Laura tornò con teiera e tazzine. Riempì le tazze e si sistemò su di lui come una gattina sulle gambe del padrone.
Marco restò in silenzio a osservarla, mentre con grazia versava il tè e si accoccolava su di lui. Era sempre più convinto che non fosse stata una buona idea quella di partire per Milano. Ormai c’era e non poteva sparire.
“Sono passati otto mesi” cominciò Laura, “da quel giorno in cui mi hai detto quelle parole che mi hanno fatto male”. Non voleva ricordare quella data, che avrebbe voluto cancellare dal calendario.
Marco la guardò. Inspirò aria e cominciò a raccontare come aveva trascorso le sue giornate tra momenti di malinconia e ritorni al passato. Era stato un periodo travagliato, perché doveva ritrovare dentro di sé la serenità che aveva smarrito per strada. Aveva scoperto lentamente le radici e il mondo che aveva perso e dimenticato con gli anni di università. Con lentezza era uscito dalla nebbia, che gli aveva offuscato la vista. Aveva rimesso ordine ai pensieri, focalizzando gli obiettivi, che intendeva raggiungere. Adesso conosceva quali priorità doveva seguire.
Il processo era stato lungo e difficoltoso, perché troppi segnali discordanti giungevano tutti insieme nella sua testa. L’avevano confuso ma anche stimolato a proseguire. Non poteva rimanere prigioniero di qualcosa che non c’era più.
L’obiettivo primario era stato quello di cercare un lavoro vicino a casa, perché non voleva allontanarsi dal mondo, che stava ritrovando con fatica e incertezze.
Alla fine era riuscito nel suo scopo, perché da poco dopo mesi di ricerche, vissuti tra delusioni ed entusiasmi, tra speranze e frustrazioni, aveva trovato un buon posto a Bologna. Tra tre giorni cominciava per lui la nuova vita composta di treno e bus, di alzarsi presto alla mattina e coricarsi non troppo tardi alla sera.
“Una vita semplice senza frenesie” disse a conclusione del lungo racconto “Sono stato casto, niente donne, niente alcol”.
Tacque per un istante per decidere se doveva parlare oppure no di Agnese. Scelse di raccontare, perché non voleva nasconderle nulla. D’altra parte con lei c’era più fantasia e immaginazione che circostanze concrete. Non comprendeva i motivi per i quali doveva tacere.
“Una ragazza in effetti l’ho conosciuta nel frattempo” disse, facendo una brevissima pausa. Aveva percepito l’irrigidimento di Laura. “E’ strano che parli di lei, ma non voglio lasciare degli scheletri nell’armadio”.
Qualche giorno dopo il ritorno a Ferrara aveva preso la bicicletta per fare un giro. Aveva incontrato una ragazza ferma sul ciglio della strada con una gomma sgonfia. L’aveva aiutata a riparare il danno e poi si erano salutati scambiandosi i numeri di telefono. Era stata più che una meteora la reciproca conoscenza.
Si fermò un istante a prendere fiato, prima di proseguire con gli avvenimenti più recenti. A parte il nome, Agnese, non conosceva null’altro di lei, né dove abitava, né cosa faceva, né il suo status, né il cognome. Non l’aveva più rivista, né sentita, fino a questa mattina quando gli aveva proposto una uscita in bicicletta per il giorno seguente.
“Ora sono qui” disse, “e non ho niente da aggiungere”. A questo punto tacque, aspettando in silenzio che Laura parlasse.
Lei appoggiò il capo sul suo petto rimanendo muta.
“E’ il tuo turno” la incalzò Marco serio e deciso, mentre le baciava i capelli.
Laura alzò il viso e cominciò a parlare con voce roca e bassa per l’emozione.
In questi lunghi mesi Marco le era mancato moltissimo. Le erano mancati i consigli, il farla sentire sicura. In particolare aveva patito l’addio, perché era stato tanto frettoloso. quanto incomprensibile come lampi a cielo sereno. Sarebbe sparita, sprofondata in fondo al mare dello sconforto e della depressione, se Sofia l’avesse aiutata a tornare a galla, a respirare, a riprendersi la vita. La ricerca del lavoro l’aveva aiutata a dimenticare, a non pensare con assiduità a Marco. Si era guardata in giro, accettando alla fine di diventare assistente del product manager della linea montagna della società Grow&Co.
“Tutto qui, niente di eccitante” disse concludendo il discorso.
Marco la guardò fissa negli occhi. “Sento” disse, “che hai qualche segreto che non vuoi rivelare”.
Lui aveva intuito che il racconto era monco, perché era stato troppo conciso sul come era ritornata alla vita.
‘Che importanza’ pensò, ‘poteva avere un segreto che temeva di rendere noto, quando c’erano altri argomenti da trattare, più frivoli e meno impegnativi?’ Marco giunse alla conclusione che era meglio concentrarsi sull’intimità attuale, senza pensare troppo al passato. Giudicò che fosse prematuro il momento per parlarne. Lo avrebbe estratto più avanti nel corso della giornata, se si fosse presentata l’occasione.
Laura a queste parole provò più senso di colpa che di dispiacere, perché Marco era riuscito a leggere dentro di lei l’incompletezza del racconto. Lui aveva parlato di Agnese in modo naturale senza nascondere nulla, pur essendo una conoscenza appena accennata e con un futuro incerto. Lei non era riuscita a trovare le parole e il coraggio per descrivere il corteggiamento discreto ma assiduo di Paolo e aveva taciuto. Combattuta tra il tacere e il dire, alla fine si convinse che ne doveva parlare. Raccolse tutte le forze per descrivere gli avvenimenti che la coinvolgevano con Paolo, perché era stato un qualcosa di più rispetto ad Agnese.
“Come al solito hai ragione, non ti ho detto tutto“ disse mentre abbassava lo sguardo per non incrociare il suo, timorosa di non riuscirci.
“Non sei obbligata a parlarne, qualunque sia l’argomento.” replicò Marco guardandola fissa negli occhi per indurla a aprirsi.
Laura a questo punto fu risoluta ad aprire l’anima come un libro aperto. “Non c’è nulla di disdicevole in quello che andrò raccontando”.
Dopo essersi chiusa in casa per una settimana come se fosse entrata in un convento di clausura, aveva trovato la forza di uscire con Sofia. Mentre erano alla Caffetteria del Corso avevano conosciuto due uomini, due amici, coi quali avevano trascorso la serata. Paolo l’aveva corteggiata senza che succedesse nulla, perché non percepiva alcunché verso di lui. Successivamente l’aveva rivisto a un pranzo organizzato dall’amico. Il risultato non era stato migliore della prima volta.
“Ah” soggiunse Laura con un pizzico di malizia e ironia, “devi sapere che Sofia non è più single. Ha una relazione con l’amico di Paolo da quella famosa sera”.
“Sofia ha un compagno? Quasi da non credere!” disse Marco ilare e sorpreso, interrompendo il racconto di Laura. “Avrei scommesso che sarebbe rimasta zitella a vita! Dunque ho perso la scommessa”.
Laura riprese il racconto, come se l’interruzione non fosse intervenuta. “Oggi prima che ti telefonassi, lui mi ha invitata a cena. Ma ho risposto seccamente di no. Come vedi niente da nascondere. Sono stata veramente sciocca a non parlarne subito”.
Poi si abbandonò sul petto di Marco singhiozzando silenziosamente.