Non passava giorno – cap. 19

 

Foto personale
Foto personale

Marco aveva a disposizione due giorni prima di prendere servizio e voleva dedicarli alle passeggiate e al relax. Voleva arrivare all’appuntamento con il nuovo lavoro rilassato e sereno. La telefonata di Agnese veniva a puntino per riempire la giornata di martedì, per il giorno successivo avrebbe trovato qualcosa di interessante da fare.

Incontrare nuovamente Agnese gli faceva piacere, perché la prima impressione era stata positiva. Gli era sembrata una ragazza matura e consapevole degli obiettivi, che voleva raggiungere, senza tanti grilli per la testa,

Dopo otto mesi di quasi clausura percepiva la necessità psicologica di incontrare persone nuove. In particolare di sesso femminile. Doveva cancellare Laura, che, nonostante tutti i suoi tentativi, era sempre fisicamente presente nella mente. Sembrava la sua ombra, che lo seguiva senza abbandonarlo mai. Dalla partenza da Milano non era riuscito a scacciare l’immagine della ragazza, né a lenire il dolore per l’addio frettoloso e senza spiegazioni. L’aveva amata con sincerità. I cinque anni, trascorsi insieme quasi tutti i giorni non potevano essere cancellati da una parola ‘ADDIO’. Però in quel momento capiva che la sua esistenza cambiava direzione, virava verso un orizzonte che gli appariva più roseo dei giorni passati. Era sicuro di dimenticare il passato, che sarebbe rimasto un piacevole gradevole ricordo.

Gli era tornato il buon umore dopo aver sentito la voce di Agnese. Le fotografie e le lettere non lo spaventavano più, le osservava con occhio distaccato e sereno. Sapeva che avrebbe trovato il coraggio di chiamare Laura per spiegare tutto senza remore o paure. Era immerso in queste riflessioni, quando la suoneria del telefono gli annunciò l’arrivo di una chiamata. Guardò il display.

Sobbalzò, deglutì vistosamente, ebbe un tremore alla mano.

Non può essere!” esclamò stupefatto. “Non può essere lei!”

Il telefono continuò la sua melodia incessante, mentre era incerto se rispondere.

L’ho pensata e lei mi telefona. Perché?” urlò a squarciagola.

Ciao, sono Laura”. Udì la sua voce uscire chiara e distinta come se fosse fisicamente di fronte a lui. “Ci sei? Sento l’urgenza di parlarti! Rispondimi”.

Ciao“ fece lui di rimando. “Ti stavo pensando e mi hai chiamato. Telepatia o magia del pensiero? Quale urgenza ha vinto le nostre paure? Sono passati otto mesi. Nessuno dei due ha trovato la forza di alzare il telefono fino a questo momento”.

Marco” riprese Laura, ignorando le parole appena ascoltate, “oggi ho trovato una vecchia istantanea. Indossavo il vestito rosso. Te lo ricordi?”

Si, come se fosse oggi. Capelli rossi e vestito rosso. Sembravi l’angelo vendicatore, ma eri meravigliosa. Mi avevi talmente stregato che baciandoti ti ho detto ‘Ti amo’. Ti ho amato veramente e ti amo tuttora” disse tutto d’un fiato per esorcizzare i timori che la telefonata aveva risvegliati.

Laura stava per replicare ma un groppo le chiuse la gola impedendole di dire una sola parola. Marco percepì il senso di disagio che le aveva provocato con le sue parole. Era stato crudele nel pronunciarle ma il suo era stato un sentimento autentico, non effimero. Aveva parlato con parole rotte dall’emozione nell’ascoltare la sua voce.

Marco“ riprese la ragazza col tono impastato dal pianto, “ti devo parlare con urgenza. Voglio sentire il tuo pensiero su un segreto, che mi porto dentro da troppo tempo. Solo tu mi puoi capire e solo tu puoi rompere la barriera che mi impedisce di essere donna”.

Laura, dove sei?” chiese Marco, deciso e padrone delle proprie emozioni “Se vuoi tra due ore posso essere da te”.

Sono a casa” fece con tono accorato, stemperato dal pianto, che copioso sgorgava dagli occhi. “ Sono da sola. I miei sono in vacanza fino a sabato. Ti aspetto. Vorrei che tu rimanessi accanto a me fino a domani. Sono confusa e incerta per affrontare la notte da sola. Posso contare su di te?”

Cinque anni non posso dimenticarli” rispose Marco. “Questi otto mesi sono stati un inferno per me”.

Ti aspetto sulla porta” esclamò Laura con le lacrime di gioia. “Non ho mai smesso di amarti, anche se esteriormente è sembrato il contrario”.

Marco rimase perplesso, guardando il telefono muto. Rifletté sul senso del discorso, che non era ancora svanito nella sua mente. Non avevano parlato dell’addio ma avevano esternato solo parole d’amore. ‘Sono stato crudele’ si disse, ‘o ho parlato col cuore?’ Un altro pensiero si affacciò prepotente nella sua testa. S’interrogò sui motivi di questa necessità urgente di parlargli. Era stata enigmatica: gli aveva chiesto con insistenza di fermarsi per la notte. ‘Perché?’ si chiese, mentre si alzava per prepararsi a partire. ‘Quale segreto custodiva tanto gelosamente che lui in cinque anni non era riuscito a percepire?’ Per lui Laura era stato un libro aperto da leggere senza occhiali o filtri, perché era genuina e trasparente come le acque dei torrenti di montagna. Scopriva che non era come aveva sempre immaginato. Un aspetto della sua personalità era rimasto occultato con cura.

Con tutte queste domande, che frullavano nella testa, doveva pensare cosa dire ad Agnese senza che lei si offendesse.

0

Una risposta a “Non passava giorno – cap. 19”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *