Il tè era ormai freddo, dimenticato da Laura e Marco, che parlavano di loro, delle sensazioni che avevano provato e superato durante la separazione. Sembravano due vecchi amanti, che si ritrovavano dopo una lunga lontananza con la speranza di riannodare i fili dei ricordi e dei sensi.
Marco, tra una pausa e un discorso interrotto da un bacio furtivo, rimuginava sui motivi che l’avevano spinto a correre da Laura. Lei aveva chiesto aiuto per risolvere un problema che l’assillava da tempo. Tuttavia l’argomento non era stato nemmeno sfiorato. Attese paziente che Laura lo introducesse, mentre la lasciava parlare senza interruzione.
Laura, come una folata di vento scompigliava pensieri e chiome in un turbinio di polveri e cartacce, all’improvviso cambiò il tema della conversazione.
Ricordò il primo rapporto avuto con lui.
“Non era la prima volta che dormivamo insieme” disse Laura, mentre Marco faceva un cenno affermativo con la testa. “Ma solamente un anno dopo esserci conosciuti abbiamo fatto all’amore, mentre in precedenza mi avevi solo sfiorato con le mani”.
Marco aveva un ricordo nitido di quella volta e di come l’aveva assecondata, affinché accantonasse ansie e timori. Fece solo un sorriso senza interromperla. Preferiva ascoltarla e capire il motivo della richiesta di aiuto. Di sicuro, pensò, non è per ricordare quegli episodi ma devo essere paziente.
“Non volevo stare nuda o spogliarmi in tua presenza” gli disse, arrossendo. “Lo facevo, mentre tu non c’eri oppure al buio accettavo che lo facessi tu”.
Marco annuì. Rammentava bene quelle manie, che le prime volte lo avevano infastidito. Col tempo le accettò come un gioco erotico.
“Provavo vergogna a guardarti spogliato” aggiunse Laura, che abbassò lo sguardo con le guance rosse per la vergogna. “Quante piccole manie è stato costellato il nostro rapporto, senza che tu avessi mai dato un segno di insofferenza”.
Marco sorrise, perché sapeva che non era vero che lui avesse accettato senza fastidi quelle fisime. Tuttavia non le volle togliere l’illusione che fosse la verità.
“Volevo il buio completo per fare all’amore. Al termine dovevo lavarmi per eliminare i segni del rapporto. Non riuscivo ad assaporare il gusto del piacere” gli disse con sincerità. “Mi rimaneva un senso di colpa che non ero in grado di gestire. Durava molte ore”.
Marco inarcò un sopracciglio per la sorpresa. ‘Questa confessione’ pensò, ‘mi coglie impreparato. Ero convinto del contrario’.
Laura proseguì nell’esternare altri dettagli, che Marco ignorava o non aveva compreso la natura.
“Quando mi lavo le parti intime” disse senza guardarlo negli occhi, “provo un senso di vergogna. Le mani veloci passano sul corpo, mentre con la mente dovo pensare ad altro”.
Nella testa di Marco cominciava a prendere forma il motivo della misteriosa telefonata che l’aveva fatto accorrere da lei. Anche in questo momento, rifletté, non riesce esprimere con chiarezza il problema che la assilla. Deve fare un lungo giro di parole. Deve affrontare la questione, prendendola alla lontana, perché si vergogna delle sue paure.
Laura osservò il viso di Marco, che aveva il viso disteso, come se avesse già capito dove voleva arrivare con le sue parole. ‘Dunque ha intuito quello che gli voglio dire’ si disse rinfrancata. Trasse un profondo respiro prima di trovare la forza di aggiungere un altro tassello alle sue ammissioni.
“É questo il tema sul quale voglio confrontarmi con te” fece Laura, facendo una pausa, prima di riprendere la confessione.
“Tu non mi hai messa a disagio. perché hai compreso il mio stato d’animo confuso e incerto. Non hai mai forzato oppure imposto la tua volontà ma mi hai assecondata con discrezione nelle mie fobie”.
Marco annuì senza dire nulla. Non voleva interromperla o bloccare quello che stava ammettendo.
“Col tuo atteggiamento sono riuscita” proseguì Laura, che adesso lo guardava senza remore negli occhi, “a vincere la mia personale guerra. Sempre in bilico tra la voglia di amare e le paure inconsce, che non riuscivo a dominare. Ero soggiogata dai mille tabù, ascoltati per molto tempo in famiglia”.
Laura fece una pausa nella speranza di sentire la voce di Marco.
“Prosegui” la incitò. “Non voglio interrompere il tuo discorso. Parlerò alla fine”.
Questo incitamento le diede la forza di aprirsi ancora.
“Con te mi sono sentita, sia pure in maniera effimera e passeggera, una donna piena di passione. Pronta ad amare ed essere riamata. Avvertivo forte il bisogno di sesso” proseguì Laura. “anche se ogni volta dovevo vincere il tumulto dei tabù che si agitavano dentro di me”.
“Eppure dopo quella prima volta” disse Marco, “percepivo la tensione iniziale che si scioglieva, mentre facevamo all’amore”.
Laura sorrise ma doveva ancora confessare qualcosa, aprire la propria anima, sperando di non ferirlo con quanto avrebbe aggiunto.
“In questi otto mesi” cominciò con cautela, “più di un uomo mi ha corteggiata ma li ho respinti tutti. Li ho allontanati, perché pensavo a te. Ma non solo per questo. Le paure sono riemerse prepotenti dal subconscio. Mi si è bloccata la psiche, rifiutando qualsiasi approccio maschile”.
Laura si fermò timorosa della reazione di Marco a questa rivelazione. Lui le fece un cenno di proseguire.
“Il timore di non riuscire a superare l’impatto del letto” disse la ragazza rinfrancata, “è stato talmente intenso da annullare qualsiasi altra istanza”.
“Dunque è questo l’argomento al quale dobbiamo trovare una soluzione?” chiese Marco. “É come vincere le tue paure?”
“Sì. Vorrei parlarne con te, perché mi hai sempre capita” disse Laura rincuorata. Era riuscita a esporre il problema che l’assillava da tempo senza perdersi in giri di parole inutili. “Vorrei capirne il motivo, vorrei essere come tutte le altre donne”.
Marco aggrottò la fronte per il disappunto che l’argomento non verteva sui loro rapporti o su una richiesta di ricucire lo strappo. Però la distese quasi subito, perché la questione non intaccava la sua decisione di troncare la loro relazione.
“Sono disponibile ad aiutarti per trovare una soluzione alle tue fobie” disse Marco visibilmente sollevato, “ma ne parliamo, quando Sofia se ne sarà andata”.
Il ragazzo fece una pausa prima di giustificare le sue parole.
“Ora potremo avviare un discorso delicato, che è troppo lungo da completare, prima dall’arrivo di Sofia” fece Marco. “Stanotte lo affronteremo con calma trovando le giuste risposte“.
“D’accordo” rispose Laura. “Adesso però desidero fare l’amore con te. É da mesi ci penso”.
“Si” disse Marco, “ma alle mie condizioni”.
“Va bene” acconsentì Laura senza riflettere, “anche se non le conosco”.
Marco chiuse porta e imposte, accese tutte le luci e la invitò a spogliarsi insieme a lui.
Laura rimase impietrita senza riuscire a dire nulla, mentre lo osservava a togliersi giacca, camicia, pantaloni, scarpe rimanendo con gli slip. Lui la guardò con durezza, stringendo i muscoli della mascella.
“Avevo capito che volevi fare all’amore” fece Marco con tono ironico. “Visto che sei rimasta vestita, forse ho equivocato sulle parole, fraintendendoti”.
Detto questo, cominciò a rivestirsi.
“Devo ammettere di avere commesso un errore venendo a Milano” disse Marco, stringendo gli occhi per il nervosismo. “É opportuno che riprenda la strada per Ferrara, prima che faccia buio”.
Laura lo osservò ipnotizzata e bloccata anche nelle parole, rimanendo in silenzio, mentre gli mancava solo la giacca da indossare. In quel preciso istante Laura si scosse dal torpore che l’aveva avvolta e cominciò a togliersi il vestito rosso ma lo fece come se facesse uno spogliarello.
Marco la guardò sconcertato.
“Sembri l’emula di Kim Bassinger” esclamò, sgranando gli occhi. Quasi non la riconosceva in queste movenze sensuali.
Laura, rimasta con reggiseno e mutandine, scoppiò a piangere senza apparente motivo con le braccia, che cadevano flosce sui fianchi. Marco si avvicinò, la prese per mano mettendola a sedere sul letto.
“Chiedi il mio aiuto, ma poi lo rifiuti” le disse. “C’è un segreto che non vuoi rivelare?”.
Senza aspettare la risposta di Laura, con delicatezza le tolse il reggiseno e la baciò con passione. La distese dolcemente sul letto, mentre i due corpi diventarono uno solo. Le lingue si cercarono, le mani accarezzarono la pelle e i capelli, mentre i gemiti preannunciavano la passione.
Marco disse sussurrando: “Sfilami gli slip, come farò con te”.
Laura bisbigliando rispose: “No, prima spegni le luci. Non riesco a vedermi nuda”.
Lui si staccò e la guardò serio. “Gli accordi erano che l’avremmo fatto alle mie condizioni. Le luci restano accese. Se hai cambiato idea, dillo che me ne vado”.
Laura si sentì perduta, in trappola. “Farò come vuoi”.
Adesso erano nudi con le luci accese. Lui cercò la sua bocca, poi scivolò dietro all’orecchio per scendere sui capezzoli e sempre più giù. La lingua esplorava, bagnava, la bocca succhiava e donava piacere. Lei sembrava passiva nel ricevere la passione che Marco trasmetteva.
Prese la sua mano con decisione, mentre la guidava senza esitazioni alla ricerca del monte di venere. Laura allargò istintivamente le gambe, mentre quelle di Marco cercavano i capezzoli.
Lentamente anche Laura divenne attiva, cercando il suo corpo. Tutte le paure sembravano svanire, come il buio sfuma al sorgere dell’alba.
“Ti amo” sussurrò Laura.
“Anch’io” fu la risposta di Marco, che si staccò da lei per spegnere le luci.
Un’ora di passione trascorse in un baleno. Fu indimenticabile per entrambi prima di giacere esausti nel letto a guardare le loro nudità.
Laura sorrise soddisfatta perché aveva compiuto un primo piccolo e timido passo per superare le sue paure.