Non passava giorno – cap. 29

Copertina del  mio libro
Copertina del mio libro

Paolo, seduto alla Caffetteria del Corso, mentre sorseggiava il secondo caffè di quel lungo e interminabile pomeriggio, rifletteva in quale errore era incorso nel corteggiare Laura. Era come se fosse in un grande giardino fiorito senza avere l’opportunità di cogliere un fiore. Doveva solo osservare.

‘Eppure la prima volta che l’ho incontrata ho visto nei suoi occhi un guizzo di interesse’ si disse sfiduciato. ‘Poi è stato solo buio, incomprensioni. Fredda e indifferente a qualsiasi argomento si è richiusa su se stessa’.

Aveva sperato che Matteo, attraverso Sofia, potesse fornirgli qualche utile indicazione per trovare la chiave d’accesso al cuore di Laura. Erano state cartucce caricate a salve. ‘Era single di certo, quando l’ho conosciuta’ pensò. ‘La relazione, che durava da cinque anni, si era interrotta in maniera repentina e senza preavvisi pochi giorni prima di incontrarla, senza un motivo valido’.

C’era nel comportamento di Laura qualcosa, che lui non riusciva ad afferrare con pienezza. Un atteggiamento ambiguo come se dicesse ‘vorrei ma non posso’. ‘Può una persona continuare a desiderare colui, che ha chiuso con te senza spiegarti il perché?’ si disse Paolo incredulo. ‘Se è uscito dalla tua vita, non c’è più’. Per lui era ovvio e razionale ma per Laura evidentemente no. Erano passati otto mesi dalla rottura, eppure Laura in apparenza si comportava con la speranza che il rapporto si ricomponesse da un momento all’altro. Questo per Paolo non aveva senso. ‘Deve esistere un’altra chiave di lettura, che non riesco a individuare’ concluse, scuotendo il capo.

Il tempo scorreva lento. Paolo continuava a sbirciare il cronometro d’acciaio che portava al polso destro. Gli sembrava di essere da una vita nella Caffetteria. Aveva bevuto due caffè e una bottiglia d’acqua, aveva tentato di leggere il giornale per far scorrere più velocemente i minuti. Il tutto inutilmente. ‘Mi farò un aperitivo per fare venire le sette’ si disse, sbuffando e imprecando contro le donne, che fanno le preziose.

Di nuovo confrontò le due donne che in qualche modo avevano segnato la sua vita nell’ultimo anno. Roberta e Laura avevano due personalità differenti, pur con alcuni punti in comune. ‘Sono diverse sia per età che per mentalità’ rifletté Paolo mentre sorseggiava l’aperitivo che gli pareva sciapo. Roberta era una donna seducente per il fascino, che emanava, per l’intensità dei suoi quarant’anni. ‘Non aveva nessuno modello valido di cosa volesse dire forza femminile’ si disse, mentre prendeva dal piatto una patatina. ‘Viveva in un microcosmo ristretto e limitato. Credeva di essere una donna forte ma in realtà era debole. Quello che mostrava all’esterno non era confermato dalle qualità interiori. Era psicologicamente fragile. Bastava un nonnulla per metterla in crisi’. La proiezione del mondo maschile era negativa perché cercava, senza occultarla, che l’uomo la proteggesse e l’accudisse. ‘Questo bisogno l’ho scoperto a mie spese un anno dopo averla conosciuta’ si disse. All’inizio aveva trasmesso una vitalità che lo aveva sedotto e soggiogato. ‘La maturità dei suoi quarant’anni’ pensò, ‘mi ha fatto capire quanto fossi ancora immaturo’. Passata la buriana iniziale di erotismo per dimostrare che era una grande seduttrice nel letto, aveva perso per strada grinta e decisione. ‘Ha preteso’ si disse con amarezza, ‘che io fossi la guida sia in casa che fuori e in particolare nella crescita dei due figli’.

Psicologicamente Paolo era giunto impreparato a questo ruolo così delicato da gestire. Erano cominciati quasi subito gli screzi e le incomprensioni, che hanno avuto una logica conclusione: la separazione delle loro strade.

Di Laura, che era altrettanto affascinante quanto Roberta, conosceva poco o nulla. Il fascino era l’unico punto di contatto tra le due donne. Laura però era molto più fresca e naturale negli atteggiamenti. Aveva le idee chiare di quello che si aspettava dal futuro e aveva manifestato apertamente come intendeva raggiungere gli obiettivi fissati. Gli aveva fatto capire che non avrebbe cercato una guida ma un uomo alla pari con il quale voleva costruire la relazione a due e il percorso comune. ‘Che sia questo il motivo per il quale non siamo entrati in sintonia?’ si domandò. ‘Trasmettevo forse il messaggio che Roberta mi aveva lasciato in eredità: o gregario o guida?’

Erano le sette passate quando salì sul metrò per raggiungere la casa di Matteo. Arrivato alla fermata, con la lentezza, di chi vorrebbe arrivare per ultimo, preferì camminare per un po’ intorno all’isolato. Voleva schiarirsi le idee. Il tempo non gli mancava.

Quando suonò il campanello, Matteo stava aspettando lui e Pizza Express che avrebbe consegnato due margherite e un paio di birre.

Paolo non aveva fame. Sazio com’era, di amore e di delusioni, disse che andavano benissimo. Cominciarono a parlare di Laura e dei fallimenti a catena nell’approccio sentimentale, mentre in sottofondo le note di Mozart inondavano la stanza, creando un’atmosfera rilassata e ovattata.

Laura mi piace. Mi sono innamorato” disse Paolo che sorrise. Era una precisazione inutile, un insignificante eufemismo. “Laura è diversa da Roberta sia per carattere che per aspetto. Mi ha conquistato con la sua personalità forte. Ma devo capire dove l’approccio non ha funzionato”.

Paolo si era reso conto che era incapace di trovare una soluzione in via autonoma. Quindi cercava l’aiuto dell’amico, perché i suoi occhi e la sua mente erano neutrali, sgravati dal peso dell’innamoramento.

Paolo esternava quello che percepiva, sperando in ricette miracolose che avrebbero risolto i dilemmi e le angosce. In questo momento della sua vita si sentiva libero di esprimere le sensazioni, che sgorgavano dall’interno, e di essere se stesso in modo trasparente. Tuttavia non era in grado di trasmetterlo a Laura, che restava algida e distaccata.

Matteo aveva intuito dove l’amico voleva andare a parare. Glielo aveva fatto comprendere l’espressione del suo viso. L’occhio malinconico, la fronte aggrottata, le labbra stirate, la mascella che si muoveva nervosa. Raccolse le idee, perché non amava dispensare consigli, che assimilava a certe pillole miracolose che promettevano prodigi ma non valevano nulla. Iniziò con cautela. Fece notare a Paolo che non era riuscito a stabilire un contatto empatico con Laura, perché non trasmetteva il messaggio giusto.

Quale messaggio?” domandò Paolo, spalancando gli occhi.

Lo veicoli in maniera inconscia, senza rendertene conto” rispose Matteo. “Per te certi atteggiamenti sono consuetudine. Non te ne accorgi”.

Ma quali atteggiamenti?” lo incalzò Paolo.

Prova a riflettere come ti proponi” gli disse Matteo. “Il tono della voce, che fatichi a controllare. Le parole dei tuoi pensieri, spesso in libertà. L’aggressività, che usi nella professione. Messaggi negativi”.

Paolo rifletté su queste parole e intuì che gli stava offrendo una chiave di lettura degli insuccessi. Era la sua incapacità di proiettare su di lei i sentimenti che provava. Forse il tono era quello di affermare ‘io sono il tuo padrone, la tua guida. Tu mi seguirai docile senza protestare’. Rammentò l’ultimo invito. Iniziato come se dovesse essere accettato senza battere ciglio, senza domande. Non aveva dato spiegazioni, perché aveva preteso che lui non fosse in obbligo di darne. La trattava come si comportava con i clienti, che dovevano ascoltare le sue proposte senza obiezioni. Un atto di fede, un dogma da accettare senza fiatare. Nelle relazioni interpersonali teneva un atteggiamento, come se loro fossero il palcoscenico su cui poteva recitare a suo piacimento.

É questo messaggio che sto trasmettendo verso Laura?” disse Paolo.

Matteo, ascoltate in silenzio le parole di Paolo, gli comunicò che Sofia gli aveva dato appuntamento dopo la serata in compagnia di Laura e aggiunse sornione. “Dormirò da lei”.

Non si accorse di aver ferito l’amico che avrebbe desiderato pure lui trascorrere la notte con Laura.

Matteo dalla chiacchierata sotto le lenzuola sperava di ricavare qualche altra utile indicazione per Paolo.

Spero di avere delle buone notizie, domani” gli disse con una punta di ottimismo.

La serata proseguì in attesa della chiamata di Sofia, che tardò ad arrivare.

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