l’aveva traumatizzata. Se si associavano divieti e proibizioni, inculcati da bambina per la rigida educazione sessuale ricevuta, Laura aveva innalzato una barriera psicologica tra lei e il suo corpo. Questo l’aveva bloccata nel fare sesso con serenità e consapevolezza, prima che fosse stato lecito secondo quelle regole. Ovvero da sposata.
“Proibizioni e timori di peccare mortalmente’ fece Marco, mentre con la mano giocava col capezzolo di Laura, “ti hanno fatto sentire sporca. È il retaggio di una cultura non più avvertita e percepita, come peccato. Concetti morali, che hanno creato in te resistenza nella ricerca e nella costruzione dell’atto sessuale come piacere da assaporare e da gestire”.
Marco le disse che non aveva mai protestato, quando pretendeva di spogliarsi sotto le lenzuola al buio. Aveva accettato di buon grado, quando al termine dovevano subito lavarsi e rivestirsi, perché gli odori le provocavano un senso di disagio. Marco l’ha amata allora come adesso, evitando azioni forzose e violenti contro il suo volere.
“Riflettiamo su quel famoso rapporto. Cosa non è andato per il verso giusto?” le chiese bruscamente, affrontando direttamente il problema, poiché Laura era reticente nell’aprire l’armadio dei ricordi.
Laura rimase in silenzio, bloccandosi. L’aveva rimosso dalla mente.
“Visto che non ne vuoi parlare” concluse Marco, “non parliamone”.
Cominciò a baciarla sulla bocca, che rimase rigida e chiusa. Marco insistette con pazienza, finché le labbra non si dischiusero e la lingua penetrò nella cavità. Il corpo di Laura divenne flessuoso e morbido alla ricerca del contatto.
Dopo qualche minuto, quando i mugolii divennero più forti, Laura staccò le labbra da quelle di Marco e bisbigliò nell’orecchio. “Hai ragione. E’ venuto il tempo che ne parli apertamente. Devi sapere …”
Era giovane e inesperta in quel periodo. Si era lasciata cullare e affascinare da quel uomo. Era un fascino malsano, incerto, che ai suoi occhi rappresentavano il simbolo dell’emancipazione. Si sentiva brutta e insicura, mentre lui sembrava un dio, pronto a donare qualcosa, che invece le rubava. Il corpo abbronzato e muscoloso, l’aria dell’uomo vissuto e sicuro di sé erano forme più appariscenti che concrete. Laura vedeva in lui un messaggio errato, che trasmetteva erroneamente alla sua mente. Alla fine raccontò la vergogna, provata con quel primo rapporto, finito con un grottesco tentativo di penetrazione.
“Hai sempre ragione. Intuisci subito cosa non va nelle persone” disse Laura. “Da allora mi sono vergognata a guardarmi allo specchio, a toccarmi o solo sfiorarmi. Ho rimosso tutto per non ricordare”.
“Come ti senti in questo momento?” chiese Marco, mentre la stringeva forte a sé. “Parlare o ricordare episodi spiacevoli non è mai semplice ma ci sei riuscita!”
Laura sentiva il calore del corpo di Marco, che le donava sicurezza.
“Non so con sincerità cosa mi avesse colpita” affermò Laura. “Penso che fosse il primo uomo che mi guardava come donna e manifestava il desiderio di fare l’amore. Ma in effetti ero io che cullavo questa fantasia e la trasferivo in lui. Quello che mi ha fatto più male è stato l’essere trattata come oggetto da manipolare per soddisfare il proprio ego”.
Laura ammise di essere stata incapace di reagire, chiudendo dopo il primo incontro. Aveva sperato che quello successivo sarebbe stato migliore e più stimolante, per soddisfare le attese sognate. Tuttavia provò sempre più vergogna di sé, finché un sussulto di dignità le fece dire “Basta!”.
Il trauma era stato talmente forte che da quel momento fare sesso sarebbe stato un’azione disdicevole e sporca. Aveva creduto in una punizione divina, perché aveva desiderato un uomo, perché voleva andare a letto con lui.
Per contrappasso doveva punire il corpo, la mente per questa trasgressione agli insegnamenti che i genitori le avevano impartito fin da piccola. La mente non doveva più concedere l’autorizzazione a sentire il piacere nel toccarsi, nel toccare il corpo di un altro.
La ricerca del sesso la stava facendo sprofondare nella depressione, quindi per reazione negava a se stessa la sessualità e tutto quello che ruotava intorno a essa. Marco, che aveva avvertito il suo conflitto interiore, non le aveva mai forzato un rapporto, senza che Laura non l’avesse desiderato. Doveva comprendere che fare del buon sesso poteva essere una pratica gradevole.
Dopo la confessione, sofferta all’inizio e poi diventata sciolta e libera, Laura avvertì un senso di liberazione. Aveva trovato la via per rimuovere il conflitto tra ciò che la mente riteneva illecito e quello che reclamava il corpo.
“La tua pazienza è stato un toccasana per me, per farmi uscire dal tunnel buio della depressione” disse Laura, che trasse un forte sospiro.
Allontanò le lenzuola e, inginocchiatasi, guardò Marco nudo, mentre lui la osservava.
“Abbiamo parlato troppo! I sensi reclamano i nostri corpi!” disse Laura, mentre accarezzava il suo sesso. “Ti guardo e mi guardi. Provo piacere nel toccarmi, nel toccarti”
Marco disteso sul letto la guardò con passione.
“Mi fai girare la testa e…”. Allungò le braccia e la trasse a sé. “Ora basta con le chiacchiere!”
Sofia e Matteo divennero un unico corpo, groviglio di braccia e di gambe, mentre davano sfogo alla loro passione.
Erano sdraiati nel letto sotto le coperte, quando Sofia avvicinatosi a Matteo disse: “Vorrei parlarti, c’è qualcosa che ho provato stasera da Laura…”.
Lui rise, mettendo un dito sulle labbra. “Non rovinare questa atmosfera. C’è tempo per parlare. Abbiamo la notte e la mattina…”.
“Non posso” disse Sofia, “ho un appuntamento alle undici. Non lo posso rimandare”.
“Telefona e rimandalo. Anch’io farò la stessa cosa” rispose.
Sofia borbottò qualcosa e si rifugiò tra le braccia di Matteo come una nave, sorpresa dalla tempesta, entrava nell’approdo sicuro.