Una storia così anonima – parte trentasettesima

foto personale
foto personale

Rennes-le-Château, 28 febbraio 2015, ore dieci.

Arrêter! Où êtes-vous!” sibila Pierre, puntando un piccolo coltello sulla schiena di Vanessa.

Non vedete che sono immobile” replica la ragazza, che cerca di vedere in viso il suo aggressore. Avverte la punta sulla propria pelle, almeno quella è la sensazione.

Cosa avete trovato?” dice Pierre, tenendosi in ombra.

Nulla” replica calma Vanessa, che, passato il primo momento di sbigottimento, sta riacquistando lucidità e sangue freddo. ‘Aveva ragione, Luca’ pensa la ragazza, ‘quando diceva che Pietro aveva lasciato qualcosa in questo paese’.

Allora perché avete girato intorno all’altare?” incalza Pierre, che l’ha vista inginocchiata, mentre allungava una mano. ‘Aveva in mano un oggetto che nel buio non ho riconosciuto. Di sicuro l’ha nascosto da qualche parte’.

Vanessa nell’ascoltare quelle parole non è riuscita a trattenere una risata. ‘Non si è accorto che stavo fotografando la base dell’altare’ riflette. ‘Meglio così’. Però subito si immobilizza. La punta del coltello torna a farsi sentire. Pensa che sia meglio non irritarlo. Le appare deciso a usarlo contro di lei. Con la destra fa partire il segnale d’allarme convenuto. Spera che Luca non arrivi troppo tardi, perché avverte una sottile punta di inquietudine. ‘Questo mi appare un pazzo’ riflette, mentre la sua mente cerca di escogitare qualcosa per trarsi d’impaccio da sola.

Allora avete perso l’uso della parola?” afferma innervosito Pierre, che preme il coltello sulla schiena di Vanessa.

Mi fate male” dice la ragazza, che cerca un diversivo nella speranza di guadagnare tempo in attesa di Luca. “Non scappo, se togliete quel coltello puntato sulla mia schiena”.

Non mi incantate con le vostre parole” fa Pierre, mentre un leggero tic nervoso increspa la sua guancia sotto l’occhio destro. “Vi ho chiesto cosa avete preso oppure nascosto? Non intendo perdere altro tempo con voi”.

Siete sulla strada sbagliata” afferma con calma Vanessa, scandendo con lentezza le parole. “Né l’una, né l’altra delle ipotesi”.

Pierre sta perdendo la pazienza. Ha compreso che non otterrà nulla dalla ragazza. Cambia strategia. ‘La devo portare in un luogo lontano da tutti’ pensa. ‘Di nascosto da occhi indiscreti le estorcerò la verità’.

Venite” le dice l’uomo, prendendola per un braccio, mentre tiene puntato nella schiena il coltello.

Dove mi portate?” chiede Vanessa, facendo resistenza passiva. Ogni secondo guadagnato, è un vantaggio nell’attesa dell’arrivo di Luca. Si domanda se ha raccolto il suo segnale. Se non arriva in fretta, sa di essere perduta. Non ha trovato una soluzione poco rischiosa per togliersi dai guai. Henri le appare determinato e pericoloso con quel coltello, che preme sulla schiena.

Muovetevi!” esclama Pierre, strattonandola bruscamente, mentre si avviano all’uscita dalla chiesa.

Vanessa prova a divincolarsi, senza rispondere all’ultimo ordine.

Luca sta pagando, quando l’app gli segnala pericolo. Posa gli occhi sul display illuminato. ‘Oh! Cazzo’ si dice, raccogliendo in fretta le monete dal bancone. Deve affrettarsi senza perdere un secondo. Henri non gli è mai apparso una persona innocua. ‘Tutt’altro!’ pensa, mentre si avvia nervosamente verso l’area dell’Abbé Saunière. ‘Si trova in chiesa, nel museo o nel piccolo cimitero?’ riflette, mentre corre osservando il display con attenzione e ansia. Si ferma un istante per valutare dove dirigersi. Punta verso la chiesa. Il resto gli appare improbabile. Le porte sono chiuse.

Sta per muovere un passo, quando intravvede la chioma di Vanessa spuntare dall’ingresso con un’ombra alle sue spalle. Arretra di qualche passo, sottraendosi alla loro vista. Non è sicuro ma forse l’amica l’ha notato. Sente la voce di Vanessa. “Mi fate male”. Esce allo scoperto, rompendo gli indugi. Avverte una sensazione di pericolo per l’amica.

Henri” gli grida Luca, puntando la fotocamera dello smartphone.

Pierre ha un sussulto, si distrae. Ha udito un nome maschile. Si guarda intorno per vedere chi è questo Henri. In quel frangente, quando abbassa le difese nei confronti di Vanessa, non si accorge delle sue mosse. Lei si gira di scatto, dandogli una ginocchiata tra le gambe e gli afferra la mano col coltello. Gliela torce con vigore, facendoglielo cadere per terra.

Pierre è sorpreso e dolorante. Ha le idee annebbiate e lascia la presa del braccio di Vanessa, che può divincolarsi e allontanarsi. Si è dimenticato del ragazzo, che con un calcio allontana il coltello a serramanico. Emette un grido strozzato tra rabbia e dolore. Si scaglia contro Luca, sferrandogli un diretto al viso. Un colpo non forte ma preciso, che stordisce il ragazzo.

Vanessa si ferma, incerta se continuare a correre verso la salvezza oppure ritornare sui suoi passi. Vede l’amico con un ginocchio per terra, incapace di difendersi, mentre l’uomo lo afferra per la gola da dietro. Ha deciso. Deve aiutare Luca.

Il ragazzo fa scattare il flash dello smartphone che acceca per un secondo Pierre. Un attimo di respiro, perché ha allentato la presa. Con l’altro braccio libero dà un violento colpo ai genitali dell’uomo, ancora doloranti per la ginocchiata di Vanessa. Urla per il dolore, abbandonando il collo di Luca, che si alza per fronteggiarlo. L’uomo è più grosso e alto di lui ma non ha molte scelte. Deve affrontarlo con decisione se vuole guadagnare la salvezza. Arretra velocemente, portandosi fuori tiro dai suoi pugni, mentre infila nella tasca interna lo smartphone, che adesso è solo di impiccio.

Pierre ha gli occhi iniettati di sangue per il dolore e la rabbia. Assume la tipica posizione del pugile con le braccia a protezione del tronco e del viso. Si muove come un ballerino sul ring con piccoli saltelli in avanti, pronto a scaricare il suo destro sul viso di Luca, che cerca un punto debole dell’avversario per organizzare la sua difesa. Pierre fa scattare il sinistro per doppiarlo col destro, mentre il ragazzo si sposta lateralmente per evitarlo. Tuttavia Luca non cade nella trappola di rispondergli. Si abbassa, puntando verso il corpo di Pierre. La manovra gli riesce, mentre passa sotto le braccia dell’uomo, protese in avanti alla ricerca del bersaglio. Luca solleva la testa di colpo, incocciando il mento di Pierre, che urla per il dolore. La lingua è rimasta parzialmente tra i suoi denti.

Luca rimane stordito e avverte qualcosa di caldo e appiccicoso colargli sul collo. Sa che deve sfruttare questo momento per allontanarsi da Pierre. Scivola di lato portandosi alle spalle dell’uomo.

Mentre i due uomini stanno lottando, Vanessa come una leonessa ferita si avventa sul viso di Pierre, piantandogli le unghie, come artigli, sulla guancia. Il dolore acuto della lingua che sanguina abbondantemente, le unghiate profonde sul viso lo fanno urlare di nuovo per il dolore. Con la vista annebbiata dalla rabbia Pierre perde la lucidità di rispondere agli attacchi. É solo un attimo, pochi secondi ma sufficienti ai due ragazzi per portarsi fuori dal suo raggio di azione.

Vieni, Van” urla Luca, accennando ad allontanarsi. La manovra non sfugge alla la ragazza che lo segue.

Corrono a perdifiato verso la libreria che dista un centinaio di passi. Pierre accenna a rincorrerli ma poi desiste. Il taglio alla lingua è profondo e deve fermare l’emorragia. ‘Quella puttana’ si dice, toccandosi il viso, ‘per pochi centimetri non mi ha cavato un occhio’. Prende un fazzoletto di cotone dalla tasca dei pantaloni per tamponare la ferita. I genitali gli dolgono a ogni movimento delle gambe. ‘Mi hanno conciato bene’ pensa, avviandosi verso Le Dragon de Rhedae.

I due ragazzi, visto che Henri non li insegue, decidono di portarsi verso la loro gites. Per parlarsi, per raccontare quello, che è successo, avranno tempo nella loro stanza.

Vanessa che cammina al suo fianco, nota il rivolo di sangue che copioso spunta dai capelli castano chiari. “Sei ferito!” dice la ragazza allarmata. Accenna a fermarsi per controllare l’entità del danno.

Non è nulla” minimizza Luca, che con un fazzoletto si pulisce il viso. Prosegue a camminare, anche se Henri non è dietro di loro. ‘Se vuole attenderci o tenderci un agguato, nei pressi della gite‘ pensa il ragazzo, ‘non ha problemi. Sa perfettamente dove alloggiamo’.

Vanessa è preoccupata, perché il sangue, nonostante i tentativi di Luca, scorre abbondantemente e non accenna a fermarsi.

Cerchiamo una farmacia” dice la ragazza.

No, meglio tornare dove alloggiamo” afferma Luca. “In valigia ho qualcosa per la medicazione. E poi non ne ho viste”.

Vanessa non è molto convinta delle affermazioni dell’amico, perché è certa che Madame Monzon sarebbe preoccupata nel vederlo in quelle condizioni. Camminano svelti, finché non trovano una fontanella nei pressi della gite. Luca infila la testa sotto l’acqua gelida, arrossandola di sangue. Brividi di freddo percorrono il suo corpo ma riceve un momentaneo sollievo. Vanessa scorge una minuscola merceria non molto distante. Dopo poco torna con un asciugamano di spugna colorato e una pezza di tela grezza.

Prendi” gli dice, allungandogli la spugna. “Asciugati o ti verrà un coccolone”.

Luca, dopo aver messo la testa ancora sotto il rivolo d’acqua, si strofina con energia capelli e viso. Poi a mo’ di turbante se lo avvolge sulla testa. “La tela la userò dopo” afferma. “L’asciugamano è sufficiente per il momento”.

I due ragazzi concordano la versione da raccontare a Madame Monzon.

Ha sbattuto la testa in un spigolo” dice Vanessa alla proprietaria della gite. “Un piccolo taglio nel capo”. Poi aggiunge sorridente. “Ha la testa dura, Luca”.

Madame Monzon controlla la ferita, che è di poco conto ma che sanguina con abbondanza. Prende dalla cassetta del pronto soccorso in dotazione garze e uno spray, che fa agire sulla ferita, tamponandola con la garzetta emostatica.

Se continua a sanguinare” fa la donna, “si dovrà andare a Couiza”.

I due ragazzi si portano nella loro stanza al primo piano. Luca si toglie i vestiti insanguinati prima di cominciare ad ascoltare il racconto di Vanessa.

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0 risposte a “Una storia così anonima – parte trentasettesima”

  1. Realmente es una maravilla su relato**
    Admiro su capacidad para escribir*
    Como le dije en otra oportunidad no he seguido la historía y estoy perdida
    pero no quería dejar de saludarlo***
    mi cariño****
    buenas noches*****

  2. Mi querido amigo! he estado enferma con un virus intestinal, recién puedo estar en mi oredenador. Solo te mando un beso enorme pero….que no te pase mi virus ajaja Beossssssss

  3. Coinvolta assai, assieme a Vanessa e Luca nella lotta contro Pierre
    Ogni calcio, pugno e unghiata,non mi lesinavo di aiutare i ragazzi
    Complimenti, Gian Paolo, un bel e Duro ritorno ne: ” Una storia così anonima”
    Un abbraccio caro
    Mistral

  4. Luca e Vanessa se la sono vista davvero brutta, hanno rischiato di soccombere sotto la ferocia di Pierre, nonostante la loro lucidità.
    Per fortuna Madame Monzon ha creduto alla versione data dai due provvedendo a medicare con gesti sicuri la testa insanguinata del ragazzo.
    Ho temuto per loro ma ancora una volta ce l’hanno fatta, hanno nervi saldi questi due ragazzi!
    Continuo l’avvincente lettura ….

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