Non passava giorno – cap. 32

Mangiarono senza troppe chiacchiere come se avessero paura di ripescare i fantasmi che con tanta difficoltà avevano confinato altrove.

Liberata la tavola, si sistemarono comodamente sul divano pronti ad affrontare argomenti e racconti, domande e risposte, quesiti e interrogativi in un clima pacificato.

Marco, sistemato in mezzo a Laura e Sofia, le teneva abbracciate. Aveva percepito che il bacio di conciliazione era stato qualcosa di più. Come se avessero trasmesso l’un l’altra un messaggio saffico. Era rimasto imbarazzato, perché non avrebbe immaginato di vivere una simile situazione. Nel contempo si era stupito. Non tanto per il gesto che visti i tempi potrebbe apparire normale ma perché non aveva mai ravvisato queste tendenze nelle due ragazze.

Mentre lui era impegnato a decifrare il loro comportamento, Sofia chiese senza troppe perifrasi a Marco le motivazioni per le quali aveva lasciato Laura.

Non capisco” disse la ragazza, guardandolo in viso, “i motivi per i quali hai rotto con Laura. Percepisco che esiste tuttora un grande e sincero amore tra voi”.

Laura conosceva le risposte, perché ne avevano parlato a lungo nel pomeriggio. Non diede segnali d’irritazione, mentre si preparava ad ascoltare le spiegazioni. Il suo viso era disteso, senza una ruga.

Marco rimase in silenzio, mentre osservò prima Sofia, poi Laura. Voleva essere chiaro nell’esposizione per non creare dei nuovi equivoci.

Ho vissuto fino a venti anni a Ferrara, una piccola città di provincia, dove i piedi e la bicicletta sono il mezzo di trasporto più usato” scandì con lentezza Marco. “È una città sonnolenta e pigra dai ritmi lenti. Qui ci si muove senza frenesia”.

Il ragazzo fece una pausa. Laura non mutò espressione. Nessuna ruga le increspò la fronte.

Di sicuro’ riconobbe Sofia, ‘questo ha modellato il tuo carattere, come un vestito cucito su misura’.

Marco sorrise alla battuta della ragazza. In effetti era proprio vero che questi ritmi di vita erano nel suo patrimonio genetico.

Giunto a Milano, mi sono sentito fuori posto. Ma allo stesso tempo stimolato dalle novità dell’ambiente” proseguì Marco. “Ero proiettato in un’altra dimensione esistenziale. Un mondo differente che si muoveva frenetico, di corsa. Nei primi momenti la curiosità di esplorare un ambito diverso dall’abituale, la ricchezza di offerte e di svaghi mi hanno colpito e in qualche misura attratto. I cambiamenti mi hanno fornito la spinta ad analizzare con attenzione un ambiente differente rispetto ai primi vent’anni della mia vita. La crescita e la maturazione del mio carattere avrebbe potuto essere, nel bene e nel male, positiva”.

Le due ragazze lo ascoltavano con attenzione, annuendo ai vari passaggi. Marco si fermò per qualche secondo. Doveva cercare di formulare il proprio pensiero con maggiore precisione.

Superato il primo impatto, tutto sommato stimolante, mi si è presentato un problema. La difficoltà di accettare i cambiamenti” disse Marco, riprendendo il filo del discorso. ”Sono entrato in crisi. Sono mancati quelle piccole certezze alle quali ero abituato. I punti di riferimento, ai quali ero avvezzo. Mi sentivo fuori posto, incapace di seguire ritmi così incalzanti e frenetici. Sarei sicuramente tornato a casa, se non avessi incontrato Laura e quel gruppo di persone eccezionali, che la frequentavano. Per me avrebbe rappresentato una sconfitta, se non ci fosse stato lo stimolo della laurea da conseguire in fretta”.

Si interruppe per osservare Laura, che si sistemava più vicino, mentre percepiva chiaramente il calore che trasmetteva.

Laura è stata in cima alla piramide per il sostegno, per l’amore che mi ha dato con sincerità” aggiunse, volgendo lo sguardo verso di lei. “Un gradino immediatamente più in basso è stato il gruppo, che mi ha aiutato e sostenuto a vincere la malinconia delle radici”.

Ricordava con piacere quanto fosse stata disinteressata la loro amicizia.

Senza di loro” concluse Marco, “non ho un’idea di cosa sarebbe successo”.

Nella stanza si udivano solo i loro respiri. La voce di Marco era incrinata dall’emozione nel ripercorrere quegli anni.

Si, Laura è stata la mia scialuppa di salvataggio, il mio faro di riferimento” disse Marco, abbracciandola. “Non so come ringraziarla. L’ho amata allora, l’amo tuttora e l’amerò domani, anche se saremo lontani”.

Percepì che le doveva molto di più di quanto non riusciva a trasmettere con le parole.

Però di una cosa sono conscio. I miei interessi e i miei desideri possono essere in contrasto coi suoi” affermò Marco. “Questo condurrà al disaccordo tra noi”.

Laura sussultò a queste parole, mentre Sofia sgranò gli occhi per la sorpresa.

Avrei dovuto mantenere distacco senza coinvolgerla. Ma non ci sono riuscito” proseguì. “La verità è che sono incapace di adattarmi a una vita diversa da quella immaginata. Nessuna intenzione d’imporre a Laura la mia volontà ma mi sarei opposto, se ella avesse tentato di fermarmi in ciò che desideravo fare. Dopo la laurea avevo tre possibili scenari: Laura si trasferiva a Ferrara, io restavo a Milano oppure tornavo a Ferrara, rinunciando a lei”.

Marco si fermò in attesa di obiezioni che non arrivarono.

Nessuna delle tre opzioni presenta dei pro che bilancino i contro. La prima non è percorribile, perché significa per Laura seppellirsi in un ambiente lontano anni luce da quello nel quale ha vissuto da sempre. Con in più altre problematiche, come la difficoltà di trovare un lavoro soddisfacente. Con grande fatica ho trovato un posto dopo otto mesi di ricerche a Bologna. Quale futuro avrei potuto riservarle, a parte il mio amore? La seconda mi avrebbe consentito di starle accanto, come la prima. Non avremmo avuto difficoltà a trovare ottimi posti di lavoro per entrambi”.

Marco, per rimarcare l’ultima affermazione, accennò al posto sicuro e interessante, che era disponibile il giorno seguente la laurea.

Ma aspiravo a quello che ho sempre desiderato” disse. “Tornare a Ferrara. Vivere a Milano per me sarebbe stato un inferno, un supplizio, al quale sarei sopravvissuto solo qualche mese. Rimaneva percorribile solo la terza soluzione, che avrebbe causato dolore a entrambi. Il tempo, le attività quotidiane sarebbero state in grado di lenire prima e guarire poi le ferite. Non avevo altra scelta” disse a conclusione del lungo monologo. “Quella dell’addio”.

Sofia, rimasta silenziosa durante il suo racconto, l’osservò stupita, vedendolo accanto a Laura.

Hai forse cambiato idea?” gli chiese.

Marco la guardò sorpreso e infastidito.

Se non l’amassi, ora sarei con Agnese anziché con Laura”.

Agnese?” esclamò Sofia basita, sentendo un nome sconosciuto della cui esistenza ignorava tutto. “Chi è?”

Marco riassunse in breve la storia di Agnese. “Ora sono qui a godere della vostra compagnia. Domani sarà un altro giorno. Al momento vivo alla giornata”.

Sofia stava replicando ma lui la interruppe.

Ho sentito di un audace domatore” disse Marco con un sorriso ironico. “A lui è riuscita l’impresa di domare la tigre. E’ vero?”

Veramente la tigre ha ingabbiato il domatore” affermò Sofia, ridendo di gusto. “Appeso alle mie labbra, lo faccio saltare attraverso il cerchio di fuoco allo schiocco delle dita”.

L’atmosfera era mutata. Le due ragazze non mostravano più segni d’interesse tra loro. Guardavano Marco, che polarizzava la loro attenzione. La conversazione proseguì su altri argomenti, finché Sofia non lesse l’ora. Si alzò di scatto dal divano.

Accidenti!” esclamò contrita ma allegra. “Ho promesso a Matteo di vederci alle undici. E’ mezzanotte passata. Non l’ho ancora chiamato! Sarà furibondo, perché non ama aspettare, come me. Ciao!”

Si” disse Laura con un tono algido, “è meglio che tu divida il tuo letto con Matteo, mentre io mi occuperò di Marco”.

Salutata Sofia, le augurarono una felice nottata.

Finalmente erano soli. Si abbracciarono teneramente.

Iniziarono i preparativi per la notte che li aspettava.

Marco pretese che la preparazione venisse eseguita insieme, nonostante le proteste di Laura.

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2 risposte a “Non passava giorno – cap. 32”

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